Venerdì, 24 dicembre 1999/ Sabato, 25 dicembre 1999

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Cap. 26- Venerdì, 24 dicembre 1999/ Sabato, 25 dicembre 1999


Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così
Non dire una parola che non sia d'amorePer me, per la mia vita che è tutto quello che hoÈ tutto quello che io ho e non è ancoraFinita

Annarella- CCCP- Album Fedeli alla Linea



Hermione aveva passato il viaggio a dormire. Appena messo piede sull'aereo, tutta l'adrenalina era svanita di colpo lasciandola esausta e priva di ogni energia: aveva reclinato la comoda poltrona di prima classe e aveva semplicemente chiuso gli occhi.
Qualcuno doveva averle messo una coperta addosso, perché al suo risveglio se la ritrovò rimboccata fino alla bocca.
"Signorina Granger, tra poco meno di un'ora atterreremo. Le consiglio di darsi una rinfrescata e poi di allacciarsi le cinture. A meno che non voglia mangiare qualcosa..." Chiese un uomo gentile dall'aria distinta.
"No... grazie sono a posto." Rispose lei con la voce arrochita dal sonno.
Si alzò e si diresse in bagno. La mente completamente vuota, il cuore completamente vuoto. Fece ciò che doveva fare meccanicamente e poi tornò a sedere. Niente a che vedere con la febbrile eccitazione dell'andata.

L'aereo era decollato alle ventitré e Hermione calcolò che sarebbe arrivata a Londra intorno alle otto. Mezz'ora e del mondo che conosceva avrebbe contemplato solo le macerie: il pensiero non la intristiva, le faceva solo montare una rabbia sorda. Verso se stessa per non aver colto i segnali del fatto che in fondo non era cambiato nulla con l'uccisione di Voldemort, almeno per lei, e verso il mondo in generale. Sapeva di comportarsi da sciocca, ma non poteva farci nulla.
Immersa in questi pensieri non si accorse che l'aereo aveva cominciato la discesa e quando vide i tetti delle case sempre più vicini, prese un respiro: si entrava in scena e lei come attrice aveva sempre fatto schifo. Pensò che anche questa era una lacuna che avrebbe dovuto colmare. La lista delle cose da imparare si allungava di minuto in minuto.

Venti minuti dopo l'aereo era atterrato sulla pista avvolto da una nebbia fitta.
Il personale di bordo la salutò con cortesia e il gentile signore che l'aveva svegliata un'ora prima l'accompagnò dentro l'aeroporto: Hermione capì solo allora che era la scorta che le era stata assegnata.
Senza dire una parola percorsero i pochi metri di pista e varcarono la soglia della porta a vetri, i bagagli vennero recuperati velocemente e altrettanto velocemente arrivarono all' accesso che li divideva dalla sala d'aspetto. Hermione fece per aprire la porta, ma l'uomo accanto a lei la fermò.
"Signorina Granger è pronta? Oltre quella porta l'aspetta una vita diversa da quella che ha lasciato: non è una cosa da affrontare così in fretta."
Hermione sorrise.
"Cosa dovrei fare? Trasferirmi a vivere nella sala bagagli dell'aeroporto?"
L'uomo sorrise a sua volta e poi disse: "No, ma forse potrebbe prendersi un momento per recuperare la forza, la sfacciataggine e la determinazione che ha avuto durante la conferenza stampa: al momento più che la ragazza che ha bacchettato mezzo mondo magico, assomiglia ad un pulcino bagnato."
Hermione fece per ribattere, scioccata da tanta confidenza.
"Non glielo dico per farla arrabbiare" la precedette lui "ma per aiutarla. Vada in bagno: si sciacqui la faccia, si metta un po' di trucco, un bel vestito e attraversi quella porta a testa alta. Pronta a combattere!"
Hermione sentì un'onda di commozione salire agli occhi e mormorò con voce rotta: "Perché mi dice queste cose?"
L'uomo sorrise: "Perché io c'ero lo scorso anno e l'ho vista sfidare tribunali, giornalisti, uomini politici che per tutta la durata della guerra non hanno fatto altro che nascondersi."
"Fa parte dell'Organizzazione? Era qui con Lucilla?"
"Sì. Non deve mostrare mai il fianco al nemico, mai avere un cedimento che possa tradirla. Questa è la prima lezione."
Hermione annuì incerta e fece quanto le era stato detto, più per mettere quanta più distanza possibile tra lei e l'uomo che per effettiva convinzione.
"Vado e torno" disse dirigendosi verso il bagno.
"Faccia con comodo, sono gli altri a doverla aspettare, non lei a dover essere puntuale."
Hermione annuì di nuovo, confusa, e andò in bagno.
Si fissò allo specchio e, con suo stesso stupore, intese subito cosa volesse dirle l'uomo: il viso appariva stanco, gli occhi erano opachi, quasi velati, mentre una piega le costringeva le labbra verso il basso facendola assomigliare alla vittima che in ogni modo non voleva essere.
Si lavò la faccia con acqua gelida che le fece pizzicare le guance, prese la trousse dei trucchi e iniziò a celare il pallore e le occhiaie con tocchi incerti di pennello e polvere colorata: mentre il pennello faceva il suo lavoro le venne in mente Ginny che, in un lontano pomeriggio di due anni prima, le impartiva un'erudita lezione sul potere del Magico Mascara di Madama Calipso.
"Con una sola passata può svoltarti una giornata di merda." Le aveva detto l'amica con aria saputa.
Sorrise a quel ricordo e si mise alla ricerca di quella bacchetta di bellezza: cercò di concentrarsi per ricordare le indicazioni dell'amica e dopo qualche istante una Hermione dal colorito più sano e dallo sguardo profondo e luminoso la stava fissando nello specchio.
Rincuorata da quel piccolo miracolo, si mise a pescare dalla valigia qualcosa che la facesse sentire sicura di sé stessa e la scelta ricadde su un paio di pantaloni a palazzo neri e una camicia a quadri sfumati neri, grigi e bianchi. Prese infine la sua giacca e la trasfigurò in un morbido cappotto nero lungo fino ai piedi.
Si osservò allo specchio e si vide bella senza essere aggressiva, pronta finalmente ad affrontare ciò che l'aspettava al di là della porta.
Per ultimo mise mano ai capelli.
Le parole che Draco le aveva scritto all'inizio di dicembre, quando erano ancora felici e totalmente inconsapevoli di ciò che sarebbe accaduto, le ritornarono alla mente, facendole stringere lo stomaco.
A me piacerebbe vederti con i capelli raccolti, niente di serio, qualcosa di fintamente casuale che lasci in vista quel tuo collo sottile e pallido.
Le lacrime minacciarono di scivolare lungo le ciglia arcuate e scure, ma Hermione respirò forte per ricacciarle indietro: avrebbe dovuto pensare a qualcosa per limitare quei ricordi intrusivi che rischiavano di farla cadere ogni volta.
Ciò nonostante, prese la bacchetta e si sistemò i capelli in uno chignon morbido da cui scappavano fuori soffici ricci ad incorniciarle il viso.
Si osservò di nuovo e quasi non si riconobbe: la ragazza che adesso la guardava sorridendo dalla specchio non aveva niente a che fare con quella che era entrata mezz'ora prima. Hermione pensò che non aveva mai perso così tanto tempo a prepararsi e forse, per la prima volta, comprese appieno quel che Ginny tentava di spiegarle da anni: l'abito fa il monaco, cara mia, e chi dice il contrario mente!
Nessuno, guardandola, avrebbe potuto immaginare che dentro di lei c'era una distesa di rovi aggrovigliati con lunghe spine pronte a ferire.
Adesso sì che era pronta per entrare in scena: dissimulare, fingere, barare. Il suo nuovo mantra.

Uscì dal bagno e appena l'uomo senza nome dell'Organizzazione la vide fece un largo sorriso, accompagnando il suo entusiasmo con un breve applauso.
"Benissimo signorina Granger! Benissimo! Un lavoro eccezionale! Me l'avevano detto che imparava in fretta, ma non credevo così in fretta."
Hermione arrossì suo malgrado e rispose: "Grazie. Per tutto. Posso... posso chiederle il suo nome?"
L'uomo sorrise e un lampo divertito gli attraversò lo sguardo.
"Può chiamarmi Xavier."
"Grazie Xavier." Fece Hermione, sospettando che quello non fosse neanche lontanamente il suo vero nome.
"Si sente pronta, adesso?"
"Sì!" Disse con sicurezza la ragazza.
"Allora... dopo di lei."
Ripercorsero i pochi passi che li separavano dalla fatidica porta e prima che Hermione l'aprisse Xavier disse: "Io non posso accompagnarla, ma sono certo che ci rivedremo molto presto." Le fece l'occhiolino e senza lasciarla parlare si voltò, compì pochi passi e si smaterializzò.
Hermione rimase a guardare la sala vuota, la bocca socchiusa in una frase inespressa.
Respirò, si voltò e aprì la porta.


Venne investita dalla luce accecante dei flash e dalle grida di giornalisti famelici di notizie.
Se l'era aspettato, ma ne fu disorientata lo stesso. Per un attimo aveva sperato che il suo arrivo fosse stato tenuto nascosto, ma le parole di Xavier avevano fatto a brandelli i suoi desideri in circa in secondo.
"Signorina Granger! Signorina Granger! Davvero intende citare in giudizio La Gazzetta del Profeta?!"
"Signorina Granger! Cosa farà adesso?! Andrà a lavorare negli USA?!"
"Ci dica la verità! Si dice che ha accettato un lavoro al Macusa! È vero che il Presidente in persona le ha offerto un lavoro?!"
"Signorina Granger, perché quelle parole di scusa per Malfoy?! Davvero non c'è del tenero?!"

Le domande si sovrapponevano una sopra l'altra, in una cacofonia insopportabile.
"Avanti Hermione! Tocca a te!" Mormorò tra i denti.
Mise su una faccia di sufficienza e una smorfia seccata le fece stringere le labbra.
Si fece avanti con passo deciso, guardandosi intorno per capire se qualcuno si sarebbe fatto avanti per mettere fine a quella pagliacciata, ma c'era troppa gente per poter notare chicchessia.
Fece un altro passo e si fermò, lasciò cadere la valigia con un tonfo, prese la bacchetta dalla tasca e si amplificò la voce.
"State zitti! State zitti!" Chiesero a gran voce i giornalisti più vicini.
Quando il silenzio ottenuto fu soddisfacente Hermione disse: "Gentili signore e distinti signori capirete che al momento non provo alcuna simpatia per la vostra categoria e che l'ultima cosa che desidero fare in questo momento, dopo sette ore di viaggio, è rispondere alle vostre domande. Sono stanca e voglio andare a casa o ovunque mi aggraderà di andare, senza dover rendere conto a voi e a nessuno.
Ho già rilasciato delle dichiarazioni, anche piuttosto chiare, e immagino che, con il lavoro che fate, abbiate imparato a leggere tempo fa. Quindi vi prego di spostarvi e lasciarmi passare. Non è mia intenzione rilasciare altre interviste."
La voce ferma e gelida di Hermione aveva completamente attratto l'attenzione dei giornalisti e placato i flash: forse fu questo attimo di incertezza che permise ad una squadra di Auror, capeggiati da Harry Potter, di farsi strada tra la folla, schiantare due o tre facinorosi, prelevare Hermione e portarla al sicuro.
"Harry ce ne hai messo di tempo! Ero sul punto di scagliare Fatture Orcovolanti su quegli sciacalli."
"Oh! Mi sarebbe piaciuto vederlo! Scusaci per il ritardo, ma sai..."
"Faceva parte del piano, certo."
"Comunque te la sei cavata alla grande! Ti trovo... ehm... diversa. Che cosa hai fatto? Pensavo di trovarti a pezzi e invece, cioè, wow, stai una favola!" Balbettò Harry confuso.
"Qualcuno mi ha dato dei buoni consigli per gestire la situazione, ma adesso portami lontano da questo casino!" Disse Hermione con un sorriso. Solo allora si accorse degli sguardi ammirati che i compagni di Harry le lanciavano. Hermione si segnò sul suo taccuino mentale di assoldare una personal shopper che le rifacesse il guardaroba e una makeup artist che le svelasse i trucchi del mestiere.
Un'illuminazione la colpì mentre attaccata al braccio di Harry scompariva alla volta di una meta sconosciuta: non era più un'adolescente, era arrivato il momento di comportarsi come una donna, una donna che sapeva il fatto suo, proprio come Lucilla.

Ricomparvero in un luogo caro e conosciuto: la Tana.
"Come mai qui?" Chiese Hermione osservando la casa sbilenca tenuta insieme solo per magia.
"La tua casa è assediata dai giornalisti. Ginny ha portato qui tutto ciò che potrebbe servirti, spero non ti scocci." Fece Harry grattandosi la nuca, incerto.
"No, qui va benissimo, ma... cosa sanno loro? E Ron?" Chiese Hermione improvvisamente apprensiva.
"La memoria di Ron e George è stata modificata questa mattina, al momento sono un po' confusi, ma stanno bene. Anche le ragazze dovrebbero essere state sistemate. Gli altri credono ciecamente alla versione data dal Ministero."
"Ginny è andata su tutte le furie, vero?" Chiese Hermione con un sorriso tirato.
Harry sorrise a sua volta: "Lo vedrai tu stessa."
"Cos'è, una minaccia?"
"Ha dato di matto quando ha scoperto che le vostre amiche sarebbero state obliviate su tua espressa richiesta, ma non ha opposto resistenza su Ron."
Hermione annuì e poi chiese: "E della mia decisione di dimettermi per... sì, insomma, per andare altrove?"
"Non ha commentato. Ma Hermione, ti prego di rifletterci a mente lucida!"
"Dimmi che è successo al Ministero." Chiese lei ignorandolo.
"Un putiferio! Non sono contenti delle tue dichiarazioni. Il Profeta di contro continua a far uscire articoli entusiastici su di te e Rita Skeeter è stata licenziata, ma, come puoi immaginare, non se ne sta zitta e buona: continua ad appellarsi alla libertà di stampa. Kingsley è stato chiamato a riferire davanti al Wizengamot e si è molto esposto per te, sottoscrivendo ogni singola parola. Dopo le festività natalizie terrà un discorso alla Comunità Magica. Non male per circa cinque ore di lavoro. Sono stravolto: non ho avuto un attimo di pace da quando sono sceso dall'aereo."
"E i Malfoy? Qualcuno si è occupato di loro?"
Harry la scrutò per qualche istante, incerto su come procedere e infine disse: " Sono state rafforzate le misure a loro protezione."
"E l'opinione pubblica?" Domandò di nuovo Hermione, ancora insoddisfatta.
"Spaccata. Una gran parte ti osanna, l'altra dice che sei una piccola ingrata. Entrambe le fazioni inondano di lettere il Ministero."
Hermione sospirò.
"Adesso entriamo: Molly, Fleur, Audrey e Ginny ti stanno aspettando." Disse Harry prendendola sotto il braccio.
"Audrey? E chi diavolo è Audrey?"
"La fidanzata di Percy. Lei e e Fleur si sono offerte di aiutare Molly e Ginny per la cena della Vigilia di Natale. Nel pomeriggio arriveranno Bill, Ron, George e tutti gli altri."
Hermione annuì e si avviò verso la porta.

Tutte le donne la sommersero di abbracci, baci, improperi contro la stampa e mille domande. La signora Weasley dopo averla stritolata tra le sue braccia non le risparmiò un sermone per il suo discorso al Macusa, con Audrey che annuiva apprensiva al suo fianco. Ginny fissava l'albero di Natale con le labbra contratte, mentre Fleur guardava distratta il suo riflesso allo specchio della finestra.
"Hermione, non ti sembra di aver un po' esagerato? Addirittura dimetterti! Se Arthur si fosse dimesso ogni volta che il Profeta ha detto maldicenze su di lui, saremmo morti di fame!"
"Non è la stessa cosa Molly, ma sono troppo stanca per parlarne ora."
"Ma certo cara, ma certo. Ginny! Accompagna Hermione nella tua camera!" Disse subito rivolta alla figlia.
"Bene allora la affido a voi: devo tornare al lavoro! Ci vediamo questa sera." Disse Harry congedandosi.
Ginny gli diede un bacio veloce e poi trascinò letteralmente l'amica per le scale.
Appena chiusa la porta Ginny si strinse le braccia al petto e la guardò torva.
"Avanti! Sputa il rospo!" Disse Hermione, togliendosi le scarpe e buttandosi sul letto.
"Perche?"
"Perché cosa?"
"Perché hai fatto cancellare la memoria alle ragazze? Sai benissimo che non ti avrebbero mai tradita!"
"Non potevo correre il rischio. Non è una decisione presa a cuor leggero. Non potevo rischiare che qualcuno mandasse tutto all'aria, né dare loro un simile peso da portare." Ribatté la Granger seccata.
"Ma potevano aiutarti, starti vicina! Invece ancora una volta preferisci tagliare fuori tutti! Ma non lo permetterò, Draco..."
Il nome di Malfoy cadde come un macigno in uno stagno.
"Come stai?" Chiese Ginny addolcendo la voce e andandosi a sistemare accanto ad Hermione.
"Vuota, Ginny. Anzi no: sono talmente piena di rabbia da rischiare di scoppiare da un momento all'altro."
"Hai avuto sue notizie prima di partire?" Chiese Ginny preoccupata.
"No. So solo che partirà per l'addestramento e poi non so. Non mi ha detto niente prima di andarsene, si è limitato a lanciarmi uno Stupeficium e ad abbandonarmi."
A Ginny lo poteva dire, lei non l'avrebbe giudicata.
"Harry dice che l'ha fatto per proteggerti. Sostiene che questa Organizzazione mette i brividi."
"Certo non sono persone rassicuranti e trasparenti, ma a loro modo si sacrificano per tutto il mondo magico."
"Hermione stai pensando di unirti a loro, vero?" La voce di Ginny si era fatta più roca, come se stesse trattenendo un grande dolore.
"Non proprio, ma qualcosa del genere." Fece Hermione vaga.
"Te ne andrai, non è cosi?"
"Se tutto andrà come deve, probabilmente sì."
"Perché tutte le persone più importanti della mia vita ad un certo punto spariscono là dove non posso seguirli? Prima Harry, poi Fred e adesso tu. Ho già perso un fratello Hermione, non voglio perdere anche una sorella.
Hermione la guardò sorpresa e poi scoppiò in lacrime, imitata dall'altra che le gettò le braccia al collo.
"Cercherò di non morire..." sussurrò Hermione.
"Lo spero per te!" Ribatté l'amica tirando su con il naso.
Quando si furono calmate, Hermione disse: "Malfoy mi ha detto che mi ama, sembrava sincero."
"Certo che ti ama, Hermione. Anche Harry l'ha capito e sai che Harry è un po' lento in certe cose!"
L'amica sorrise suo malgrado e annuì.
"Nel pomeriggio arriveranno i tuoi genitori insieme a papà per festeggiare la Vigilia di Natale" La informò Ginny, per cambiare discorso.
"Sono felice di vederli, ma nessuno deve lasciarsi sfuggire anche solo una parola: credi che saranno in grado?"
"Mamma li ha minacciati tutti di trasformarli in rospi se lo faranno. Stai tranquilla. Adesso ti lascio riposare, sarai distrutta." Fece Ginny scendendo dal letto.
"No! Non voglio stare sola. Verrò a darvi una mano."
"Ma se sei una frana in cucina!"
"Ma sono bravissima con le decorazioni!" E cosi dicendo, si mise a cercare tra i vestiti portati da Ginny qualcosa di più comodo e una volta pronta scese con la Weasley in cucina.
"A proposito... com'è che eri vestita come una modella?" Le chiese l'amica mentre scendevano le scale.
"Ho ascoltato i tuoi consigli e credo lo farò ancora!" Rispose Hermione facendole l'occhiolino.
"Meglio tardi che mai!"
"Hermione! Dovresti riposarti!" Le interruppe la voce di Molly.
"Ho dormito sull'aereo e voglio dare una mano: cosa posso fare?"
"Vuoi occuparti della tavola, cara? Sei sempre stata così brava in queste cose!"
E Hermione si mise al lavoro grata di avere qualcosa su cui concentrarsi che non fosse il dannatissimo Draco Malfoy.


"Draco, hai preparato tutto?" Lucilla era come sempre entrata senza bussare: sembrava che il concetto di privacy le fosse del tutto estraneo.
"Sì." Rispose lui laconico.
"Partiremo domani mattina dopo che tutti saranno rientrati dalle cene in famiglia. Saremo anche un corpo scelto, ma alle tradizioni non si comanda!" Disse la ragazza buttandosi accanto a lui sul letto.
"Tu non vai dai tuoi?" Chiese lui curioso.
"No, i mie sono morti due anni fa: un incidente in auto. Ci crederesti? Un mezzo vampiro e una strega morti in un modo così sciocco." Fece lei tristemente.
"Mi spiace molto. Non hai altri parenti, qualcuno che ti aspetta?" Disse lui, sinceramente dispiaciuto.
"No, non sono rimasta in contatto con nessuno, il mio essere una sorta di ibrido non era ben visto, ma con il lavoro che faccio è un vantaggio. Non devi addolorarti per me. A te invece manca tua madre, vero?"
Draco annuì: non rivedeva sua madre da settembre e il pensiero di saperla sola e in pericolo lo faceva ammattire.
"Non sarà sempre così Draco: avrai modo di andare a trovarla, solo che ora è troppo pericoloso."
"Lo so, ma..." La voce gli si incrinò, sopraffatto da tutta l'assurdità della situazione in cui si trovava.
Lucilla guardò fuori dalla finestra per dargli il tempo di ricomporsi.
"E poi vorrei anche vedere Hermione, sapere se sta bene." Disse Draco dopo un po'.
Lucilla sospirò.
"A quanto pare siamo soli in tutto l'edificio: vuoi cenare? Possiamo improvvisare una cena alla buona." Disse Lucilla cercando di cambiare discorso.
"Perché non andiamo alla mensa dei poveri? Era quello il nostro programma, no?"
"Non possiamo: non sei autorizzato a lasciare l'edificio."
"Capisco: tocca a te a farmi da cane da guardia, giusto?" Rispose Malfoy con astio.
"Più o meno, ma questo non significa che dobbiamo morire di fame e noia." Ribatté Lucilla.
"Non ho fame."
"Preferisci fare altro?" Fece Lucilla maliziosa.
"Vattene Star!" Esclamò Draco scandalizzato.
"Va bene, va bene, stai calmo. Era solo un'idea. Vuol dire che mi troverò qualcun altro con cui passare la notte!" Fece lei alzandosi e salutandolo con la mano mentre usciva dalla porta.
Draco la guardò basito: sapeva che i mezzi vampiri erano molto disinibiti, ma era comunque rimasto stupito dalla rapidità con cui Lucilla aveva cambiato discorso e umore.
Si lasciò scappare una risata un po' isterica: tutto pensava ma non di passare quella Vigilia da solo in un edificio deserto, controllato a vista da una pazza scatenata.
Chissà che cosa gli sarebbe toccato l'indomani, dove l'avrebbero portato. Sicuramente lontano. Sempre più lontano dalla sua vecchia vita.
Quante volte aveva dovuto cambiare pelle quell'anno? Troppe, forse.
Il pensiero corse di nuovo a Hermione. Tirò fuori dalla tasca la foto che aveva ritagliato dal giornale di quella mattina. Si sentiva un idiota, ma non poteva farne a meno.
E pensare che l'anno prima era avvenuto quasi un miracolo in quella stessa giornata.


Gli invitati arrivarono nel tardo pomeriggio e tutti subissarono Hermione di abbracci e domande, che lei abilmente schivò.
Il fuoco incrociato smise subito non appena arrivarono i suoi genitori con il signor Weasley, ciarliero e gioviale come sempre.
Hermione si fece abbracciare e baciare da entrambi, indugiando tra le braccia di suo padre come quando era piccola: c'era sempre caldo e profumo di buono in quel piccolo cerchio.
"Tutto bene, piccola?" Le chiese sospettoso.
"Sì papà, tutto bene. Voi come state?"
"Bene! Tua madre ha preparato ogni genere di leccornia per domani. Verranno anche gli zii."
"Bene, è un sacco che non li vedo." Fece lei sfregando il naso suo maglione, sperando che le lacrime non la tradissero.
Guardò con la coda dell'occhio sua madre che si arrotolava le maniche della camicia per dare una mano in cucina, un po' intimidita da tutti quegli utensili volanti che sbattevano, impastavano e mescolavano da soli.
Si liberò dall'abbraccio del padre, subito preso in ostaggio dal signor Weasley, e raggiunse sua madre in cucina.
"Tutto bene mamma?" Le chiese la figlia.
"Sì... ma siamo sicuri che quei coltelli non ci rincorreranno per tutta la cucina?" Chiese lei guardando con sospetto un grosso coltello che disossava un pollo.
"No, mamma, stai tranquilla!" Sorrise Hermione, divertita.
"Se lo dici tu..." Le sussurrò la madre.
"Signora Granger, vorrebbe essere così gentile da darmi una mano con questo dolce? Hermione mi ha detto che lei è una pasticcera di tutto rispetto! Io invece sono una frana: la panna mi si smonta sempre!" Disse Molly avvicinandosi con un gran sorriso.
La signora Granger annuì, fece cenno ad Hermione di tenere sotto controllo i coltelli e si mise a chiacchierare con Molly.
Hermione si sentiva così grata ad avere tutte le persone a lei più care riunite insieme in quella casa calda e accogliente: come erano cambiate le cose dall'ultima vigilia.
Grazie a Draco le suggerì una vocina sottile.
Già, grazie a Draco.
E adesso lei era circondata da tutto quell'amore, mentre lui se ne stava tutto solo chissà dove.
Uno scampanellio la strappò dai suoi pensieri e quando la porta si aprì e Ron fece il suo ingresso sentì la tensione morderle lo stomaco. Cercò Ginny con gli occhi che le fece cenno di comportarsi naturalmente.
"Hermione!" Gridò Ron per poi correre ad abbracciarla.
"Ciao Ron, come stai?" Fece lei con un sorriso un po' tirato.
"Ho un po' di mal di testa, ma per il resto sto benone! Ma piuttosto: come stai tu?! Quello che è successo è orribile, orribile! Sapessi che cosa non hanno detto i giornali; fai benissimo a denunciare il Profeta! Quella schifosa della Skeeter si merita una lezione con i fiocchi! Forse dovresti metterla di nuovo sottovetro."
Hermione sentì la tensione abbandonarla: Ron non ricordava niente.
"E poi... quella storia di Malfoy! Ma dico io, chi crederebbe mai che tu possa innamorarti di quella viscida serpe!" Proseguì Ron per poi scoppiare a ridere.
Hermione avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma si limitò a dire: "Malfoy è una vittima in questa storia: non c'è nulla da aggiungere."
Ron la guardò stupito e Hermione comprese di aver usato un tono gelido.
"Certo... io... certo Hermione." Balbettò lui.
"Vado ad aiutare in cucina. Ci vediamo dopo." Si congedò bruscamente l'amica, con un misto di irritazione e colpa a chiuderle di nuovo lo stomaco.

Il campanello suonò di nuovo e questa volta entrarono George con al braccio una Angelina in splendida forma. Sembrava raggiante.
Subito Molly si precipitò ad accoglierli.
"Angelina! Che bello averti qui!" E Hermione la osservò stringere la ragazza con grande trasporto.
"Mamma! Così la stritoli!" Protestò George.
La donna la lasciò andare e con gesto casuale si asciugò una lacrima con il grembiule.
"Sì, scusa. Ma sono così felice di avervi qui..."
"Lo so, mamma. Lo so." Fece George abbracciandola a sua volta. Sembrava un'offerta di pace o per lo meno una tregua dalle incomprensione causate dal dolore.
Tutti osservarono la scena con il cuore a pezzi.
Hermione fece un gesto con la mano ad Angelina che le si avvicinò con un sorriso che subito dopo si trasformò in una smorfia di rabbia.
"Io e te, dobbiamo parlare. Ora!" Le mormorò l'amica all'orecchio, facendo finta di baciarla su una guancia.
Hermione la fissò sorpresa, ma poi un orribile dubbio le si affacciò alla mente.
"Puoi mettere il tuo adorabile cappotto in camera mia, Angelina!" Disse Ginny tutta zucchero e miele unendosi alle due.
Il dubbio divenne quasi una certezza.
"Hermione, tesoro, le fai strada tu?" Quel "tesoro" risuonò nelle orecchie di Hermione come il più terribile degli insulti.
"Certo, seguimi Angelina! Così mi racconterai anche di questa piacevole novità!" Rispose Hermione facendo un cenno verso George.
"Non pensare di intenerirmi con le tue moine." Sibilò l'amica, tra un grande sorriso e l'altro.
Appena giunsero in camera di Ginny, la porta chiusa e isolata con la magia, Angelina si voltò a fronteggiare Hermione.
"Come hai potuto?"
"Fare cosa?!" Chiese la Granger preoccupata.
"Cercare di farci modificare la memoria!" Urlò Angelina andandole vicina.
"Ma..." Tentennò Hermione inorridita.
"Ma un cazzo! E non cercare di negare!"
"Io... pensavo fosse la cosa giusta da fare, per tutti." Buttò lì Hermione.
"La cosa giusta da fare per te e per Draco, forse. Ma come hai potuto pensarlo, è?! Valiamo così poco io e le altre? Ci siamo mai mostrate non degne di fiducia? Hai davvero pensato che saremmo andate in giro a spifferare tutto ai quattro venti? Noi ci siamo fidate di te, dei tuoi consigli e invece tu? Tu hai cercato di farci modificare la memoria! Ti prenderei a schiaffi!" Sbraitò di nuovo Angelina con la voce incrinata dal pianto.
Hermione si sentì avvampare, la coscienza che le rimordeva: si sentiva una vera stronza, ma in fondo in fondo non riusciva a biasimarsi. Doveva proteggere Draco, nonostante lui l'avesse abbandonata. Solo quello importava davvero: la sua sicurezza.
"Angelina io... scusami, ma la posta in gioco è troppo importante. Se si sapesse che io e Draco ci siamo frequentati, saremmo tutti in pericolo... tu non sai cosa è successo davvero a New York."
"Lo so invece. Harry ce lo ha spiegato."
"Harry? Ma non avrebbe dovuto! Non avrebbe davvero dovuto!" Protestò vivacemente Hermione.
"Infatti non voleva, ma non ha avuto molta scelta. E con Kingsley dalla nostra parte..." Disse Angelina, passandosi una mano sulla faccia, sfinita.
"Mi puoi spiegare cosa è successo, per favore?!" Chiese a quel punto Hermione, spazientita.
Angelina prese a camminare per la stanza, irrequieta e arrabbiata come non mai.
"Le altre e io ieri eravamo al Paiolo per una Burrobirra. C'era molta gente che aveva appena finito di comprare i regali di Natale e ci siamo sedute attorno ad un piccolo tavolo in fondo al locale. Stavo raccontando di George, di come lui... insomma eravamo prese dalle chiacchiere quando ad un tratto Luna ha iniziato a farneticare di un tizio circondato da Gorgosprizzi. Ci siamo voltate a guardarlo più per farla smettere che per altro e con la coda dell'occhio Calì ha visto che stava puntando la bacchetta contro di noi e fulminea ha lanciato un Incantesimo scudo. Subito dopo l'incantesimo dell'uomo gli è rimbalzato addosso facendolo cadere a terra. C'è stato il caos: tutti urlavano e correvano. Tutti tranne Luna che si è avvicinata a quello stronzo e l'ha incarcerato per poi mettersi a frugargli nelle tasche. E sai cos'ha trovato, Hermione?"
Hermione scosse la testa frastornata.
"Un tesserino di una fottuta agenzia segreta americana! Poco dopo è arrivata una squadra di Auror che se l'è portato via."
"Ma come avete fatto a..."
"A scoprire tutto? La sera siamo andate da Harry, che era appena tornata da New York e quando gli abbiamo detto cosa era successo non ha potuto far altro che confessare. Luna, sai com'è fatta Luna, ha fatto due più due e candidamente l'ha costretto a dire la verità."
"E Kingsley?"
"Kingsley ha fatto annullare tutta l'intera operazione, perché ormai era inutile. Ora io non so chi sia questa gente, ma se Luna è riuscita a smascherare uno di loro con i Gorgosprizzi, penso che non siano proprio così grandi come pensano di essere! Adesso Susan è sotto shock e Calì vuole farti la pelle. Ringrazia il cielo che non ci sia lei al mio posto!"
Hermione crollò su una sedia.
Non poteva crederci: Luna era riuscita a smascherare un agente addestrato in ogni genere di magia. Ma che tipo di potere aveva quella ragazza? E pensare che c'era stato un tempo in cui credeva fosse matta da legare, non che non lo pensasse ancora, ma...
"Scusatemi. Pensavo di agire per il meglio, davvero. Non volevo farvi vivere con il peso di un simile segreto, non pensavo fosse giusto. Ma... adesso sono felice che Luna, bè, che Luna sia così straordinaria." E detto questo, Hermione scoppiò in lacrime.
Angelina rimase a fissarla con una smorfia dura dipinta sulle labbra, ma poi le si accovacciò di fronte e iniziò a rassicurarla sul fatto che tutto si sarebbe sistemato, che Calì non l'avrebbe maledetta con qualche incantesimo indiano e che Susan sarebbe stata la prima a perdonarla. Per quanto riguardava lei... ci sarebbe voluto un po' di tempo, ma anche lei l'avrebbe superata.
"Pe- pe- perdonami! Io... oddio è stato tutto orrendo! Non è vero, all'inizio è stato bellissimo, ma poi a causa di quella gente è andato tutto in malora! E Draco se ne è andato non si sa dove. Adesso ha una taglia sulla testa e dei fanatici su scala mondiale stanno complottando per cancellare i babbani dalla faccia della terra e il Bene e il Male..." Vomitò tutto d'un fiato Hermione incapace di fermarsi.
Angelina non disse nulla, rinunciando a capirci qualcosa, ma continuando a tenerla tra le braccia.
"Ma, ma tu e Ge- George?" Balbettò ad un tratto Hermione tra le lacrime e i singhiozzi.
Angelina sentì le guance imporporarsi
"Lui mi ha chiesto di parlare, il giorno che sei partita e sì, insomma, mi ha detto che mi ringraziava per essergli stata vicina, che lo sapeva che non era facile e... alla fine mi ha chiesto di resistere. Di non lasciarlo solo."
Hermione l'ascoltava in silenzio incurante delle lacrime di commozione e tristezza che ormai le avevano trasformato la faccia in una maschera.
"Io gli ho risposto che non ci pensavo proprio, perché a lui ci tengo da morire e che... e lui mi ha baciata. Hermione, mi ha baciata. Un piccolo bacio sulle labbra: il bacio più romantico che mi abbiano mai dato. Poi quando ha saputo che alla Vigilia di Natale sarei stata da sola, perché domani parto per il ritiro, lui mi ha proposto di accompagnarlo alla Tana, anzi mi ha pregata di farlo: non riusciva a venirci da solo. Senza Fred." Concluse Angelina, anche lei con le lacrime agli occhi.
"Ma è meraviglioso. Sono così felice per voi."
"Oh, ma non c'è nessun noi..." Si schermì l'amica.
"Vedrai che ci sarà!" Esclamò Hermione abbracciandola forte.
George aveva parlato con Angelina dopo il loro incontro: almeno qualcosa di buono era venuto da tutta quella faccenda.
"Sei stata una vera stronza fottuta..." mormorò Angelina.
"La peggior stronza del mondo." Biascicò Hermione.
"Dell'intero universo..."
"Sì, dell'intero universo." Confermò Hermione.
"Vedrai che Draco starà bene e tornerà presto." Fece Angelina guardandola negli occhi.
"No. Non tornerà presto ed è probabile che neanche io rimarrò, Angelina." Rispose Hermione.
Angelina la fissò a bocca aperta.
"Come? Dove vuoi andare? Io pensavo fosse tutta una messa in scena!"
"No. Non lo è. Io devo allontanarmi da tutto questo." Rispose Hermione ancora una volta insincera. C'erano cose che non poteva proprio svelare.
"Ma non devi! Non devi proprio. Così gliela darai vinta!"
"Non posso rimanere qui. Non adesso."
"Ne riparleremo al mio ritorno, con le ragazze. Il discorso non si chiude qui, ma adesso dobbiamo tornare giù, siamo via da troppo tempo e George si starà chiedendo dove sia finita. Lui non sa nulla di questa storia."
"Anche Ron. Ricordatevi che anche Ron non sa nulla di questa storia: a lui è stata cancellata la memoria, vero?" Si assicurò la Granger.
Angelina rise: "Sì, a lui sì. E hai fatto bene nel suo caso."
Hermione sospirò di sollievo.
"Andiamo dai." Fece Angelina sciogliendo gli incantesimi e sistemando le loro facce smostrate dal pianto con un colpo di bacchetta.

Quando giunsero in salotto Ginny da lontano le fece il segno della vittoria e Hermione le sillabò: "Ti uccido".
Poi vide George sorridere ad Angelina e il mondo le sembrò meno brutto.
Intercettò lo sguardo lacrimoso di Molly, anche lei stava sorridendo.

Alla fine arrivarono tutti gli invitati, anche se le assenze di coloro che li avevano lasciati prematuramente gravavano sul cuore di tutti.
Hermione fece scorrere gli occhi sulla tavola e si trovò a pensare che accanto al piccolo Teddy ci sarebbero dovuti essere Lupin e Tonks e non Harry e Ginny. Andromeda non avrebbe dovuto portare il lutto così come George non avrebbe dovuto avere quel velo di tristezza sugli occhi. Malocchio avrebbe dovuto stare accanto a Sirius e a Bill e far inorridire sua moglie con il suo occhio magico, che invece se ne stava sepolto sotto un albero da qualche parte.
Troppi vuoti, troppe cose storte. E lei non aveva ancora finito di combattere.

La compagnia era comunque numerosa e grata di essere riuscita a ritrovarsi di nuovo e la cena non fu lugubre come Hermione se l'era immaginata: più e più volte i calici vennero alzati per onorare gli assenti e ben presto gustosi aneddoti riguardanti ciascuno di loro presero a girare per la tavola. Le risate si mescolarono alle lacrime, ma fu un momento che fece bene al cuore di tutti: nella loro memoria tutti loro erano vivi e i loro cuori palpitavano ancora e sempre lo avrebbero fatto.

"Buon Natale! Tanti auguri di cuore a tutti voi!" Gridò ad un certo punto il signor Weasley indicando la pendola del salotto: era arrivata la mezzanotte. I calici tornarono a riempirsi e a tintinnare e chi era in coppia si diede un bacio fugace di buon auspicio.
Hermione si trovò a brindare al suo riflesso nel vetro nero di una finestra.
"Sta nevicando..." mormorò più a se stessa che agli altri.
"Già..." le rispose una voce nota all'orecchio.
"Ron... Buon Natale!" Fece Hermione abbracciandolo.
Le mani del ragazzo indugiarono un secondo di troppo sui suoi fianchi e Hermione non poté fare a meno di irritarsi.
"Buon Natale anche a te, Hermione." Rispose lui sorridendo dolcemente.
Hermione lo fissò brevemente: era Ron, il suo Ron. Ma non era Draco. La differenza tra un amico e un innamorato ormai le era ben chiara.
"E... e... se ci riprovassimo? Che ne dici, Hermione?" Sputò fuori Ron di punto in bianco.
"Dico che sei ubriaco Ron! Non resisteremmo un minuto e lo sai." Rispose la ragazza con un sorriso.
"Ma forse... con un po' di buona volontà!" Insistette lui.
"Ron sai meglio di me che non si può basare un rapporto sulla buon volontà! Sono certa che prima o poi incontrerai qualcuna che ti farà perdere la testa e il sonno. Per la quale non esiterai a fare le cose più assurde... ma quella persona non sono io."
"Io ti amo ancora."
"Anche io, e ti amerò per sempre, ma non in quel senso..."
"Un bacio te lo posso dare, almeno?"
Hermione rise e si sporse per dargli un bacio a stampo sulle labbra, come fanno i bambini piccoli."
Ron sorrise a sua volta: "Mi aspettavo qualcosa di più passionale, ma me ne farò una ragione!"

Dopo i brindisi arrivò il momento di scambiarsi i regali e la stanza si riempì di gridolini, carta da pacchi e nastri svolazzanti.
Poco dopo Teddy svolazzava in giro su una piccola scopa giocattolo, aumentando lo scompiglio.
Hermione guardò con stupore l' enorme scatola ripiena di trucchi magici, firmata Madama Calipso, che le aveva regalato Ginny: non conosceva neanche la metà di tutti quei ritrovati di bellezza.
"Oh non fare quella faccia! All'interno troverai anche un manuale per imparare ad usarli!"
"Almeno saprò cosa leggere da qui alla fine dei miei giorni!"

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora