Domenica, 19 dicembre 1999

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Capitolo 19- Domenica, 19 dicembre 1999


Una sirena lontana fece aprire gli occhi a Draco che impiegò qualche istante per capire dove fosse. Percepiva qualcosa di strano nella stanza, nel suo stesso letto perfino. Si mosse appena e il corpo sfiorò qualcosa: solo allora la coscienza si mise attivamente in moto.
La Mezzosangue in sottoveste e capelli era al suo fianco profondamente addormentata.
Sorrise. Un sorriso dolce che non gli apparteneva per nulla.
Osservò i contorni delle spalle che spuntavano come fiori puntuti dalla coltre di coperte e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non sfiorarle con le labbra.
La Mezzosangue. Nel suo letto. Draco sentì da qualche parte nascere dentro di lui l'assoluta certezza che avrebbe voluto svegliarsi in quel modo ogni dannata mattina, fino alla fine dei suoi giorni. Il respiro di Hermione era la musica più confortante del mondo.
Si voltò verso di lei, incastrò il viso tra l'esile spalla e il collo, l'abbracciò stretta attirandola a sé: un mugolio infastidito si levò dalle labbra dischiuse della ragazza. Hermione Granger non era conciliante neanche quando dormiva e questo dato di fatto lo rese ancora più felice.
Aspirò il suo profumo e si riaddormentò.

Hermione si destò, svariate ore dopo, completamente avvolta dalle braccia di Draco. Non poté impedire al suo cuore di mettersi a galoppare per l'emozione. Draco era solido, caldo. Un posto sicuro dove riposare, dove stare bene. Ecco, si disse Hermione, adesso sto bene.
Stentava ancora adesso a credere di averlo fatto davvero: di essere saltata su un aereo solo per rivederlo. Eppure era lì, a godersi quell'abbraccio che diceva più cose di mille stupide frasi.
Come farò ad andarmene? Un pensiero tetro che cercò di allontanare il più in fretta possibile.
Cercò con gli occhi la sveglia e vide che erano appena le sette. Non aveva dormito molto, a conti fatti. La notte prima erano rientrati alle due e lei si era addormentata appena toccato il letto, stremata e talmente felice da sentirsi ubriaca. Era stata una serata faticosa, ma bellissima. Vedere Draco mettersi al servizio di quei Babbani in difficoltà l'aveva riempita di orgoglio. Vederlo ridere, scherzare, ascoltare per ore le storie di quelle povere anime le aveva fatto toccare con mano quanto profondo e radicale fosse il suo cambiamento, quanto impegno ci avesse messo. E soprattutto le aveva fatto comprendere quanto il suo istinto fosse nel giusto.
Un sorriso le si dipinse sul viso: non poteva continuare a fingere che non fosse accaduto qualcosa di irrimediabile. Si era perdutamente innamorata di Draco Malfoy. Anzi, peggio. Amava perdutamente Draco Malfoy.

Hermione provò a chiudere gli occhi, ma l'emozione di trovarsi a New York, con tutto ciò che ne era seguito, continuava a far rimbalzare i pensieri da una parte all'altra della testa. Era inutile stare nel letto a dibattersi, con il rischio di svegliare Draco.
Decise di andare a farsi una doccia e millimetro dopo millimetro si liberò dall'abbraccio. Seduta sul letto si voltò ad osservare il profilo di Malfoy. Era bello. Più che bello. Era attraente in un modo che le attorcigliava le viscere e la spingeva a sospirare. Arrossì appena al pensiero di quello che avevano fatto il giorno prima. Di quello che lei aveva fatto. Non era la prima volta, certo, ma non così, non con quell'appagamento. Scosse la testa, sempre più imbarazzata, e con cautela si diresse verso il bagno.
Sbirciò dalla finestra il cielo ancora buio e si accorse che non nevicava più.
Si lavò i denti, aprì l'acqua della doccia e aspettò qualche minuto che divenisse bollente dopodiché si tolse i pochi indumenti che indossava ed entrò.
L'acqua era deliziosa. Draco era delizioso. La vita era magnifica.
Il vapore avvolse in breve tempo i vetri del box doccia impedendole di vedere ciò che accadeva fuori.
Il rumore della porta che si apriva associato all'improvvisa corrente di aria più fredda, la fecero sobbalzare con un piccolo urlo di accompagnamento.
Due mani l'afferrarono per la vita e la voce roca di Draco la rassicurò: " Buongiorno Granger..."
Hermione, cercando di non fissarsi sul corpo nudo alle sue spalle, si voltò lentamente, non prima di aver preso un profondo respiro.
"Buongiorno, non volevo svegliarti. Mi dispiace..."
"Oh, ma a me non spiace per niente! Anzi", rispose Draco chinandosi a baciarla, incurante dell'acqua che scrosciava su di loro.
Hermione pensò che su quelle labbra avrebbe potuto anche morire. Se Harry e Ron l'avessero vista in quel momento, certamente si sarebbero accecati con le proprie mani.
"Voglio scoparti Granger..."
Hermione sgranò gli occhi per la sorpresa. Nessuno le si era mai rivolto in quei termini. Non riusciva a capire se fosse un ordine, una semplice constatazione o una supplica.
Aprì la bocca per rispondere, ma rimase senza parole.
Draco sorrise sghembo davanti a quell'incertezza e Hermione seppe che lui aveva perfettamente compreso la situazione.
Arrossì.
"Ecco, adesso è il momento di arrossire Mezzosangue." La voce di Draco le solleticò lo stomaco, ma Hermione non ebbe tempo di pensarci, perché con un movimento rapido Draco la fece voltare faccia al muro e ora le pesava addosso, la sua erezione che si sfregava contro le natiche bagnate, una mano a sostenerla all'altezza della vita e l'altra stretta su un seno.
Le sfuggì un gemito.
L'acqua che scendeva dalla doccia, calda, le carezzava la pelle gentile, in contrapposizione a Draco che invece la toccava con ruvidità. Il contrasto era eccitante oltre ogni dire.
La bocca di Draco si scontrò contro il suo collo e la lingua andò a mescere le gocce d'acqua che cadevano dall'alto. Prese a leccarla e a baciarla, su e giù fino all'incavo tra spalla e collo dove Hermione era sensibilissima, tuttavia la ragazza non potè soffermarsi a lungo su quelle sensazioni, perché nel frattempo la mano sul seno impastava la sua carne, stuzzicava i suoi capezzoli, pizzicandoli, torcendoli; un dolore incantevole. L' assurdità dell'ossimoro le lambì il cervello, ma naufragò sciogliendosi nella sorpresa della mano di Malfoy passata a tormentarla più in basso. Era circondata da lui, dalla sua bocca, dalle sue mani, dal suo sesso che spingeva su di lei.
"Allarga le gambe, Granger"
Hermione rabbrividì, mentre si sentiva pulsare per la voglia di essere soddisfatta.
Fece come le era stato detto e sospirò, stremata dalla sua stessa eccitazione.
"Brava ragazza..."
Oddio, pensò Hermione. Non credeva che quel genere di cose potesse scatenare in lei un'emozione così forte.
La mano di Draco prese a darle piacere come se non avesse fatto altro nella vita, come se fosse nata per quello. Prese a gemere, inarcandosi verso Draco.
"Mmm... Granger..." lo sentì dire, mentre affondava un altro dito in lei.
Le baciò di nuovo il collo frenetico, avido.
Poi però abbandonò la presa e Hermione venne assalita da un attimo di panico.
Durò appena un battito di ciglia, perché di nuovo Draco le fu addosso.
In ginocchio, in mezzo alle sue gambe, come un supplice davanti ad un altare pagano.
La lingua trovò il modo di strapparle ansiti e parole smozzicate.
Sentì le gambe tremare nell'apice di un orgasmo che la lasciò esausta.
"Per Merlino, Mezzosangue... cosa sei?" Le mormorò Draco all'orecchio per poi cercarle la bocca e deliziarla con il suo stesso esaltante sapore.
Hermione non sapeva cosa dire, ammaliata da lui e da se stessa.
"Sali sullo sgabello..."
Hermione aprì gli occhi e vide una piccola panca posizionata davanti ai suoi piedi.
Fece per aprire la bocca, ma Malfoy la precedette, chiudendogliela con un bacio impetuoso, che le spezzò il respiro.
"Fai come ti ho chiesto..." ancora quel tono che sapeva di ordine e preghiera insieme.
Hermione salì sullo sgabello e Draco le riafferrò la vita per poi sospingere la sua schiena in avanti con delicatezza.
Hermione aveva smesso di respirare.
Il ragazzo la sistemò al meglio e poi le fece di nuovo allargare le ginocchia.
"Per Salazar, Granger...." Esalò prima di insinuarsi in lei.
"Cazzo..." la sentì dire a denti stretti.
Sorrise compiaciuto, prendendo quella imprecazione come un invito ad intensificare il ritmo.
L'acqua che scrosciava dal doccione non fu sufficiente a nascondere il piacere reciproco.
Hermione per una volta nella sua vita non pensò a nulla.
Rimasero bloccati per alcuni istanti, ansanti e accaldati, nel piacere dei reciproci orgasmi.
"Granger..." sussurrò Draco ritirandosela poi sul petto.
Hermione sentì gli occhi pungere: era completamente sopraffatta dal turbamento che stava provando.
Non rispose e rimase immobile tra le braccia forti del ragazzo che si irrigidì all'istante a quella mancanza di reazione.
Delicatamente la fece voltare, scrutando ansioso il suo viso.
"Hermione... stai bene?"
Hermione annuì di scatto e seppellì la testa sul petto di Draco.
"Sei sicura? Non mi sembra... ho fatto..."
"Oh, Malfoy! Chiudi quella dannata bocca!" Esclamò lei sollevando il viso.
E Draco capì. Un sorriso gli illuminò il viso prima di abbracciarla stretta.
Rimasero così alcuni minuti, poi il ragazzo si sciolse da quell'intreccio delizioso e prese il flacone dello shampoo.
"Che fai?" Sussurrò Hermione.
"Ti lavo questa matassa che hai al posto dei capelli!" Fece Draco come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"Scusa?!"
"Non protestare Mezzosangue. Lasciami fare..."
Hermione non protestò oltre.
Draco sorrise di nuovo e presa una generosa dose di shampoo iniziò a massaggiare i lunghi ricci fradici, lentamente, meticolosamente. Affondare le mani in quell'intrico gli diede una grande soddisfazione.
"Non sapevo che ambissi a diventare una shampista, Draco...", mugugnò Hermione, rilassata.
"Devo confessarti che i tuoi capelli sono quasi diventati un'ossessione per me..."
"Una deviazione sessuale, Malfoy?"
" Può darsi..." disse lui, prendendo il doccino e sciacquando via la schiuma.
Quando ebbe finito, prese una spugna morbida, il bagnoschiuma e iniziò a lavarla, meticolosamente.
"Draco... non ti sembra di esagerare? Posso lavarmi da sola!"
"Lo so che puoi farlo, ma non credo che da sola faresti questo..."
È così dicendo prese a disegnarle spirali di schiuma intorno alla pelle sensibile del seno, della pancia e poi giù sulle natiche.
"No... decisamente no...", mormorò lei ad occhi chiusi.
Draco rise e si chinò a baciarla con lentezza.
Hermione sentì di nuovo l'eccitazione avanzare come la marea e si chiese se fosse normale essere così... ehm... irrequiete.
"Adesso vai ad asciugarti o ti prenderai un malanno e Salazar non voglia che debba dire alla Piattola che ti ho fatta ammalare!"
Hermione si morse un labbro contrariata.
"Vai... arrivò in un minuto".
Hermione uscì e Draco si prese un attimo per ricomporsi. Neanche nei suoi sogni più spinti aveva mai immaginato che il sesso con la Granger potesse essere così appagante. Ma forse non era il sesso in sé, si disse, forse era qualcosa che non aveva mai provato prima di quel momento. Probabilmente era amore. Amore. Draco Malfoy innamorato: pensò alla faccia schifata di suo padre se solo avesse saputo di chi si era innamorato.

" Oh...", si disse Hermione pescando dei vestiti dalla valigia, "Se Ginny sapesse..."
Sospirò suo malgrado, ancora sconvolta al pensiero di come fosse stato facile farsi plasmare dalle mani di Malfoy, dalla sua bocca, dal suo...
"Smettila!" Si disse ad alta voce.
"Di fare cosa?" Chiese Draco dal bagno.
Hermione si morse le labbra, irritata per il suo essere così maldestra.
"Niente! Non stavo parlando con te!"
"Con le voci nel cervello, Granger?" Il tono divertito di Draco le strappò un sorriso.
"Può darsi..."
Poco dopo Malfoy si palesò davanti a lei con solo un asciugamano a coprirne le grazie.
Cazzo se era bello, si ripeté Hermione, sentendosi ad un tratto insicura di se stessa.
"Che c'è?" Chiese il compagno, abituato a cogliere ogni sfumatura del viso di lei.
Hermione si mordicchiò un'unghia e poi con un sospiro disse: "Sei troppo bello."
Draco la guardò sorpreso e poi scoppiò a ridere.
"È una cosa così brutta?"
"Sì. Non sono... bè... insomma non mi sento..." cercò, malamente, di spiegare lei.
"Hermione sei bellissima. Più che bella e, se non fosse che probabilmente stramazzerei al suolo per la fame, ti scoperei ancora e ancora, fino a morirne. Nessuna, e dico nessuna, mi ha mai fatto provare ciò che provo con te."
Hermione lo guardò seria, poi un sorriso si dipinse sul volto.
"Wow Malfoy! Questo sì che è romanticismo!"
Draco sorrise a sua volta, prima di circondarla in un abbraccio caldo e umido.
"Mettiamo qualcosa sotto i denti? Che dici?" Chiese poi sciogliendosi dalle sue braccia, per scegliere dei vestiti dall'armadio.
Hermione annuì. Quando fu vestito, quasi le dispiacque. Draco si chinò a darle un altro bacio e un altro ancora.
"Ma non dovevamo far colazione?" Chiese lei con un sorrisetto ironico.
"Mmm... e se mangiassi te?" Rispose lui addentandole la polpa morbida della guancia.
"Ti affatturerei prima che tu possa dire amen!"
"È? Cosa dovrei dire?"
Hermione scosse la testa ridendo e lo tirò verso la cucina, dove, piuttosto contrariato, Draco si mise ai fornelli per preparare uova, pancetta e pano tostato, mentre Hermione si diede da fare con le arance e il caffè.
Quando si trovarono seduti al tavolo, rischiarato dal chiarore lunare che proveniva dai cumuli di neve che occhieggiavano fuori dalle finestre, un silenzio strano scese su di loro. Draco era certo che nella mente della Mezzosangue si agitassero gli stessi fantasmi che sconquassavano il suo petto. Che ne sarebbe stato di loro? Dirle addio sarebbe stato straziante, assurdamente ingiusto.
"Hermione...", mormorò.
La ragazza lo fissò con i suoi grandi occhi dorati e qualcosa si annodò nelle viscere di Malfoy.
"Hermione dobbiamo parlare..."
Lei annuì, triste e preoccupata. Chiuse leggermente gli occhi e disse: "Torna con me."
Vide il ragazzo deglutire, passarsi nervoso le mani tra i capelli, e poi stringere una mano a pugno.
"Che futuro avrei a Londra? Qui forse ho una speranza..."
"E noi? Cosa ce ne faremo di noi? Di... di tutto questo?" La voce di Hermione era sporcata da lacrime represse.
"Lo sapevo, sapevo che tutta questa situazione ci avrebbe solo fatto soffrire..."
"Torna a casa Draco, sono certa che tutto si sistemerà per il meglio! A me non importa..."
"Ma importa a me! Non voglio più nascondermi e vergognarmi, Hermione, l'ho fatto per troppo, troppo tempo!" La interruppe Draco.
Hermione sapeva che aveva ragione, ma non voleva lasciar perdere.
"Quindi tutto questo è solo un sogno, un'illusione di ciò che potremmo essere e non saremo mai?" Ormai le lacrime avevano rotto gli argini dell'orgoglio.
Draco le afferrò una mano e esasperato da tutto, con voce stanca rispose: "Si tratta solo di aspettare ancora un po', di lasciare alle acque il tempo di calmarsi."
Hermione si alzò a prendere un fazzoletto, un diversivo come un altro per cercare di ricomporsi. Di non andare ancora in mille pezzi.
"Allora mi trasferirò io da te... se mi vuoi." Disse incerta.
"Cazzo Granger! Certo che ti voglio! Smettila di dubitare! Ma non posso chiederti di sacrificare tutto per me! Non posso farti questo torto!"
Hermione fece per ribattere, ma Draco si alzò in maniera repentina per abbracciarla e chiuderle la bocca con un bacio rabbioso.
"Abbiamo ancora un po' di tempo, non litighiamo." La pregò lui, mentre le mani affondavano nei suoi capelli. Avrebbe voluto seppellirsi dentro i suoi capelli.
Hermione respirò profondamente e annuì.
Tornarono a sedersi e bevvero in silenzio il caffè: l'atmosfera carica di eccitazione di un'ora prima era però completamente sparita nel nulla.

Un corvo lucido, dal grande becco nero, picchiettò alla finestra e Hermione lo fissò con curiosità.
Si accorse che portava qualcosa legato alla zampa.
"È il giornale. Qui non ci sono gufi, ma corvi." Spiegò Draco alzandosi nuovamente per andare ad aprire la finestra.
Tornò a sedersi pochi istanti dopo, svolse il giornale e diede un'occhiata alla prima pagina.
Hermione lo sentì trattenere il fiato, poi imprecare selvaggiamente e infine lo vide accasciarsi, bianco come un cencio sulla sedia.
"Che c'è Draco?!"
Il ragazzo non rispose, ma le spinse il giornale sotto al naso, inorridito.
Hermione sgranò gli occhi nel vedersi sbattuta in prima pagina, stretta a Draco, nella Sala Arrivi dell'aeroporto.
Il titolo sopra la fotografia gridava: "Hermione Granger a letto con il nemico!"
E il sottotitolo ribadiva: "New York ospita i figli dei Mangiamorte. Segue a pagina 7."
"Merda...", mormorò Hermione allontanando schifata il quotidiano.
Sollevò lo sguardo e vide Draco che con la testa colpiva il legno del tavolo, lasciandosi andare al più bieco turpiloquio. Non ebbe però il tempo di dire nulla, perché in quel momento il campanello di casa cominciò a rumoreggiare impaziente.
Due, tre, cinque trilli e poi una voce: "Draco apri questa cavolo di porta!"
La voce di Archie venne coperta da quella di Lucilla e di Noam.
Hermione, osservando l'immobilità disperata dell'amico, decise di fare gli onori di casa e si mosse veloce per andare ad aprire.
"Siete nella merda!" Esordì Archie senza preamboli.
Hermione si spostò quel tanto che bastava per fargli vedere Draco mezzo morto accasciato sul tavolo.
Si scambiarono uno sguardo, dopodiché entrarono tutti.
La foto continuava a muoversi: Hermione saltava al collo di Draco, si staccava e poi ritornava ad allacciarsi ancora a lui.
Hermione diede un grugnito e fece volare il quotidiano dall'altra parte della stanza.
"Hai letto quello che c'è scritto dentro?" Chiese Lucilla titubante.
"No, posso benissimo immaginarmelo!" Rispose Hermione stizzita.
"Non credo. Ci sono andati giù pesante! Soprattutto con..." Si intromise Archie.
"Con me." La voce di Draco sembrava giungere dalle profondità della terra.
Il silenzio che ne seguì valse più di mille parole.
"Sono solo una massa di stronzate! Lo sai benissimo! Ma se pensano che me ne starò zitta e buona a vergognarmi per una colpa che è solo nella loro testa, si sbagliano di grosso!" Disse Hermione decisa, camminando a passo marziale per andare a riprendersi il giornale.
Lo sbatté con violenza sul tavolo e si mise a leggere l'articolo con aria truce.
Per un po' l'unica cosa che si sentì furono i suoi grugniti di indignazione.
"Allora? Mi devo aspettare una visita degli Auror a momenti?" Mormorò Draco.
"Ci devono solo provare!" Disse Hermione, vagamente isterica.
"Ragazzi calmatevi. Non serve a niente disperarsi. Proviamo a ragionare a mente lucida." Fece Noam.
"Cosa dice?" Chiese Draco che non aveva la forza di guardare lui stesso.
Lucilla tentennò un attimo, ma poi decise di dirgli la verità: "Raccontano dei processi, della tua famiglia e del tuo coinvolgimento. Non ci vanno leggeri. E si chiedono come tu abbia fatto ad ottenere il permesso per venire a New York. Non dice nulla del tuo lavoro al Ministero, ma sarà una questione di ore prima che lo vengano a sapere."
Draco annuì, sospirò e poi chiese a Hermione: "E di te?" La voce poco più di un sussurro.
Hermione si voltò verso la finestra, le braccia strette intorno al corpo. Non poteva credere che solo pochi istanti prima aveva creduto di non poter essere più felice di come si era sentita.
"Che sono la puttana dei Mangiamorte, parafrasando ovviamente."
Draco sentì la nausea affiorargli alle labbra e guardò smarrito i suoi amici in cerca di aiuto, di un appiglio.
Lucilla si sentì stringere il cuore da una mano invisibile.
"Non possiamo far finta di nulla. Non possiamo semplicemente stare qui ad aspettare che orde di giornalistici famelici si assiepino qua intorno, che ti diano, vi diano anzi, la caccia!" Esalò indignata.
"Ma cosa possiamo fare? Lucilla se hai un'idea adesso è il momento di dirla!"
Lucilla si morse le labbra pensierosa, ma Hermione si girò a fissarla.
"Sei una giornalista, giusto?"
Lucilla la guardò confusa.
"No, veramente non ho alcun contratto con la stampa. Ogni tanto vendo degli articoli come freelance." Rispose capendo dove volesse andare a parare.
"Benissimo. Qualsiasi giornale sarebbe disposto a sborsare cifre enormi per avere una mia dichiarazione in esclusiva!" Disse la Granger trionfante.
"No! Non ti esporrai ancora di più per me! Hermione, non capisci? La notizia arriverà in Inghilterra, se non l'ha già fatto, e tu sarai esposta alla mercé del giudizio di chiunque!" La interruppe Draco, battendo un pugno sul tavolo.
"Appunto! Sei tu che non capisci! Meglio dare loro ciò che vogliono dalla nostra stessa bocca, Malfoy! Così non avranno il tempo di ricamarci sopra, di andare in giro a fare domande!" Ribatté Hermione.
"Ha senso..." fece Archie massaggiandosi il mento.
"Molto senso, in effetti!" Fece Noam più sollevato.
"E vorresti che lo scrivessi io?" Chiese Lucilla sconcertata.
"Ovviamente! L'hai già fatto, no? L'hai fatto quando non ci conoscevi ed è stato un successo, pensa a cosa potresti scrivere adesso che ci conosci!" Rispose Hermione raggiante.
"Ma qua non stiamo parlando di un trafiletto sul Profeta! Qua stiamo pensando di cavalcare una tempesta!"
"Lucilla so che nessuno meglio di te potrebbe farlo!" Disse Archie prendendole una mano.
"Granger! Piantala! Non lo permetterò! Me ne andrò da qualche altra parte e la notizia si sgonfierà da sola." Insistette Draco.
Hermione si strinse la radice del naso tra le dita e poi con voce ferma disse: "Ragazzi... potete lasciarci soli qualche istante?"
Archie e gli altri si guardarono brevemente e poi Noam rispose: "Certo! Andiamo a prendere qualcosa da mangiare..."

Uscirono velocemente e per precauzione Archie lanciò un incantesimo silenziante sulla porta.
"Che situazione del cazzo!" Sbottò Noam.
"Lucilla credi di poterlo fare? Di mettere insieme una storia convincente che possa mettere a tacere quella massa di stronzi? Non voglio che Draco vada a nascondersi in Nepal! Sarà stato anche un deficiente razzista, ma sicuramente ora non lo è più e Hermione lo ama così tanto!" Disse Archie fissando la ragazza, speranzoso.
"Non lo so. Venite andiamo a vedere un po' cosa si dice in giro."
"E dove?" Fece Noam.
"Al Macusa!" Rispose lei prendendoli per mano e smaterializzandosi al Ministero.


"Granger è inutile che cacci i miei amici per potermi urlare dietro senza testimoni! Non mi farai cambiare idea neanche se ti trasformassi in una banshee!" Disse immediatamente Draco quando gli altri furono usciti.
"Perché sei un ottuso Serpeverde! Anzi, mi correggo, se fossi davvero un Serpeverde avresti già studiato un modo per voltare la situazione a tuo favore! Non è questa una delle virtù della tua stramaledettissima casa!? Come fai a non capire che dobbiamo andare subito al contrattacco?"
"Ah... adesso le mancanze riprovevoli dei Serpeverde sono spacciate come virtù?"
"Non cambiare discorso! Hai capito ciò che intendo dire. Prova a ragionare con il cervello, invece che con la pancia! Fai il Serpeverde, per Salazar!"
Draco la fissò stupito per qualche secondo e poi scoppiò in una fragorosa risata.
"Oddio... oddio , non posso credere che Hermione Santa Granger abbia invocato il nome di Salazar!"
Hermione lo fissò imbronciata, ma poco dopo si unì alla sua risata, che assunse una connotazione vagamente isterica.
Quando si furono calmati, Draco prese il giornale e si mise a leggere. Hermione gli si sedette sulle ginocchia, rileggendo con più lucidità ciò che era stato scritto.
Tralasciando le elucubrazioni sulla loro relazione, tutte inventate di sana pianta, la ragazza si concentrò su ciò che era stato scritto di Draco.
Qualcuno doveva essersi procurato in fretta e furia i verbali dei processi e rispolverato foto di repertorio, dove un Malfoy pallido e sofferente se ne stava immobile a fissare il vuoto. Ovviamente anche Narcissa e Lucius erano stati citati e la detenzione ad Azkaban di quest'ultimo spiccava come una mosca nel latte. Anche le sue dichiarazioni di allora, così come quelle di Harry e Ron, erano state in parte riportate. Da nessuna parte veniva chiaramente detto che Draco era stato assolto.
Quando ebbero finito, Hermione si strinse al ragazzo: "Dobbiamo rilasciare la nostra versione dei fatti, Draco. Far capire che non sei più il ragazzo di allora..."
"Apri la mail Granger, sono certo che la notizia sarà arrivata anche a Londra ormai. Così come sono certo che Rita sarà già al lavoro."
Hermione sospirò e fece quanto le era stato detto. Attese che il modem si collegasse e poi aprì impaziente la sua casella di posta elettronica.


To: JaneAusten1980
From: RedFairy81
H:13:30 p.m.
Date: 19.12.1999

Hermione! Qua è un casino. Il Profeta ha fatto uscire un'edizione straordinaria con una tua fota abbracciata a Draco in aereoporto! Rita è già partita in quarta e sotto casa nostra ci sono orde di giornalisti. Mia madre mi ha inviato non so quanti patroni ed è... oddio... terribile! Credo che la notizia sia ormai trapelata anche a New York.
Narcissa ha cercato di mettersi in contatto con Harry e per poco Ron non ha avuto un attacco isterico. E la Skeeter, per Merlino... Quella brutta vacca è già all'opera!
Harry è corso da Kingsley per cercare di trovare una soluzione. Dammi tue notizie ti prego!

Hermione sospirò.
"Si è già scatenato l'inferno?"
"Sì. Tua madre ha cercato di mettersi in contatto con Harry. Non hai modo di parlarci tu stesso?"
"No, dovrei uscire e spedire un messaggio diretto: come faccio?"
Hermione si passò una mano tra i capelli, pensando freneticamente.
"Posso dire a Ginny di darle il tuo numero di telefono: credi che sappia usare un telefono?"
Draco strabuzzò gli occhi: "Chi? Mia madre?"
"E quindi? Come facciamo?"
"Posso scriverle una mail e chiedere a Ginevra di recapitargliela in qualche modo?"
"Ottima idea, Harry dovrebbe avere una stampante a casa."
"Una cosa?"
"Una stampante, un aggeggio che serve per trasportare ciò che scrivi sulla carta. Avanti scrivi questa benedetta mail. Almeno lei la smetterà di dare il tormento a Harry."
"Se non è già morta, intendi?" Fece Draco, amaramente.
"Narcissa Malfoy non morirà per così poco. Anzi, potrebbe anche darci dei buoni consigli..."
"Se lo dici tu..." Fece Draco, prendendo posto davanti al PC.
"Ma che le scrivo?" Disse poi sfregandosi una mano sul collo.
"La verità. Che le vuoi scrivere, altrimenti?"

Draco chiuse gli occhi cercando le parole adatte. Hermione andò a preparare dell'altro caffè per lasciargli un po' di privacy.

Draco fissò per un attimo lo schermo bianco e poi prese a digitare sui tasti.

Buongiorno mamma,
so che hai saputo dai giornali la notizia di me e Hermione Granger. Sappi che è tutto vero. Hermione ed io abbiamo iniziato una relazione. Ti spiegherò in un altro momento come e perché, ma volevo che tu sapessi che non ho alcuna intenzione di rinunciare a lei. So che il mio futuro ora sarà irrimediabilmente compromesso, ma non ci posso fare nulla.
Mi spiace che tu lo sia venuta a sapere in questo modo. Comprenderò se deciderai di tagliarmi fuori dalla nostra famiglia, di bruciare la mia faccia sull'arazzo di famiglia e dimenticarti di avere un figlio. Mi spiace soprattutto per quello che dovrai sopportare da parte di mio padre. E anche per averti reso ancora più difficile una vita già complicata. Non era mia intenzione, ma non posso tornare indietro. Hermione adesso è casa mia: con lei mi sento a casa.
Spero comunque con tutto il cuore che tu possa accettare la mia decisione e, forse, darci una mano ad uscire da questo disastro.

La Granger è venuta a trovarmi ed è stato un caso che ci fossero dei giornalisti all'aeroporto, ma anche qui, come a Londra, i giornali non fanno che parlare di noi, soprattutto di me e del mio passato. Lo sapevo che non me ne sarei mai liberato, ma forse è un bene. Sono stanco di nascondermi, di vergognarmi di me stesso. Hermione dice che dovrei recuperare un po' dello spirito dei Serpeverde e trovare il modo di voltare questa tragedia in commedia, di cavalcare la notizia.
Questa missiva ti arriva tramite una mail, una cosa babbana che ci permette di comunicare molto velocemente. Comportati bene con Potter e la Weasley, loro sanno tutto di noi e ci appoggiano.
Se avrai bisogno di dirci qualcosa, parla con Ginevra Weasley, lei ti aiuterà a farci avere il tuo messaggio.

Tuo D.

P.S. Ti voglio bene.

Draco rilesse velocemente ciò che aveva scritto: non era un granché, ma era il meglio che poteva fare su due piedi.
Chiamò la Granger.
Hermione si commosse nel leggere ciò che Draco aveva scritto alla madre.
"Non ti sembra di essere stato un po' troppo diretto? Forse potresti dirle le stesse cose, ma in maniera più...", provò a dire.
"No! Meglio che sappia come la penso fin da subito. Hai ragione... non ha senso fare finta di nulla o nascondersi."
"Ma..." protestò lei.
Draco le chiuse la bocca con un bacio e poi con occhi appena appannati le sussurrò a fior di labbra: "Io ti amo, Hermione Granger. Se deciderai di sputtanarti la vita per me, io sarò al tuo fianco e cercherò di riesumare quel viscido Serpeverde che vive in me. Perché è questo che ci serve ora, giusto? Un freddo bastardo calcolatore che ci faccia uscire dai guai, no?"
Hermione lo fissava ad occhi sgranati.
"Granger?" la richiamò Draco.
"Hai... hai appena... appena detto che mi ami?" Balbettò lei in risposta.
"Sì. Io- ti- amo-" Scandì bene lui.
Hermione gli saltò al collo, avviluppando i suoi fianchi con le gambe.
Draco barcollò colto alla sprovvista, ma riuscì a non cadere.
"Mezzosangue! Vuoi farci ammazzarci? Questa è la tua idea?" Bofonchiò.
"Anche io ti amo, imbecille!" Gridò lei ricoprendogli la faccia di baci.
Draco sorrise.
"Ne sono felice, anzi felicissimo. Però possiamo concentrarci sui nostri numerosi problemi?"
"Ehm... certo. Allora... sì ecco: scriverò a Ginny, le spiegherò che qui è il caos e le chiederò di mandare il tuo messaggio a Narcissa. Le lascio anche il tuo numero di telefono in modo tale che in caso di necessità possiamo sentirci direttamente. Anche Harry ha un telefono."
"Fai come credi. Io richiamerò qui gli altri. Dove diavolo saranno finiti?"
"Spero che Lucilla sia disponibile a scrivere l'intervista."
"Ma che cosa dovremmo dire, secondo te?" Chiese Draco serio.
"Dobbiamo pensarci bene e lei potrebbe aiutarci." Rispose Hermione, incominciando a scrivere a Ginny.
Pochi istanti dopo il campanello della porta riprese a suonare.
"Siamo noi, Draco! E non siamo soli!" Fece Lucilla.
Hermione e il ragazzo si guardarono preoccupati.
"Black, apri questa dannata porta!" Fece una voce burbera.
"Chi è?" Chiese Hermione, preoccupata.
Draco impallidì.
"Il mio Capo."
Hermione scattò in piedi e corse ad aprire la porta.


Un vecchio signore si fece avanti e rimase a guardare Hermione con volto corrucciato.
"Signorina Granger è un piacere conoscerla, anche se le circostanze sono, come dire, bizzarre. Mi chiamo Luis O'Sullivan e dobbiamo parlare."
Hermione strinse sbalordita la mano che le veniva porta.
"Malfoy!" disse subito dopo il vecchio " Dove diavolo sei?"
Draco si alzò dalla sedia e si fece avanti.
"Lo sapevo che prima o poi avresti combianato un casino, ma non pensavo che sarebbe stato di tali proporzioni! Molto divertente in effetti!"
Una risata roca riecheggiò per l'appartamento tra lo sbigottimento generale.
"Avanti ragazzo! Chiudi quella bocca e offrimi qualcosa di forte da bere. Lo so che è un po' presto, ma, date le circostanze, un caffè non basta!"
Draco fissò il suo Capo sconcertato: che ne era del vecchio distinto e compassato che aveva conosciuto?
"Ehm.. c'è qualcosa che dovrei sapere?" Chiese Malfoy guardingo.
"Un mucchio di cose in effetti, ma prima... vuoi darmi qualcosa da bere, dannato ragazzo?"
Lucilla si fece strada in salotto, andò dritta verso il mobiletto degli alcolici e tornò con due dita di Whisky Incendiario.
"Oh! Adesso sì che si ragiona!" Esclamò l'uomo schioccando le labbra.
"Chi è lei?" Chiese a quel punto Hermione facendosi coraggio.
"Io? Io sono un Auror, ragazza mia. Fuori servizio attivo, ma pur sempre un Auror. Uno dei migliori, in effetti."
Draco e gli altri si fissarono inorriditi.
"Come un Auror? Chiese Noam.
"Una storia appassionante la mia. Ma prego sedetevi. E tu!" disse rivolto a Lucilla "Porta qui la bottiglia, da brava!"


Note:
Ehm... scusate per il ritardo. Sono parecchio impegnat* in questo periodo. Spero che il capitolo sia valsa l'attesa indegna.
Che succederà ora? E chi diavolo è questo ubriacone che si è finto il Capo di Draco per tutti questi mesi?
Chi mi conosce sa che ad un certo punto i personaggi mi prendono la mano e che perdo il controllo su di loro... speriamo in bene!
A presto,
GiunglaNord

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora