Mercoledì, 8 dicembre 1999

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Capitolo 8- 8 dicembre 1999


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H: 6:00 a.m.
Date: 08/12/1999

Non ho chiuso occhio: mi spiace terribilmente.
Non sei uno stronzo e so benissimo quanto ti sei impegnato per riabilitarti, altrimenti Minerva, sono certa sia stata lei, non ti avrebbe aiutato a lasciare Londra. Sono stata una stupida, accecata dall'orgoglio: è difficile per me ammettere di essere crollata e di aver toccato il fondo. Ma questo è quello che è successo lo scorso anno scolastico e se non ci fossi stato tu probabilmente sarei ancora lì a piangermi addosso. Non so cosa mi sia preso: probabilmente avrei voluto sapere che tu e Ginny siete sempre stati lì a guardarmi le spalle e a evitare che mi facessi del male.
Ti prego rispondimi. Parliamone.

H.


To: Dragon1980
From: JaneAusten1980
H: 8:00 a.m.
Date: 08/12/1999

Lo so che lì sono solo le tre del mattino, ma, ti prego, scrivimi appena vedi queste mail.
Dobbiamo parlare e essere così lontani non agevola niente, ma non interrompere la comunicazione, per favore. Mi manchi.

H.


To: Dragon1980
From: RedFairy81
H:13 p.m.
Date: 08.12.1999

Malfoy ti prego, rispondi. Hermione è pentita di averti scritto quel mare di stronzate: non fa altro che piangere. Oggi non è andata al lavoro! Hai presente cosa significa per lei non andare a lavorare? Ha esagerato, lo so, ma te l'avevo detto che non dovevamo tenerle nascosta una cosa così grossa. Ti giuro che non pensa neanche una riga di ciò che ti ha scritto. Le ho detto che io non ti ho suggerito proprio nulla, ma che, anzi, spesso sei stato proprio tu a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare. A conti fatti, Malfoy, l'unico che abbia saputo aiutarla davvero sei stato tu. Non io, non Ron e nemmeno Harry. Eravamo troppo coinvolti per farlo. Hermione questo lo sa benissimo e anche io lo so. E forse è giunto il momento che lo sappiano anche Harry e Ron. Basta bugie. Ti prego rispondile.
Fallo per me: non riesco a guardarla sciogliersi di nuovo in un mare di lacrime.
Se non le rispondi giuro sulla testa di Harry che prendo il primo areomacchina o come diavolo si chiama e vengo a prenderti a calci!

G.



Quando la sveglia trillò per Draco fu come se tutte le campane di Londra avessero iniziato un concerto nella sua testa.
Il cielo fuori dalla finestra era una lastra opaca che rifletteva perfettamente il suo sconforto.
Le parole della Granger iniziarono a risuonare forte dentro di lui.
Non aveva il coraggio di aprire la mail: la paura di non trovare nessuna risposta lo lasciava senza fiato.
Si vestì come un automa e andò al lavoro.
La sua aria afflitta faceva voltare i dipendenti del Ministero.
"Buongiorno Black! Ehi... Black!" disse una voce squillante alle sue spalle.
Il ragazzo tuttavia era troppo preso dai suoi pensieri per rispondere ad un cognome non propriamente suo.
"Draco!" disse la voce, più vicina.
Il ragazzo si girò di scatto e quasi cadde tra le braccia di Lucilla, rischiando di rovinarle addosso e farla cadere. Considerato che la ragazza era molto più bassa di lui probabilmente l'avrebbe uccisa.
"Oh! Ciao!"
"I tuoi non devono essere dei bei risvegli, Draco. Perché hai sempre la faccia di uno a cui è appena morto lo Snaso preferito?" Chiese Lucilla guardandolo perplessa.
"No, infatti. Ho sempre dei risvegli piuttosto bruschi. Com'è andato l'articolo sui coleotteri giganti?" Si informò Malfoy, addolcendo il viso in un sorriso.
"Uhm... alla fine ho optato per dei calabroni assassini dell'Amazzonia, sopravvissuti al rigido inverno all'interno delle cavità degli alberi morti di Central Park e sgusciati fuori, perché disturbati da alcuni petardi sparati da adolescenti sprezzanti della quiete pubblica. Questa parte è anche vera, se vogliamo guardare: quei giovani maghi deficienti hanno sparato dei fuochi d'artificio dei Tiri Vispi Weasley! Li conosci? Fantastici, detto tra noi." Rispose Lucilla, strizzandogli un occhio.
Al nome Weasley il malessere di Malfoy tornò a comprimergli la bocca dello stomaco, ma si costrinse a continuare a fingere di essere in pieno possesso delle sue facoltà mentali.
"Sì, ne ho sentito parlare. Sono inglesi, giusto?"
"Non fare lo gnorri! Lo che sei inglese pure tu! Parli come se avessi mandato giù una scopa e ti si fosse fermata..."
"Sì, sì ho capito cosa intendi! Ma solo, perché io parlo la vera lingua anglosassone e non una sua rozza versione, non significa che abbia una scopa nel..."
Lucilla rise prima che Malfoy potesse dire l'ultima parola e poi disse: " Questione di punti di vista. Adesso devo proprio andare. Ci si vede!" E come il giorno prima scomparve tra la folla come fosse la versione umana del Bianconiglio.


Draco fu lieto di trovare sulla scrivania un messaggio del Capo che lo informava che sarebbe andato direttamente in riunione per discutere del nuovo progetto.
Si lasciò cadere di schianto sulla poltrona e rimase a fissare il vuoto per un bel pezzo, prima di essere riscosso dalla voce di Noam Goldestein.
"Ehi, amico! Cos'è quella faccia? Problemi con la Hopkins? Se quella piccola razzista intrigante è venuta meno al nostro patto..."
"No, Sandra non c'entra nulla." Tagliò corto Draco.
"E allora? Cosa c'è? Brutte notizie da casa?" Domandò Noam preoccupato.
"Più o meno. Ho litigato con una mia amica di Londra." Fece Draco depresso.
"Si risolverà, no? Avete litigato così tanto?" Chiese Goldestein perplesso.
"Sì. Quando io e la Mez... e la Granger litighiamo non andiamo per il sottile."
"Granger? Ho già sentito questo nome..." Disse l'altro pensieroso.
Malfoy si maledì per la sua stupida disattenzione: certo che aveva sentito quel cognome, cazzo!
"Non staremo mica parlando di Hermione Granger del Golden Trio, vero? Dimmi che non hai litigato con Hermione Granger!"
Draco considerò che non aveva molto senso negare e in fondo ne aveva abbastanza di bugie e sotterfugi.
"Già, proprio quella Granger." Rispose Draco, valutando attentamente la sua reazione.
"Oh Mio Dio! Perché non ci hai mai detto di essere suo amico? Ti avrei chiesto di farti fare un autografo, da lei e da Potter e Weasley! Loro sono leggenda perfino qui!" Fece Noam che non stava più nella pelle.
Draco considerò che l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di una groupie di Harry Potter.
"Non te l'ho detto proprio per evitare di sorbirmi questa reazione. Non ho detto di essere amico di Potter e Weasley e, se vogliamo dirla tutta, sono amico della Granger solo da pochi mesi. Eravamo compagni di scuola, ma non siamo mai andati d'accordo." Disse Draco con un sospiro.
"E perché?" Fece Noam improvvisamente interessato.
"Ecco, diciamo che non sono sempre stato come ora." Malfoy ora si sentiva a disagio: si stava esponendo troppo. Era una vera follia.
"In che senso? Sei un tipo giusto!"
Draco lo guardò afflitto, dilaniato da forze contrapposte: da una parte il suo spiccato senso di autoconservazione, dall'altro un desiderio irrefrenabile di confidarsi con qualcuno.
"È una lunga storia, Noam, e adesso non le renderei giustizia. Se dopo il lavoro sei libero possiamo parlarne davanti a una birra. Dillo anche ad Archie, se credi."
"Certo che ci saremo! Accidenti, Hermione Granger! Non ci posso credere! Ma... ma è davvero così carina come si vede nelle fotografie? Voglio dire, i suoi occhi sono davvero così fiammeggianti?"
Draco lo guardò a occhi sgranati.
"Che c'è? Non sarai mica geloso, vero Black? Archie ed io pensiamo che sia proprio una gran ..."
"Sì, sì! Ho capito. Hermione Granger ha davvero il fuoco negli occhi e anche nella bacchetta! Per cui se dovessi incontrarla non osare dirle una cosa del genere oppure ti troveresti con una fattura in mezzo alle gambe prima che tu possa dire Protego!" Si affrettò a dire Draco, piuttosto contrariato.
"Ok, stai calmo. Forse la Granger non è solo un'amica, dopotutto!" Rise Noam alzando le mani in segno di resa.
"Ma che diavolo vai blaterando!" si inalberò l'altro.
"Ci vediamo dopo il lavoro, amico! E preparati a parlare a lungo! Voglio sapere tutto!" Disse Goldenstein uscendo dall'ufficio. Le sue risate continuarono a risuonare nella mente di Draco per un bel pezzo.

Malfoy non poteva credere di essersi imbarcato in quella conversazione suicida, ma era stanco. Stanco di mentire agli amici e soprattutto a se stesso. Stare negli Stati Uniti era una bella esperienza, ma l'Inghilterra gli mancava terribilmente; il lavoro lo gratificava, ma avrebbe preferito fare qualcosa che implicasse l'uso costante della bacchetta; i nuovi amici erano sinceri, ma lui non lo era. Era stanco di fingere di essere un'altra persona.
E soprattutto si sentiva perso al pensiero di non poter mai più parlare con la Mezzosangue. Forse l'idea di svuotare il sacco proprio quel giorno era in parte dovuta al fatto di essere terrorizzato dall'idea di tornare a casa, accendere il computer e trovare la casella della posta vuota.
Dovette ammettere a se stesso che quel puntolino lampeggiante era diventato il punto di arrivo di tutta la sua giornata: cosa avrebbe fatto ora?
Con un sospiro cercò di chiudere la mente a tutti i pensieri intrusivi e si concentrò sul lavoro, l'unica cosa che al momento era in grado di distrarlo.


"Non mi scriverà mai più, Ginny. Sono stata veramente orribile e non se lo meritava! Non si meritava quelle offese, non lui che in tutto questo tempo ha cercato solo di aiutarmi a stare meglio. Non so cosa mi sia preso!" Disse la ragazza appoggiata sul petto dell'amica, il naso rosso e gli occhi gonfi.
Ginny le accarezzava i capelli, ascoltandola in silenzio. Lo aveva fatto per tutta quella lunga giornata e il nome di Malfoy incominciava a farle venire la Spruzzolosi. Non si era resa conto che quel piccolo viziato, razzista, Mangiamorte fallito, avesse preso tutto quel posto nella mente di Hermione. A malincuore dovette ammettere che il nuovo Malfoy, per quanto spregevole per nascita, non era affatto male. Si era fatto in quattro per Hermione, sopportando in silenzio tutta l'acidità che lei stessa gli aveva rovesciato addosso. Ginny sorrise al pensiero di tutte le volte che aveva provocato il ragazzo con il preciso intento di metterlo alla prova. Alla fine aveva dovuto capitolare, molto a malincuore, sul fatto che Draco Malfoy fosse seriamente cambiato.
Ma tutta la disperazione di Hermione le procurava ora altri mille interrogativi.
Decise però che ne aveva abbastanza di quella litania che andava avanti da ore.
"Adesso basta, Hermione. Quel che fatto è fatto: invece di concentrarci sul passato focalizziamoci su come risolvere la situazione!" Disse ad un tratto, smettendola di lisciare i capelli dell'amica.
"Ma se non mi parla più come posso fare a rimediare? Non posso mica presentarmi a New York con un mazzo di fiori!" Brontolò Hermione tirando su con il naso.
"Non pensi che forse Malfoy in questo momento sia affranto quanto te oppure che pensi la stessa cosa: che tu non gli scriverai mai più?" Fece Ginny pensierosa.
"Già e lo pensa, perché io gli ho scritto che mi infastidisce!"
"Oppure ha semplicemente paura. Lo so anche io che sei andata un po' sopra le righe, ma capisco che tu ti sia sentita tradita: glielo avevo detto che non era una buona idea tenerti all'oscuro della nostra frequentazione. Tuttavia credo che abbia agito così per non metterti in imbarazzo..."
"Cosa posso fare ora?" Chiese Hermione depressa.
"Aspettare: sono certa che ti scriverà. Vedrai. Credo che Malfoy non rinuncerà tanto facilmente al vostro rapporto epistolare. Ti si è attaccato come un tentacolo della Piovra Gigante!" Rispose Ginny con un sorriso.
"Lo credi davvero? Perché sono stata davvero orribile!"
"Insomma! Non ricominciare per favore! Adesso asciugati le lacrime, metti del trucco su quel naso da clown e togliti quel pigiama infeltrito! Questa sera si esce a bere: serata sole donne!"
"Ma io non posso uscire! E se mi scrive?" Rispose Hermione indignata.
"Se ti scriverà, aspetterà la risposta con lo stomaco attorcigliato esattamente come hai fatto tu!" Disse Ginny alzando gli occhi al cielo, esasperata.
Dopo un lungo tira e molla Hermione Granger si lasciò convincere.

Mentre aspettava che Hermione si preparasse, Ginny, spaparanzata sul divano, si mise a considerare l'intera faccenda da un punto di vista completamente inaspettato. Hermione la trovò che ridacchiava tra sé e sé.
"Perché sembri divertita? Stai ridendo di me?" chiese la Granger accigliata.
"No, tesoro. Sto solo pensando alla faccia di mio fratello quando verrà a sapere che hai un nuovo amico."
"Che amico?" Chiese Hermione sospettosa.
Ma Ginny non rispose, limitandosi a fare un sorriso enigmatico.


"Allora? Davvero conosci Hermione Granger, Black?" Chiese Archie, dopo aver ingollato un sorso di Bud.
Malfoy sospirò, traendo a sua volta un lungo sorso dalla sua bottiglia.
"A quanto pare il nostro cucciolo biondo non era uno stinco di santo qualche anno fa." Fece Noam con un risolino.
Malfoy si passò una mano tra i capelli, quegli stessi capelli che un tempo stavano attaccati al cranio come una doppia pelle e che ora invece svolazzavano da tutte le parti.
"Non dirmi che ti sei portato a letto Hermione Granger, Draco! Questo sì che sarebbe un colpo basso!" Si intromise Archie, premendosi una mano sul cuore.
Malfoy sputò della birra in preda ad un eccesso di tosse.
"Avanti, amico! Non essere timido! Qua non siamo in Inghilterra!" Rise Noam, abbattendo possenti manate sulla sua schiena.
Quando l'eccesso di tosse fu passato, Draco prese un grande respiro e tacitando l'allegro chiacchiericcio degli amici, prese la parola.
"Ragazzi, vi devo dire una cosa e non sarà un racconto piacevole. Lo capirò se alla fine non vorrete più avere niente a che fare con me."
Gli altri due lo guardarono tra l'incuriosito e il divertito, ma il tono con il quale Malfoy prese a parlare catturò subito tutta la loro attenzione.


MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora