Martedì, 21 dicembre 1999

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Capitolo 23- Martedì, 21 dicembre 1999


Di nuovo le due del mattino e di nuovo Draco era sveglio. Calcolò che Potter e Kingsley dovevano essere già arrivati in città.
Poche ore e sarebbe arrivata la resa dei conti.
E che avrebbe fatto lui allora? Si sarebbe lasciato condurre via, pur sapendo ciò che sapeva? Sarebbe di nuovo tornato a nascondersi nell'attesa che tutto venisse risolto... da altri. Da Potter, magari.
Oppure per una volta avrebbe preso una decisione in piena consapevolezza, esponendosi in prima persona?
Il suo istinto Serpeverde gli sussurrava di mettersi al sicuro, ma qualcos'altro lottava per emergere: una neonata coscienza che invece gli diceva di tentare. Di guadagnarsi onore e dignità. Ma questo, Draco lo sapeva benissimo, comportava una grande rinuncia. Tuttavia, si disse camminando avanti e indietro, quella rinuncia poteva significare molto, poteva fare tutta la differenza del mondo.
Alle tre di mattina aveva preso una decisione.
Scrisse due lettere: una a sua madre e una a Harry Potter.
Poi svegliò Hermione.

"Mmm... che ore sono?"
"Le tre e mezza. Dobbiamo parlare."
"E di cosa?" Chiese Hermione improvvisamente sveglia.
"Di ciò che accadrà. Io... ci ho pensato."
Hermione sentì il cuore battere troppo rumorosamente.
"Cosa hai pensato, Draco?" La voce della ragazza risuonò come un'accusa nel buio della stanza.
"Non ci lasceranno mai insieme. Non ora. Aspetta... non interrompermi, per favore..." si affrettò a dire il ragazzo premendo un dito sulla bocca di Hermione.
La Granger deglutì, ma si morse la lingua.
"Non possono lasciarci stare insieme , capisci? Sarebbe troppo pericoloso. Tu saresti in pericolo e nessuno vuole che Hermione Granger muoia per un terribile errore di calcolo. Tutta la segretezza su cui si fonda questa costola segreta dell' Investigation Department andrebbe a farsi benedire. Io sono sacrificabile, ma tu no. Probabilmente l'avrebbero fatto se non avessimo trovato il modo di avvertire Kingsley, ma ora no. "
Hermione non riuscì a trattenersi: "Cosa mi stai dicendo? Che mi vuoi lasciare per andare ad infilarti in quella fogna?!"
"Era il nostro piano, no?"
"Era un'ipotesi! Un'ipotesi, Draco! Kingsley non lo permetterà mai!"
"Hermione, ascoltami. Possiamo ancora giocare d'anticipo. E invece di farti cancellare fino all'ultima briciola di ricordo di noi, invece di subire questo gioco, possiamo decidere a priori come giocare." Fece Draco con un sorriso stanco.
Hermione, seppur furente, non poté trattenersi dal fargli una carezza. Non lo aveva mai visto così dilaniato, ma deciso allo stesso tempo. Il cuore le si spezzò, perché aveva capito che non le stava chiedendo un parere o il permesso, ma le stava chiedendo di appoggiarlo e aiutarlo. Capì che non poteva negargli ciò che chiedeva: un'occasione.
Sospirò pesantemente e lo baciò. Draco la strinse a sé e Hermione si sentì morire.
"Cosa hai in mente..." Gli chiese infine. La voce poco più che un sussurro.
E Draco iniziò a esporre il suo piano.
Un'ora dopo entrarono in azione.

Hermione tornò a letto. Seduto al suo fianco, Draco le depose un bacio sulle labbra.
"Andrà tutto bene." Mormorò poco dopo, cancellando con il pollice una lacrima solitaria che le era scivolata sulla gota.
"Lo spero per te!" Rispose lei con un debole sorriso.
"Ti amo."
Draco non aspettò la sua risposta e fulmineo estrasse la bacchetta e lanciò due incantesimi in rapida sequenza: pochi istanti e Hermione era sprofondata in un sonno artificiale.


Il ragazzo rimase a fissare il suo viso qualche istante, per poi alzarsi e chiamare Chubby.
Quando l'elfo si materializzò Draco gli intimò di fare silenzio.
"Hai dato i ricordi a mia madre, Chubby?"
L'elfo annuì.
"E lei è riuscita a farli avere a Kingsley?"
L'elfo annuì di nuovo.
"Sei stato molto bravo Chubby. Ti devo chiedere un ultimo favore e poi potrai riposarti per un giorno interno e questo è un ordine."
Chubby fece una faccia contrariata, ma annuì di nuovo.
"Devi portare questa lettera a Harry Potter, ma devi assicurarti che sia solo e che nessuno ti veda dargliela. Hai capito?"
L'elfo annuì serio.
"Poi devi tornare da mia madre e consegnarle questa e aspettare che lei ti dia una risposta. Ma devi chiederle di farlo in fretta, non ho molto tempo."
Chubby fece di sì con la testa e il suo lungo naso a matita toccò terra.
"Benissimo. Ora vai!" Ordinò Draco e l'elfo sparì.


Un' ora dopo Chubby ritornò.
"Hai la risposta di mia madre?" Chiese Draco impaziente.
"Sì, padrone. La Signora era molto preoccupata, e poi arrabbiata e infine molto triste. Ma accetta la sua decisione e le da la sua benedizione. Dice di stare attento, di non fidarsi neanche di se stesso e che... la Signora dice che è molto fiera di suo figlio e che è certa ritornerà."
Draco si accorse di avere la vista un po' appannata.
"E Harry Potter?" Mormorò.
"Oh, lui era agitatissimo, non voleva prendere la lettera. Voleva solo sapere se la sua amica, la Mezzosangue, stava bene. Chubby ha dovuto colpirlo con la magia, signore, per farsi ascoltare."
Draco ghignò e disse: "Hai fatto benissimo, Chubby!"
"Allora sono riuscito a dargli la lettera, ma non sono stato ad aspettare la risposta, perché lei mi ha detto di correre dalla Signora. Chubby ha fatto bene, padroncino?" Disse tutto di filato l'elfo con gli occhi speranzosi.
"Hai fatto benissimo. E adesso vai a riposarti e non parlare mai più di questa storia con nessuno."
Chubby si inchinò e scomparve.

Rimasto solo Draco si accorse che le sue mani tremavano.
Poteva ancora tirarsi indietro se avesse voluto. Poteva ancora mandare tutto a monte.
Ma la neonata coscienza gli disse che era la scelta più giusta, sebbene la più difficile e rischiosa.
Andò in camera e si sedette sul letto, piano. Hermione dormiva, nessuna ruga di preoccupazione a striarle la fronte. Era bella, bellissima. Con quei capelli sparsi a ventaglio sul cuscino, la bocca teneramente socchiusa. La guardò a lungo, cercando di imprimersi ogni dettaglio nella mente.
Mentre una lacrima scivolava silenziosa e il cuore si faceva pesante come pietra, si chinò a lasciarle un bacio leggero. Aspirò il suo odore mescolato a quello di lei sul suo corpo caldo.
E se fosse andato tutto storto? E se fossero semplicemente sprofondati in un errore irreparabile? E se tutto fosse stato vano?
Per lui ne sarebbe comunque valsa la pena, perché niente di ciò che aveva fatto fino a quel momento era stato cosi importante, così giusto. Ma lei? Che ne sarebbe stato di lei? Sarebbe stata bene a prescindere da quello che era successo? Sarebbe riuscita ad andare avanti se... se gli fosse successo qualcosa oppure l'aveva condannata ad una infelicità eterna, ad un senso di colpa troppo gravoso da portare?
Con uno sforzo innaturale si rialzò.

Alle sei in punto Kingsley, Potter e O'Sullivan si materializzarono nel suo salotto.
Malfoy espose la sua proposta: era sensata e nessuno protestò eccessivamente. Un contratto venne firmato velocemente.
"Sei sicuro Malfoy?" Gli chiese Harry fissandolo negli occhi con una luce strana.
Lui rispose afferrando la mano che gli veniva offerta.
Harry annuì e, inaspettatamente, Draco si sporse verso di lui per abbracciarlo.
"Al tuo ritorno mettiti in contatto con Narcissa." Sussurrò Draco al suo orecchio, dopodiché cercò con lo sguardo Kingsley.
"Hai la mia parola, ragazzo. Sistemerò tutto."
"Anche la mia" Intervenne O'Sullivan, un po' preoccupato.
Draco rispose gelido: "Se verrà meno al giuramento, l'ultima cosa che vedrà sarà la mia mano che la uccide."
Un brivido percorse il vecchio Auror.

Lasciarono la stanza in tre, mentre il quarto si mise in attesa ad aspettare con l'anima gravata da un indicibile fardello.

Il nuovo giorno arrivò inondando di luce la finestra: il sole si rifletteva sui cumuli di neve e tutto risplendeva di una fredda gioia.
Malfoy giaceva sveglio e stanco al fianco di Hermione che nella tranquillità di quel sonno artefatto sembrava veleggiare su mondi che lui non poteva raggiungere.
Le si fece vicino, abbracciandola piano nella speranza che la sua serenità potesse tranquillizzare un poco la sua anima tormentata. Si addormentò stremato dalla notte in bianco cullato dal respiro della sua Mezzosangue.
Venne svegliato tre ore dopo dall'aroma del caffè: rimase ad occhi chiusi ad ascoltare il suono delle stoviglie, i piccoli rumori ordinari che rendono un luogo casa. Si immaginò Hermione al di là della parete con una matita tra i capelli, intenta a leggere il giornale con una piccola ruga di indignazione in mezzo agli occhi, mentre sorseggiava distratta il suo caffè bollente. E un ricordo si insinuò nel dormiveglia.
Era un freddo sabato di Febbraio a Hogwarts e sia Hermione che Draco avevano rinunciato alla visita al villaggio, perché non c'era più nessuna attrattiva per loro a Hogsmeade: Draco non aveva più nessuno con cui andarci e Hermione non voleva essere assillata dalla gente che la fermava e le chiedeva autografi.
Avevano deciso di rintanarsi in un' aula in disuso, mezza distrutta dalla recente battaglia, certi che nessuno sarebbe arrivato a disturbarli, anche grazie agli incantesimi lanciati da Hermione.
Draco si era fatto preparare una merenda abbandonante dagli elfi e Hermione per una volta non aveva iniziato un discorso epico sulla necessità di liberarli dalla loro condizione di schiavi. Era troppo stanca per tutto, figuriamoci per protestare.
Una coperta tarlata era stata stesa sul pavimento polveroso e i due avevano finto di essere su un prato assolato a godersi la primavera.
Anche quella volta l'odore del caffè si era sparso intorno ricordando a Draco la cucina del Manor dove da piccolo sgattaiolava per farsi dare prelibati bocconcini dalle manine degli elfi di casa.
Era stata una bella giornata, molto intima e tranquilla.
Hermione aveva letto un libro, Draco studiato e ripassato. Poche parole, ma una presenza tranquilla, rassicurante che per un attimo aveva fatto dimenticare ad entrambi i propri demoni.
E adesso, lontano centinaia di chilometri da Hogwarts, Draco ritrovava quella stessa identica sensazione di essere nel posto giusto. E il posto giusto era Hermione.
Il posto giusto nel momento sbagliato.
Si alzò di malavoglia e si fece una doccia veloce per cercare di cancellare dalla faccia preoccupazione e ore piccole.
"Buongiorno, Granger!"
L'improvvisa apparizione di Draco la fece sobbalzare.
"Scusa, non volevo spaventarti. Sei sveglia da molto? Avresti dovuto svegliarmi." Le disse avvicinandosi per darle un bacio.
"No, solo da un'ora. Non è arrivato alcun messaggio da parte di Harry: sono in ansia. Dici che c'è qualche problema? Non dovrebbero avvisarci del loro arrivo?"
"Arriveranno. Immagino che abbiamo molte cose di cui discutere. Hai già fatto colazione?"
"No, ti ho aspettato. Cosa vuoi mangiare? Uova e pancetta o pancake?"
"Sai fare i pancake, Granger? Non ti facevo così casalinga!" La prese in giro Draco.
Hermione arrossì, senza neanche sapere perché: "Mi ha insegnato Molly. Molly Weasley, la madre di Ron."
"Allora vada per i pancake." Fece Draco con un sorriso.
"Ok. Intanto ti consiglio di non leggere il giornale: non ho mai visto tante schifezze tutte insieme! Il Profeta a confronto sembra un giornale serio." Disse la ragazza scura in volto.
"Ce l'hanno ancora noi?"
"Sì. Più con te che con me, a dire il vero. Non sono poi così famosa da queste parti."
Draco prese il quotidiano e scorse velocemente i titoli della prima pagina: Mangiamorte, Marchio Nero, Bellatrix Black etc etc.
"Le solite cose, nessuna novità", disse Draco con un sospiro.
"No, nessuna novità. Anche se danno spazio anche alla stampa inglese e lì c'è ancora il caos. In quel caso se la prendono con me che ho tradito tutti gli ideali possibili ed immaginabili. Non vedo l'ora di parlare con Kingsley e di rilasciare una bella dichiarazione in mondovisione: vedrai dove se li possono mettere gli ideali!"
Draco scoppiò a ridere e si alzò per abbracciarla da dietro, dandole baci sul collo che fecero scoppiare a ridere anche lei.
"Profumi di zucchero e burro... proprio da mangiare in un boccone." Fece Draco con voce roca.
"Scordatelo! Non mi farò trovare mezza nuda con te che mi..." Protestò lei.
"Pensa che scoop! Almeno avrebbero qualcosa di nuovo da dire su di noi!" Mormorò Draco al suo orecchio.
Hermione venne percorsa da un brivido di anticipazione e dovette fare appello a gran parte della sua forza di volontà per spingerlo via.
"Non se ne parla! Ora vai a prendere lo sciroppo d'acero e la marmellata e siediti!" Gli ordinò con un gran cipiglio che fece ridere Draco ancora di più.
I Pancake erano effettivamente molto buoni e Draco rese onore alla cuoca servendosi più porzioni.
"Caspita Granger! Sono buonissimi! Ti potrei chiedere in moglie solo per questi!"
Hermione arrossì di nuovo e Draco pensò che l'avrebbe sposata davvero, ma non per i pancake.
"Che ne dici? Tu mi sposeresti?" Buttò fuori senza pensarci.
Hermione sgranò gli occhi: "Draco! Sei impazzito? Non sarà..." balbettò lei presa in contropiede.
"No, Granger non è una proposta di matrimonio! Non mi conosci per nulla se credi davvero che potrei chiederti di sposarti con la bocca mezza piena! Era solo un'ipotesi. Non volevo spaventarti." Rispose lui con un sorriso. Hermione vide però della tristezza scendere a velargli gli occhi.
"Allora diciamo che, per ipotesi, un giorno potrei anche decidere di imbarcarmi in questa azione suicida." Ridacchiò lei imbarazzata.
"Meno male che è solo per ipotesi, Granger! Tu sì che sai come ammazzare il romanticismo!"
"Oh scusa! Non volevo dire che... sì... insomma... viste le premesse" cercò di argomentare la ragazza allargando le braccia.
"Sto scherzando, Granger! Rilassati! Solo che potrei abituarmi in fretta a tutto questo: alle chiacchiere la mattina davanti al caffè, a te che giri per casa e mi fai perdere la testa, al tuo ordine maniacale, al tuo spazzolino di fianco al mio..."
Hermione non gli fece finire la frase perché gli si gettò tra le braccia commossa.
"Anche io potrei abituarmi in fretta a tutto questo. Per questo dobbiamo tornare a casa, Draco."
Il giovane deglutì e le serrò le braccia intorno alla vita.
"Hermione... io..."
Il trillo del campanello tagliò la frase di Draco a metà. Hermione corse ad aprire e poco dopo con un urletto di felicità volava tra le braccia di Harry, lasciando Malfoy divertito e irritato al tempo stesso. Una donna volubile quella Mezzosangue.
"Harry! Kingsley! Non sapete quanto sia felice di vedervi!" Squittì Hermione facendoli entrare. Ovviamente quell'uccellaccio di O'Sullivan li seguiva come un'ombra.
"Hermione! Come stai?" Chiese Potter apprensivo.
"Benissimo se non fosse per il vespaio in cui lui" rispose, puntando il dito accusatore contro l'americano, " ci ha infilati!"
"Lo so, abbiamo visto i ricordi..." le mormorò Harry per non farsi sentire "Idea geniale, tra l'altro, brava!"
"Non è stata un'idea mia, ma di Draco... vieni."
E così dicendo gli prese la mano e lo portò in cucina dove già si erano accomodati gli altri due.

Hermione voltò le spalle a O'Sullivan per salutare Kingsley.
Qualcuno sfoderò la bacchetta e fu solo buio.

"Sei pronto, ragazzo?" Disse O'Sullivan.
Draco annuì.
"Non ti perdonerà mai, Malfoy." Fece Harry sinceramente dispiaciuto.
"O per l'amor di Merlino! Fatela finita con queste smancerie!"Esclamò O' Sullivan nervoso.
"Draco possiamo ancora agire diversamente..." Intervenne Kingsley.
"No. Lei deve tornare in Inghilterra pulita. Io devo combattere la mia battaglia. Ricordatevi che la memoria delle sue amiche non devono essere toccate: avrà bisogno di loro. Stalle vicino Potter; anche quando ti verrà voglia di scappare a gambe levate, stalle vicino."
Harry annuì.

Pochi minuti dopo Harry rimase solo a vegliare il sonno di Hermione, adagiata, ignara di tutto, sul divano.

Harry si sedette sfinito su una poltrona e trasse dalla tasca la lettera ricevuta solo poche ore prima.

"Ti sembrerà strano, Harry Potter, ricevere questa lettera, ma è necessario.
Come avrai capito la situazione è sfuggita di mano a tutti: al Macusa e al nostro Ministero. La minaccia che grava sulle nostre teste è ben più grave di quanto ci sia stata descritta e suppongo che Dolohov non sia l'unico Mangiamorte sfuggito al controllo. Io so una cosa che loro non sanno: Dolohov aveva un figlio e una moglie qua a New York. Non se ne è mai interessato troppo, ma suppongo che sia stato un utile contatto. Dolohov non è uno stupido, Potter, ma ci deve essere anche qualcun altro con lui. E qui entri in gioco tu: scopri di chi si tratta.
Io andrò con loro, con questi Auror: sono certo di poter dare il mio contributo. La mia sparizione vi consentirà di proteggere meglio Hermione e di far tacere ogni voce su di noi.
Le parlerò e le spiegherò tutto: spero capisca. Ma poi sarò costretto a modificarle la memoria, per farle credere che io l'abbia abbandonata. Ho un piano, ma per funzionare lei deve essere convincente e sai benissimo che non è in grado di mentire. Ma non sarà una cosa definitiva: a tempo debito ricorderà tutto. O almeno lo spero. Narcissa sa ogni cosa e ti aiuterà. Vi aiuterà: Hermione, te e Kingsley.
Stalle vicino e se dovesse capitarmi qualcosa di brutto... fai in modo che non soffra per me. Trova il modo.
Nella busta c'è un'altra lettera: dalla a Kingsley.
So che è difficile e impensabile fidarsi di me, ma ti prego di farlo.
Troverò il modo di farmi vivo appena possibile e farti avere ogni informazione che riuscirò a scoprire.

Grazie.

D.

P.S. Distruggi la lettera.


Harry sospirò. Prese la bacchetta, andò in cucina e deposta la lettera le diede fuoco. L'acqua del rubinetto si portò via nello scarico la cenere e i suoi segreti.


La voce di Hermione lo risvegliò bruscamente.
"Che diavolo è successo? Perché sono sdraiata qua sopra? E dove sono tutti gli altri?!"
Hermione aveva la faccia sconvolta.
"Draco?!" Iniziò a urlare balzando dal letto e correndo in ogni stanza.
"Hermione, ascoltami!" Iniziò a dire Harry.
"Dove cazzo è Draco Malfoy, Harry!?" Urlò lei in risposta.
"Draco se ne è andato, Hermione."
"Non è possibile! Lui non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere!"
"Non aveva scelta..." Mormorò Harry.
"Non è vero! Harry, perché non l'hai fermato? Perché..." Le lacrime si portarono via il resto della frase.
"Non ha avuto scelta. O' Sullivan e Kingsley hanno deciso che..."
"Balle! Lui..."
"Hermione..."
"Mi ha tradita... lui mi ha tradita, vero? Non ha neanche provato a..." Non riusciva neanche a dire ciò che provava.
"Per salvare te, se ne è andato lui." Disse Harry deciso.
Hermione lo fissò interdetta e poi si sciolse in un pianto disperato.
Mentre la stringeva tra le braccia, Harry pregò Dio di non aver commesso l'errore più grande della sua vita a fidarsi di Malfoy.

Kingsley tornò nel pomeriggio e Hermione appena se lo vide arrivare gli si avventò contro con la bacchetta alzata. Solo l'intervento fulmineo di Harry impedì che la sua furia mandasse al tappeto il Primo Ministro.
Sebbene privata della bacchetta, la ragazza si fece avanti ugualmente e abbatté decine di pugni sul petto dell'uomo.
"Come hai potuto lasciare che se lo portassero via? Che razza di uomo sei?!" Gli urlò in faccia.
Kingsley non mosse un muscolo.
Alla fine, stremata, Hermione lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Non serviva a niente protestare.
"Dove l'hanno portato?" Mormorò.
"In un posto segreto. Al sicuro. Ha deciso di entrare volontariamente nel loro programma di addestramento, ma in cambio ha chiesto delle garanzie per te." Rispose il Primo Ministro.
"Quali garanzie?"
"Che il tuo nome venga completamente riabilitato, qui e nel resto del mondo magico, e che si occupino della tua sicurezza. Se dovesse accaderti qualcosa a causa loro e della loro stupidità..."
"Li ammazzerà uno ad uno." Concluse Hermione con un sorriso amaro. Proprio lui. Ma probabilmente quella gente lo avrebbe trasformato in una macchina da guerra e di lui non sarebbe rimasto più nulla.
"Ha chiesto di lasciare i ricordi intatti a Ginny e alle altre. E a te, ovviamente." Si intromise Harry.

Certo, si disse Hermione. Aveva pensato proprio a tutto.
"Quando vi ha detto tutto questo? Ma certo... è stato lui ha schiantarmi, vero?" Disse poi, dura.
Harry e Kingsley annuirono.
Tradita, l'aveva tradita. Non l'aveva reputata degna di fiducia, non aveva voluto confidarsi con lei. Aveva fatto di testa sua.
"Quanto starà via?"
"Il tempo necessario per sistemare questa faccenda." Fece Kingsley.
"Quindi potrebbe non tornare mai più, giusto? Potrebbe morire mentre tenta di far capire a tutto il Mondo Magica che non è più quell'essere orribile di cui parlano i giornali. Allora forse, da morto, sarà finalmente libero dal suo passato. Chi se ne frega se è solo un ragazzo..." iniziò a dire lei.
"Malfoy ha deciso da solo, Hermione." Ribatté Kingsley.
La ragazza fece per parlare, ma subito si ammutolì.
Che importanza aveva? Ormai l'aveva perso. Per colpa loro. Per colpa di tutti loro.
Giurò a se stessa che si sarebbe vendicata.
Abbassò la testa e si diresse in camera sbattendosi la porta alle spalle.

Si gettò in lacrime sul letto, stringendo tra le braccia il cuscino.
Poco dopo sentì qualcosa frusciarle tra le dita.
Alzò il cuscino e vide un pezzetto di pergamena stropicciato.
Ansante si asciugò gli occhi e appena fu in grado di mettere a fuoco ciò che vi era scritto lesse quanto riportato sopra in stampatello con una grafia sottile ed elegante.

MA FIN EST MON COMMENCEMENT
(Il Nostro)

"La mia fine è il mio inizio. Il Nostro" Mormorò.
Hermione fissò la scritta e poi riprese a piangere.









NOTE

Ehm...
Non odiatemi troppo. Ma non è finita, finché non è finita, giusto?
Cosa accadrà adesso? Hermione si vendicherà davvero? Ricorderà tutto oppure no? E Draco: l'Organizzazione manterrà fede alle sue promesse?
Ma soprattutto... come farà O' Sullivan a sistemare la faccenda e a ripulire il nome di Hermione? Se qualcuno lo sa per favore me lo dica!


La frase finale è il motto riportato sugli stendardi di Mary Stuart, la sfortunata Regina di Scozia.

MILLENNIUM BUG - From New York to London and BackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora