"te la sei fatta? Cazzo Dean ma che combini?" Continuo a guardare la strada mentre guido.
"Non so cosa mi è preso, ma quando sono con Ariel non riesco a controllarmi." Sam non sembra molto d'accordo.
"Ti ricordo che avete un accordo. Se questa storia del sesso va a finire male ti sputtana con tuo padre."
Sorrido.
"Non lo farebbe mai. E per fare contento lui che ha accettato il matrimonio."
Mi guarda confuso.
"In che senso scusa?"
"Pare che abbiano instaurato un bel rapporto."
" Se lo dici tu... Comunque si vede che questa ragazza ti piace."
"Ma che dici? Sono mesi che non scopo e la carne e carne. Mettici che è anche una bellissima donna."
Mi guarda e sorride.
Arriviamo nel mio ufficio ma ci trovo una sorpresa indesiderata.
"Olivia. A cosa devo questa tua visita?" Accavalla le gambe in modo seducente ma a me non fa nessun effetto.
" Sono venuta per congratularmi con te. E per cercare di metterti sulla retta via."
"Retta via? E saresti tu?" Sorride.
" Siamo come la a e seta. Non c'è storia e lo sai..."
" No. Su questo hai ragione. Non c'è paragone lei è mille volte meglio."
Il suo sguardo si incattivisce.
" Pensaci bene. Te ne pentirai."
" Quando e se sarà saranno problemi miei."
Si abbassa per prendere la borsetta. Indugia qualche secondo abbassata sotto la scrivania.
Poi si rialza ed entra Ariel. Il suo sguardo cambia in un secondo.
"Buongiorno" dice austera.
" Tesoro buongiorno."
Gli vado incontro dandogli un bacio sulla tempia.
"Buongiorno Ariel. Sono passata per salutare, e a fare dinuovo tanti auguri all' ex scapolo più ambito di New York."
"Si certo gli auguri. Io vado di la se hai bisogno chiami."
Esce senza nemmeno rivolgermi uno sguardo.
"Permalosa la ragazza."
Faccio cenno con la mano indicando la porta.
"Ora vattene per cortesia. Ho un cliente."
Si alza e afferra la borsetta.
"Certo. Ci vediamo presto."
"Anche no."
Chiudo la porta e aspetto Connor.
Lo faccio accomodare insieme a Sam e chiamo Ariel al telefono per farmi portare i documenti.
Non vedo l'ora che la giornata finisca.
Ariel entra tipo automa e mi lascia il fascicolo sulla scrivania non notando i miei ospiti. Si gira per andarsene quando Stefan scatta in piedi attirando la sua attenzione.
"Ariel! Che piacere rivederti."
La fissa da capo a piedi e il mio sguardo passa da uno all'altro osservando bene tutta la scena.
"Stefan. Piacere mio." Gli sorride e sembra che si conoscono.
"Allora lavori per lui? Così so dove trovarti."
Gli strizza l'occhio.
"Certo quando vuoi mi..." Mi alzo di scatto.
"Puoi andare Ariel."
Dico alquanto infastidito.
Mi fissa e vedendo il mio mal umore fa cenno di si con la testa.
"Ok.ok." prima di uscire si ferma e si volta.
"Arrivederci Stefan." E chiude la porta.
Giro la scrivania in fretta per mettermi davanti a lui.
"Amico conosci quella ragazza?"
"Si. E tu? Come la conosci?"
Si alza e si accende una sigaretta.
"Te lo volevo dire una volta finito il tutto. L'ho incontrata questa mattina in ascensore, cazzo sono rimasto fulminato
E così sexy..." Stringo i pugni.
"Quindi?"
" Visto che la conosci potresti darmi il suo numero?"
Il mio sguardo deve essere cambiato perché vedo Sam scattare in piedi e venire verso di me. Ma io sono più veloce.
Afferrò Stefan per la giacca.
" Quella è la mia futura moglie."
Stefan spalanca gli occhi, mentre Sam cerca di sottrarlo alla mia presa.
"Tieni mani e occhi lontano da lei." Sam riesce a staccarlo dalla mia presa.
"Hei amico calmati okay? Stefan non lo sapeva."
Si risistema la giacca.
" Dean ti giuro non lo sapevo. Ho visto che non aveva nessun anello e quindi ho pensato fosse libera."
Mi passo le mani infuriato tra i capelli.
"Nessun anello?"
"Giuro Dean. Altrimenti non ci avrei mai provato."
"Cazzate tu non ti fai scrupoli. Ti conosco."
Perché si era tolta l'anello? E soprattutto perché sento questo malessere addosso?
"Sparisci Stefan. Ne riparliamo un altra volta." Acconsente con dei movimenti del capo e va via.
"Tu sei fuori di testa. Ti rendi conto che quello è un cliente importante?"
Sam sembra alquanto preoccupato.
"Tranquillo. Ti assicuro che non ci abbandona. La nostra società cura l'immagine dei magazzini Connor da anni sempre con grande successo."
E poi in questo momento me ne sbatto.
"Sei fottuto amico. Ormai sei cotto."
Sbatto il portapenne contro il muro scagliando penne e matite ovunque.
"Meglio che vada. Ci sentiamo dopo quando ti sarai calmato."
"Si. Chiudi la porta e di ad Ariel di venire nel mio ufficio." Rabbia, ira e cos'altro ancora ho dentro non lo so. Emozioni nuove e contrastanti mi contorcono le budella, spaccherei ogni cosa.
Dopo dieci minuti sento bussare alla porta dell'ufficio.
"Dean mi cercavi?" Entra con quell'aria strafottente come se non fosse successo nulla.
Il mio occhio cade subito sull'anulare e effettivamente noto che non c'è l'anello.
"Si. Se non sei troppo impegnata a fare la civetta con i clienti."
Mi guarda con occhi spalancati grandi e profondi.
"Quale è il tuo problema? Questa mattina sei alquanto agitato." Si siede difronte a me.
"Dove cazzo è il tuo anello?" Raddrizza la schiena.
Un mix di paura e ansia le attraversa il viso.
"Allora?" Dico alzando un po' il tono della voce.
"L'ho tolto."
"Come scusa?"
"L'ho tolto, l'ho messo in borsa. È molto costoso se lo perdessi non potrei ripagarlo."
Ma non è molto convinta di quello che dice.
"Non mi interessa nulla di quel fottuto anello. Voglio solo che lo indossi. Vallo a prendere."
Si agita sulla sedia.
" Dopo lo indosso."
Sbatto la mano sulla scrivania.
"ADESSO!"
giuro che sto perdendo la pazienza.
" Non c'è l'ho..."
"E dov'è?"
"Non lo so! Ieri stavo preparando un impasto l'ho tolto e appoggiato sul mobile in cucina ma non lo trovo più. Giuro che te lo ripago."
La guardo sbigottito.
" Non voglio che me lo ripaghi."
Scatta in piedi.
E allora perché diavolo mi stai facendo il terzo grado sul fatto che non lo porto?"
Sono esasperato.
"Perché? Perché così coglioni come Stefan ti stanno alla larga."
La guardo meglio ed oggi è vestita in modo molto sexy con un abito blu che la fascia perfettamente.
"E tu pensi che un anello possa impedire ad un uomo di corteggiare una donna?"
"No. Ma almeno dice all'uomo in questione che sei impegnata. E magari ci pensa due volte prima di fare strani pensieri su di te. L'anello serve a dire che sei MIA!"
Mi guarda in silenzio.
"Tua?" Faccio cenno di si con la testa.
Pensare che un uomo soltanto la guardi mi fa infuriare.
"Io non sono tua. Io non appartengo a nessuno, tantomeno a te."
Mi avvicino a grandi falcate. Ne bastano due per torreggiarla e fissarla nei suoi occhi.
"Tu sei mia."
Rimane ferma.
"Tu sei pazzo."
Vero. Sono pazzo. Pazzo perché la cerco in continuazione, la voglio, mi manca quando non la vedo.
"Si forse lo sono. Ma non voglio che nessuno oltre me ti sfiori..." Rimane senza parole.
"Dean stai delirando. Non sai quello che dici."
Le porto un braccio attorno alla vita e la stringo a me rimanendo con le fronti unite.
"Solo. Mia." Cerca di spostarmi ma è tutto inutile. E come creta nelle mie mani.
"Sei diventata un ossessione ripenso ad ogni minimo particolare di quella notte e a quanto mi hai fatto impazzire."
"È uno scherzo vero? Dean tra di noi non c'è nulla. E tutto una finta, una recita per arrivare ai reciproci obbiettivi. Se complichiamo tutto con il sesso ci faremo soltanto del male. Quando avrai preso il posto di tuo padre non ci sarà più un noi." La stringo di più.
Le mie labbra si poggiano delicatamente sulle sue. La sento premere sotto le mie mani.
" No. Non è più così per me. Qualcosa è cambiato. Non so cosa sia ma io ti voglio."
La baciò famelico, e lei ricambia.
Sembro una piovra le mie mani percorrono ogni centimetro del suo corpo fino ad arrivare tra le sue pieghe umide.
Getta la testa all'indietro in preda al piacere.
Senza lasciarle un attimo di tregua dalle mie mani, la faccio indietreggiare fino alla scrivania. Scaravento i vari fascicoli e altro per terra e la faccio stende su di essa con la schiena.
" Dean ci faremo male."
"Io ho bisogno di questo dolore Ariel. Disperatamente."
Lascio una scia di baci lungo tutto il suo corpo soffermandomi poi nelle sue parti intime.
Geme, si contorce, ed urla dal piacere.
"Zitta o ci sentiranno."
Mi prende la testa e spinge sempre di più il mio viso mentre la assaporo fino a quando non viene con un verso profondo che cerca di mascherare tappandosi la bocca.
Mi alzo e mi posizioni tra le sue gambe.
Mi abbasso i pantaloni e libero la mia erezione.
La vedo passarsi una lingua in modo sensuale sul labbro, i suoi occhi sembra che luccicano.
"Mi dispiace ma devo essere veloce. Ci potrebbero scoprire."
Non le do neanche il tempo di parlare che la penetrò.
A ritmo serrato sono dentro di lei incapace di fermarmi.
Alzo una gamba e la posiziono attorno la mia vita, mentre con l'altra le stringo un seno, mentre l'altro sbatte al ritmo dei miei colpi.
" Vieni con me."
Annuisce e si spinge sempre di più finché non no siamo fusi in un unico ritmo, esplodiamo di piacere.
Mi sento svuotato da tutto quello che mi dà ansia quando sono con lei. Sono più sereno.
"Ariel. Io..." Si alza di scatto. Il suo sguardo cambia in un secondo.
"Ho capito vado via. È una vendetta per come ti ho trattato l'altra volta? Si sistema mentre parla con me.
Le afferrò un braccio e le accarezzo il viso.
"Non hai capito."
"Invece di si. Dimentico che tutto quello che c'è tra me e te è una recita."
La attirò a me.
"No. Io non credo più di essere sicuro che sia tutto finto."
Si gira a fissarmi.
"Dean che cosa..." La abbraccio.
"Credo di provare qualcosa per te."
"Io..."
"Ti prego dimmi soltanto che ho una chance."
Sorride.
"Si. Anch'io da qualche settimana penso a te in modo... diverso."
La baciò appassionatamente. Pensando che forse per una volta nella vita si può rischiare.
"Restiamo qui sta notte."
"Ma abbiamo due case a disposizione."
"Lo so ma devo lavorare. Resta con me."
****
Mi alzo verso le 6.
Ho dormito soltanto un ora.
Ariel è andata nel suo ufficio per cambiarsi e darsi una sistemata.
È stata una notte fantastica.
Tra un documento e l'altro abbiamo fatto l'amore quasi tutta la notte, e dormito soltanto un ora, ma non sono per niente stanco.
Alle otto i primi dipendenti iniziano ad arrivare.
Ariel è uscita a prendere la colazione.
"Buongiorno."
Olivia fa capolino nel mio ufficio.
"Buongiorno. Cosa ti porta qui di buon ora?" Sorride.
"Sono venuta a prendere una cosa che mi appartiene."
Va verso la scrivania e con la sua compostezza si abbassa e tasta il sotto della scrivania.
Prende qualcosa e si rialza.
"Ma che diavolo fai?" Nelle mani stringe un piccolissimo registratore digitale.
" L'ho preso solo per avere una copia in più. Ma ho tutto registrato a casa."
"Ma di cosa parli?"
"Parlo del fatto che su questo nastro c'è la confessione di tutto quello che sospettavo. Voi fingete."
A quelle parole mi si gela il sangue.
" Dammi quel registratore." Con disinvoltura me lo appoggia tra le mani.
"Fai pure tanto ne ho una copia."
"Che cosa vuoi?" Gli dico serrando i denti.
"Te. Voglio che mi sposi. Altrimenti racconto tutto a tuo padre "
Vorrei farla sparire dalla faccia della terra.
"Non lo farò mai."
" E allora preparati a perdere tutto questo. Il lavoro, la stima di tuo padre, tutto! Pensaci Dean inventa qualcosa e molla quella."
Apre la porta e se ne va.
Mi lascia lì con il cuore a mille e la paura di essere fottuto da una stronza di prima categoria.
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Maledetto il giorno che ti ho incontrata.
Literatura FemininaAriel intrappolata in un rapporto ormai monotono, cerca la sua indipendenza ormai persa da tempo. Ma per farlo deve lasciare Steven. Quando finalmente ha un colloquio di lavoro importante, si imbatte in Dean un socio di Steven, arrogante e prepotent...