L'AMORE NON ESISTE

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"No! Non ci credo." Cristal mi guarda con la bocca spalancata, mentre io gioco con l'ombrellino del mio margarita.
"E già... non solo il colloquio era con lo stronzo. Ma Steven non ha detto una sola parola per proteggermi." Si riprende e appoggia i gomiti sul tavolo e mi fissa.
"Tralasciando lo stronzo... Ariel devi prendere una decisione. Vuoi davvero passare la vita con un uomo così?" Mi blocco all'improvviso ripenso a tutto .
Eravamo così felici. Per mesi mi ha fatto una corte spietata tutto era perfetto. Poi con la convivenza è cambiato, come può una persona dimenticarsi di tutto quello che ce stato?
"Hai ragione. Portami a casa. Devo assolutamente parlare con Steven."
Durante il tragitto penso a mille modi per dirgli che è finita.
"Arrivate" Cristal ferma la macchina nel vialetto, e noto che la macchina di Steve e già li.
"Ok. Devo solo entrare e spiegargli tutto. Lui capirà..." l'ansia mi pervade l'anima. Mi sento una stronza.
Ma come andare avanti così? Ricordo mia nonna quando diceva: "piccola mia guardami. Se qualcuno non ti mette al centro del suo mondo significa che lui non è quello giusto. Vale la pena restare con una persona soltanto per non farla soffrire? Guarda me. Sono stata con tuo nonno per ben tanti anni per non far star male nessuno, e l'unica che ha sofferto sono stata io. Soltanto ora a 70 anni ho trovato il mio universo." E certo non volevo trovare il mio a 70 e passa anni.

"Rilassati. Parlagli sinceramente. Ci resterà male ma con il tempo capirà." Annuisco ed apro la portiera.
Saluto Cristal e vado verso l'entrata.
Il mio sguardo cade verso l'entrata del garage e noto una macchina che non conosco... e che macchina.

Una jaguar F-Type grigio metallizzato.
Entro in casa e davanti a me trovo una tavola apparecchiata favolosamente. Un profumo strepitoso arriva dalla cucina.
"In effetti e da sta mattina che manca forse meglio che la chiamo." Sento la voce di Steven. Ma con chi sta parlando? Mi avvio verso la cucina mentre il mio telefono comincia a squillare. Mi affaccio.
Nella mia cucina ce quel Dean appoggiato al MIO bancone che sorseggia tranquillamente vino. Ha una camicia blu con le maniche arrotolate, le aderisce perfettamente al corpo scolpito, pantaloni classici neri che gli cadono sui fianchi perfettamente. Per quanto voglia ucciderlo devo dire che è un gran pezzo di manzo.
"Ah. Eccoti, ma dove diavolo eri finita?" Lascio cadere la borsa. Mi porto le mani ai fianchi e li fisso.
"Ti sei accorto soltanto ora che manco? A cosa devo questa cena? E soprattutto lui che ci fa quì?" Lo vedo mentre quel demente alza gli occhi e sorride.
"L'ho invitato a cena per chiedergli scusa di come ti sei comportata questa mattina. E comunque buonasera anche a te amore." Cosa?
"Aspetta. Tu hai invitato lui qui dopo il modo in cui mi ha trattata?" Viene verso di me e mi sussurra all'orecchio: "era il minimo. Io ci lavoro." Finge di darmi un abbraccio.
"Certo... io cosa sono in fondo?" Dean posa il bicchiere e viene verso di me.
" se ti da fastidio vado via..." è davvero un bell'uomo. Incrocia le braccia e i muscoli delle braccia e del petto si gonfiano e sembra che la camcia voglia scoppiare, mentre i suoi occhi non lasciano i miei, sfrontati in attesa della mia risposta. Peccato che sia così stronzo. Vengo investita dal suo profumo. Ma prima che potessi dire una sola parola Steven interviene.
" ma quale fastidio figurati
Amore è quasi pronto perchè non vai a cambiarti?" Lo fulmimo con lo sguardo.
"Certo." Mi sfilo i tacchi e mi giro per andarmene di sopra. Questa storia deve finire
Prendo il cellulare dalla borsa e faccio il numero di Cristal. Ma sfortunatamente non risponde.
Le mando un messaggio dove gli dico di richiamarmi al più presto.
Decido di usare il bagno di servizio perchè ho bisogno di un bagno caldo la doccia non risolverebbe nulla.
Sfilo il vestito e rimango soltanto con gli slip di pizzo. Mi fisso allo specchio.
Ho il viso stravolto, stanco, sono tesissima.
Sciolgo i capelli e mi ricadono sui seni.
Ho bisogno di rilassarmi.
Riempio la vasca, mi sfilo l'intimo e mi immergo.
Il calore dell'acqua mi avvolge.
Istintivamente la mano scende verso le mie parti intime.
Inizio a massagiarmi.
Sono settimane che non ho un orgasmo come si deve.
Butto la testa indietro verso il bordo della vasca mentre aumento sempre di più il ritmo. Il piacere inizia a farsi sentire.
Mi stringo un seno con l'altra mano nentre il bagno si riempie dei miei gemiti.
Ed eccolo che arriva, forte ogni parte del mio corpo vibra mentre l'orgasmo si fa spazio. "Si cazzo!" Soddisfatta dopo settimane di finti orgasmi e molto più rilassata mi godo il momento.
"Complimenti!" Una voce profonda e eccitata mi fa alzare di scatto.
" se fossi Steven farei aspettare gli ospiti pur di farti rilassare a dovere." Dean e appoggiato allo stipite della porta con gli occhi pieni di desiderio.
"Tu che ci fai li?" Sprofondò fra la schiuma dalla vergogna.
"Steven mi ha detto di usare il bagno di servizio... che Dio lo benedica!"
Prendo la bottiglia di shampoo ormai finita e la tiro nella sua direzione.
"Sparisci pervertito!"
Scansa il flacone agilmente e alza le mani.
" ok. Ok. Non ce bisogno che ti scaldi. Se cambi idea io sono di sotto." Dice andandosene con una risatina.
"STRONZO" urlo. E poco importa se Steven mi sente.
Infuriata da morire mi asciugo e indosso una tuta, faccio una coda alta e prendo il telefono. Di Cristal nemmeno l'ombra.
Scendo le scale e li veodo accomodati a bere un ginger.
"Finalmente!" Esclama Steven.
"Ci hai messo una vita cos'hai fatto? quì e tutto pronto." Lo stronzo al sentire quelle parole gli viene da ridere e sputa un pò del ginger.
"Che ho detto?" Chiede Steven incuriosito dalla reazione.
"Niente mi è venuta in mente una cosa divertente. Comunque è normale, aveva bisogno di rilassarsi, la cena non scappa." Lo fulmino con lo sguardo mentre il mio volto diventa livido.
"Si! Ma non credo siano affari tuoi " Steven alza gli occhi al cielo e si alza.
"Vado a prendere la cena." Si allontana per andare in cucina.
"Spero adesso che sei rilassata." Dice sorridendo ma in modo malizioso senza staccare gli occhi dai miei.
"Non sono affarì tuoi. Pensa ad affogarti con il cibo ed a sparire più in fretta che puoi."
"Certo principessa. La sua finezza la contraddistingue " alza il bicchiere ormai vuoto verso di me.
Per tutta la cena non ho proferito parola, neanche quando il bastardo lanciava frecciatine sull'accaduto. Li guardavo mentre parlavano di lavoro e sport.
"Allora... ci penserai?" Alzo lo sguardo e lo fisso.
"Come scusa?"
"Verrai a lavorare per me?" Spalanco gli occhi.
" sicuro? Non hai detto che ero incapace e che avresti fatto tutto da solo pur di non avermi tra i piedi?" Sorride.
"E vero... abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Ma mi farebbe molto piacere, DOPO QUESTA SERA se tu accettassi di lavorare per me." Pronuncia quelle tre parole con più enfasi, e lo fa di proposito.
"No grazie! Poi Steven non vuole che io lavori." E ora di sfoderare la carta Steven.
"Ho cambiato idea. In fondo con Dean sarei tranquillo. Per me non ci sono problemi." Lo fulmino.
"Sarà soltanto per tre mesi e mi faresti un enorme favore. Poi lo stipendio è ottimo "
Mi alzo.
" non ho bisogno di soldi."
"Certo! Spende i miei." Dice Steven mentre si alza per portare le bottiglie vuote sul bancone.
Ecco perchè noi donne dobbiamo sempre imparare ad essere indipendenti. Perchè appena ne avranno occasione ti rinfacceranno fino all'ultimo centesimo.
"Ti ricordo caro, che sei stato tu a farmi lasciare il lavoro dopo mesi che insistevi nel farmi trasferire qui per starti vicino." Ho i nervi a fior di pelle.
"E sei stato sempre tu a dire che non c'era bisogno di fare da pendolare tutti i santi giorni e quindi di restare a badare questa cazzo di casa." Il suo viso diventa di tutti i colori come la tovaglia.
"Non ce bisogno di aggredirmi. Pensavo che la cosa ti stesse bene."
Rido istericamente.
"Ma se ieri ti ho detto che avevo un colloquio e hai sclerato."
D'un tratto ci ricordiamo di Dean, è seduto sulla sedia mentre ci guarda con sguardo imbarazzato.
"Meglio che io vada. Ariel se..." lo blocco con la mano.
"Accetto. Domani mattina alle otto sono in ufficio.
"Ok allora ti lascio la chiave elettronica per..." La strappo letteralmente dalle sue mani.
"Grazie. Buona notte." Non do il tempo di replicare a nessuno e salgo le scale come una furia.
Prendo la valigia e metto tutte le mie cose alla rinfusa.
Ho aspettato anche troppo.
"Che fai?" Steven entra in camera e mi prende dei vestiti dalle mani.
"Lasciami stare." Toglie i vestiti dalla valigia.
"Ma sei pazza?"
"No! Sono stanca. Stanca di te e di tutta questa situazione." Mi guarda furioso.
"Quale situazione? Sono anni che lavoro sodo per darti tutto. Ed ora vuoi andartene?"
Riprendo i miei vestiti e li rimetto dentro chiudendo la valigia di scatto.
"Chi te l'ha chiesto? Chi? Ho lasciato tutto per te. E come mi hai ripagata con solitudine e indifferenza, i tuoi maledetti soldi non servono a colmare le mancanze che hai nei mie confronti. Quindi puoi andartene al diavolo torno dai miei." Mi afferra per un braccio.
"Stai scherzando? Non fare la stronza. Vuoi buttare via tutto per un incomprensione? "
"FOTTITI! tu il tuo lavoro e i tuoi maledetti soldi che mi rinfacci ogni maledetta volta. Non ti amo più!" A quelle parole lascia il mio braccio.
"È così?" Mi guarda negli occhi.
"Si. Ora lasciami andare."
Prendo la valigia scendo le scale e indosso il giaccone.
"Sei soltanto una stronza. Scappa, brava. Solo questo sai fare." Esco e sbatto la porta dietro di me.
Lo sento inveire contro di me .
Ma in cuor mio mi sento molto più leggera.
Mi avvio lungo il viale e compongo il numero di Cristal ma risponde la segreteria.
"Hey... sono io. Verresti a prendermi? Ho lasciato Steven." Stacco la chiamata, mi siedo sulla prima panchina che trovo e accendo una sigaretta. Da oggi si cambia.

Maledetto il giorno che ti ho incontrata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora