Il giorno del compleanno di papà è arrivato.
"Dean?" Sento la voce di Ariel chiamarmi dall'altra stanza.
Chiudo il portatile e mi dirigo verso la camera.
La vedo seduta sul bordo del letto.
"Che succede?"
Mi fissa con i suoi occhi profondi.
"E sbagliato dire che ho una fottuta paura?"
"No! Ti confesso che anch'io me la sto facendo sotto."
" Tra due giorni ritornano i miei. Se qualcosa dovesse andare storto io non immagino che casino pianteranno i miei fratelli."
"Andrà tutto bene."
Le dico, ma non ne sono realmente convinto.
Anche se mio padre scoprisse qualcosa per me sarebbe finita.
Il suono di un messaggio sul mio cellulare richiama la mia attenzione.-ti consiglio di iniziare ad inscenare le vostre litigate appena arrivate qui.
Voglio essere clemente con voi, quindi questi due giorni cercate di essere convincenti.-Ariel mi guarda curiosa.
Getto il telefono sul letto e appoggio i gomiti sulle ginocchia passandomi le mani sul viso.
"Problemi?"
Sollevò lo sguardo per guardarla.
"Era lei. Mi ha consigliato caldamente di iniziare a inscenare liti d'avanti ai miei."
"Che stronza! Se potessi gli strapperei quei capelli uno ad uno."
La fisso con occhi spalancati.
"Ti prego, ci manca solo una rissa. E so che ne saresti capace."
Scoppiamo a ridere. Ma forse è più una risata di tensione che di divertimento.
" Avviso Sam che passeremo a prenderli tra dieci minuti."
Appena arriviamo salgono in macchina, ma la tensione è talmente tanta che nessuno parla.
Arrivati d'avanti alla baita della mia famiglia rimaniamo a fissarla per un tempo non definito, finché Sam non rompe il silenzio.
"Dobbiamo entrare e cercare di prendere quel registratore!."
Faccio cenno di si con la testa.
"E se ne avesse fatto una copia?"
La domanda di Cristal ci fa pensare ad un ipotesi che non avevamo considerato.
"La possibilità c'è. Ma dobbiamo tentare comunque."
Prendiamo coraggio ed usciamo.
Mio padre ci vede, e viene verso di noi.
"Ragazzi benvenuti."
"Auguri papà."
Sorrido cercando di non far vedere che sono nervoso.
Mi dà una pacca sulle spalle.
"È arrivata la mia cognatina finalmente." Mio fratello Sebastian saluta Ariel con un abbraccio.
"Hei Seb. Piano o la stritoli."
"Tranquillo fratello. Non le recherei mai un danno. "
Gli sorrido, e con un alzata di occhi mi fa capire che stava morendo dalla noia.
Vedo arrivare Olivia dalla parte opposta del salone, sfoggia un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Lentamente e con la faccia di chi è estremamente soddisfatta, si avvicina a noi.
"Caro. Come va?"
La guardo senza proferire parola.
Si avvicina con la scusa di salutarmi e si avvicina al mio orecchio.
"Fra dieci minuti vi aspetto in biblioteca. Non fatemi aspettare."
Poi con falsi convenevoli si congeda con una scusa.
Ariel mi prende il braccio e mi fa incamminare lontano dalla piccola folla che si era creata attorno a noi.
"Ed ora cosa vuole quell'arpia?"
E molto tesa, ma sfiderei chiunque a non esserlo.
"Non lo so. Ma lo scopriremo tra qualche minuto."
Mi guarda senza sapere di cosa io stia parlando.
Ci mischiamo tra la folla, salutiamo i vari ospiti.
Beviamo un bicchiere di champagne, sperando che smorzi la tensione, e ci dirigiamo verso la biblioteca.
Entriamo e ci chiudiamo la porta alle spalle.
"Bene. Bene. Finalmente siete arrivati. Accomodatevi."
Con le sue mani perfettamente curate, indica le poltroncine facendoci segno di sederci, come se fosse lei la padrona.
" Dimmi Olivia, cosa volevi dirci?"
Mi preparo al peggio. Dio solo sa di cosa sia capace questa donna pur di avere quello che vuole.
"Semplice. Lo sai, ci conosciamo da ragazzini, nessuno ti conosce meglio di me, e so che quello che vuoi non è questo..."
Dice indicando Ariel con aria alquanto schifata.
"Brutta..."
Ariel scatta in piedi ma io la trattengo per un braccio facendola risedere.
"Dicevo... Lei non fa per te. Io sono quello che ti serve. Ormai questo gioco non regge più. Devi troncare questa sceneggiata ora che sei ancora in tempo. Io sarò più che felice di prendere il suo posto."
Accavallo le gambe e mi appoggio allo schienale fissandola con un mezzo sorriso.
"Hai ragione D'altronde tu sai perfettamente cosa voglio Giusto?."
Ariel si gira di scatto verso di me.
Ha gli occhi spalancati e uno sguardo misto tra lo sgomento e lo schifo.
"Hai intenzione di assecondarla?"
Il suo sguardo non lascia mai il mio. Mi sento disintegrare sotto il suo peso.
Cerco di ricompormi e distolgo lo sguardo.
"Ariel. Olivia ha ragione. Dobbiamo inscenare una rottura altrimenti dopo sarà peggio."
"Non ci credo! Adesso mi abbandoni pensando soltanto ai tuoi interessi. In questa barca c'eravamo entrambi, io ti ho aiutato."
È furiosa.
Olivia le si avvicina e si ferma proprio dietro le sue spalle.
"Ascolta Ariel. Sei stata una pedina, una scopata, ma Dean ha bisogno di altro di una persona che sappia muoversi nel suo ambiente. E tu mia cara non ne saresti capace."
Stringe i pugni e mi fissaa ancora una volta sperando in un appiglio da parte mia.
"Allora è così. Non controbbatti neanche una parola?"
La delusione nei suoi occhi è tanta.
Abbassa il capo, scuote la testa cercando di trattenere le lacrime.
Ma poi alza la testa fiera come una leonessa.
Non parla per qualche secondo che sembra un eternità.
"Va bene. Facciamo come vuoi."
Olivia unisce le mani e sorridente va a sedersi dietro alla scrivania di mio padre.
Devo restare calmo.
Ogni cosa a suo tempo.
" Vedi che se vuoi ragioni? Ma non preoccuparti, tu ti sei prestata a questo gioco e ovviamente non te ne andrai a mani vuote."
Stringe i pugni fino a che non gli diventano bianchi.
" Una volta che il posto di CEO sarà mio ti sistemerò per ringraziarti del tuo aiuto."
Dopo le mie parole Ariel si alza e mi guarda dritto negli occhi.
"Ho capito. Se questo è tutto io vado. Quando saremo di là inizieremo l'ennesima sceneggiata ed ogniuno per la sua strada."
Olivia annuisce e gli sorride.
Ariel gli volta le spalle e sparisce oltre la porta.
Mi alzo versandomi un bicchiere di scotch, sperando non si accorga della tensione che avvolge ogni centimetro del mio corpo.
"Bene allora siamo d'accordo, io vado."
Mi abbottono la giacca e chiudo questa conversazione.
Ho bisogno di uscire di qui.
Mi sento soffocare.
" Mi raccomando." dice molto fiera della riuscita della sua impresa.
Annuisco pensando a quanto mi faccio schifo.
" Dean?"
Mi giro contro voglia a guardare dinuovo quella faccia che vorrei prendere a pugni.
"Si?"
"Imparerai ad amarmi "
Nei suoi occhi c'è la vittoria, ma anche la consapevolezza che questo non accadrà mai se non per i suoi ricatti.
Mi volto senza dire un parola, richiudo la porta alle mie spalle e mi passo le mani nei capelli tirandoli forte.
Vorrei spaccare qualcosa ma devo assolutamente calmarmi.
Tornato in me mi incammino per trovare Ariel.
Giro come un pazzo fra gli invitati per cercarla. Guardo in ogni angolo della sala e del giardino ma di lei nessuna traccia.
" E di sopra genio."
Mio fratello mi sbuca alle spalle.
"Cazzo Sebastian."
Mi fissa come se fossi un mostro.
" Cose le hai fatto? Era un uragano di rabbia in carne ed ossa."
Cazzo! come minimo mi strappa le palle.
" Niente!"
"Si certo. Buona fortuna."
Mi affrettò a salire le scale che portano alla terrazza mi guardo intorno senza vedere nulla, poi finalmente la vedo.
Avvolta in una coperta, e seduta su un divanetto al gelo, la vedo con il suo sguardo perso nel vuoto.
Mi avvicino lentamente.
Preparandomi a subire la sua furia.
"Ariel..."
Si volta a fissarmi. Rabbia e odio guizzano dai suoi occhi ed è tutta rivolta al sottoscritto.
"Sparisci!"
Volta velocemente il viso dall'altra parte per evitare il mio sguardo.
"Ariel ti prego ascoltami."
Si alza e viene verso di me.
I suoi capelli color rame riflettono i bagliori della luna che imponente fa da sfondo alla sua figura esile.
" Quando tutto questo sarà terminato, non voglio vedere più la tua faccia neanche da lontano."
Fa per andarsene ma la afferro per un braccio facendola voltare verso di me.
"Lasciami subito. Prima che il tuo essere viscido, manipolatore e arrivista mi contagi. Usi le persone a tuo piacimento e poi gli volti le spalle."
La lascio andare mentre lei si massaggia il braccio.
" Tu non capisci. Non è come credi." cerco di spiegare tutto, ma e come se ci fosse un muro tra noi.
"E com'è Dean? Non ci vuole molto a capire che mi hai piantata in asso in due secondi per il tuo fottuto posto di CEO. Questa cosa doveva essere a vantaggio di entrambi e invece lo è stato soltanto a tuo favore. Ma d'altronde cosa mi aspettavo da te?"
Tremo. Le cattiverie che sta sputando fuori in altri casi non mi avrebbero toccato minimamente. Ma con lei non so perchè mi turbano.
"Quando hai finito di buttare merda su di me ascoltami un attimo. Era tutta una finta."
Incrocia le braccia sotto al petto e sorride in modo ironico.
" Si certo una finta!"
Si volta tornando a sedersi sul divanetto.
"Si. Dovevo assecondarla per prendere tempo. Ci serve tempo per organizzarci e per prendere il suo PC. La cameriera che lavora per lei ha detto a Sam che ha trasferito le cose del registratore digitale sul suo portatile perché si era rotto e lo ha mandato in assistenza."
Ascolta e soppesa ogni mia singola parola.
"Ascoltami bene. Qualunque cosa ci sia stata fra me e te deve finire qui."
Tutto si ferma.
"Come? E questo cosa significa?"
Ha gli occhi puntati nei miei, ma vedo soltanto indifferenza, distacco.
"Significa che quella stronza al piano di sotto aveva ragione. Io e te siamo due mondi paralleli, abbiamo ceduto per la fottuta mancanza di sesso e ci siamo divertiti, ma adesso se vuoi che tutto questo continui deve essere soltanto un rapporto esclusivamente lavorativo per i nostri obbiettivi. Come in fondo era stato pattuito"
Deglutisco. Il mio orgoglio si sente ferito, credevo che poteva esserci qualcosa in più.
Senza mostrare la mia delusione inspiro profondamente.
"Va benissimo. Appena tutto sarà finito ognuno per la sua strada."
"Perfetto."
"Perfetto!"
Esclamo a mia volta.
Scendo le scale e appena sono fuori dal suo raggio visivo tiro un cazzotto al muro.
Se è questo che vuole, la accontenterò.
Infondo ci sono mille ragazze che scopano divinamente e sono mille volte più belle di lei.
E domani libera uscita.
La serata passa tra canti, regali e chiacchiere.
Io ed Ariel insceniamo qualche piccola litigata per fare star buona Olivia.
" Dean."
La voce di Sam arriva alle mie spalle.
" Ho trovato il pc. E' nello studio di tuo padre. Prima l'ho vista li intenta a scrivere."
" Dobbiamo muoverci."
Lancio uno sguardo a Ariel e gli faccio cenno si seguirmi.
"Cosa vuoi?"
"Abbiamo trovato il PC"
Beve tutto in un sorso il suo flute di champagne.
" Cosa dobbiamo fare?"
La fisso per qualche aecondo, poi torno in me.
" Io distraggo la stronza. Tu ti introduci nell'ufficio e cerchi il file con l'audio nelle varie cartelle."
Spalanca gli occhi .
"Ma dico sei scemo? Sai quante cartelle ci saranno?"
"Dobbiamo tentare Ariel. Ora o mai più."
Lancia il bicchiere nel giardino, si liscia il vestito e solleva la testa.
La guardiamo divertiti.
" Ok. Muoviamoci!"
Lei si dirige verso l'interno della casa e sparisce tra la folla.
Rientro.
Vedo che Olivia mi osserva compiaciuta.
Si avvicina con due calici nelle mani.
"Bene vedo che vi siete calati perfettamente nella parte"
Allungo una mano per prendere un calice e lo alzo a mo di brindisi.
"A noi!" Esclamò con un sorriso finto di circostanza.
"Addirittura? Ti sei convinto abbastanza in fretta."
Faccio un sorso e lascio il calice sul tavolino.
"Sai.."
Mi avvicino a lei e mi appoggio al muretto del vialetto.
" Gli affari, la carriera, e tutto il resto sono molto più importanti di una donna.
Dio solo sa quanto ho sgobbato per prendere un giorno il posto di CEO. E poi non mi è andata neanche male." faccio scivolare il mio sguardo sul suo corpo.
Mi guarda curiosa.
Le appoggio una mano sul viso.
" Alla fine ho anche una bella donna da scopare tutte le sere."
Emette un gemito.
Si passa le labbra sulla lingua.
" Lo sapevo che avresti fatto la scelta giusta."
Mette entrambe le mani sopra al mio collo.
Lentamente si avvicina e fa per baciarmi, ma un trillo dal suo smartwatch attira la sua attenzione ed io tiro un respiro di sollievo.
Fissa prima lo smartwatch e poi me.
"Cosa c'è?"
Dico cercando di capire cosa stesse succedendo.
Si stacca freddamente.
"Scusa devo andare un attimo a controllare una cosa."
Il panico inizia a farsi sentire.
La cosa non mi quadra.
"Ok."
Le lascio spazio per passare.
La seguo con lo sguardo e vedo che imbocca le scale che vanno verso lo studio.
"Cazzo!"
Inizio a seguirla.
Cerco di contattare Sam ma il cellulare non prende.
Cazzo! Corro verso le scale in cima giro l'angolo e mi ritrovo d'avanti Olivia e Sam.
"Spostati!"
Olivia cerca di scansare Sam per entrare nello studio.
"Andiamo di fretta? Ti ricordo che non è casa tua."
Sam non ha intenzione di farla passare.
Se scopre Ariel siamo fottuti tutti e tre.
"Spostati devo prendere una cosa."
Si gira verso di me.
"Credevate di fottermi?"
Mi sento paralizzato.
Ma non perdo la calma.
"In che senso scusa?"
"Che ci fai qui?"
"Sam mi ha scritto un messaggio. Mi ha chiesto di venire qui."
Sam capisce al volo e asseconda le mie parole.
"Già. Ma il tuo amico non mi lascia passare." cerca ancora di spostarlo.
"Non puoi perché dentro c'è Ariel."
" E cosa sta facendo? Sta guardando il mio PC?"
Sam sorride. Ma percepisco il suo nervosismo da come sposta il peso da una gamba all'altra.
"Il tuo PC? E cosa dovremmo farcene?"
"E allora spostati." gli da uno spintone facendolo sbattere all'uscio della porta.
Nel momento in cui sta per aprire la porta dello studio, Ariel spunta fuori con un raggiseno in mano.
"Scusate ma ho dovuto toglierlo. Il ferretto mi stava bucando una tetta."
La guardiamo come due ebeti.
"Farò senza..."
Mi diventa duro all'istante.
Ma questo è uno dei momenti meno adatti.
" Spostati. Lo so che hai usato il mio PC. Mi è arrivata una notifica. Tra tanti posti proprio qui?"
Ariel mette le mani sui fianchi."E a cosa mi sarebbe servito ? Ho fatto contattare Dean per vedere se trovava la mia stola visto che il vestito è un pò trasparente. E sono entrata qui per prendere delle forbici, è vietato?" Olivia fissa Ariel con rabbia.
"Forse cercavate la registrazione?"
Ariel sbuffa.
" E per fare cosa? E poi avrei cercato un registratore non trovi? Ho soltanto spostato quel PC dalla scrivania, cercavo le forbici per sbarazzarmi anche dell'altro ferretto e l'ho spostato. E si è attivato lo schermo. Quel cesso già era aperto."
"Vedi? Sei sempre malfidente."
Esclama Sam alzando il bicchiere.
"Noi andiamo via. Ariel è stanca."
Iniziamo a scendere le scale.
Cristal ci raggiunge.
"Cazzo per poco non ci scopriva."
Dico sollevato almeno il parte.
" Già. Peccato che non abbiamo concluso nulla."
Sam è molto abbattuto.
Sa che bene o male perderà un cliente come mio padre.
"Non ne sarei così sicura."
Ariel si porta la mano all'interno della scollatura.
"Qui..."
Dice mostrando una pendrive.
" Ci sono tutte le cartelle che trovavo interessanti e le ho copiate. Poi vi mostrerò i loro bellissimi contenuti. Infine ho fatto la copia della cartella vendetta personale."
" Vendetta personale? "
"Già. Devo dire che è una volpe."
Scoppiamo a ridere.
Salutiamo tutti in fretta e furia.
Ci dirigiamo verso la depandance che sembra più una villetta.
Ci sistemiamo nelle camere e facciamo una doccia, dovremmo superare un altra giornata con i miei domani.
Dopo che siamo usciti da casa dei miei Ariel non mi ha detto una sola parola.
Aspetto paziente gli altri al piano di sotto per vedere i contenuti della chiavetta ma mi sento inquieto, dalla discussione con Ariel mi sento irritato, incazzato.
Domani ho bisogno di sfogarmi, di staccare la spina, domani la regola verrà infranta.
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Maledetto il giorno che ti ho incontrata.
ChickLitAriel intrappolata in un rapporto ormai monotono, cerca la sua indipendenza ormai persa da tempo. Ma per farlo deve lasciare Steven. Quando finalmente ha un colloquio di lavoro importante, si imbatte in Dean un socio di Steven, arrogante e prepotent...