«Dove cazzo ho messo le calze!» Strillo, correndo per casa, rovistando ovunque
«Quali?» mi chiede Sarah «Hai un negozio di intimo in camera!»
«I collant rossi effetto autoreggente!» urlo, mentre apro tutti i cassetti
«Li ho presi io!» risponde Nikki, lanciandomeli. Non le è ancora passata del tutto ma avrà tempo di sbollire mentre io non ci sarò. Tre settimane in giro per l’Europa, tutto pagato dal management dei Rammstein. Non avrei potuto immaginare una cosa del genere nemmeno nei miei sogni più vivaci. Controllo ancora una volta che tutte le fotocamere e l’attrezzatura sia a posto, poso il portatile e riapro la valigia dei vestiti. Mi sembrano pochi per ventuno giorni. Avremo una lavanderia? Dove dormirò? Dai Isabelle, poche domande e finisci ste valigie che alle tre passa il bus. Il bus. E io che pensavo che avrei viaggiato da sola. Il bus significa tre settimane in cui Till Lindemann avrà ogni occasione possibile di intavolare una discussione con me. Non credo mi dispiaccia, in fin dei conti.
«Sei ancora in tempo per non partire» mi dice Nikki, quasi offesa. «Ricordati che ci sono gli esami»
«Sticazzi gli esami, Nikki! Mi pagano sei volte più del solito!» rispondo, irritata. Come se la ragione fosse quella economica, poi. Avrei accettato anche a gratis. I treni passano una sola volta. E ANCHE I BUS! Il telefono suona, è Till. Cazzo, mi devo sbrigare.
«Ciao Till» rispondo reggendo il cellulare con la spalla
«Sei pronta? Stiamo passando a prendere Christoph, poi passiamo da te» mi annuncia, il tono molto allegro.
«Diciamo di sì. Dieci minuti e potete passare» dico, mentre cerco di chiudere la valigia. Merda, non si chiude. Con un cenno chiedo a Sarah di aiutarmi, mentre metto giù la chiamata. Troppi vestiti, probabilmente.
«O si chiude, o si chiude» rido, sedendomi sulla valigia.
«Stai portando tutta la casa dietro!» ride Sarah
«Ventun giorni, ventun outfit diversi!» rispondo. Che poi sono più di ventuno. Molti di più. Nikki sbuffa, sa che stavolta non l’ascolterò. Inizio a scendere, con l’aiuto di Sarah, portandomi dietro la valigia ed un borsone con l’attrezzatura. Ho le gambe che non mi reggono e non è soltanto l’entusiasmo: da quanto tempo non mangio?.
Veder arrivare quel tour bus immenso, nero come la peste, con il simbolo dei Rammstein stilizzato su un lato, quasi mi ferma il cuore. Sta succedendo davvero. La porta si apre e scende Till, con la sua assistente. Lo guardo nervosamente, mentre la sua assistente sistema le mie cose nel bagagliaio. Abbraccio Sarah, delusa da Nikki che ha deciso di non salutarmi.
«Fai buon viaggio e mi raccomando, sta attenta!» mi sussurra abbracciandomi
«No, non ti preoccupare. Salutamela. Spero smetta di essere… offesa» dico piano.
«Smetterà. Vuole solo il tuo bene. Vai, tesoro» mi dice, mentre si allontana e mi avvicino a Till. Sorride, sorride così tanto che posso vedere le sue fossette.
«Benvenuta nella famiglia dei Rammstein, Isabelle. Non immagini quanto mi faccia piacere» mi dice, guidandomi sul bus. Dio, non immagina quanto io sia nervosa. Il primo che vedo, seduto quasi vicino alla cabina di guida, è Oliver, il bassista. Ha un’aria amichevole, timida. Allunga la mano mentre mi dice «Piacere Oliv… »
« Oliver» lo interrompo «Sono Isabelle». Sorride, sapeva già che conoscevo il suo nome. Seduto dopo di lui c’è Flake, immerso nella lettura di un libro gigantesco. Solleva il viso dal libro, concedendomi un enorme sorriso, molto amichevole.
«Benvenuta, Isabelle» mi dice. Sempre provato molta simpatia per Flake. Un uomo timido, di poche parole, non può che suscitare il mio interesse. Vado avanti e scorgo Doom, il batterista belloccio, con un bellissimo bambino sulle gambe, seduto accanto ad una donna dai lunghi capelli scuri e dal viso incantevole. Doom ha una famiglia stupenda ed entrambi sono molto amichevoli con me, cosa che non mi sarei mai aspettata. Paul è seduto dall’altro lato, ma sta dormendo. Lo saluterò più tardi. C’è una zona nascosta, coperta da una tenda, dal quale arrivano rumori inequivocabili. Immagino chi ci sia ma cerco di non pensarci, è già tutto troppo imbarazzante. Trovo un sedile vuoto vicino al finestrino e mi sistemo, tirando fuori dalla borsa il mio kindle, leggerò un po’ e magari tra un po’ mi verrà anche sonno. Till però si siede accanto a me, con un libro di Dostoevskij in mano, guardando oltre la mia spalla per scorgere cosa sto leggendo.
«Irene Nemirovsky?» commenta Till.
«Si. È una delle mie autrici preferite.» rispondo pacata.
«Bisogna avere molta sensibilità per leggere la Nemirovsky, non ho dubbi che tu ce l’abbia. I libri dicono molto di noi» risponde, posando il tomo sulle gambe
«Prima il tè, adesso i libri…» commento, con un sorriso
«Tutto ciò che ti riguarda, mi parla» sorride
«Beh, dovrebbe essere così. Sai com’è, dai gusti di una persona si può capire moltissimo, sono totalmente d’accordo con te, su quello. Fanculo chi dice il contrario, evidentemente ha paura di cosa pensano le persone» rispondo, lo vedo ridacchiare alla mia parolaccia.
«Cos’altro ti piace leggere, Isabelle?» mi chiede, delicato
«John Steinbeck, Emmanuel Carrère, Joyce Carol Oates, Anais Nin …»
«Gusti raffinati! Io sono molto… classico» dice, tamburellando sul libro. Non avevo dubbi. Letteratura russa. Tutto molto affascinante, io adoro gli autori russi fatta eccezione per Nabokov. Spero non gli piaccia, non avrei belle parole per descrivere quel romanzo.
«Beh, lo vedo» sorrido «Non trovo personalmente nulla di sbagliato nel rileggere i classici che ci hanno formato in giovane età»
«Non molte persone la pensano come noi. Ormai sembra una gara all’ultimo libro letto» risponde
«Non per me. Non potrei stare un giorno senza leggere.» rispondo con sincero interesse
«Ho sempre letto tantissimo, fin da bambino. Beh, immaginerai, genitori scrittori…» disse, guardandomi negli occhi. Vuole DAVVERO parlare. «La scrittura è sempre stata fonte di terapia per me, sai? Prendi il dolore dalle viscere e lo spalmi su carta, diventa più facile analizzarlo»
«E anche metabolizzarlo, perché visto dall’esterno… fa meno paura» aggiungo io
«Bravissima. Si, fa meno paura. Perché lo saprai, meno sappiamo di qualcosa e più ci spaventa» spiega, sorridendo. Mannaggia, il mio cuore sta esplodendo da quanto batte veloce.
«Penso di essere diventata immune alla paura, se vuoi saperlo. Ho vissuto nella paura per tutta la vita, adesso non voglio più lasciarmi condizionare» rispondo. Il suo sorriso si allarga. Perché mi viene così naturale parlate con lui?
«Beh, io ritengo che la paura possa essere stimolante. Sai, io ero terrorizzato dall’idea del pubblico, tutte quelle persone lì per me…» continua, con enfasi
«Eppure…» lo interrompo, senza smettere di guardarlo negli occhi, con il respiro che si fa pesante
«Isabelle, non guardarmi così» sussurra a voce bassa
«Perché, ti mette a disagio?» chiedo, piano
«Al contrario…» risponde, con un tremito leggero nella voce. La sua mano si allunga sulla mia guancia, carezzandola piano. Dio, non mi aspettavo che la sua mano fosse così delicata, morbida come burro. Sento l’odore della sua crema mani, sa di mandorle e miele, respiro profondamente l’odore. E restiamo così, la sua mano contro il mio viso, i suoi occhi che si fondono ai miei.
«Parlami di te, Isabelle. Raccontami un po’ chi sei» mi invita
«Beh, non c’è molto da dire, effettivamente. Faccio il conservatorio, studio canto e pianoforte.» inizio
«Qualcuno ha detto pianoforte?» dice Flake
«Si, studio pianoforte» rispondo con un sorriso
«Se vuoi, ti posso dare una mano» si propone. Ma quanto è carino?
«Veramente lo suono anche io il pianoforte» risponde Till, guardando Flake. Sto per scoppiare a ridere.
«Mi mancano cinque esami e ho finito» rispondo seria «quasi quelli di canto lirico» ridacchio
«Come mai?» chiede Till
«Beh, io adoro cantare, anche se faccio abbastanza schifo» ridacchio «Solo che… soffro d’asma, quindi è tutto un mezzo casino»
«Siamo in due» dice Flake
«Mi dispiace, davvero» risponde Till
«Secondo me non fai schifo, sei solo come qualcun altro qui» dice Flake
«Lui?» dico indicando Till
«Esatto» risponde ridendo Flake. Mi sta già molto simpatico, non lo nego.
«Come faremo con la storia del playback?» chiede Doom, avvicinandosi
«Non ne ho idea. Forse dovremmo tornare a fare tutto live, ma ventiquattro canzoni… non so se ce la faccio ancora con la voce» risponde Till
«Ormai ci hanno sgamati, la cosa finirà dappertutto» sospira Doom, preoccupato
«Io lo avevo detto, era una pessima idea. Concerti più corti, maledizione! » esclama, preoccupato
«Dai, stai tranquillo. Un modo lo troviamo» lo rassicura Doom
«Richard che dice?» chiede Till
«Richard è nel privè da quando siamo saliti» ridacchia Flake
«Ma non può mettersi di sopra, nelle cuccette?» chiede Till, disgustato
«Ad Olga piace farlo da seduta, ha detto » dice piano Flake
«Chi è Olga?» chiedo sottovoce
«La nuova baby fidanzata di Richard. Non so se hai presente, il servizio fotografico che è uscito per gli Emigrate…» spiega Flake
«Ma è quella che ha posato nuda ad Auschwitz?» chiedo a bassissima voce
«Esatto, è lei. Nessuno di noi la sopporta» aggiunge Doom
«E Richard è completamente rincoglionito» commenta Till
«Ma totalmente. Si fa mettere i piedi in testa» aggiunge Flake
«È davvero stupidissima» aggiunge Doom
«Richard ha mai avuto una donna intelligente?» chiede Till
«Due, dai. Tatjana personalmente mi stava molto simpatica. Poi non dimentichiamo Margaux» risponde Flake
«Margaux era incredibile, così spiritosa e dolce. Mi è dispiaciuto quando è finita, andava così d’accordo con Ulrike» commenta Doom
« Ma lo sai com’è fatto Richard, se sono brave persone non gli vanno bene» risponde Till
«Si ma è insopportabile» aggiunge Doom
«Preferisco Minni» ride Flake
«Minni è il chihuahua di Paul. È con noi in questo tour. Se senti abbaiare, sta tranquilla. Di solito è mansueta.» spiega Doom
«Hai mai dormito in un tour bus?» chiede Flake, scuoto il capo leggermente
«La tua cuccetta è accanto a quella di mia moglie, abbiamo pensato che fosse più tranquillo per te dormire accanto ad un’altra donna» aggiunge Doom
«Dì la verità, è che sai che Till russa come un treno e non l’avrebbe lasciata dormire» ride Flake
«Russo davvero così forte?» chiede ridendo
«Si, non ho dubbi.» rispondo io, unendomi alle risate
«Non è perché ho i polmoni migliori dei vostri che mi dovete prendere in giro» ride. È assolutamente adorabile quando ride di gusto. Così adorabile da farmi arrossire
«Che c’è?» mi chiede, mentre sento di avvampare.
«Dai, è in imbarazzo totale» commenta Doom «Guarda il faccino»
«Ma sei piccolissima, quanti anni hai?» chiede Flake
«Ventinove» rispondo piano
«Ci togliamo trent’anni esatti, quindi!» risponde Till
«Li porti benissimo, io più di ventidue non te ne avrei dati» risponde Doom, con un sorriso
«Grazie» sorrido con dolcezza.
Si apre la porta del privè, che fino ad adesso era stata chiusa. Il primo ad uscire è Richard, in boxer, sorride a tutti ignorandomi di buon grado e si chiude in bagno. Pisciata post-sveltina? Vedremo. Come mi aspettavo, ne più ne meno, Olga viene fuori completamente nuda, ridacchiando come una Iena, mettendo in imbarazzo l’intero bus. Si siede sul primo posto vuoto accanto a noi, guardandomi male, in aria di sfida. La classica modella bionda come troppe ce ne sono, magra da prendere paura, con un’espressione spavalda e strafottente. No, non ho paura di lei, né della sua risata finta quanto la french manicure che Britney Spears portava negli anni 90.
«E tu? Sei la fotografa? Meno male che l’avete presa cessa, che altrimenti mi preoccupavo!» dice ridendo. Nessuno ride, sono tutti troppo immersi nella vergogna. Ma io sogghigno, pronta a farla piangere.
«Si, sono io. E sì, sarò anche cessa ma per lo meno non ho mai scattato un photoshoot soft porn in un sito di memoria della Shoah, ho rispetto del paese in cui vivo anche se non è il mio. Ti hanno mai spiegato che la bellezza è inutile se non è supportata da una buona dose di intelletto? Forse se inizi a sfogliare qualche libro invece che Marie Claire potresti addirittura scoprire che attaccare l’aspetto fisico di una persona è segno di immaturità, oltre che di scarsa intelligenza. Ti consiglio di farti i nemici in maniera diversa, ho un Q. I. da Mensa, una quasi laurea al conservatorio ed un posto fisso come fotografa di Metal Hammer, non ti basta agitare le tre ossa che ti ritrovi, con me, Olga.» stranamente, quella cagna non mi interrompe, né mi risponde. Si alza e se ne va, con aria sconfitta, mentre tutti mi osservano stupita. Till ha un’espressione mista di shock e orgoglio, Doom ha le mani tra i capelli, Flake ridacchia.
«BOOOOOOM!» urla Doom, dandomi il dieci con le mani
«Ma che cazz! Ma hai visto come ha chiuso il becco?!» esclama Till
«Nessuno l’ha mai messa a tacere in quel modo» aggiunge Flake
«Sei potente, ragazza!» ride Doom
«Cavolo, davvero» dice Till, con una pacca sulla spalla. La serata passa con troppo in fretta e la notte arriva in men che non si dice. Il letto della cuccetta è comodo, ma la mia insonnia non è d’accordo. Scendo dal letto piano, ascoltando il russare di Till. Mi piacerebbe sedermi accanto a lui, fargli le carezze, ma non posso. Scendo delicatamente al piano di sotto, aprendo la porta velocemente… e la do in faccia a qualcuno, merda!
Paul Landers è sul pavimento, ma ride, non è arrabbiato. Che imbarazzo, mio dio.
«Scusami! Ti prego, scusami!» sussurro
«Ma dai, colpa mia che stavo appoggiato alla porta! Sono Paul… tu sei Isabelle, vero? La nuova fotografa! Ti sei addormentata quando mi sono svegliato» mi dice, tirandosi su. «Ho fatto il tè, lo vuoi?» mi chiede.
«Si, grazie» sorrido. Dopo pochi minuti è come se lo conoscessi da sempre, iniziamo a parlare come se fossimo vecchi amici che non si vedevano da un po’.
«Non facevano che ripetermi di come l’hai lasciata a bocca aperta, non si è parlato di altro! Hai fatto bene, davvero» dice Paul, sorridendo. Ha un sorriso dolcissimo, di un bimbo in un corpo fin troppo cresciuto.
«Non sopporto l’arroganza, la saccenza, l’ignoranza» rispondo con fare sicuro.
«Nessuno di noi la regge. Era amica di Khira, la figlia di Richard, ma non si parlano più» mi spiega
«Cosa è successo?» chiedo, portando la tazza alla bocca
«Non hai notato quanto sia dimagrito Richard? Lo sta facendo fissare con l’aspetto fisico, lo riempie di paranoie. È sempre irritabile, fuma il doppio di prima, non si diverte più con noi. Ho onestamente paura, l’ultima volta che l’ho visto così siamo stati fermi dieci anni.» spiega con calma
«Spero davvero si lascino, non me la voglio sopportare tutto il tour» mi lamento
«Io come te. Non la reggo. Sei una ragazza forte, Isabelle. Sei diversa dalle altre che sono salite su questo tour bus prima di te, hai un atteggiamento totalmente diverso.» mi dice con un sorriso
«In che senso?» chiedo, un po’ stranita
«Pensi forse di essere la prima che con una scusa o un’altra si è unita al nostro tour per volere di Till? È sempre stato così, dagli inizi. Solo che la maggior parte erano… sciacquette, ragazze con poco talento e tanto interesse nello sfruttare il nostro nome ed i nostri soldi per un tornaconto personale. Tu non sei così, sei disinteressata, sei riflessiva. È per questo che voglio parlarti a cuore aperto». Cosa mai starà cercando di dirmi? Sospiro, non so se sono pronta.
«Dimmi tutto, ti ascolto» dico piano.
«Stai attenta, Isabelle. Stai molto attenta. All’inizio è sempre così, con tutti. È affascinante, sensibile, malinconico, colto, ti lusinga, ti conquista con quei modi bohemien, un uomo d’altri tempi. Poi giocherà con te, ti farà credere di essere importante, di essere speciale, finché non troverà un giocattolo più nuovo e più interessante, a quel punto ti getterà via come se non gli fosse mai importato». Lo immaginavo. Gelosia.
«E tu che ne sai?». Che odio la concorrenza tra uomini, ho sempre detestato trovarmici in mezzo.
«Lo so. Lo so perché…. Perché ha fatto così anche con me. Stavamo insieme, sai? Quasi due anni, bellissimi. Ma Till non cambia, dice sempre di voler cambiare ma non lo fa, dice sempre che smetterà di bere ma non smette, che smetterà di usare le persone ma non lo fa…» la sua voce inizia a tremare «Perché io credevo… che fosse la persona giusta per me, quello…per la vita. Quello che potesse durare per sempre. Ma mi ha tradito, non solo una volta. La carne è debole, diceva. Tradimento dopo tradimento, perdonavo tutto, con una ferita in più a spaccarmi il cuore. Fino a che non si è stancato di me. Mi ha lasciato con una freddezza che se ci ripenso, mi mette i brividi. “Non ti amo più “. “Non mi servi più “. Non mi sono mai ripreso.». Si ferma e inizia a singhiozzare, il volto bellissimo tra le mani piccole e affusolate. Mi alzo e mi siedo accanto a lui, abbracciandolo forte come fosse un bambino, mentre le sue lacrime diventano anche mie.
«Non lasciarti usare, ti prego. Non farlo.» mi fa promettere, con un altro abbraccio.
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Stirb Nicht Vor Mir
FanfictionDue anime che hanno perso la speranza, due cuori aridi ed induriti, possono ricominciare a battere l'uno per l'altro? TW: questa storia contiene elementi riguardanti alcool, autolesionismo, DCA, prostituzione e violenza sessuale ego si sconsiglia la...