Riconciliazione

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È finita, finalmente. Adesso resta solo da prendere l'aereo e tornare nella mia amatissima Berlino. È stata un'esperienza devastante e la colpa è solo mia. Ci imbarcano con la priorità visto che viaggiamo con il jet privato, procedo avanti cercando di non rivolgere la parola a nessuno. Adesso metterò le cuffie e dormirò tutto il tempo, così passerà prima. Avrei voluto restare ad Amsterdam con Khira ed Emil, mannaggia. Una figura scura si siede accanto a me, apro gli occhi per capire chi fosse e me ne pento subito. È Paul, che sbuffa non appena mi nota li. Sarà più pesante di quanto non credessi. Ma è anche l'ultima occasione che ho per poter chiarire con lui. No, non me la sento. Ma me la devo sentire. L'aereo decolla, l'Olanda è così bella sotto di noi, così verde e silenziosa. Siamo soltanto un puntino luminoso in una miriade di nuvole bianche, invisibili al mondo, in una dimensione parallela tra cielo e terra. Il posto ideale per rimediare ai propri errori, o per lo meno provarci. L'imbarazzo fa rimbalzare il mio povero cuore tra le costole. Fingo di dormire, rallentando il respiro e rilassando i muscoli. Mi basterà continuare così per tutto il tempo, penso.
«Isabelle, puoi smettere di far finta di dormire? È fastidioso» mi riprende
«Come hai fatto?» chiedo riaprendo gli occhi
«Non ti ho sentito russare.» dice, voltandosi dall'altra parte. Sgamata, vaffanculo.
«Paul?» la mia voce è un sussurro
«Che c'è?» mi risponde, tornando a guardarmi
«Ho riflettuto molto su quello che ci siamo detti» inizio
«Avresti dovuto riflettere prima, non dopo. Sei la seconda persona più impulsiva che io conosca.». Credo di conoscere la prima.
«Non le pensavo, quelle cose.» sussurro
«Lo so che non le pensavi, ma le hai dette. E le parole sono granate, esplodono e fanno terra bruciata. Le parole uccidono, Isabelle. Uccidono più dei proiettili, delle cartucce, delle bombe. Lasciano ferite invisibili, sotto la pelle, nella carne, ferite che solo noi sappiamo di avere.». Il suo tono è angosciato, ma calmo. E ha ragione, completamente ragione. Le parole hanno il potere di annientare una vita. Ripenso a tutte quelle che lentamente mi hanno portato a considerare il suicidio e la vergogna è talmente tanta che quasi mi viene da piangere.
«Non sai quanto me ne vergogno. Io alla nostra amicizia ci tengo.» singhiozzo
«Hai uno strano modo di dimostrarlo» commenta amaro
«È vero. Purtroppo quando mi arrabbio, vado fuori di me» ammetto, la voce spezzata
«Lo posso immaginare. Ma vedi, mi hai risvegliato ricordi che... non volevo più avere. Il periodo peggiore della mia vita.» sospira, ma mi guarda con tenerezza.
«Li ho anche io» dico pianissimo
«Soffrire non ti dà il permesso per poter ferire gli altri. Prima lo impari, prima vivrai meglio». Sospiro. Dovrebbe essere furente, ma non lo è.
«Hai ragione. Commetto sempre lo stesso errore». Le parole scivolano dalla mia bocca.
«Sai, non ti porto rancore. In fondo è stata un po' colpa mia, me la sono cercata quella risposta. Ho giocato con i tuoi sentimenti per semplice... vendetta personale. Ho pensato che sarebbe stato bello vederlo soffrire. Non lo è stato. Ho fatto del male a te che non lo meritavi e ho cercato inutilmente di pararmi il culo». Resto a bocca aperta.
«Il rancore è veleno» rispondo piano
«Lo so. Ti porta a non ragionare lucidamente. Ho sbagliato Isabelle.» mi guarda negli occhi.
«Ho sbagliato di più io» ammetto candidamente.
«Siamo due cazzoni» ridacchia. Sorrido appena, trascinata dalla sua bellissima risata.
«Beh ma... ti ho detto delle cose che non stanno né in cielo né in terra». E quanto mi sento stupida.
«Hai l'età di mio figlio, potrei non perdonarti?» mi risponde sorridendo.
«Sono comunque una persona adulta». Dovrei, per lo meno.
«Alla tua età ero molto peggio di così. Chiedilo agli altri. Non mi sopportava nessuno» ride. Dio, come ride.
«Quindi sono perdonata?» chiedo, incerta.
«Si. Ed io?». Ora mi sento una completa idiota.
«Certo che lo sei». Sospiro.
«E parlando di perdono, c'è qualcuno che non mi perdonerà mai davvero» il suo tono torna a farsi triste.
«Se ne vuoi parlare...» anche se credo di aver intuito
«Emil non ha preso...benissimo, ecco, la separazione. Non era per nulla d'accordo e quando Till mi ha lasciato è stato il primo a dirmi che avevo fatto una cazzata a mandare a monte il mio matrimonio con Arielle per una... cotta passeggera. Ho fatto una gran cazzata, lo so. Vorrei soltanto riavere l'affetto e la stima dei miei figli», la sua voce si spezza.
«A me sembra che Emil ti voglia bene» rispondo, a bassa voce
«Mio figlio non mi perdonerà mai davvero. Non è venuto nemmeno una volta a trovarmi quando mi hanno ricoverato.» riesco a sentire il suo disappunto fino a qui.
«Eppure, si è unito al tour»
«Emil si unisce al nostro tour per un altro motivo, che credo tu abbia capito. Sei perspicace, Isabelle. Non ti sarà sfuggito.» No, non mi è sfuggito.
«Stai parlando di...» sussurro
«Khira. Ho visto come la guarda. Sai, sarebbe davvero ironico. A me piace suo padre» mi sussurra all'orecchio ridacchiando
«Praticamente, tutto in famiglia» rispondo, inizia a ridere forte. Mi mancava ridere con lui.
«Paul, mi sei mancato» dico a bassa voce
«Anche tu, tesoro» risponde, abbracciandomi. Lascio andare la testa sulla sua piccola spalla. Mi sento al sicuro.
«Continueremo a vederci e sentirci, vero?» chiedo
«Certo, ormai sei dei nostri! A proposito, giovedì vieni? Facciamo una festa a casa di Till, per festeggiare la fine del tour, party esclusivo. Sarebbe molto bello se venissi anche tu» Sono davvero parte di qualcosa?
«A casa di Till? No, Paul, non posso. Non se ne parla.». Le mie guance avvampano.
«Guarda che lui lo vorrebbe, Isa. Davvero.» No, non credo.
«Per quale ragione dovrei venire, vederlo strusciarsi su altre donne?» dico, lasciando emergere tutta la gelosia.
«Quindi sei gelosa» ridacchia Paul
«Leggermente» rispondo, poco credibile
«Isa... dimmi la verità, ti prego» mi chiede, guardandomi negli occhi.
«Cosa vuoi sapere?» chiedo a bassa voce
«Lo sai» mi risponde con un sorriso
«Vedi che ci sente» dico sporgendomi per guardare che stesse facendo Till, notandolo con gli occhiali scuri e la testa appoggiata al finestrino.
«Credo stia dormendo» afferma Paul
«Non voglio fare queste cretinate da ragazzini, Paul» dico ridendo
«Eddai» mette il broncio. Come resisto a quel viso adorabile?
«Va bene...» sospiro
«Quindi ti piace?» mi chiede. Sospiro di nuovo ed annuisco.
«LO SAPEVO!» urla. Alzo gli occhi al cielo.
«Stai zitto!» dico mettendogli la mano sulla bocca
«Posso aiutarti» dice piano
«Hai già fatto abbastanza casini, Paul» sospiro
«Per quello voglio rimediare». Eh si dai, facciamolo rimediare. Tanto, peggio di così.
«Sentiamo, che intenzioni avresti?» lo sfido
«Vieni alla festa, metti un abito stupendo e va a parlare con lui. Il resto verrà da sé. Non darà attenzione ad altre persone» mi dice sorridendo
« Come fai ad esserne così certo?» chiedo, notando che stiamo iniziando a scendere di quota
«Credi che non ne abbiamo parlato?» mi chiede a bassa voce
«Sicuramente...» rispondo
«È interessato, sappilo. Teme solo che tu possa ferirlo come tutte le altre». Lui? Davvero?
«Io temo di essere tradita e gettata via, quindi...» sospiro
«Quindi dovete tentarci» mi sorride Paul
«Non so se potei fidarmi davvero di lui» sospiro.
«Credimi, non potrei mai mentirti. Till è come un fratello maggiore». Il suo sorriso mi rilassa.
«Quindi è interessato?» chiedo a bassa voce
«Lo è. Ti trova bellissima, non solo fisicamente.» sorrido spontaneamente.
«Beh, parla proprio lui» ridacchio.
«Allora vieni?» mi chiede
«Certo. Ma devo fare shopping» rido
«A Till piace il latex» mi suggerisce, ridendo
«Ugh, a me no» rispondo disgustata
«Allora pizzo. Ti piace il pizzo?» mi chiede, accarezzandomi I capelli
«Tantissimo» rispondo
«Bene. Con il pizzo non potrà resisterti, avrà occhi soltanto su di te» mi fa l'occhiolino
«Ci saranno vagonate di... donnine» rido
«Si, ma a lui non interessano. Lui vuole TE» dice puntandomi il dito contro.
«Spero davvero» dico mentre finalmente ci prepariamo ad atterrare. Arrivati a terra, recupero velocemente i bagagli e aspetto di salire sul bus che ci avrebbe riportati a casa. Vado per sedermi distrutta sul primo sedile che trovo ma qualcuno mi fa lo sgambetto, facendomi finire sdraiata nel corridoio, a pancia in giù. Dalla risata da oca giuliva, capisco chi sia stato. Mi alzo furiosamente e afferro Olga per i capelli, furente.
«Ascolta, puttana. Hai fatto il bello ed il cattivo tempo fino ad adesso, ma la mia pazienza ha un limite ed adesso l'hai raggiunto e superato. Hai rotto il cazzo, va bene? Hai definitivamente rotto il cazzo!». Nessuno interviene e tutti ridono, compreso Richard, il che mi destabilizza alquanto.
«Togli quella cazzo di mano» urla quella iena
«No. Non finché non ti scuserai» rispondo ad occhi sbarrati
«Col cazzo, puttana!» graffia e sputa la stronza
«Io sarei la puttana? Ma guardati» ridacchio. Peccato che il bus parta e devo mollare la presa. Mi siedo trionfante, tra gli sguardi di tutti, compreso quello, molto timido, del suo partner. Till mi guarda e mi fa l'occhiolino, con il suo sorriso vampiresco che mi mette i brividi. Dovrei andarci a parlare? Meglio di no, dai. Cavolo, meglio di sì. Respiro a fondo e mi siedo accanto a lui, che non smette un attimo di sorridere.
«Finiamo sempre così io e te, vero?» mi dice, ridacchiando
«Cosa intendi?» chiedo, timidamente
«Non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra, facci caso» mi dice, sorridendo
«Beh, tu ci riesci benissimo. Non hai problemi a trovarti qualcuno che ti apra le gambe a comando» rispondo, con un velo di gelosia
«Ti riferisci alla tipa che mi sono scopato in balcone?» ridacchia
«Direi» sospiro, nervosa
«Non l'ho fatto per me, l'ho fatto per te». Quanto è altezzoso, madonna santa
«Per me?» uffa, a momenti mi alzo e me ne vado a piedi per l'autostrada.
«Volevo vedere la tua reazione. Il tuo sguardo pieno di gelosia. Ci tieni a me, Isabelle. Anche se non lo ammetti». Cazzo.
«Tu a me non ci tieni» affermo, con voce stanca
«Davvero? Lo pensi davvero?» mi chiede quasi deluso
«No. Ma così mi sembra» dico a bassa voce
«Isa, sei tu che stai tirando i fili. Mi sono fatto avanti e mi hai respinto fortemente, ma allo stesso tempo aborri che io possa frequentare altre persone. Dovresti deciderti un po'.» che faccia da ceffoni.
«Credo di aver deciso» sbuffo
«Verrai, giovedì?» mi chiede. Sicuramente Paul gli ha riferito della nostra conversazione. Non mi posso proprio fidare di nessuno.
«Certo che verrò» sorrido appena
«Non vedo l'ora che arrivi giovedì » mi sorride
«Già, anche io». No, sono già in ansia.
«Ti ho preso un regalo, non vedo l'ora che tu lo apra» mi sussurra
«Grazie» arrossisco.
«L'ho ordinato mentre eravamo in tour, ho pensato immediatamente a te quando l'ho visto su... come si chiama quel coso dove tutti mettono le foto» rido, è un boomer.
«Instagram?» chiedo
«No, ha l'icona rossa con la P» mi spiega
«Ah, Pinterest!» rido
«Si. Ho dovuto acquistarlo, adoro rendere felici le persone cui tengo». Mi accarezza il viso, come quella volta sul bus all'inizio del tour.
«Se solo non avessimo litigato... se solo non mi fossi comportato da stronzo» sussurra
«Beh, non è tardi per... voltare pagina» dico a bassa voce
«Tu vuoi voltare pagina?» mi chiede, guardandomi negli occhi
«Se lo vuoi anche tu» dico quasi sussurrando.
«Lo voglio» dice guardandomi negli occhi e tenendo il mio viso tra le sue mani. Potrei baciarlo, vorrei baciarlo, sento nello stomaco l'impulso di farlo, ma evito. Sospiro. Ci saranno altre occasioni. Till si stacca, mi sorride, mi prende la mano, si appoggia al vetro, respira profondamente e poi crolla di nuovo, assonnato. Lo fisso mentre dorme, il suo volto così rilassato è ancora più bello, quel volto che ormai è disegnato e marchiato a fuoco nel mio cuore. Quando arriviamo davanti a casa mia, quasi non voglio scendere. Sorrido a Paul, lo abbraccio, saluto tutti e accarezzo Till mentre dorme. Scendo, mi sembra tutto così surreale. Salgo a fatica i bagagli, aprendo la porta con le chiavi.
Nikki e Sarah sono sul divano, impegnate a limonare. Quando entro nella stanza Sarah si alza dal divano e corre ad abbracciarmi ma non Nikki, che mi fissa accavallando le gambe. Nemmeno un messaggio in tre settimane, nulla.
«Finalmente sei tornata!» mi sorride Sarah
«Beh si, finalmente» sorrido
«Si stava meglio senza di te» commenta Nikki
«Se sono così d'ostacolo, me ne vado» digrigno i denti
«Te li sei scopati tutti?». Ma come si permette?
«Nemmeno uno. Non sono una puttana». Come puoi avere dubbi di questo tipo?
«Davvero? Nemmeno uno?» ridacchia
«Si. Nemmeno uno. Contenta?» rispondo nervosa
«Nemmeno quel Till?» insiste
«Nemmeno lui. Non sono una facile, Nikki. Sono seria.» rispondo, sperando che la smetta
«È un inizio» sorride
«Ho un party giovedì. Domani mi accompagnate a fare shopping?» chiedo preoccupata
«E ce lo chiedi?» ride Sarah
«Beh si. Mi siete mancate» dico a bassa voce. Nikki si avvicina e mi abbraccia, mi lascio vincere dalla tenerezza.

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