Dominio

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«Sei nervosa?» mi chiede. Scuoto la testa, senza guardarlo negli occhi. Dobbiamo farlo a modo suo, dobbiamo fare le cose che gli piacciono. Solo così probabilmente non mi tradirà. Respiro a fondo.
«Magari…vacci piano all’inizio» dico a bassa voce
«Amore, se non te la senti…»
«Ti ho detto che me la sento, Till. Ora basta. Togliamoci il pensiero» sbuffo
«Sinceramente così mi passa la voglia» dice sedendosi sul bordo del letto. Mi volto verso di lui.
«No è che non capisco. Sembra che tu lo stia facendo apposta per farmi passare la voglia di scopare»
«Isa…ti vedo troppo agitata»
«Ho solo paura di fare schifo»
«Non farai schifo, sei bellissima e ti amo da impazzire» dice guardandomi negli occhi «Devi solo lasciarti andare. Fidati di me». E io mi fido, mi fido Till. I miei traumi no.
«Va bene…» mi siedo sul letto dandogli le spalle. Prende la stessa benda che mi aveva posto sugli occhi qualche giorno fa, quando siamo arrivati e mi solleva le braccia, delicatamente, legandomi i polsi insieme, poi mi solleva per i fianchi senza troppe cerimonie e mi sdraia al centro del letto. Sorrido, sempre più curiosa di quello che vuole farmi.
«Vuoi guardare o immaginare soltanto?» mi chiede
«No eh, che scherzi, voglio guardarti» ridacchio
«Mi piace…non essere visto»
«Ma io voglio vederti» dico guardandolo negli occhi. La sua mano corre sotto il mio mento, prendendolo forte tra le sue dita.
«Isa, se in qualsiasi momento volessi smettere, puoi…» mi incollo alle sue labbra, mordendogliele e baciandolo con passione
«Ma insomma, mi scopi o no?» ansimo ridacchiando sensualmente. Ho ancora addosso le mutande, a differenza sua. Noto che è finalmente in erezione, il Viagra ha fatto effetto.
«Me lo stai chiedendo tu»
«Till, mi sto ammosciando. SCOPAMI». Dai Till, procurami l’ennesimo trauma se ci riesci. Mi guarda, sorridendo in una maniera quasi inquietante, poi mi dà uno schiaffo in pieno viso.
«Stai zitta, troia» mi intima. Resto spiazzata, non me lo aspettavo. Beh, non che non ce lo vedessi a trattarmi così ma…insomma. Lo guardo cercando di non tradire troppa delusione. Un altro schiaffo.
«Non guardarmi, puttana. Non meriti di guardarmi in faccia» mi dice, sputandomi addosso. No Till, lo sputo no. Se mi arrendo adesso si incazzerà. Respiro a fondo. Posso farcela.
«Till, io…» la mia bocca viene immediatamente bloccata dalla sua mano.
«Stai zitta, non voglio sentire la tua cazzo di voce» mi intima in un tono che quasi mi spaventa e mi eccita al tempo stesso. Dove può arrivare? Cosa potrebbe farmi? Non mi ha ancora toccata con un dito e mi sento già umida.
«E io parlo lo stesso» dico alzando lo sguardo, per fissarlo dritto negli occhi. La sua eccitazione cresce esponenzialmente, lo vedo. Gli piacerà davvero la mia disubbidienza?
«Non farmi fare cose che non voglio fare, troietta» mi ringhia all’orecchio. Dio mio, riesce davvero ad inquietarmi. Mi piace.
«Falle. Falle se ne hai coraggio» rispondo contro le sue dita. Sento l’altra sua mano avvolgersi intorno alla mia gola, come le spire di un serpente e il mio cuore salta un battito.
«Un’altra parola e ti farò implorare per respirare» mi ringhia all’orecchio. Iniziamo subito con il choking? Till si ricorda dei miei kink e questo mi fa impazzire.
«Vuoi soffocarmi?» chiedo, senza smettere di guardarlo negli occhi. La mano che è sulla mia bocca sale leggermente coprendo le mie narici e la mia bocca. Non se l’è fatto chiedere due volte. La mano intorno alla mia gola non si muove, non stringe, ma il suo medio si appoggia sulla carotide, per sentire il mio battito. Ingegnoso Till, così saprai quando lasciarmi andare. Alzo la testa e lo fisso, mentre l’aria inizia a mancarmi. Apre la mano, mi lascia respirare. Ansimo forte tra le sue dita. L’altra mano corre sul mio petto, a controllare il mio respiro.
«Isa, stai bene?» mi chiede
«Certo che sto bene, sto benissimo» gli sorrido
«Pensavo di averti spaventata, mi sembravi scossa»
«Till, mi sto bagnando e non mi hai nemmeno sfiorata! Ti prego continua» lo imploro, rassicurandolo. Mi sorride, poi torna serio, calandosi di nuovo nella parte.
«Ti è andata bene stavolta, ma la prossima volta potrei non toglierla, la mano» mi sussurra, tenendo il mio viso tra le sue dita.
«Quand’è che inizierai a farmi godere, daddy?» chiedo. Daddy. Da dove mi è uscita? Scoppia a ridere, poi mi dà uno schiaffo.
«Per te sono il Master. Capito troia?»
«No, mi piace più Daddy» rispondo, mordendomi il labbro. Dai Till, fammi vedere le stelle.
«Smettila di chiamarmi così» ringhia, le mani pronte a stringermi la gola
«Smetterò di chiamarti Daddy se mi farai vedere di cosa sei capace. Sei moscio. Mi sto annoiando» lo provoco. Forse un po' troppo, perché mi tira giù per le gambe, sedendosi sul mio viso senza però esercitare troppo peso su di me. Con una mano tiene fermi i miei polsi sopra la testa con un gesto veloce, con l’altra infila due dita nella mia bocca, obbligandomi a spalancarla. Gliele mordo, voltando la testa, ma troppo lentamente per sfuggirgli. Mi tappa il naso, obbligandomi ad aprire la bocca per respirare. Trattengo il respiro, guardandolo negli occhi. So cosa sta per accadere. Apro la bocca, respirando a fondo. Esita un momento, per darmi il tempo di prendere aria, poi si infila nella mia bocca, in tutta la sua lunghezza. Dio, sembrava corto nei paesi bassi, quanto scenderà ancora? Muovo la testa avanti e indietro, cercando di stimolarlo con la lingua e di dargli più piacere possibile, cercando di respirare per quanto mi sia possibile. Grugnisce, ansima. Gli sta piacendo.
«Sì, sì così.» geme. Dio, è così grosso che faccio una fatica tremenda. Scende ancora, quasi non respiro, mi viene da tossire. Non risale, scende ancora. Inizio a sentire una leggerissima fame d’aria mentre scende ancora.
«Vengo» geme, mentre sento un fiotto caldo giù per l’esofago. Dio, ho bisogno di respirare. Mi guarda, lo guardo mentre sento il petto scoppiare. Esce velocemente, mentre non è più turgido. Tossisco forte, cercando di riprendere fiato.
«Stai bene, amore?» mi chiede, preoccupato
«Sì, solo che non mi sono regolata con il fiato»
«Sentivo il tuo cuore battere mentre ero nella tua gola, sapevo quando uscire» mi rassicura. Sospiro. Sa. Lui sa. Sa come fare le cose più perverse senza rischi per la mia salute o la sua. Dio mio. Solo che adesso non è più turgido e io non ho ancora goduto. Lo guardo negli occhi.
«Adesso che farai, prenderai un’altra pillola?». Si alza e corre in bagno, lasciandomi nel letto a fantasticare sulla sua prossima porcata. Mi sembra trattenuto, come se non volesse lasciarsi andare. Peccato, mi sta piacendo da matti. Esce dal bagno, è diverso. Ha uno sguardo strano, come se fosse sotto l’effetto di qualcosa.
«Mettiti a pecora» mi intima. Lo fisso sbalordita
«Cosa?» esclamo piano ma si avvicina e mi rigira come se fossi senza peso. Estrae una fascetta da elettricista e lega i miei polsi alla testiera del letto, senza parlarmi. Sorrido, finalmente le cose iniziano a prendere una buona piega. Mi strappa le mutande, con le mani. Sbuffo, mi piaceva quel tanga.
«Sollevati a pecora, ti ho detto» mi intima, ma mi è un po’ difficile con le mani legate
«Non ci riesco» rispondo. Mi prende da dietro e mi spinge le gambe, fino ad alzarle ad angolo retto, mentre il mio busto resta appoggiato. Le premesse sono ottime. Si piazza dietro di me, spalancandomi le natiche per poi sputarci abbondantemente dentro. Rabbrividisco. Non credevo potesse essere così rude. Mi piace.
«Visto che ti piace tanto fare la cagna, fammi vedere quanto sei brava» dice infilandosi nella mia entrata posteriore. Gemo di dolore, fa male. Non mi è mai piaciuto molto l’anal ma dopo averci provato con Till ho deciso di darci un’altra possibilità. Le sue spinte sono lente, ma potenti. Ad ogni spinta un gemito di dolore. Ridacchia, mentre infila le dita tra i miei capelli e li tira, senza strattonarmi il collo. Il respiro si fa più rumoroso con la testa in quella posizione innaturale. Le sue spinte diventano sempre più rapide e intense, inizio a lamentarmi per quanto riesco, con la testa indietro.
«Ti conviene respirare adesso» mi sussurra all’orecchio. Che vuole fare? Il dolore diventa quasi insopportabile ma le sue spinte non accennano a rallentare e mi piace, mi piace da morire. Sento di essere lì lì e a anche Till sembra accorgersene. Respiro a fondo e velocemente, cercando di domare l’orgasmo, sempre più vicino. Till mi tappa il naso e la bocca, poi spinge ancora più forte. Un orgasmo potentissimo mi attraversa, facendomi praticamente vibrare come se fossi un tavolo di vetro. La mia venuta cola tra le mie e le sue gambe, ma non toglie la mano, non mi lascia respirare. Sento delle contrazioni involontarie all’addome. Viene, viene in me, appoggiandosi alla mia schiena. Lascia andare la mano e respiro, finalmente libera. Dio mio, che esperienza. Mi giro verso di lui per baciarlo ma mi scosta.
«Che c’è che non va, amore?» chiedo piano
«Scusami tanto» sospira. Non capisco. Indica le lenzuola, sono insanguinate. Sto sanguinando.
«Ma cosa…?»
«Sono stato un animale. Perdonami amore, perdonami» dice abbracciandomi. Io sto bene, sono la persona più felice del mondo.
«A me è piaciuto tantissimo» sussurro
«Ma stai perdendo sangue ed è colpa mia» sospira, portandomi in bagno. Ha le lacrime agli occhi.

Stirb Nicht Vor Mir Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora