Svolta

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Mentre realizzo che l’uomo che considero quasi un padre sta morendo e la sua morte potrebbe causare quella del mio compagno, Richard esce dalla stanza, piangendo a dirotto. Alza lo sguardo e si accorge di Till intubato e della mia maschera, ci raggiunge correndo.
«Che è successo?» chiede avvicinandosi a noi. Till viene immediatamente portato via, lasciandomi seduta con l’ossigeno e mille domande.
«Hanno appiccato fuoco a casa di Till, sono rimasta prigioniera delle fiamme e si è gettato per salvarmi» spiego, piangendo
«Dovete fare qualcosa, non è possibile continuare così»
«Non so nemmeno se si riprenderà, non respirava e ho cercato in tutti i modi di rianimarlo» singhiozzo
«Avrai fatto un ottimo lavoro» risponde, accarezzandomi i capelli bruciati
«A Paul cos’è successo?»
«Paul sembrava stare bene, poi d’improvviso… linea piatta… è stata la cosa più spaventosa che abbia mai visto» spiega, abbracciandomi
«Non ce la faccio a perderli tutti e due» rispondo, cercando di non piangere
«Non li perdiamo, sono due leoni. Tu come stai?» indica l’ossigeno
«Ho avuto un attacco d’asma, hanno detto che devo tenerlo, stanotte mi sa che la passerò qui» spiego
«Prima la sassaiola, ora il fuoco. Quando fermeranno queste criminali?» Richard è furente. Un volto conosciuto fa capolino, nonostante l’orario di visita sia abbastanza lontano. Doom e Flake sono nel corridoio, sconvolti.
«Isa, abbiamo chiesto di Till ma non ci hanno detto nulla» mormora Flake
«Terapia intensiva, credo stia nella tre.» spiego
«Ci racconti?» esordisce Doom, ma proprio in quel momento passano quattro medici con il lettino di Paul, diretti alla sala operatoria d’emergenza.
«Quindi lo operano» commenta Richard
«Pare» rispondo
«Comunque… eravamo in giardino, sotto l’arco. Till è rientrato un attimo in casa e… l’arco è caduto, bruciava. Io sono rimasta intrappolata lì, anche la panchina ha preso fuoco. È saltato oltre le fiamme, mi ha dato la sua maglia per proteggermi dal fumo e poi mi ha portato via dal fuoco ed è collassato. L’ho rianimato finché non sono arrivati i vigili del fuoco». Le lacrime scendono da sole, oltre la mascherina. Sento ancora l’odore di fumo tra le sue labbra, la sua ultima carezza sul mio viso. Non riesco a togliermi dalla mente quella carezza, prima di perdere i sensi. Non voglio essere l’ultima cosa che ha visto.
«Ha salvato anche me. Non sarei qua, se non fosse per lui» risponde Doom, guardandomi negli occhi.
«A minuti dovrebbero assegnarmi la stanza, visto che sono in osservazione. Voi restate?» chiedo
«Certo, Oliver è andato a prendere da mangiare e da bere. Facciamo notte. Finché non sappiamo come sta Paul» risponde Flake
«E Till» aggiunge Richard
«Tu però vai a riposare, sei stanca e hai ancora l’ossigeno» mi invita Doom
«Non ho sonno. Voglio sapere come stanno» rispondo, con un piccolo sbadiglio
«Ma se sei stanchissima» ribatte Flake, abbracciandomi. Proprio in quel momento fa capolino l’infermiera per assegnarmi la stanza, per fortuna nello stesso piano. Richard viene con me, aiutandomi a portare la bombola fino alla stanza. Mi aspetta lì, mentre vado a fare una radiografia al torace. In stanza c’è una ragazza molto giovane, ci osserva ma non dice nulla. Richard mi accarezza i capelli mentre mi metto a letto.
«Cerca di dormire, tesoro»
«Come faccio a dormire con Paul sotto ai ferri e Till in terapia intensiva?» rispondo, guardandolo negli occhi, mai visti così tristi.
«Lo so che fa male, tesoro. Ma non possiamo fare altro che aspettare»
«Aspettare e piangere» rispondo
«Non devi piangere, potrebbe venirti un altro attacco. Rilassati, Isa. Per qualsiasi cosa ti aggiorniamo». Annuisco mentre esce dalla stanza. La ragazza continua a fissarlo.
«Perché ho la sensazione di conoscerlo?» mi chiede. Sorrido.
«Sai tenere un segreto?» rispondo
«Assolutamente sì»
«Conosci i Rammstein?» il volto della ragazza si illumina
«Ecco, quello era Richard». Mi piace vedere la gente felice.
«QUEL Richard Kruspe?» annuisco
«Sei una fan?» chiedo. La risposta della ragazza è una sventolata di tatuaggio sul braccio ossuto.
«Beh dovrebbe farti piacere sapere che io sono il membro numero 7, la voce femminile» resta a bocca aperta
«Sei tu??» annuisco
«Si. Dovevamo fare l’annuncio a giorni ma è successo questo» sospiro
«Si, ho sentito dell’aggressione con le pietre, ne hanno parlato al tg» spiega
«Richard come vedi si è ripreso, ma Paul è sotto ai ferri in questo momento, trapianto di polmone» il viso della ragazza è una maschera di terrore.
«Comunque sono Julia»
«Io Isabelle»
«A te che è successo?» mi chiede
«Hanno dato fuoco alla casa di Till. Io sono rimasta intrappolata nell’incendio. Se non ci fosse stato lui, non so come sarebbe finita» rispondo
«Dato addirittura fuoco?» Julia è sconvolta
«Si. È in terapia intensiva» dico a bassa voce
«Ma tutto questo per la storia del Me Too e degli stupri?» sento il sangue che ribolle
«Sì. Ma non ha mai stuprato nessuno. Io c’ero quella sera.» rispondo
«C’eri? Eri in tour con loro?» annuisco e prendo il telefono. Cercando le foto ritrovo quelle che ho fatto a Till sul suo letto in tour. Quelle foto in cui appare più bello e vulnerabile che mai. Gliele mostro.
«Ma tu e Till…?» le faccio segno di fare silenzio, poi annuisco.
«Davvero??» adoro le reazioni così
«Sì. Ecco perché non riesco a chiudere occhio» spiego, trattenendo le lacrime
«Ci credo, è una situazione da incubo». Chiacchieriamo un po’, poi crolliamo addormentate. Una notte scossa da risvegli e incubi, incubi e risvegli. Alle sei vengono a togliermi l’ossigeno e farmi i prelievi, ma non mi danno nessuna notizia. Il cellulare è vuoto. Non è possibile. Sgattaiolo fuori dalla stanza fino alla sala d’attesa ma non trovo nessuno. Se ne sono andati. Mi sento alquanto tradita. Chiedo ad un’infermiera, implorandola, di dirmi la stanza di Till e le sue condizioni, dopo un paio di tentativi mi spiega che è stato spostato in sub intensiva, che respira da solo ma ha ancora l’ossigeno e che non dovrebbe permetterlo ma mi lascia entrare per qualche minuto. Mi dirigo quindi in camera di Till, dalla quale sento un mormorio. Apro la porta e li trovo tutti lì, compresi Emil e Lily.
«Lo sapete che se vi beccano succede un casino, vero?» chiedo ridendo
«Direi che è il momento di filarcela e lasciare i due piccioncini da soli, che dite?» dice Richard
«Oh, non così in fretta! Papà come sta?» chiedo ad Emil e Lily
«Stabile, l’operazione è riuscita» sorride Emil
«Devono tenerlo sotto controllo» aggiunge Lily
«Oddio, meno male» sorrido con la lacrime agli occhi
«Te lo dicevo, Paul ci seppellirà tutti» sussurra Till con un filo di voce
«Noi andiamo, Isa ti aspettiamo a casa, facci sapere quando ti dimettono» dice Richard, sorridendo
«Certo. Devo fare ancora qualche esame» aggiungo. Finalmente soli e soprattutto insieme. Till mi accarezza il viso, l’ultima volta che l’ha fatto ho pensato che sarebbe morto. Che sarebbe finita.
«Sei bellissima anche con i capelli bruciati» ridacchia
«Tu sei bellissimo anche ustionato» rispondo, accarezzandogli il viso a mia volta
«Non me lo sarei mai perdonato, amore.» il mio cuore aumenta i battiti «Mi dispiace che il nostro primo ti amo sia stato in tali circostanze» ride, ma tossisce
«Ho pensato che ti avrei perso per sempre» sussurro
«Sarebbe stata una bella morte. Tra le tue braccia, al sicuro» lo guardo negli occhi stanchi e sofferenti
«Non voglio che tu muoia prima di me» rispondo
«Prima della morte c’è la vita. Passeremo una vita bellissima, insieme» dice stringendomi la mano
«Till…»
«Ti amo, Isabelle. Io queste parole le avrò pronunciate forse due volte ma mai con tanto significato.». Una lacrima cola sulla mia guancia
«Ti amo anche io, Till» rispondo con un filo di voce
«Sono pronto a passare il resto della mia vita con te»
«Poverino! Sai che devo ancora laurearmi e che ti obbligherò ad ascoltarmi mentre ripasso le lezioni?» ridacchio
«Sarà un vero piacere. Devo iniziare a pensare al tuo regalo di laurea»
«Non spendere troppo per me»
«Ho sempre viziato i miei partner, a te regalerei la luna se solo la volessi»
«A me basti tu» rispondo, accarezzandogli la guancia. Mi bacia le dita.
«Dovrò prenotare il parrucchiere, per entrambi»
«Pensa prima a riprenderti»
«Beh si hai ragione, ho da far cambiare le recinzioni, mettere muri più alti e tutto. Non voglio più metterti in pericolo»
«Non è colpa tua se la gente ha perso la testa» gli bacio la fronte
«Devo pensare alla nostra sicurezza e felicità»
«Ce la faremo, insieme
«Non ho dubbi, amore mio»
«Dobbiamo pensare a Paul» mi intristisco
«Paul ce la farà» risponde, sorridendo
«Ce la farete, qualche settimana e saremo tutti fuori da qui» sospiro. Continuiamo a coccolarci finché non mi fanno uscire, bacio Till dolcemente sulla fronte prima di andare via ma mentre sto per uscire, una donna bionda entra nella camera di Till, che assume un’espressione sconvolta.
«È per questa troietta che non mi rispondi più?» dice, indicandomi
«Svetlana, non stiamo più insieme» risponde
«Si ma intanto scopiamo. O la signorina qui pensa di avere l’esclusiva?». Guardo Till, poi guardo lei
«Ah, non lo sa? Non sa nulla della nostra relazione, Till? Non sa che a casa mia c’è una bambina che ti aspetta? TUA FIGLIA, TILL!».
Quelle parole sono come coltelli che mi fanno a pezzi. Non riesco a parlare, respiro appena
«Che cazzo significa?» chiedo
«Isa, lasciami spiegare» inizia Till
«TILL, CHE CAZZO VUOL DIRE» urlo
«Te lo spiego io, tesoro. Succede che Till ha una relazione con me e mi tradisce con te. Succede che sua figlia in due anni l’ha visto sei volte. Succede che io mi sto veramente stancando» sbraita Svetlana
«Tu non mi hai detto nulla…» urlo a Till, che si copre il viso
«Lo so, scusa» singhiozza
«Scusa?? Till, sei un mostro!» urlo
«Non ha rispetto per nessuno» sospira Svetlana
«Ma come puoi avermi ingannata in questo modo!» dico, nervosa
«Non ti ho ingannata» ribatte
«Till… mi avevi promesso onestà» gli ricordo
«Lo so» sospira
«Tieniti Svetlana» ribatto
«Amore…» singhiozza
«Amore un corno! Tu non sai cos’è l’amore» piango
«Ho rischiato la vita per te» singhiozza
«Per la tua mania di protagonismo» ribatto
«Tu non sei così»
«Tu cosa sei? Un fedifrago e basta» ribatto
«A volte» sospira
«Till, basta. Basta. Hai pisciato fuori dal vaso» dico uscendo dalla stanza. Appoggiato ad una vetrata c’è Richard, evidentemente rimasto lì. È appoggiato al vetro e fa un cuore con le dita. Paul ha gli occhi aperti. Il dolore di quel momento si fa più leggero.
Paul sta meglio.

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