Ritorni

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Prendermi cura di Till non è affatto facile. Si stacca i tubicini dell’ossigeno quando io e Marie Louise siamo impegnate, gira per casa senza sedia a rotelle e mangia di tutto. Ogni tanto si sente male e dobbiamo correre ai ripari, ma l’incazzatura svanisce quando ci guarda con quegli occhi innocenti, quasi da bambino. Gli occhi in cui voglio specchiarmi tutti i giorni della mia vita. Ci sono giorni meno duri, altri più duri. Quello che li accomuna tutti è l’appuntamento delle sei di pomeriggio, dove finalmente posso passare un’ora con Paul. È stanco e annoiato, passare le giornate a letto non lo entusiasma. Non aspetta altro che uscire dall’ospedale e tornare a casa, da Richard. Oggi è particolarmente a terra.
«Ti giuro che tra poco mi stacco tutto e scappo» sbuffa
«Abbi pazienza, Paulchen. Ancora due settimane e sarai fuori da qui.» gli accarezzo la testolina
«Mi manca… mi manca dormire con lui. Nemmeno posso baciarlo» sospira
«Lo so. Ma i primi tempi sarà un po’ diverso, ne abbiamo parlato»
«Lo so. Si vede anche guardandoti in faccia. Sei uno straccio»
«Faccio l’infermiera a tempo pieno non pagata» ridacchio
«Trovi il tempo per studiare?» mi accarezza il viso
«Quando Till riposa» sospiro
«E quando è sveglio che fate?»
«Esercizi di respirazione, ogni tanto va al pianoforte e ne approfitto per cantare, poi vabbè mi spiega un po’ alcuni trucchi del mestiere, visto che finirò per cantare in tour»
«Sei emozionata?» mi sorride
«Tantissimo»
«Lo meriti, piccolina. Devo dire che mi mancherà girare per casa e non trovarti»
«Casa tua sarà sempre il posto in cui sono stata meglio»
«Lilly voleva creare una petizione per farti tornare da me» ride
«Possiamo comunque uscire insieme» ridacchio
«Beh, le farebbe molto piacere.». Mi accorgo del cellulare che sta vibrando ed esco un attimo dalla stanza.
«Marie?» dico
«Devi venire immediatamente a casa» mi dice quasi piangendo. Saluto Paul agitata e mi precipito a casa. Till è sul pavimento, con le convulsioni, quasi non respira.
«Ha la febbre a 41, ho chiamato l’ambulanza e dovrebbe essere già qui» singhiozza Marie Louise.
«Amore mio» dico piano, vorrei prendergli la mano ma non lo faccio «Amore ti prego. Non farci questo. Non farci questo». Scoppio in lacrime e corro in bagno, a vomitare per l’ansia. Sento le sirene e mi rassereno un attimo, poi vado ad aprire il cancello. I paramedici non sembrano molto positivi, gli fanno una iniezione e lo ventilano meccanicamente, poi lo portano via. Marie Louise va con lui. Mi precipito in macchina e seguo l’ambulanza ma quando arrivo, trovo solo Marie.
«Terapia intensiva, non possiamo vederlo.». Ci abbracciamo piangendo. Passa un’ora, che mi sembra eterna. Ha un’infezione delle vie respiratorie e deve restare li. Di nuovo. Un incubo senza fine.
Marie Louise è decisa a non muoversi da lì, io decido invece di fare un giro con l’auto, finendo dritta davanti a casa di Paul. Decido di andare a vedere se c’è qualcuno e suono. Mi apre Richard, con gli occhi rossi.
«Isa, che sorpresa»
«Posso salire?» chiedo trattenendo le lacrime
«Certo, sali pure» mi dice, notando la mia espressione. Andiamo in soggiorno. Si sente tantissimo la mancanza di Paul, tutto è così in ordine.
«Come sta Till?» vorrei non rispondere. Apro bocca e scoppio in lacrime, sul divano.
«Terapia intensiva. Di nuovo. Sembra migliorare ma non lo fa mai davvero» singhiozzo
«Tesoro mio…» sussurra, accarezzandomi i capelli
«È un incubo senza fine, non ce la faccio più» dico tra i singhiozzi
«Ma tesoro mio» ripete, asciugandomi le lacrime
«Scusa. Lo so che sei nella stessa situazione» sospiro
«Ma non scusarti mai» ripete, guardandomi negli occhi
«È solo che è tutto così pesante» piango «Non credevo sarebbe stato così difficile»
«Nessuno lo aveva messo in conto» risponde
«Ho paura, Richard. Paura che muoia. Non potrei sopportarlo» singhiozzo
«Lo so, lo vedo quanto ci tieni»
«Ogni volta che sta male vorrei stare male per lui. Vorrei rischiare io la vita. Non avrebbe dovuto gettarsi tra le fiamme per me!» piango, mi passa un braccio intorno alla vita e mi appoggia alla sua spalla, che bagno di lacrime.
«Tesoro, non devi sentirti in colpa… non pensarlo, davvero» mi dice, accarezzandomi i capelli. Mi sento al sicuro.
«Non è così che immaginavo la mia relazione con Till… pensavo che il problema più grande sarebbe stato la sua mancanza di fedeltà» sospiro
«Presumo che Paul pensi la stessa cosa» tossisce
«Due settimane e tornerà qui» sorrido tra le lacrime
«Si, con la mascherina e tutto. Che vita grama» sospira
«Pian piano tornerà tutto alla normalità» lo rassicuro.
«Se solo ne avessi la certezza» dice stringendomi la mano.
«Fidati di me» sospiro
«Di te mi fido, Isa. Grazie a te la mia vita è decisamente migliorata» mi sorride. La sua mano corre sul mio viso, elettricità pura. Non dovrei sentirmi così.
«A volte un uomo ha dei… vuoti, da riempire» sussurra
«Non solo gli uomini» rispondo piano, mentre sfiora le mie labbra con un dito. Lo guardo e appoggio una mano sulla sua.
«Ah Isabelle, cosa mi fai fare» sussurra, poi prende con foga il mio viso tra le mani e mi bacia. Gli mordo il labbro, facendolo sanguinare. Si stacca di colpo.
«Isa, che cazzo fai?» esclama
«CHE CAZZO FAI TU!» urlo
«Credevo lo volessi» dice nervoso
«Richard, come posso fare una cosa del genere a Paul?» mi guarda per un attimo
«A Paul? A Till non ci pensi?»
«Till non è fedele. Se fossi stato impegnato con quella puttana, ti avrei lasciato baciarmi, ma non faccio del male a Paulchen.» mi guarda intenerito.
«Hai fin troppo rispetto di tutti, Isabelle» sospira amaro.
«Tu no. E non capisco perché. Meriti anche tu lo stesso rispetto, ma non lo porti né lo ottieni»
«Io non valgo nulla» sospira
«Vali più di quanto credi» dico, andandomene. Torno a casa, mi stendo sul letto di Till e piango.
(tre settimane dopo).
«Non la sopporto questa maschera» si lamenta Paul, fissandoci seduti intorno a lui, a casa sua. Finalmente è tornato a casa. È dimagrito parecchio, ha le ossa sporgenti ed il colorito spento, ma è finalmente a casa.
«Dobbiamo tenerti al sicuro» rispondo, mentre Richard mi guarda. Da quell’incidente in casa sua è sempre molto cauto con me, ha il terrore che qualcuno possa scoprirlo. Till giocherella con la mia mano. Ce la siamo vista brutta in queste settimane ma finalmente, dopo mesi, siamo di nuovo tutti insieme. Mi appoggio alla sua spalla, mentre lui mi prende la mano. Finalmente stanotte torniamo a dormire insieme, lasciandoci alle spalle quest’incubo.
«Finalmente siamo tutti e sette insieme» commenta Flake, sorridendoci
«Sarebbe il caso di festeggiare» aggiunge Oliver
«Direi di sì. Per tante cose» tossisce Till. Lo guardo e mi rassicura, la tosse resterà ancora un po’. Mi sposto vicino a Paul e lui con me. Paulchen mi guarda, vorrebbe abbracciarmi.
«Muoio dalla voglia di farlo» dico a bassa voce
«Anche io muoio dalla voglia di baciarti, Paul. Ma non metterei mai la tua vita in pericolo» aggiunge Richard
«Beh, io mi sono tolto l’ossigeno per baciare Isabelle» ridacchia Till
«Tu sei pazzo» sospira Richard
«Pazzo per questa donna bellissima» mi sorride
«Non sono così scellerato» sospira Paul
«Devi soltanto abituarti» gli dico sottovoce
«Abituarmi ad avere il polmone di uno sconosciuto nel mio petto?»
«Paul, non ti lagnare» si innervosisce Doom
«Non mi sto lagnando, puntualizzavo»
«Ringrazia di essere vivo» sospira Flake
«Non così» borbotta Paul
«Potevi morire» puntualizza Till
«Ma la smettete di stressarlo? Ma lo capite cosa significa?» mi intrometto. Paul mi prende delicatamente la mano.
«Isabelle, avevamo bisogno di un’anima dolce e sensibile come la tua» aggiunge Doom
«Paulchen, devi abituarti a questa nuova cosa. Piano piano, senza sforzi. Ti vogliamo tutti bene». Come un cucciolo spaventato, si lancia sulla mia spalla e singhiozza. Mi si spezza il cuore a vederlo così. Richard ha gli occhi lucidi. Till mi sorride con un orgoglio che mai avevo visto nel suo sguardo.
«Tesoro, non piangere» ma Paul è inconsolabile. Si alza e fugge in bagno, Richard lo segue. Restiamo tutti un po’ scossi.
«E adesso?» chiedo a bassa voce
«Restiamo finché non si riprende» dice a bassa voce Oliver
«Ce la farà per il tour?» chiedo
«Si, dai, mancano mesi» risponde Flake
«Manca molto meno… ai tuoi esami» sottolinea Till, ridendo
«Madonna, ho studiato pochissimo» mi lamento
«Till… ma domani preferisci che assistiamo o no?». Ah, già. Domani c’è la prima udienza a porte aperte. Da domani tutto il mondo saprà che sono la compagna di Till Lindemann, anche se già mi hanno paparazzata in ospedale, conciata malissimo.
«Si, mi piacerebbe» risponde amaro
«Non so se Richard e Paul verranno» commento
«È meglio che Paul eviti i luoghi affollati» sottolinea Flake
«Sei pronta?» chiede Doom
«Io? Assolutamente sì. Mi sembra il minimo». Till sospira. Non è ancora convinto del mio voler testimoniare.
«Mi spieghi cosa non va?» chiedo
«Non voglio esporti ad un rischio così alto»
«Sono esposta, che tu lo voglia o no»
«Hai già rischiato troppo» dice nervoso
«Non è colpa tua»
«Stavi per morire BRUCIATA VIVA» scandisce le parole
«Anche tu» sottolineo
«Io lo merito… tu no. Non me lo sarei mai perdonato» singhiozza
«Dobbiamo lasciarcelo alle spalle» dico con voce rotta
«Non possiamo. Non posso. Ogni volta che chiudo gli occhi ti vedo urlare tra le fiamme» singhiozza
«Deve essere stato terribile» commenta Doom
«Non puoi immaginare. Era lì, che urlava, tossiva e io non sapevo che fare. Non sapevo che cazzo fare» singhiozza
«Hai fatto la cosa giusta» rispondo
«Tu hai fatto la cosa giusta» mi stringe a se «Tu mi hai salvato la vita»
«Non parliamone più» lo stringo, con gli occhi lucidi, prima di baciarmi. Richard si avvicina a noi, come un fantasma.
«Isa… Paul ha bisogno di te». Corro immediatamente in camera da letto, ad accarezzare il viso di Paul che non riesce a smettere di piangere e respira a fatica. Guardo Richard, non so cosa fare.
«Cosa posso fare?» chiedo a bassa voce
«Non lo so, ma non ce la faccio a vederlo così» sospiro, mentre mi siedo accanto a lui e lo lascio lanciarsi tra le mie braccia al sicuro, singhiozzare contro il mio corpo. Gli accarezzo i capelli, non so che altro fare. Guardo Richard e gli dico di avvicinarmi una mascherina, la indosso e fa lo stesso, poi sfilo la mascherina a Paul, che singhiozza ancora più forte.
«Tesoro, non ce la faccio a vederti così» dico a bassa voce, mentre lo stringo a me come fosse un bambino spaventato e bisognoso d’affetto. Lo stesso senso di vuoto che accarezzava la mia anima ogni notte trascorsa a dormire da sola, con Till in terapia intensiva. Paul non si calma, Richard sta impazzendo e anche io mi sento trascinata in basso dal suo pianto incessante, dalla sua angoscia di riadattarsi ad una vita normale.
Till fa capolino dalla porta, indossando una mascherina. Si siede sul letto, mi guarda, poi mi fa cenno di spostarmi, mentre prende Paul tra le braccia. La differenza fisica tra i due è sempre notevole ma adesso è ancora più accentuata dal calo fisico del chitarrista. Se lo appoggia sul petto, con delicatezza, poi inizia a cantare per lui una canzone russa, al suo orecchio, una ninnananna. Forse una canzone che sua madre gli cantava quando era bambino e che cantava ad Emil, quando si divertiva a rubargli il ciuccio. Il pianto si fa meno intenso e Paul inizia a distendersi, a rilassarsi, tra le braccia della persona che per anni era stata tutta il suo mondo. Richard ed io ci guardiamo, scossi dalla stessa fitta di gelosia, pur indesiderata.
«Dovrai impararla» dice Till a Richard, a bassa voce
«Perché?» chiede
«L’unica maniera che conosco di calmarlo» sussurra
«Quella canzone…» dico piano
«Una ninna nanna che gli cantava sua madre» sospira
«Ti fa stare male?» chiede Richard
«Mi ricorda cose che avevo dimenticato» sospira
«Insegnami a farlo stare bene» dice Richard
«Amalo. Amalo con tutto te stesso. Amalo come non sono stato capace di fare» dice con gli occhi lucidi, mentre guarda Paul dormire placidamente sul suo petto.
«E basta?»
«Ti sembra poco? Amare è un salasso. Ti strappa il cuore dal petto». Mi appoggio alla parete fuori dalla stanza e singhiozzo. Vado in soggiorno ma mi nascondo immediatamente, quando capisco quello che sta accadendo.
Oliver ha il viso di Doom tra le mani e posso giurare di averli visti baciarsi un istante fa.

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