Il Party

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«L’arricciacapelli è caldo, sbrigati!» urla Sarah. Mi guardo allo specchio, devo sbrigarmi. Lascio cadere l’asciugamano sul pavimento, indosso la culottes e la bralette di pizzo azzurro comprate da Victoria’s Secret apposta per l’occasione, d’altronde come si dice, se ha l’intimo abbinato è lei che sta portando a letto te. E sono io che voglio portare a letto lui, se proprio deve succedere, voglio che sia una scelta mia, non una forzatura. Indosso le calze a rete, poi mi lascio scivolare addosso il vestito che ho comprato dopo due pomeriggi di shopping intensivo, un modello a bambolina con le maniche di pizzo nero e la gonna piena di veli. Si, sono una figa da paura. Inizio a truccarmi, faccio gli smokey eyes con la matita viola e indosso un rossetto viola scuro, pendant con le unghie ricostruite ieri, nere con i glitter viola. Sono pronta, sono pronta cazzo. Vado in camera, mi siedo ed inizio a farmi torturare da Sarah, mentre Nikki mi guarda un po’ interrogativa.
«Non cascarci. Finirà per scoparti da ubriaca, lo sai com’è fatto.» sbuffa
«O sarò io a farlo?» dico, mentre una cascata di riccioli scuri e fitti inizia ad addobbare la mia schiena.
«Il viola ti risalta il nocciola degli occhi, tesoro» mi fa notare Sarah
«Spero che il rossetto resista al bere» commento
«E non solo al bere» aggiunge Sarah, ridacchiando
«Non la stuzzicare» dice Nikki
«Tanto se accadrà, accadrà» rispondo. Se accadrà. Se davvero mi degnerà di uno sguardo.
«Dormi da lui?» chiede Nikki
«Non lo so. Potrebbe essere, dipende da che ora si fa.» rispondo.
«Stai attenta, mi raccomando» ringhia Nikki
«Fidati di me» rispondo.
«Di te mi fido, ma non di quella rockstar del cazzo» risponde Nikki
«Ci sarà Paul, non ho paura di nulla» rispondo
«E ora, chi è questo Paul?» chiede Nikki
«Landers, il chitarrista» aggiungo, mentre noto che mi è arrivata la posizione.
«Ci ha provato anche lui?» chiede Sarah
«Macché, siamo amici. Non tutti gli uomini sono incapaci di mantenere un’amicizia con una persona del sesso opposto» rispondo
«Lo sai come la pensiamo» sbuffa Nikki
«Come la pensi tu, Nikki. Lasciami essere felice, porca miseria!» sbraito
«Felice con… quella gente?» risponde Nikki, nervosa
«Si, con quella gente, che si dia il caso mi ha permesso di vivere un’esperienza bellissima». Mi sto innervosendo forte.
«Lo sai che quello è un mondo cui non apparteniamo» continua Nikki
«No. Non esistono mondi diversi, Nikki. Siamo tutti uguali, cazzo. Tutti uguali. Smettila di dividere le persone in categorie, mondi o come cazzo ti pare». Ho le lacrime agli occhi ma non devo piangere si rovinerebbe il trucco.
«Ma chi te le ha messe queste cose in testa, Isa? Cazzo, non sembri nemmeno più tu!». Non sono più io, effettivamente. Sono cambiata moltissimo con quel viaggio meraviglioso.
«Nikki, le persone cambiano, maturano. Se ci tieni alla mia felicità, devi accettare anche, di buon grado, che mi sto innamorando di qualcuno» rispondo, alzandomi per andare a prendere le décolleté.
«Il problema non è che ti sei innamorata, ma DI CHI!» strilla
«Qual è il problema, il fatto che abbia 30 più di me? Che sia un musicista metal? O che sia un uomo, Nikki?» dico, dopo aver indossato le scarpe
«Tutte e tre» sbraita
«Beh, te l’ho detto, non sono lesbica. Uomini e donne mi piacciono in egual misura. Fai pace con questa cosa» rispondo quasi distrattamente. Indosso una collana Alchemy Gothic, con orecchini abbinati, mi guardo allo specchio ma ancora non sono convinta del look.
«Sarah, mi presti la colla per i glitter?» le chiedo
«Certo, dove li mettiamo?» mi risponde, pronta a spruzzare
«Sul décolleté, quelli viola» dico, con un sorriso. L’effetto è quello che mi aspettavo, con le luci stroboscopiche non avrebbe guardato altro che il mio seno. Till Lindemann sarebbe stato mio, quella notte.
«Manca solo il profumo» mi ricorda Sarah. Scelgo il più sensuale di tutti, Alien. Lo avrei fatto impazzire.
«Adesso preparo la borsa, che a momenti mi vengono a prendere» dico, riempiendo la mia borsa con un pigiamino sexy con i fenicotteri, intimo di ricambio, farmaci per l’asma, bustine di tisana, un libro immancabile e varia altra roba.
«Hai preso la pistola al peperoncino?» mi chiede Nikki
«No, non me vedo il motivo» rispondo
«Metti che ti accada qualcosa». Meglio che non le rispondo.
«Non accadrà nulla, Nikki! E che cavolo!» sbraito
«Va bene, dai. La smetto» dice, cambiando stanza. Però ha ragione. Inserisco la pistola nella borsa, poi scendo. Paul arriva nemmeno dieci minuti più tardi, in pantaloni di pelle e maglia super aderente. Se non fosse il padre di un mio caro amico e contemporaneamente uno dei miei migliori amici, avrei osato farci un pensierino. Quando mi guarda non nasconde la meraviglia.
«Ti avevo consigliato di tirarti a lucido, ma così è da infarto!» ridacchia
«Davvero? Ho esagerato?» chiedo, preoccupata
«No, non hai esagerato. Sei mozzafiato. Non credo Till ti lascerà andare facilmente, stasera» dice, mettendo in moto.
«Non deve, infatti. Stasera marco il territorio» rido
«Così si fa! Non ha fatto altro che parlare di te, e ancora di te. Ho messo il muto sul gruppo WhatsApp.» ridacchia
«Parla di me sul gruppo WhatsApp?» chiedo, sconvolta
«Direi. Tutto il giorno, poi. È un’ossessione» ride Paul
«Lo fa sempre?» chiedo
«No. Per quello è strano.» commenta con un sorriso.
«Mi lascerai tu, poi?» chiedo, mentre memorizzo mentalmente la strada.
«Si, ma probabilmente si andrà avanti tutta la notte» risponde
«Davvero?». Sono attrezzata, resisterò.
«Si. Ci sono cocktail analcolici, Till li ha fatti preparare apposta». Till che ricorda le mie parole. Quell’uomo è una sorpresa continua.
«Ci sarà anche la gallina?». Paul ride talmente forte che quasi sbanda.
«Paul, sono troppo bella per morire stasera» commento ridendo
«Si, ci sarà. Ma di cosa ti preoccupi? Non può competere con te, stasera.» mi sorride.
«Solo stasera?» chiedo. In generale può e stasera no?
«Se lo chiedi a me, non può competere mai. Tu hai classe, intelligenza, stile. Siete opposte». Sospiro dolcemente.
«Poi Till non la tollera, quindi figurati». Inizio ad agitarmi.
«Spero non mi rovini la serata» grugnisco.
«Non lo farà, tranquilla. Al massimo, vieni da me. Ci penso io» mi rassicura. Sono felice di averlo come amico.
La villa di Till si può descrivere soltanto con un aggettivo: Smisurata. Il giardino è immenso, ha un viale alberato che spunta già da dietro il cancello stile gotico. Noto una piscina, illuminata con i led, al bordo c’è già il free bar. Non mi avevano detto di portare il costume.
«A saperlo, portavo il costume» dico a Paul, mentre entriamo con tutta l’auto, superando i buttafuori.
«Di solito si fa il bagno in mutande al nostro party» ride lui.
La villa è su due piani, sembra uscita da un’altra epoca, ha un che di romantico. Al primo piano, noto un’ampia terrazza, a cielo aperto. Mi immagino Till fumare una sigaretta, guardando le stelle. Tutta quella casa, da solo. Un senso di malinconia mi pervade da capo a piedi. Paul mi fa scendere, poi vado a parcheggiare. Varco la soglia ed il mio cervello va in tilt: musica a palla, fiumi d’alcool e almeno un centinaio di persone, che continuano ad aumentare. Till sta parlando con una donna alta ed austera. Indossa un gilet di pelle sul torace nudo e jeans stretti, molto stretti. Da perderci la testa. Non mi ha ancora notata e mi imbarazzo a farglielo notare che sono lì, per cui mi dirigo verso la stanza/spogliatoio e lascio la mia borsa, memorizzando mentalmente il posto in cui l’avevo messa. Torno nel salone principale, noto che c’è un ascensore interno alla casa, assolutamente ingegnoso e da pigri, come me. Till si è liberato e vaga per la stanza, probabilmente mi sta aspettando. Decido quindi di andarmi a riprendere quello che è mio, avanzando verso di lui con aria sicura, un piede davanti all’altro. Till non può fare a meno di notarmi, restando per un attimo a bocca aperta.
«Isa, sei tu? Che metamorfosi!» quasi ride per l’imbarazzo. Sghignazzo, pensando a quanto poco c’è voluto per farlo capitolare. Quanto sono prede facili, questi maledetti uomini.
«E chi deve essere, la mia gemella?» ridacchio. Mi prende una mano e me la bacia. Che uomo d’altri tempi.
«Sei mozzafiato, davvero» mi sussurra all’orecchio. Bersaglio centrato, quasi gongolo.
«Perché, tu no? Quasi sessant’anni ed è ancora tutto al suo posto» rispondo con una risata sensuale. È fatta. È mio.
«Ti posso offrire qualcosa? Abbiamo tre bar, uno giù in piscina, uno qui e uno in giardino. So che non bevi alcool quindi mi sono attrezzato di conseguenza». Inizio a pensare che tutta quella festa assurda sia stata fatta solo per avere questa occasione con me.
«Certo, andiamo a prendere qualcosa» rispondo, mentre mi guida con un braccio dietro la schiena al bancone. Mi guardo intorno, è pieno di ragazze mezze nude che ballano dappertutto… e lui non le degna di uno sguardo, cazzo. Ha occhi solo per me, solo ed esclusivamente per me. Mi sento potente.
«Gin tonic analcolico viola» mi dice, porgendomi il bicchiere
«Grazie» gli sorrido, mentre vedo che cerca la mia mano
«Propongo un brindisi» mi dice, guardandomi negli occhi
«A cosa?» chiedo, alzando il bicchiere
«A noi, a questa notte. A tutti i nostri errori e a tutti quelli che eviteremo di commettere insieme». La mia mano che regge il bicchiere trema leggermente. Insieme. Ha detto insieme.
«A tutto quello che potremmo essere» aggiungo
«Hai sbagliato. Che potremo» mi corregge, prima di avvicinare il bicchiere al mio. Se potessi, mi metterei ad urlare di gioia.
Ma ovviamente, nella vita, le cose non vanno mai totalmente lisce senza intoppi. Till si volta ed eccola lì, con un abito totalmente trasparente, praticamente nuda, al braccio di Richard, che sorride forzatamente.
«Questa ha rotto il cazzo» dico, infuriandomi. Till non le stacca gli occhi dal seno. È sempre così, cazzo. Sempre. Credo di essere importante finché non arriva qualcuno a ricordarmi quanto sono brutta e insignificante. Till sospira, poi mi guarda.
«Avesse un grammo della tua classe, non avrebbe bisogno di spogliarsi così tanto» commenta acido. Il mio sorriso si allarga.
«Davvero per te sono meglio di lei?» quasi bisbiglio
«Perché ne dubiti?» mi chiede, con un sorriso imbarazzato
«Ho visto come la guardavi…» dico piano
«È impossibile non guardarla» risponde «È praticamente nuda, Isabelle. Le si vede LA CERVICE!» esclama. Rido talmente forte che mi parte un colpo di tosse.
«Senti, tesoro. Io vado a vedere se arrivano gli altri» mi dice, allontanandosi in fretta e lasciandomi sola in quella folla di corpi sudati che si muovono convulsamente a tempo di musica. Sola in un posto dal quale mi piacerebbe fuggire. Non è così che immaginavo che sarebbe andata così, questa serata che si prospettava magica. Sto quasi per piangere quanto improvvisamente mi sento stritolare da un abbraccio che non potrei non riconoscere.
«Allora ci sei! Che bello!» mi urla Khira abbracciandomi. Dopo aver controllato di avere tutte le ossa della gabbia toracica al proprio posto, mi stacco e le sorrido.
«Non ero sicura ma ho pensato che sarebbe stato divertente» dico, con un sorriso.
«Emil sta prendendo la console dalla macchina, facciamo noi il dj set. Ha portato… vabbè, lo sai. Olandese, pura come l’acqua sorgiva» ridacchia. Erba, lo immaginavo. Non sono una tipa da spinelli ma quella sarebbe stata una sera che non avrei dimenticato facilmente, tanto vale spassarsela. Io ed Emil ci stritoliamo a vicenda, mi è mancato così tanto. Vedo arrivare finalmente tutti i Ramms senza Richard e li abbraccio uno per uno, mi sento in famiglia. Khira però non ha nessuna intenzione di suonare da sobria, quindi mi trascina per la mano nella terrazza del primo piano, attraverso l’ascensore. Ci ritroviamo tutti e tre, a guardare le stelle, seduti sul pavimento, mentre fumiamo quella che credo sia l’erba migliore che io abbia mai assaggiato. L’ombra nella mia testa scompare, è tutto così… lento, così… meravigliosamente onirico.
«Cazzo raga, che botta!» urla Khira
«Lo ammetto, Khi. Questa è la migliore che abbiamo preso fino ad adesso» dice Emil, sdraiandosi sulla schiena, a piedi nudi.
«E chi ci vuole tornare di sotto, qui si sta in paradiso» aggiungo.
«Ma dovremo, purtroppo» sospira Emil
«Come sta andando, tra te e Till?» chiede Khira
«Non lo so» rispondo ridacchiando
«Ma come non lo sai! Ma che significa!» esclama Emil
«Non lo so, ho deciso di…» sono troppo fatta, cazzo
«Di?» chiedono in coro
«Dargli una possibilità» sorrido, dando un tiro allo spinello
«Quindi te lo scopi?» mi chiede
«Vedremo» rido
«ALEEEEE» urla Emil
«Eddai» rido
«raga è ora, scendiamo!» esclama Khira. A malincuore torniamo nella bolgia infernale, ove Till sembra starmi cercando con lo sguardo. È seduto su una sedia, aria super annoiata. Quando mi vede, sembra rianimarsi.
«Ma dov’eri finita?» mi chiede prendendomi la mano
«A spinellare, con i ragazzi» rido
«L’alcool no, l’erba sì?» solleva un sopracciglio Till
«Quando capita» rispondo in imbarazzo totale.
«Balliamo?» mi propone
«Io non ballo». Odio ballare, a meno che non sia danza del ventre.
«Nemmeno io, non in mezzo alla gente» risponde, ridendo. Mi siedo sulle sue gambe, per la prima volta. La stanza sembra sparire, intorno a noi. C’è solo il muscolo teso delle sue gambe, sotto le mie, il suo cuore che batte contro la mia schiena, il suo viso appoggiato sul mio capo, le mie mani nelle sue. Sento già la mia anima appartenere alla sua. Giro il viso verso il suo, mi guarda, chiudo gli occhi, il mio cuore si trasforma in un martello pneumatico… poi mi sento trascinare via per i capelli. Olga mi prende per la gola con entrambe le mani, stringendomela, facendomi mancare il respiro, tossisco e vedo Till alzarsi per cercare di fermarla, mentre la mia testa esplode insieme ai miei polmoni che impazziscono cercando ossigeno. Sento le mani di Olga lasciarmi, mentre vedo Paul arrivare a tutta velocità, scagliandosi di forza contro Richard che cerca di proteggere Olga. Respiro affannosamente, adesso la vista è tornata in alta definizione e posso distinguere le macchie di materiale bianco sull’abitino di Olga. È fatta di coca, rabbiosa e pericolosa. Respiro a fondo, cercando la mano di Till, che mi abbraccia mentre Paul e Richard litigano furiosamente. Vedo Richard sclerare, cadere in ginocchio, quasi piangere, stressato e sotto pressione, dal lavoro e dalla sua relazione fallimentare.
Till mi prende per mano, poi mi porta in ascensore. So già dove stiamo andando, a rivedere le stelle. La musica dal piano di sotto arriva soffusa, così come il profumo di cibo.
«Qui stiamo in pace da tutto. Ho fatto costruire questa terrazza per meditare e scrivere» mi spiega, abbracciandomi.
«Non capisco cosa le sia preso» sussurro
«Nemmeno io. Quella è una pazza, drogata, fuori di testa. Paul sta ancora litigando con Richard, riesco a sentirlo.». Sento ancora quelle dita ossute contro il mio collo, mi accarezzo dove sento la pressione, Till ci passa un dito sopra, teneramente.
«Tu mi hai salvato» dico guardandolo negli occhi «Ho visto come l’hai tirata via da me»
«Ti salverei di continuo» risponde abbracciandomi da dietro
«Conto davvero così tanto per te?» gli chiedo, mentre le sue braccia avvolgono il mio corpo
«Conti più di quanto tu possa credere» mi risponde quasi all’orecchio.
«Ho paura di quella puttana» ammetto
«Non devi avere paura di nulla, finché ci sono io» le sue dita tra i miei boccoli sono così delicate
«Smettila, non fare il supereroe» ridacchio
«Ti va di ballare? Non ci vede nessuno e poi… stanno mettendo i lenti» si, non ci vede nessuno, potrei anche accettare. Annuisco e mi prende per mano, inizio a muovermi lentamente, seguendo i suoi passi, stringendomi al suo corpo più che posso e lui al mio, sotto i raggi della luna. Il suo profumo di lavanda, patchouli e pepe rosa mi avvolge da capo a piedi, probabilmente per la canna di prima sento tutto molto amplificato e allo stesso tempo soffuso. Se dipendesse esclusivamente da me, mi toglierei i vestiti e mi concederei lì, su quella terrazza, sotto le stelle, ma mi rendo conto che sono pensieri generati dallo stato di alterazione in cui mi trovo, non riuscirei nemmeno a togliere l’abito senza farmi prendere dal panico. Eppure, sento che è diverso. Sento che non mi farebbe mai del male. La canzone finisce ma noi continuiamo a volteggiare lentamente, come in un sogno.
«Con te provo sensazioni che… avevo dimenticato» mi sussurra
«Quali, se mi è dato sapere?» chiedo
«Romanticismo, passione, tenerezza. Ho dimenticato che cosa significhi, Isabelle. O forse non l’ho mai capito del tutto» ammette. Il suo viso si avvicina al mio, pericolosamente, ma appoggio la mano sulla sue labbra.
«Non adesso. Sono ancora… scossa» balbetto. Mi abbraccia fortissimo, come se volesse sottrarmi al dolore del mondo, un abbraccio che non scioglierei mai.
Sento dei passi trafelati, poi Flake fa capolino. «Till, scendi! Ci sono un paio di persone in coma etilico!» strilla
«La gente non sa bere!» commenta sbuffando e scuotendo la testa
«Scusate se ho interrotto qualcosa» aggiunge Flake
«È tutto a posto. Vai, Till. Ti aspetto qui» gli dico, sorridendo. Mi bacia la fronte, poi scompare dalla porta a vetri. Resto sola, appollaiata alla ringhiera, fumando una delle mie sigarette coreane e guardando la luna, sola come me nel caos del mondo.

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