Confronti

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«Piano! Mi raccomando le mascherine» intimò Doom, mentre spostiamo il tavolo e ci mettiamo tutti davanti alla porta.
«Mi stai dicendo che non posso baciarlo?» chiedo
«Io le metterei» risponde il batterista
«Non è immunocompromesso, a differenza di Paul» spiega Flake
«Scusa, lo sai che sono ignorante» risponde ridendo
«Marie Louise è qua, sono arrivati» avvisa Nele, mentre esce dal forno gli sformati
«Olli, esci lo champagne» dice Doom. La porta si apre ed entra Richard, con un sorriso smagliante.
«Non vuole stare sulla sedia a rotelle, è incredibile come quest’uomo non cambi mai!» ridacchia
«Isabelle, tu mettiti davanti la porta» suggerisce Nele
«Dai, sono qui» sussurra Richard. La porta si apre e Till, sulla sedia a rotelle, sbuffa visibilmente, giocando con i tubicini dell’ossigeno che è ancora costretto a portare.
«Sta cazzo di sedia!»
«Papà, cerca di non agitarti» ribadisce Marie Louise. Saltiamo tutti fuori, mentre Olli sciabola lo champagne.
«Maledetti! Ci siete tutti!» ride. I suoi occhi si posano su di me e sorride.
«Marie, io non posso non farlo. Se muoio, amen» dice guardando la figlia, poi toglie i tubicini, mi trascina sulla sedia e mi bacia. Mi bacia a lungo, con tutto l’amore del mondo, quasi piangendo.
«Mi sei mancata» sussurra
«Anche tu» rispondo, riprendendo a baciarlo. Alzo lo sguardo e vedo Richard con gli occhi lucidi, mentre si trattiene dal piangere.
«Ti amo da impazzire» mi sussurra, mentre continua a baciarmi. Ci stacchiamo piano, guardandoci negli occhi, mentre gli sistemo i tubicini.
«Per quanto tempo dovrai portarlo?» gli chiedo
«Un mese forse, ma sai benissimo che non lo farò.» ridacchia
«Lo farai» lo contraddice Marie Louise, facendomi l’occhiolino. Abbiamo un bel rapporto, essendo praticamente coetanee.
«Lo farà, me ne occupo io» ridacchio
«Domani sta sedia non la vedete più» dice, mentre mi alzo e corro da Richard, in lacrime. Lo abbraccio fortissimo.
«Lo farai anche tu, Reesh. Dagli tempo. Lo sai che è forte»
«Mi manca da morire» singhiozza
«Anche a me» sospiro
«Mi mancano le cose più semplici, più stupide» singhiozza «Sistemargli i capelli, farlo sedere su di me, persino litigare» singhiozza
«Passerà» sorrido piano «Ancora qualche settimana e Paul tornerà a casa con te»
«Sperando non rigetti il trapianto…» sussurra
«Dai, vedrai che non lo rigetterà» gli accarezzo la spalla
«Perché visto così è ancora più… triste. Voglio dire, vedere Till sulla sedia a rotelle, con l’ossigeno. Chissà come sarà la vita di Paul…»
«Inizialmente sarà diverso, ma ci si abitua a tutto per loro. Richard, sei un compagno eccezionale.»
«Potrebbe avere di meglio» singhiozza
«Ma ha scelto te. È innamorato di te da sempre»
«Te l’ha detto lui?» chiede
«Si. Gli ho dovuto dare una spintarella affinché confessasse» ridacchio
«In realtà se stiamo insieme è grazie a te» mi sorride
«Ogni tanto faccio qualcosa di buono» rispondo
«Che si mangia?» chiede Till
«Per te brodo» risponde Nele ridendo
«Che schifo!» risponde, facendoci ridere
«Till, sei delicato. Devi seguire le indicazioni dei medici, porca miseria…E NON SI FUMA! RICHARD, ESCI FUORI A FUMARE!» strilla Nele
«Richard, ma veramente non riesci a non fumare?» commenta Olli
«Provateci voi con il compagno in terapia intensiva» risponde nervoso, uscendo in giardino
«Richard è intrattabile» commenta Marie
«Ha ragione. Ero dello stesso umore fino a ieri» rispondo
«Richard è sensibile, quando vuole» commenta Till
«Non lo dà a vedere» aggiunge Flake
«La vita lo ha preso a cazzotti» rispondo io
«VIDEOCHIAMATA DA PAUL» dice Richard entrando in casa con il telefono in mano «Mettetevi tutti dietro di me». Fa partire la chiamata e Paul, finalmente estubato, ci saluta con un gran sorriso.
«Ve la state spassando, eh?» commenta, guardandoci tutti insieme
«Faremo la stessa cosa quando uscirai» rispondo io
«Ci vorrà almeno un mese se non due» sospira
«Non dire così» risponde Richard
«Me lo hanno appena comunicato» tossisce
«Uscirai prima» aggiunge Till
«Non sono te» si innervosisce Paul
«Infatti sei più forte di me» risponde Till con un sorriso
«Almeno adesso che sei a casa potrò dormire! Voi non lo sapete, ma si attaccava ai vetri e mi faceva le facce strane» dice ridendo
«Una tortura psicologica» commento
«Adesso tormenterà te» risponde sorridendomi
«Ma la smetti di sorridere ad Isa e mi inizi a cagare?» si incazza Richard
«Gelosone! Lo sai che ho occhi solo per te» risponde Paul, mentre Richard si porta via il telefono. Mi siedo accanto a Till, prendendogli la mano.
«Sono proprio fortunato, ho una bellissima infermiera pronta a prendersi cura di me» mi dice con un piccolo baciamano.
«Lo avrei fatto in ogni caso» rispondo accarezzandogli la testa
«Adesso ci occuperemo dei tuoi esami, tra una lezione di canto e l’altra» Madonna, gli esami!
«Come puoi insegnarmi canto se stai con l’ossigeno?» chiedo
«Ah ma perché voi siete davvero convinte che continuerò a portarlo» ride
«Till…» lo guardo con disapprovazione
«Non mi ammazza nessuno» ride
«E invece qualcuno sì. Guarda chi c’è fuori il cancello» dice Doom ridendo. Till guarda il monitor, poi sbianca.
«NOOOO NON LE VOGLIO TRA I COGLIONI» Strilla
«Ma chi sono?» chiedo a Marie
«Le Thomalla. Madre e figlia. Sono insopportabili» risponde. Madonna, l’ennesima ex. Non ce la faccio.
«Sophia Thomalla?» chiedo, nervosa
«Deve aver saputo che Till è stato dimesso…» commenta Nele
«Ma dobbiamo ancora mangiare!» sbraita Oliver
«Lo sapete quanto sono cafone, si inviteranno da sole» risponde Marie Louise
«E io non apro…» sbraita Till
«Dai Till, una cosa veloce e indolore» risponde Nele
«Madonna, non ce la faccio. Aiutami!» mi dice guardandomi negli occhi. Gli prendo la mano «Ci sono io con te, amore» rispondo, con un sorriso incoraggiante.
«Buongiornooooo! Buongiorno a tutti! Ciao Nele, Marie Louise, carissime!» una signora sulla sessantina, bionda, palesemente rifatta, in abito fucsia di Gattinoni, si avventa sulle figlie di Till, che reagiscono elegantemente schifate.
«Till, quanto tempo! Non ti vedo bene però… sei ingrassato. Male, male. Ti stai lasciando andare». Io avrei già voglia di cacciarla di casa. Till ha lo sguardo nervoso. L’ultima cosa intelligente che potresti dire ad una persona che ha scampato la morte per miracolo è un commento sulla sua forma fisica. Sophia Thomalla deve aver scambiato il soggiorno di Till per una passerella, entra ancheggiando su un tacco a spillo che sembra un trampolo, mentre l’abitino di Vionnet corto che più corto non si può si solleva a livello natiche, quando si piega per baciare Till sulla fronte. Mi guarda in faccia e con aria di sfida bacia Till sulle labbra, ma lui la stacca con un gesto della mano.
«Stavamo per metterci a tavola» fa notare Flake
«Beh, perfetto! Io e Sophia lo sapete, non mangiamo poi così tanto». Nele e Marie si scambiano uno sguardo incazzato.
«Tu, posami la borsa. Sei la cameriera, no?» mi dice. Io la guardo quasi imbizzarrita.
«È la mia compagna, Isabelle Godard.» risponde Till
«La tua… ecco perché sei ingrassato. D’altronde chi si somiglia si piglia» dice, guardandomi con aria schifata
«Non ti permetto di mancare di rispetto alla mia compagna, Simone» dice Till, estremamente nervoso. Nella stanza non fiata nessuno.
«Dovrebbe esserci Sophia lì, non questo capodoglio» risponde a denti stretti
«Ti voglio ricordare che tua figlia Sophia mi ha fatto credere di essere incinta di mio figlio.» risponde guardandola malissimo
«Beh, capita a tutti di sbagliarsi» risponde Sophia
«Ma tu non ti sei sbagliata, tu lo sapevi!» incalza Till
«Non puoi esserne sicuro» risponde Sophia
«Ma come non puoi vergognarti di venire qui, baciarmi, far finta che non sia accaduto nulla» risponde Till, tenendomi la mano dolcemente
«Ci siamo visti altre volte…» risponde lei
«È stato semplice sesso, otto mesi fa» taglia corto lui
«Per me no. Io ti amo ancora» risponde Sophia con finta disperazione
«Che faccia tosta!» commenta Richard
«Non sapete cosa sia la vergogna!» ringhia Till
«Non siamo noi a doverci vergognare» risponde Simone «Ma tu. Nemmeno ti rendi conto di come ti sei ridotto»
«Vorrei vedere te dopo settimane di terapia intensiva, dopo aver rischiato di morire in un incendio» risponde Till con il fiato corto.
«Avresti potuto rifletterci prima di fare l’eroe per… questa qui.» dice indicandomi
«Io per lei ci sarei morto, per tua figlia no» risponde
«Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te…»
«Cosa avreste fatto, sentiamo! A parte coprirmi di ridicolo! Il cornuto di Berlino!» urla Till
«La stai facendo troppo drammatica» minimizza Simone
«Se stessi con una donna più bella di me potrei anche capirlo ma…quella lì» continua Sophia
«Isa, andiamo in camera amore. Non sto bene» mi dice. Spingo la sedia fino all’ascensore interno. Till mi guarda con le lacrime agli occhi.
«Mi dispiace amore. Mi dispiace che ti abbiano trattata così. Non meriti nulla di tutto questo»
«È tutto a posto amore mio, davvero» gli accarezzo il viso
«Adesso per fortuna se ne andranno» sospira, mentre arriviamo in camera. Si alza dalla sedia, stendendosi sul letto. È pallido e sudaticcio.
«Non scherzavo quando ho detto che non sto bene» sussurra. Gli accarezzo il viso. Il suo respiro è rapido.
«Chiamo Nele» gli dico, mentre gli accarezzo il viso «Per favore resisti, amore». Nele risponde dopo tre squilli.
«Nele sali, papà non sta bene» dico col tono più calmo che riesco ad avere. Nele si precipita per le scale. Arriva di corsa e capisce immediatamente cosa non va.
«Gli faccio un’iniezione, non dovevano farlo agitare così tanto quelle due streghe» risponde nervosa
«Sono ancora qua?» chiedo
«Si, hanno fatto la tana» sbuffa
«Amore, respira. Ti prego respira» imploro Till, mentre gli accarezzo il viso. Cerca di seguire il mio respiro, guardandomi negli occhi.
«Funziona. Brava Isabelle» mi dice con un sorriso, mentre scopre la natica di Till per l’iniezione
«Ti amo» sussurra Till
«Io di più» rispondo
«Ti amo per davvero, Isabelle. Voglio una famiglia con te» sussurra
«Non mi sento pronta» rispondo con un sorriso
«Ma infatti papà, prima falla laureare!» risponde Nele ridendo, dopo l’iniezione
«Beh, mica ho detto subito» ridacchia debolmente Till
«Devi prima rimetterti in sesto, un danno polmonare non guarisce da solo» dice Nele, guardandomi in faccia
«Mi sento responsabile per ciò che è accaduto» dico in tono sommesso
«No, non pensarlo nemmeno» risponde Nele
«Ero io il loro bersaglio, non tu» sussurra Till ad occhi chiusi, mentre lo sento sempre più rilassato. Ha bisogno di pace e tranquillità, non di agitarsi così.
«Dormirà come un bambino» sussurra Nele. Facendo piano, scendiamo di sotto. Simone e Sophia sono ancora lì, ci fissano male.
«Sta riposando. Approfittiamone per mangiare» dice piano Nele.
«Dobbiamo pranzare, quindi se non vi dispiace…» azzarda Marie Louise
«Ci state cacciando…» risponde Sophia
«Sì. Vi stiamo cacciando. E se non l’abbiamo fatto prima era per non far agitare Till, ma ci siete riuscite voi» rispondo. Simone mi si para davanti
«Non fare la bisbetica, non puoi permettertelo» mi dice guardandomi in cagnesco
«Bisbetica? Non gli avete dato nemmeno il tempo di tornare a casa, vi parate qui, a ora di pranzo, mi mancate di rispetto e avete persino il coraggio di rigirare la frittata?» non fiata nessuno
«Non siamo mai state trattate così da nessuno» si lamenta Sophia
«La musica è cambiata. Till non è più disponibile, in alcun modo. Mettetevi il cuore in pace» ribadisco
«Pensi forse di durare più delle altre?» chiede Sophia
«Si, lo penso. E lo pensa anche lui. Ti consiglio di fare una copertura su quei tatuaggi, mi dà fastidio vedere il volto e il nome dell’uomo che amo su quel reparto macelleria». Il viso di Sophia cambia colore.
«COME OSI?» strilla
«Allora, Till sta dormendo e voi non avete il minimo rispetto, si sta freddando tutto e abbiamo i nostri impegni quindi prendete le borse e alzate il culo» dico in maniera intimidatoria. Rassegnate e sconfitte, se ne vanno senza salutare.
«Vado a vedere come sta Till» dico con un gran sorriso sul viso, salendo rapidamente le scale. Till sta dormendo beatamente. Mi sdraio accanto a lui e gli accarezzo il viso rilassato.
«Sarai fiero di me quando lo saprai. Voglio solo renderti orgoglioso di averti accanto a me. Scusa se non sono bella, se qualche volta ti vergogni di me. Ti amo da morire Till, nemmeno immagini quanto». Sembra quasi che mi stia sorridendo.

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