Sassaiola

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Quando arriva la pizza, i Ramm si precipitano come i nani di Biancaneve intorno al tavolo. Io e Till le distribuiamo, cercando di non inorridirci di fronte alla pizza di Paul con nuggets di pollo e patatine.
«Quindi era come ho detto io. Due coppie» dice Flake masticando la pizza
«Beh si… credevo ci sarebbe voluto più tempo» ridacchia Richard
«Till, se sei felice lo siamo tutti» aggiunge Olli
«Siamo felici.» annuisco
«Ma l’hai… preparata?» chiede Doom
«A cosa, al sadomaso?» chiedo, tutti ridono.
«Ai paparazzi. Diventeranno il tuo incubo più grande» risponde Flake
«I… paparazzi?» chiedo, sconvolta
«I paparazzi» ripete Richard. Stringo forte la mano di Till e mi appoggio alla sua spalla
«Ti daranno fastidio, l’importante è però non dargliela vinta» spiega Till
«Non pensavo che fossero interessati a voi» rispondo
«A me, più che altro. E tu… tu sei Frau Lindemann adesso» scherza
«Nemmeno tempo…» rido. Sentiamo un rumore metallico, che fa girare Paul e Doom, seduti contro la vetrata.
«Non credevo ci fosse vento» dice Oliver
«Vabbè dai, capita» minimizza Till. Il rumore si ripete, due volte. Till non è più così tranquillo.
«L’allarme è acceso?» chiede Paul
«Siamo dentro casa, quindi solo quello del giardino» spiega Till. Silenzio. Tutto sembra essere cessato.
«Sarà stato qualche ragazzino» commenta sbrigativo Flake. E di nuovo, quel rumore.
«Se succede ancora, esco» si alza Till
«Evita. Meglio dentro che fuori» lo convince Doom. Inizio a sentirmi agitata ma cerco di mangiare la pizza. E poi un suono inconfondibile, quello dei vetri infranti. Paul si accascia a terra con un urlo terrorizzato.
«CAZZO! SONO SASSI!» Urla. Richard sposta il tavolo con scatto felino e si getta su Paul per proteggerlo, ma sviene. Un sasso insanguinato rotola sul pavimento, mentre dalla fronte di Richard inizia a sgorgare sangue.
«Ancora!» Urla Flake. Oliver si getta su Doom per proteggerlo, mentre Till mi tira via. La vetrata è completamente in pezzi.
«Bastardi» commenta Oliver, mentre Doom si rannicchia, terrorizzato, accanto a lui. «Stai bene?» gli chiede
«Si, non mi sono fatto nulla» risponde. Ma non è lui la preoccupazione. Richard è incosciente, sul pavimento. Continua a perdere sangue e diventare sempre più pallido, mentre Flake chiama l’ambulanza.
«Respira?» chiede Paul
«Molto piano» risponde Till «Tu stai bene?» chiede al chitarrista, che si accarezza le costole
«Mi hanno preso di striscio, passerà» risponde Paul.
«Dobbiamo fermare l’emorragia di Richard» dice Till a Doom e Oliver, indicando loro cosa prendere dalla cassetta di sicurezza.
«Richard… per favore…» supplica Paul in ginocchio. Poi, improvvisamente, si irrigidisce. Il suo volto diventa una maschera di terrore mentre emette l’urlo più agghiacciante che io abbia mai sentito e inizia a sputare sangue a profusione. Till è nel terrore più ancestrale e non sa chi aiutare prima, ma io mi inginocchio a soccorrere Paul, che mi sviene tra le braccia, con lo sguardo vitreo e rivolto in alto.
«Le costole…» dico. Till taglia con una forbice la maglia di Paul, che quasi non respira. I suoi rantoli sono così forti da poterli udire da fuori. Il lato destro del torace di Paul è un’enorme chiazza violacea, con una rientranza.
«Sono rotte. Il polmone potrebbe essere bucato» dice Till, mentre lo pone sul lato sinistro per evitare che possa soffocare, sfilandomelo dalle braccia
«Paul cazzo, resta sveglio! Voi a che punto state?» chiede a Doom, Flake e Olli. Paul non dà segni, le sue labbra sono quasi nere.
«Ha smesso di sanguinare» ci aggiorna Doom
«Uno di voi può venire? Paul…» dico, trattenendo i singhiozzi
«È L’ambulanza» dice Flake, precipitandosi a farli entrare. In men che non si dica, caricano entrambi e li portano via, a sirene spiegate.
«Noi andiamo. Voi che fate?» chiede Flake
«Isa viene con noi, io aspetto la polizia» borbotta Till
«Io resto con te» gli prendo la mano
«Tu vai con loro! Non posso metterti in pericolo!» mi urla contro
«Non posso lasciarti da solo!» rispondo urlando
«Oliver, puoi restare?» chiede Till
«Certo.» dice il bassista
«Io ed Oliver aspettiamo la polizia e poi vi raggiungiamo, voi andate e teniamoci in contatto» comanda Till. Non ho scelta. Salgo in macchina di Flake, che mette in moto con calma. Doom non riesce a smettere di piangere.
«Non pensavo che si sarebbe potuti arrivare a questo» commenta il batterista
«Quell’urlo…non lo dimenticherò mai» sospiro
«Dimmi come fai a restare calmo, Christian!» sbraita Doom
«Come faccio? Dovresti saperlo, Christoph. Eri con me quando abbiamo recuperato i resti di Chris. Eri con me quando Alj è morto. Ormai sono assuefatto alla morte». Il suo tono è talmente calmo da mettermi i brividi.
«Non voglio piangere Paul o Richard. Non voglio piangere nessun’altro» singhiozza.
Siamo appena arrivati e non riusciamo a capire dove li hanno portati. Dopo aver chiesto a mezzo ospedale, scopriamo che Paul è in terapia intensiva e che Richard sta facendo una TAC. Non ci resta che aspettare in sala d’attesa. Dopo un’ora e zero risposte, spuntano Till e Olli.
«Pare che io sia stato preso di mira da dei militanti di estrema sinistra» dice, il tono sconvolto. Si siede accanto a me e mi prende la mano.
«Non è così che volevo passare questa giornata» mi dice
«Non pensare a me, pensa a Paul e a Reesh» rispondo
«Reesh ha la zucca dura, ci vuole ben più di un sasso per aprirgliela» commenta Doom
«Anche Paul ha la scorza dura. Morirà di vecchiaia» risponde Till, con un mezzo sorriso.
«Ci seppellirà» aggiungo
«Ah, non ne dubito» risponde Olli. Mezz’ora dopo un’infermiera ci spiega finalmente come stanno le cose. Richard ha una lieve commozione cerebrale, passerà la notte in ospedale in osservazione ma non è niente di serio. Tiriamo tutti insieme un sospiro di sollievo. Quando nomina Paul, nessuno di noi riesce a guardarla.
«Il polmone destro è lesionato gravemente e bisognerà aspettare che si stabilizzi per operarlo e si potrebbe rendere necessario il trapianto.» Restiamo tutti a bocca aperta.
«Un trapianto...» sussurra Flake
«Dio santo, speriamo di no»
«A Febbraio c’è il tour americano, come faremo?» chiede Olli
«Si riprenderà per tempo, lo sapete che Paul è coriaceo» Doom è il più positivo, gli sorrido dolcemente.
«Beh, speriamo che ci facciano vedere almeno Richard» sospira Till
«Hanno detto che dobbiamo aspettare domani» sospira Olli
«A questo punto, dobbiamo tornare a casa. Till, ti senti al sicuro a dormire a casa tua?» chiede Flake
«Onestamente, no.» sospira Till
«Ho le chiavi di casa di Paul… puoi venire a casa sua…» mi guarda negli occhi, con il terrore sul viso. Lilly. Dobbiamo dirlo a Lilly.
«Va bene, noi passiamo da casa, attiviamo l’allarme e poi andiamo da Paul» dice Till, prendendomi la mano. In macchina è silenzioso, fin troppo. Gli accarezzo la guancia.
«Tutta colpa mia.» singhiozza
«Non è colpa tua» lo rincuoro
«Sì che lo è! Paul potrebbe andarsene a causa mia! Solo a causa mia!» singhiozza
«Tu non hai mai stuprato nessuno» sussurro
«Lo so…ma è me che vogliono uccidere. Me che vogliono fare fuori» piange mentre guida
«Till…passerà. La smetteranno.» dico con voce chiara
«Sto mettendo tutti in pericolo. La mia famiglia, i ragazzi, te» con voce rotta «Solo perché sono un idiota»
«Sei un uomo meraviglioso…ed innocente».
«Meriti di meglio, Isa» dice mentre scendiamo dall’auto. Prendiamo le prime cose che troviamo e raccolgo dal cestino le sigarette. Non è la notte adatta a smettere di fumare. Till è immobile, davanti alla vetrata. Fissa i fori dei sassi, con le lacrime agli occhi. Il sangue di Richard è ancora sul pavimento. Lo prendo per mano e usciamo.
Lily ci vede arrivare, sconvolta quanto noi. L’ha già saputo. Non so da chi, non so come, ma i suoi occhi sanno. Si getta tra le braccia di Till, piangendo. Mi siedo sul divano e crollo anche io, in lacrime. Lily va in cucina, a preparare una camomilla tripla per tutti e tre.
«Cambiamo il giorno dell’anniversario?» chiedo a Till. Mi sorride appena, da sotto la tazza
«Perché, voi…?» chiede Lilly
«Sì, oggi» risponde Till
«Ecco cosa stavate festeggiando» Lilly ha gli occhi lucidi.
«Si…Se mi fossi seduto al suo posto, ci sarei stato io in ospedale…» Lily lo abbraccia
«Zio, non dire così» trasalisco quando lo chiama zio
«Ho solo fatto del male a tuo padre, nient’altro» piange
«Ormai è passato…sta con Richard ed è felice» mi alzo e corro ad abbracciare entrambi.
Lilly va a dormire abbastanza presto, lasciandoci da soli. Andiamo a dormire, dandoci le spalle. Sento Till singhiozzare, vorrei voltarmi e abbracciarlo ma credo gli darebbe fastidio. Mi sveglio alle tre e non è accanto a me. Vado in soggiorno e lo trovo con una delle mie sigarette, al balcone. Ha lo sguardo perso nel vuoto e trema.
«…Till?» dico piano per non spaventarlo
«Mi sento troppo in colpa» dice, piangendo e fumando. Mi accendo una sigaretta e mi siedo accanto a lui.
«Tormentarti così non servirà.» rispondo piano, sedendomi sulle sue gambe
«Sto per andare in mille pezzi…» sussurra
«Non lo farai, perché ci sono io» gli accarezzo il viso
«Isa…ho troppa paura» singhiozza
«Ce l’ho anch’io, ma non serve a nulla fare così. Le cose spiacevoli non le ferma il pianto» dico, sfiorandogli le labbra con le mie.
«Mi sento all’inferno» singhiozza
«Andiamoci insieme» rispondo baciandolo. Non mi importa. Non mi importa se è accusato di stupro. Non mi importa se in passato ha sbagliato. Resta l’uomo di cui mi sono perdutamente innamorata.
Ci svegliamo sul divano, abbracciati, alle prime luci dell’alba. Lily ci ha preparato la colazione. Mangiamo di corsa e andiamo in ospedale. Gli altri non sono ancora arrivati, quindi chiediamo noi. Ci informano che Richard sta bene e che sta per essere dimesso, poi ci conducono nella sua stanza. Lo troviamo sul letto, la fronte fasciata e l’espressione sconvolta.
«Reesh, meno male! Che paura abbiamo avuto!» esclama Till, abbracciandolo
«La paura la deve avere qualcun altro. Dov’è tuo padre, Lilly? Quattordici chiamate, troppo impegnato per farsi sentire?». Ci guardiamo tra di noi, sconvolti. Non lo sa.
«Non...non lo sai?» chiedo piano
«Cosa? Cosa dovrei sapere?» risponde nervoso
«Paul…è in terapia intensiva. Noi stiamo per andare lì» dice Till, guardandolo negli occhi. Richard cade in ginocchio, ai piedi di Till. Mi metto alla sua altezza e lo abbraccio, piangendo con lui.
Quando finalmente siamo pronti, scendiamo giù in terapia intensiva ma, purtroppo, non ci fanno entrare. Lilly è l’unica che può avvicinarsi al vetro.
«Ma non è possibile, lo avevano preso di striscio» continuava a singhiozzare.
«Sembrava stare bene, poi… no, non ce la faccio a raccontare.» gli spiego, piano. Quell’urlo agghiacciante. No, meglio non parlarne.
«Un polmone bucato… quindi è attaccato all’ossigeno?» chiede
«Alla macchina cuore/polmoni. Devono capire quando sarà in grado di sopportare l’intervento» spiega Till. Lilly torna indietro dalla stanza, le lacrime agli occhi.
«È in coma farmacologico. Non ce la faccio a vederlo così» singhiozza, tra le braccia di Richard.
«Non è giusto che stia pagando per colpa mia» ribatte Till
«Till, stanno fuori di cervello. Smettila. Sono loro da lapidare» ribatte, stizzito. «Voglio vederlo» dice a Lilly.
«Stanza 4. Non farti vedere» dice la ragazza, mentre Richard si aggira furtivamente. Richard torna dopo qualche minuto, le lacrime agli occhi.
«Non sembra nemmeno lui» si dispera.
«Si riprenderà Reeshy. Dai tempo al tempo» dice Till, abbracciandolo.
Tempo al tempo.
Tornare a casa di Paul, con Till e Richard, è strano. La mancanza di Paul e del suo profumo al pino è così forte da poterla toccare. Till rifugge da me, ma non soltanto da me, anche da sé stesso. Ha paura di mettermi nei guai, di farmi rischiare la vita. Si chiude in bagno, vedo il guizzare della lama di un coltello da cucina prima che chiuda la porta. Non ho alcun dubbio.

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