Fuoco

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«Non si risolve nulla così» sussurro, mentre accarezzo la sua pelle ferita, dopo averla disinfettata e fasciata
«Non mi pare che tu sia tanto diversa» sospira
«Ho stretto troppo?» chiedo
«No, sei stata brava» mi sorride
«Till, devi smetterla» dico guardandolo negli occhi
«Devo?» sospira
«Si. Io non voglio vederti in queste condizioni» sospiro, baciandogli la fronte
«Non ti merito» mi dice
«Nemmeno io» rispondo baciandolo. Ogni sera si fa a pezzi e ogni mattina lo rimetto insieme, ogni sera temo di perderlo e ogni mattina gioisco che sia con me. Non ho mai avuto così paura di perderlo, vedo gli spettri affollare la sua mente e ho troppa paura che me lo portino via. Quelle accuse false lo stanno uccidendo dentro e non credo sarà in grado di resistere troppo a lungo. È passata una settimana ed Emil non è ancora riuscito a scendere. Stiamo andando a prenderlo all’aeroporto. Durante il viaggio Till non parla, è perso nei suoi pensieri. Stanotte tornerà a dormire a casa sua e non voglio che stia da solo.
Emil e Pierre sembrano due pulcini spaventati. Quando ci vedono, Emil si lancia tra le braccia di Till, piangendo. In macchina, seduti dietro, ci raccontano tutto.
«Abbiamo firmato. All’Universal» singhiozza Emil tra le braccia di Pierre
«Universal? È fantastico!» dico sorpresa
«Chissà se mio padre… riuscirà a svegliarsi.» sospira
«Il suo coma è indotto» risponde Till
«Indotto?» chiede Pierre
«Farmacologico. Lo sveglieranno dopo l’operazione» spiega Till
«Quando lo opereranno? È una settimana che sta così» insiste Emil
«A giorni, credo.» rispondo
«Emil… Tranquillo» dice Pierre, abbracciandolo forte mentre Emil piange. Mi si spezza il cuore a vederlo così.
Arriviamo in ospedale poco prima dell’orario delle visite. Paul è in una stanza diversa adesso, dove c’è solo lui. Richard è seduto accanto a lui, gli accarezza la mano e gli parla dolcemente.
«Mi mancano le tue risate, amore. Quanto vorrei risentirla. Stavamo bene, stava andando tutto bene.». Alza lo sguardo perché si accorge di noi. Emil si stringe a Pierre, che gli bacia la testa. Mi giro verso di lui.
«Emil, entra. Dai, tesoro» lo incoraggio. Si avvicina al letto, tremando. Paul ha un tubo in bocca, ha il viso livido e stanco. Richard si sposta dall’altra parte, senza smettere di guardarlo. Pierre si siede sui sedili davanti alla stanza, io mi lancio tra le braccia di Till, che mi tiene al sicuro.
«Richard, vai a casa a fare una doccia, resto qui io» lo invita delicatamente il ragazzo. Richard decide di cogliere l’occasione e lascia a casa di Paul anche Pierre. Noi ci teniamo per mano e andiamo.
«Ti lascio a casa?» chiede Till
«Passiamo da casa di Paul, prendo un completo e andiamo a casa tua» rispondo
«A casa mia?» risponde sorpreso
«A casa tua» ripeto, con un sorriso
«Ne sei sicura?» chiede ancora
«Assolutamente si» rispondo
«Ti senti al sicuro a casa mia, dopo quello che è successo?» ribatte
«Io con te sono sempre al sicuro» dico guardandolo negli occhi
«Non so proteggerti» sussurra
«Tu mi proteggi anche dalle cose che non conosci» rispondo. Guida rilassato fino a casa, tenendomi la mano. Salgo un attimo, a preparare un borsone per qualche giorno. Richard mi vede.
«Vai a dormire da lui?» mi chiede con un sorriso
«Non posso lasciarlo solo. Non vedi quanto si sta tagliando? È pieno di sensi di colpa che non dovrebbe avere». Lo sguardo di Richard è terrorizzato.
«Ma non ha fatto nulla…»
«Lo so. Ma è abituato a darsi la colpa di ogni cosa» rispondo, amara
«Stai davvero facendo tanto per lui» mi dice, abbracciandomi
«Ci tengo davvero tanto a Till. Non mi interessano i suoi soldi né la sua fama. Mi interessa la sua anima»
«La sua anima?» chiede
«Si. Quello che pochi vedono. Quello che è riuscito a mostrarmi» dico sorridendo, prima di caricarmi il borsone sulle spalle. Torno in macchina e Till mi accoglie con il più dolce dei baci.
«La nostra relazione è iniziata nel mezzo di una tragedia, ma non credo sia negativo. Ci rende solo più forti» sorride
«Tu sei forte. Non hai bisogno di me per essere forte» rispondo
«La nostra unione è la nostra forza» mi prende la mano
«Non avrei mai pensato di innamorarmi di te» rispondo
«Non avrei mai pensato di innamorarmi» ridacchia
«Vorrei chiederti una cosa…»
«Tutto quello che vuoi» risponde
«Tu… mi tradirai. Non ho dubbi che lo farai. Ti chiedo solo di dirmelo tu. Non voglio saperlo da altri». Non risponde. Il gelo cala in auto. Quando arriviamo si volta verso me e dice «Sei più matura di quanto mi aspettassi. Davvero molto più matura. Non mi hai chiesto di non tradirti, mi hai chiesto di essere sincero.» lo abbraccio ad orsacchiotto.
«Io ci tengo tanto a questa relazione» gli dico all’orecchio. Mi prende per mano ed entriamo. La vetrata è stata sostituita, non è più così bella a vederla dentro poiché ha una fitta rete in ferro.
«Il vetro è antiproiettile, la grata potrei anche toglierla» mi spiega
«Hai fatto mettere i vetri antiproiettile?»
«Si, in tutte le finestre. Isa, sono in pericolo. E lo sarai anche tu quando verrà resa nota la nostra relazione». Sento una stretta allo stomaco.
«Non è giusto» rispondo
«Non lo è. Ti sto mettendo in pericolo»
«Tu non mi metti in pericolo» ribatto guardandolo in faccia
«Ti andrebbe di… fare la doccia?» chiede
«La doccia? Beh… perché no!» rispondo con entusiasmo. Gli salto in braccio e continuiamo a baciarci, correndo verso la doccia. Till mentre ci avviamo mi toglie l’abitino, scendo e gli tolgo la maglia. Resto davanti a lui in tanga e un filo di imbarazzo, mentre si spoglia del tutto davanti a me. Vado per abbassare le mutandine ma mi ferma.
«Lascia fare a me» risponde, poi si china e inizia ad abbassarmele con i denti. Respiro velocemente per l’emozione, le mie mani iniziano a tremare. Il suo sorriso si specchia sul mio viso. Indietreggio ed entro nell’enorme box doccia, mentre lui chiude la porta dietro di sé.
«Ci sono delle spugne nuove, scegli la tua» mi dice, scelgo quella rossa a forma di cuore. Il porta prodotti è strapieno di shampoo e balsamo, vari gel doccia, scrub, c’è veramente di tutto. Capisco adesso come fa ad avere la pelle così morbida, si cura moltissimo.
L’acqua inizia a scorrere fresca sui nostri corpi sudati, mentre ci baciamo. Detesto essere più bassa di lui, non mi piace vederlo curvarsi su di me. Till se ne accorge e tira fuori una sorta di scalino, da un angolo. Ci salgo e finalmente tutto è più comodo. Non mi staccherei mai dalle sue labbra, le mie mani sembrano essere nate per il suo viso, le sue per i miei fianchi. Il suo respiro irregolare soffia sul mio viso come brezza d’alba.
«Sei incantevole, Isabelle» mi dice con il più tenero dei sorrisi.
«Sei tu il mio incanto» rispondo, mentre le sue mani si fanno più leggere su di me. Il bagnoschiuma che ha scelto ha un profumo inebriante e fa molta schiuma. Inizia a lavarmi, dal basso verso l’alto, con dolcezza. Poi è il mio turno. Ho fatto decine di docce con clienti ma la dolcezza che sto provando non l’ho mai provata. Le sue dita sulle mie cicatrici, le mie sulle sue, un tutt’uno, due cocci che si riuniscono. Usciamo e ci sdraiamo sul letto, nudi e totalmente euforici l’uno dell’altra. Presi completamente da ciò che sentiamo e che è venuto fuori.
«Non credevo di potermi sentire così ancora una volta» dice, accarezzandomi i capelli
«Abituati, sarà così per sempre» rispondo. Ci rivestiamo, andiamo in cucina e ceniamo. Come al solito non voglio cenare ma Till riesce sempre a convincermi, come fa lo sa solo lui.
«Fa caldissimo. Andiamo in giardino?» chiedo a Till, guardandolo con occhi dolci.
«Va bene, andiamo a nutrire le zanzare» ride
«A me non pungono» rispondo
«A te. A me si. Sono praticamente un all you can eat» ridacchia, mentre mi porta alla panchina sotto l’arco, un arco completamente rivestito da rampicanti. Il profumo di lavanda e di rosa dei cespugli ci avvolge insieme ai raggi della luna piena. Mi appoggio alla sua spalla mentre gioca con la mia mano.
«Sarebbe bellissimo se venissi a vivere qui, con me» mi chiede
«Non sarebbe un impiccio?»
«Nessun impiccio. Riempiresti ancora di più la mia vita» risponde con un sorriso
«Non eri quello che aveva paura per me?» lo indispongo
«Così potrei proteggerti meglio» risponde
«Ma, cambiando discorso… secondo te… Doom e Olli?» ridacchio
«Doom e Olli scopano» risponde ridendo
«Lo penso anche io»
«Si ma è sposato. Dico, almeno lasciala» scoppio a ridere
«Tu non ti sei mai fatto di sti problemi» rido
«E quindi devono essere tutti irrispettosi come me?» scoppiamo in una fragorosa risata
«Mi fa piacere quando riconosci i tuoi errori» gli accarezzo il viso. Sento un odore strano, come di foglie bruciate. Mi stacco per annusare ma non vedo nulla.
«Senti anche tu questo odore?» chiedo
«Staranno facendo un barbecue nelle vicinanze» risponde
«Ah quindi normale amministrazione» rispondo.
«Vado a prendere il cellulare, nel caso qualcuno ci debba contattare» dice, alzandosi per tornare dentro
«Io ti aspetto qui» rispondo. L’odore si fa più forte, è fastidioso, ma non mi voglio allarmare, anche se mi pizzica la gola. Inizio a sentire un crepito. Fuoco. Alzo lo sguardo e resto pietrificata. L’arco sta andando a fuoco, completamente avvolto dalle fiamme. Mi alzo per fuggire ma non faccio in tempo, perché cade, intrappolandomi tra il cespuglio, che prende immediatamente fuoco e le fiamme dell’arco. Salgo sulla panchina ma è una pessima idea, il legno inizia a prendere fuoco.
«TIIIILL, TIIIILL» Strillo, mentre salto giù dalla panchina, cercando la maniera di sfuggire alle fiamme. Sono in un cerchio di fuoco, totalmente in trappola.
«ISABELLE!» Sento urlare. Till si avvicina correndo, il telefono in mano, mentre chiama i vigili del fuoco. Il fumo mi fa venire la tosse.
«Isa abbassati, sdraiati a terra!» mi intima. Mi sdraio sulla pancia, mentre inizia a mancarmi l’aria
«copriti il viso, amore mio» mi dice. Metto le mani davanti al viso, il top è troppo corto per arrivare a coprirlo. Till corre avanti e indietro, avanti e indietro.
Non volevo morire così. Non volevo morire nel momento più felice della mia vita, nel momento in cui tutto iniziava a funzionare. Per quanto tempo i miei polmoni asmatici potranno continuare a resistere?
Sento Till tossire forte, vorrei che si allontanasse dal fumo ma non lo fa, non vuole lasciarmi lì, mentre tutto intorno a me brucia.
«Till, allontanati» strillo con un filo di voce
«Non ti lascio morire» risponde
«Non fare cazzate!» ribatto. Non rischiare la vita per una persona insignificante come me. Till prende la rincorsa, trattiene il respiro e poi salta. Salta nel cerchio di fuoco, salta senza pensare che potrebbe morirci anche lui. Si accascia sul pavimento, accanto a me, tossendo forte, ma prendendomi la mano. È rimasto lì ad avvelenarsi col fumo per non lasciarmi sola, sta rischiando la sua vita per me.
«Non dovevi farlo» singhiozzo. Si sfila la maglia e me la dà, io non la voglio.
«Sei asmatica. Ne hai più bisogno tu» risponde
«Non fare l’eroe» ribatto
«Non faccio l’eroe, tengo alla tua vita più che alla mia» risponde
«Till, smettila» ribatto
«Non potrei mai sopportare la tua morte» risponde
«Né io la tua»
«Il mondo ha più bisogno di te» tossisce. Ci mettiamo in ginocchio, avvolge il mio viso nella sua maglia, cercando di coprire anche i capelli.
«Adesso ti porto fuori da qui. Passeremo sopra le fiamme» mi dice, prendendomi in braccio
«È una follia!» ribatto.
«Devi reggerti forte a me. Trattieni il respiro, non voglio rischiare»
«Ho paura» rispondo
«Sono un artificiere. Conosco il fuoco» risponde
«Non devi fare tutto questo per me»
«Faccio tutto questo perché ti amo» risponde tossendo, poi mi carica su di sé, lasciando che mi stringa al suo corpo.
«Trattieni il respiro finché non ci allontaniamo dalle fiamme» sussurra. Prendo più fiato che posso, ma lui no. Chiudo gli occhi, mentre sento il calore che quasi ci attraversa, corre ma perde velocità, inginocchiandosi sull’erba. Apro gli occhi e mi stacco togliendo la maglia dal viso, riprendendo fiato. Till si accascia, ha la schiena e le braccia bruciate, così come le mie mani e le mie gambe. È pallidissimo ed emette dei respiri soffocati. Lo guardo negli occhi, lui mi accarezza il viso, poi non respira più
Ricordarmi come eseguire la respirazione artificiale è forse l’impresa più ardua della mia vita, ma dopo un secondo e mezzo di panico, tutto mi viene in mente. Quello che però non ho messo in conto è la stazza e la capacità polmonare, ben oltre la mia. Reclino indietro la sua testa, mentre con una mano cerco di percepire il battito, flebile, del suo cuore, poi inizio a soffiare, al meglio delle mie possibilità. Le lacrime mi rigano il viso, ma non mi fermo. Non posso lasciare che muoia per me. Per una persona stupida, inutile e insignificante come me.
Un pompiere mi tira via, nemmeno li avevo sentiti arrivare. Un altro si avvicina a me, Till aveva lasciato il cancello aperto ma non lo avevo nemmeno notato. L’ambulanza entra a sirene spiegate, mentre due paramedici si occupano di Till. Li vedo ventilarlo meccanicamente, mentre lo caricano su una barella. Un paramedico mi tira dentro e mi attacca una mascherina dell’ossigeno. In quel momento realizzo che stavo avendo un attacco d’asma, ma la mia mente era troppo occupata a pensare a Till. Chiedo gentilmente ad un vigile di entrare in casa a prendere la mia borsa e il mio cellulare, mentre il capo dei pompieri mi riempie di domande. Il mio sguardo però non si stacca da Till.
«Sopravvivrà, non è così?» chiedo ai paramedici
«Lo scopriremo quando vedremo quanto è esteso il danno polmonare» mi rispondono sbrigativi, come se a me poi bastasse una risposta del genere. L’ambulanza si chiude, io prendo la mano fredda di Till e non la lascio. Un’infermiera lo nota.
«Siete sposati?» chiede
«No. Non stiamo insieme da molto» rispondo, senza lasciare la sua mano. Arrivati in ospedale, scopriamo però che la terapia intensiva è in subbuglio. Un paziente della sub intensiva è stato riportato in intensiva e al momento tutti i medici sono lì perché è in arresto cardiorespiratorio. Un moto di rabbia mi avvolge. Doveva accadere proprio adesso? Proprio mentre l'uomo che amo sta per morire?
Due infermiere escono trafelate dal reparto, mi avvicino quanto più la mascherina dell’ossigeno mi consente per poter ascoltare la conversazione tra loro.
«È sempre il paziente della 4, sembrava si fosse ripreso»
«Landers? È il terzo arresto da quando è arrivato.»
Landers.
Landers.
Il paziente in arresto è Paul.

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