Balcone

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Credevo di aver dormito per giorni interi, invece sono trascorse soltanto due ore. Till è ancora lì, ai piedi del mio letto, la schiena appoggiata al muro. Non è andato via mentre dormivo. Si alza dal letto sentendo bussare alla porta, per poi far entrare Paul, decisamente più calmo.
«Tesoro, sei sveglia? Come ti senti?» mi chiede con un sorriso dolce e amichevole.
«Meglio. Era da tanto che non me avevo uno così forte.» spiego a voce alta, mentre cerco di mettermi a sedere. Il reggiseno scivola sul mio addome, Till me lo aveva slacciato quando mi aveva messa a letto. Trattengo il lenzuolo con una mano mentre mi metto a sedere.
«Ci siamo presi proprio un bello spavento» commentò Till
«Spero sia l’ultimo. Non ho più l’età» rise Paul
«Beh, hai ragione» annuisco.
«Paulchen?» la voce di Till si riduce ad un sussurro. Paul trasalisce, doveva essere il soprannome che adoperava quando stavano insieme.
«Si, che c’è?» chiede scosso il chitarrista
«Hai ragione. Hai ragione su tutto, cazzo. Non ti ho mai chiesto scusa, mai. Non ho mai ammesso di averti affettato il cuore» dice Till, sommessamente
«Affettato? Me lo hai fatto a tartare» ammette Paul
«Lo so. Sono stato un bastardo.» dice, guardandomi negli occhi
«E adesso ti aspetti che ti perdono, vero?» risponde Paul
«Te l’ho già detto, non me lo aspetto. Non riesco a perdonare me stesso e dovresti farlo tu?» il tono di Till è dolcissimo e sofferente, se non fossi mezza nuda andrei ad abbracciarlo immediatamente. Paul non piange, ma i suoi occhi sono lucidi. Chissà da quanto tempo aspettava quel momento.
«Forse sono stupido, Till. Un ingenuo, anche se non ho più l’età per esserlo. Un folle, qualcuno potrebbe pensare. Perché voglio perdonarti.». Gli occhi di Till si sgranano, la sua espressione è quasi di shock. Lo perdona? Lo perdona davvero?
«Sei serio?» chiede Till, spostandosi dal mio letto a quello di Khira dove Paul è seduto
«Assolutamente si. Non immagini nemmeno quanto… quanto ho sperato in questo. Sono tre anni che ci spero.» singhiozza Paul
«Qualcosa dentro di me sta cambiando, Paulchen. Io… sto cambiando.» ammette Till
«Lo so, lo vedo.» Paul è sul punto di piangere
«Non voglio più essere uno stronzo.» la voce di Till suona strozzata
«Allora non esserlo» risponde Paul, dimezzando la distanza tra loro. Till annuisce, poi lo abbraccia. È un abbraccio dolce, sentito. Quasi mi commuovo. Paul si siede sulle gambe del cantante e poi la sento. Una stretta allo stomaco. Una fitta. È gelosia, ed io credevo di esserne immune. Till lo guarda dolcemente, gli sorride, il mio cuore raddoppia i battiti. Ma che, davvero? Davvero sto diventando gelosa di Till Lindemann?
Quando le labbra di Paul e Till si incontrano, ne ho la prova schiacciante. Si, sono gelosa. Sono gelosa marcia. Credevo di non provare nulla per quell’uomo, nulla. Ed ecco la prova contraria. Alzo gli occhi al cielo e con la mano cerco la maglia, trovandola alla mia destra. Tolgo il reggiseno e indosso la maglia così, nature, poi allaccio i pantaloni. Paul e Till si staccano quasi subito.
«Paul, per quanto mi sia piaciuto e ti giuro, mi è piaciuto tantissimo, non accadrà di nuovo.» dice Till
«Lo so. Non sono soltanto i tuoi sentimenti ad essere cambiati» risponde franco Paul, mettendosi a sedere sul letto.
«Davvero? C’è qualcun altro? O altra.» chiede Till. Il chitarrista arrossisce.
«È una cosa abbastanza impossibile, visto che questa persona è impegnata.» ammette
«Eri sposato anche tu quando ci siamo messi insieme» gli fa notare Till
«Si, lo so. E onestamente spero esca da quella relazione perché… è tossica». Io e Till ci guardiamo negli occhi, abbiamo pensato alla stessa persona.
«Non dirmi che… è Richard» chiede Till. Paul annuisce.
«Questa è bella. Onestamente, lo preferirei con te.» risponde Till.
«Continuo a sperarlo» ammette piano il chitarrista.
«Anche io mi sono innamorato ma è una cosa abbastanza impossibile per cui nemmeno ci spero» ammette amaro. Di chi? Chi è questa? A chi devo staccare la testa?
«E lo dici così, platealmente?» chiede Paul
«Lo dico nel contesto giusto, con le persone giuste» mi sorride. Non ricambio. Mi sento ferita.
«Ti sembra il caso?» ripete Paul
«Dirlo davanti alla donna di cui mi sono innamorato? Sì» ripete guardandomi negli occhi. Tremo.
«Inn… innamorato?» balbetto
«Si, Isabelle» risponde, sorridendo
«Io non credo proprio» ribatto. Paul sorride.
«Non credo di essere in grado di spiegare cosa provo per te» risponde, in tono morbido. Isabelle, non ci cascare.
«Te lo dico io: vuoi portarmi a letto, divertirti con me e poi trovarti una più giovane e bella. Till, non prendermi in giro, fai sempre così. Io non credo ai cambiamenti improvvisi.» rispondo, quasi nervosamente.
«Mi rendo conto di aver completamente perso la tua fiducia ma credimi, vorrei rimediare». No, non ci casco.
«Non credo tu possa. Till, le persone non cambiano. Le persone possono fingere di cambiare ma non cambiano.». Sento il cuore farsi pesante, mentre gli dico queste parole. Eppure vorrei tanto credergli, vorrei tanto riuscire a dargli una possibilità. Non posso davvero ostinarmi a pensare che le cose che ci siamo detti quella sera fossero tutte bugie.
«Ma io sto cambiando…» risponde quasi sconsolato
«Impegnati, allora. Anche se credo non servirà. Mi hai deluso così tanto.». Un singhiozzo frena il mio respiro per un attimo. Si, mi ha deluso, ma non riesco ad allontanarlo da me e soprattutto dal mio cuore. Fatico ad ammetterlo a me stessa ma mi sto innamorando. Mi sto innamorando, porca miseria!
«Dammi una possibilità, solo una». No, non posso. Anche se lo voglio. E lo voglio tanto, così tanto che potrei impazzire.
«No» rispondo seria. La sua espressione cambia velocemente. È beffarda
«Bene. Non te lo chiederò ancora. I treni passano una volta sola, Isabelle. Non pensare che resterò qui ad implorare una ragazzina di avere una relazione con me» dice prima di alzarsi e uscire dalla porta. Resto a bocca aperta.
«Ti lascerà in pace adesso, non sei contenta?» dice Paul, in un tono non proprio tranquillo.
«Beh, da una parte sì. Dall’altra temo di aver fatto una cazzata» dico a bassa voce.
«Cazzata o no, Till non è uno che torna indietro. Gli basta scoccare le dita per avere qualsiasi donna ai suoi piedi» sbuffa Paul
«Ti dà ancora fastidio, vero?» chiedo, assorta nei miei pensieri
«Non smetterà mai di far male per davvero» sussurra, prima di andarsene.
A cena Till continua ad evitare il mio sguardo, mi ignora. Mi rendo conto di quanto faccia male, ed è solo colpa mia. Non mangio e mi dirigo in stanza di corsa. Khira mi trova sul letto, in lacrime.
«Isa, tutto bene? È per l’asma?» mi chiede, sconvolta
«No, Khi. Ho fatto una cazzata» singhiozzo.
«Dimmi tutto, ti ascolto» mi invita, abbracciandomi
«Ho chiamato Paul ma è venuto anche Till e mi ha aiutato, poi hanno litigato e fatto pace e si sono baciati e non ci ho visto più, mi è salita la gelosia. Till mi ha detto di essersi innamorato e io l’ho rifiutato, adesso non mi parla più ed è tutta colpa mia.» spiego confusa, tra i singhiozzi.
«È Till. Non sa accettare una sconfitta» sospira Khira
«Si ma adesso non posso più tornare indietro» piango
«E chi te lo ha detto?» chiede abbracciandomi
«Paul» singhiozzo
«Beh… era quello che volevi, no?». No, non era quello che volevo.
«Si. No. Non lo so» rispondo, confusa
«Ecco, devi essere sicura. A Till non piacciono le persone indecise» risponde, tenendomi stretta. Si stacca piano, affacciandosi a fumare, poi torna.
«Vado a bere una cosa con Emil, tu vieni?» mi chiede. Scuoto la testa. Esce piano, lasciandomi sola con il mio dolore. Dopo un po’, inizio a sentire rumori strani, voci femminili provenienti dalla stanza accanto. Non è come penso, dai. Non può essere come penso. Decido di affacciarmi un po’ al balcone, ma dopo venti secondi mi pento della mia decisione: Till è lì, con un’altra donna, piegata in avanti con le mani sulla ringhiera. Non posso vederla in faccia, indossa una di quelle maschere di latex da sadomaso ed è tenuta al guinzaglio da lui, che è nudo e mi guarda, mentre fuma una sigaretta che spegne sulla ringhiera e lancia giù, poi afferra la tipa per la gola e inizia a spingere, forte. Ad ogni spinta, un urlo soffocato della ragazza, che indossa una ball gag. E spinge, spinge, guardandomi negli occhi. Il messaggio è chiaro. Avrei potuto esserci io, al posto suo. Avrei potuto averlo io. E invece ero lì a fumare una sigaretta con il mascara colato sulle guance, mentre si godeva il sesso. E guardava me. Perché pensava a me, mentre se la sbatteva. A me. E ci teneva a farmelo sapere. Ad ogni colpo, sento la ferita nel mio cuore allargarsi. Ho sbagliato tutto, ma non potevo rimediare. Respiro a fondo e rientro, fuggendo dalla stanza. Busso a Paul, che mi apre.
«Isa, che succede?» nota le lacrime sulle mie guance
«Posso sfogarmi?» chiedo, a bassa voce
«Ma certo, entra». Minni corre da me, facendomi le feste.
«Io… ho sbagliato.» sussurro
«Con Till?» mi chiede
«Ovviamente. L’ho visto con…»
«La sua slave» completa la frase Paul
«Ha una slave?» chiedo
«Più di una. Pensavi gli piacesse vanilla?» mi chiede ridacchiando
«No. Non lo pensavo. Ma nemmeno… che gli piacesse farlo in pubblico» rispondo
«Dove lo stanno facendo?» chiese curioso
«Al balcone» rispondo
«Tipico. Vuole che tutti lo vedano scopare» risponde in tono sarcastico.
«Lo faceva anche con te?»
«A volte. Soprattutto alla finestra. Lo eccita il rischio, il pericolo» risponde, serio
«Avevi ragione. Non ha problemi a trovare qualcuno. A differenza mia». Che morirò sola.
«Suvvia, pensavi davvero di essere quella che lo avrebbe fatto cambiare? Isabelle… sei meglio di così» mi incoraggia
«Da una parte lo speravo» ammetto, a denti stretti.
«Guarda, posso permettermi di dire una cosa?» annuisco, asciugandomi gli occhi con il pollice
«Dovresti prima far pace con il cervello. Ti sei lamentata delle sue attenzioni, lo hai rifiutato e adesso piangi perché sta facendo sesso con un’altra. Io onestamente non credo che non sapessi della sua sessualità libera, per cui onestamente non trovo sensato il tuo pianto.». Ci si mette anche lui? No, non ce la posso fare. Ho bisogno di conforto, cazzo, non della predica!
«Io so cosa voglio…» dico a denti stretti
«A me non sembra» mi risponde, serio
«L’ho capito adesso» confesso
«Davvero hai avuto bisogno che qualcuno facesse sesso con lui per capire i tuoi sentimenti?» ridacchia
«No. L’ho capito quando ti ha baciato. Ho sentito il sangue prendere a fuoco» ammetto, quasi sputando le parole
«Ma lo hai rifiutato comunque!» mi fa notare
«Solo perché mi sentivo… gelosa» mi difendo, confusa
«Isabelle… impara a comportarti in maniera coerente». Mi sta provocando, non so quanto gli convenga.
«Parli proprio tu a me di coerenza…nemmeno mi conoscevi e già mi hai fatto avere un’idea negativa di Till soltanto perché ce l’avevi con lui. Ci hai visti felici insieme e hai deciso di rovinare quello che si stava creando, mi hai mandato in confusione e adesso stai lì a farmi la predica?». Non capisco nemmeno come sono riuscita a dirgli quelle cose ma credo l’abbiano ferito, ha lo sguardo basso e triste.
«Io volevo solo evitarti di essere presa in giro da Till» si difende
«E adesso mi prendi in giro tu, dandomi dell’incoerente!» rispondo accorata
«Non è colpa mia se ti comporti da ragazzina indecisa» risponde, quasi frignando.
«Sono indecisa perché QUALCUNO ha giocato con le mie insicurezze» sottolineo
«Quindi se ti invito a tuffarti, prendi la rincorsa?» sputa sarcastico
«Lanci il sasso e poi nascondi la mano, Paul? Assumiti le tue responsabilità» ringhio, ma lui ride
«Veramente, sei tu quella che dovrebbe farlo» che insolente.
«Io? Ti diverti a prendermi in giro per le mie fragilità? Non sono io quella che ha tentato il suicidio per un tradimento, tra i due». L’espressione di Paul è furente, diventa paonazzo e sbuffa, come un animale ferito.
«COME OSI?» mi urla, ma io mi precipito fuori dalla stanza, correndo nella mia. Non riesco a capire nulla, mi sento in un frullatore. Dopi un po’ porta della mia stanza si spalanca ed entra Emil, con la stessa espressione indiavolata del padre.
«Isabelle, MA COME CAZZO TI SEI PERMESSA?» mi urla contro. Non mi sento in colpa nemmeno un po’.
«Ma tu lo sai quello che cazzo ho passato io con mio padre? Lo sai che è finito in un ospedale psichiatrico perché ha tentato il suicidio cinque volte in un anno? Lo sai che non mangiava più, non dormiva più, non viveva più per colpa di quel bastardo e adesso tu glielo hai ricordato? Cazzo, mi hai deluso. Non mi aspettavo una cosa del genere da te. Non dopo le cose che mi hai confidato.». Cazzo, ho davvero pisciato fuori dal vaso stavolta.
«Emil, io…» sussurrò.
«Devi scusarti con mio padre e onestamente non sono sicuro che ti perdonerà» singhiozza
«Non sapevo di tutto questo» singhiozzo, il viso tra le mani.
«Lo so. Non lo sa quasi nessuno. Ti abbiamo permesso di entrare nella famiglia dei Rammstein, ma in questo modo non stai dimostrando di meritarlo»
«Eppure è la cosa più bella che mi sia mai successa» singhiozzo. La furia di Emil scivola, lentamente.
«Io lo capisco che eri arrabbiata con mio padre, a volte riesce davvero a fare delle cazzate assurde. Ma lo hai colpito nel suo punto debole. Nessuno di noi parla mai di quel periodo.». E non lo farò, mai più.
«Chiederò scusa a tuo padre, te lo giuro» sussurro.
«Lo so che lo farai, non sei cattiva. E io parlerò con Till, se lo vorrai ancora» mi dice, rassicurante.
«Certo che lo voglio» sussurro.
«Potresti fare… un’altra cosa per me?» mi chiede, sedendosi accanto a me.
«Certo, dimmi». Non mi resta che fidarmi.
«Potresti scoprire se piaccio a Khira?»

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