Mal di testa, era tutto quello che Skye provava quella mattina, mal di testa e sonno. Sapeva bene che uscire la sera, bere e fare tardi non andava molto d’accordo con la vita universitaria, soprattutto se il giorno dopo le lezioni erano di mattina presto.
Si era svegliata con le sveglia che suonava dal comodino e l’aveva spenta, aveva deciso che quella mattina, diversamente dalle altre, sarebbe andata in macchina, le ci sarebbe voluto meno tempo e si sarebbe potuta permettere di rimanere a letto qualche minuto di più, non che facessero tanta differenza, ma era meglio di niente.
Si era alzata con fatica, era andata in cucina, preso qualche biscotto al volo e poi era tornata in camera, aveva aperto l’armadio, e dopo cinque minuti passati a fissarlo si era messa le prime cose che aveva trovato, un paio di jeans, un golf e decise di mettersi un Beanie, dopo aver provato a pettinare i capelli, senza ottenere un risultato decente. Prese la borsa cacciandoci i libri che le sarebbero serviti quella mattina a lezione, e inforcando gli occhiali da sole uscì di casa.
Era una tipica giornata Londinese, il cielo grigio copriva tutta Londra. Si guardò intorno nel parcheggio del condominio, in cerca della sua macchina, quando improvvisamente si ricordò di averla prestata al fratello il giorno prima. Fu quasi tentata di tornare in casa e dimenticarsi dell’università per un giorno, quando si sentì chiamare.
- Skye! Giorno! – il ragazzo apparve da dietro l’angolo, due bicchieri di caffè in mano. L’aria distrutta quanto quelle della ragazza, ma comunque di buon umore. Indossava un paio di jeans e una felpa grigia, i capelli lasciati giù, probabilmente non se li era proprio pettinati prima di uscire di casa. Gli occhiali da sole gli coprivano gli occhi, e camminava lentamente.
- Ehi! – Skye, si voltò verso il ragazzo, sorridendogli, chiedendosi come facesse ad essere di così buon umore anche di prima mattina, e soprattuto cosa ci facesse già sveglio, quando, non dovendo lavorare, poteva rimanere tranquillamente a letto.
- Ti sei persa o stai pensando se andare a lezione o no? – chiese Niall, porgendole uno dei due bicchieri, guardando l’espressione della ragazza. Skye sembrava persa in un mondo che non conosceva, si sentiva stanca, e le faceva male qualsiasi muscolo del corpo. Nonostante si fosse lavata i denti una cosa come tre volte prima di uscire, sentiva in bocca ancora il retrogusto dell’alcol bevuto la sera prima, e la testa continuava a pulsarle.
- Volevo andare in macchina, perché ho perso tempo a letto, e con la metro farei tardi … ma l’ho prestata a mio fratello, e me ne ero dimenticata, quindi sto ragionando se andare in metro e arrivare tardi a lezione o tornare a casa. – sorrise guardandolo. – Grazie. – disse indicando il caffè. Cappuccino con due bustine di zucchero, e cacao. Niall ormai sapeva perfettamente come la ragazza preferiva il caffè, come del resto lei sapeva come piaceva a lui.
- Te lo stavo venendo a portare su, sapevo che ne avresti avuto bisogno. – rise. – Come va la testa? -
- Meglio di altre volte. -
- Comunque ti do un passaggio io se vuoi … tanto sono a casa a non fare niente! -
- No, ma va non voglio farti attraversare mezza città. – non rimase stupita della disponibilità del ragazzo, era uno delle cose che adorava di Niall, l’essere sempre disponibile per chiunque. – Ma soprattutto cosa ci fai sveglio? – chiese guardandolo.
- Mia mamma, mi ha chiamato stamattina, e io ieri sera ero troppo stanco per ricordarmi di levare il volume al telefono, e non sono riuscito più a prendere sonno. – si strinse nelle spalle, bevendo un sorso del suo caffè. -Comunque, tranquilla, non c’è problema, andiamo su. – tirò fuori le chiavi della macchina, dalla tasca dei jeans, e schiacciando uno dei pulsantini l’aprì.
Guardò il ragazzo, e senza aggiungere altro lo seguì verso la Range Rover, parcheggiata poco lontano. Ringraziandolo mentalmente. Il viaggio fu silenzioso per i primi dieci minuti, entrambi stavano lottando con il sonno e con il post sbronza.
Niall continuava a ripensare alle parole che Harry gli aveva detto la sera prima. “Io sono dell’idea che dovreste finirla di scopare così, quando gli ormoni prendono il sopravvento amico, perché tu stai rischiando di perdere la testa per lei, ammesso che tu non lo abbia già fatto ...”. Era, forse, anche per quello che una volta arrivati a casa la sera prima, aveva semplicemente scoccato un bacio su una guancia a Skye, e poi stranamente, era andato diretto in casa sua. Lei ci era rimasta un po’ male, ma aveva deciso di non dare troppo peso alla cosa ed era andata a sua volta a letto.
Skye, lo sguardo perso nel paesaggio londinese che scorreva fuori dal finestrino, mentre sorseggiava il suo caffè, aveva a sua volta la testa piena di pensieri. Gli occhi dell’amico di Louis, conosciuto la sera prima, continuavano ad apparirle in testa, quegli occhi di un colore così raro, ambrati, e magnetici, così diversi da quelli chiari di Niall. Si voltò verso il ragazzo, sorridendo guardandolo, aveva lo sguardo fisso sulla strada e sembrava assorto nei suoi pensieri. Sapeva che Niall era più coinvolto di lei in tutta la faccenda, l’aveva capito, e per quanto volesse bene a Niall e per quanto la affascinasse, non era quello che voleva, avere una storia seria non era quello che voleva e non lo aveva mai voluto, era capitato per sbaglio e per quanto volesse non farlo succedere più, non ci riusciva in qualche modo si ritrovavano sempre nella stessa situazione.
- Che lezione hai? – chiese lui interrompendo il silenzio.
- Fotografia 2 … - sorrise lei distraendosi dai suoi pensieri. – Probabilmente guarderemo qualche documentario, quindi probabilmente mi addormenterò. –
- A che ora finisci? – per quanto si impegnasse non riusciva a ricordarsi gli orari della ragazza.
- 12.30, ma devo andare in biblioteca per cercare del materiale per una tesina! -
- Vuoi che ti venga a prendere? – Skye sorrise guardandolo, era strano per quanto cercasse di mantenere le distanze, Niall le rendeva tutto difficile. Era sempre disponibile per lei, qualsiasi cose gli chiedesse. Li avevano scambiati per una coppia in più di un occasione e ora Skye capiva perché, poteva capire, che visto da fuori, il comportamento di entrambi poteva essere considerato più di semplice amicizia.
- Oh no grazie, torno in metro tranquillo, e poi vado da mia mamma così recupero la macchina da mio fratello. -
- Sicura? Posso accompagnartici io se vuoi! – Niall, svoltò nel campus, nonostante non frequentasse l’università conosceva quel campus bene, ci era stato un paio di volte a qualche festa, e ci era andato per qualche pranzo veloce con la ragazza. – Ma perché tuo fratello ha la tua macchina? – chiese poi curioso.
- Davvero, tranquillo! – recuperò la sua borsa dal sedile posteriore, e si preparò a scendere. – Perché, ha preso la patente da un mese e mia mamma si rifiuta di comprargli la macchina, ma ieri ne aveva bisogno e mamma non poteva dargli la sua, quindi mi ha scongiurato di prestargli la mia, spero solo che sia tutta intera o è la volta buona che uccido mio fratello. – rise, sperando vivamente che suo fratello non avesse graffiato o rovinato la sua amata cinquecento. – Comunque tu piuttosto pensa ad andare a fare la spesa, che Harry non è affidabile. -
Niall, rise, accostando nel parcheggiò dell’università. – Credo che non sia affatto male come idea, così stasera non veniamo a rubarvi il vostro cibo. -
Skye rise, insieme al ragazzo. Si sganciò la cintura di sicurezza e si allungò verso il ragazzo. - Grazie mille. – sorrise scoccandogli un bacio su una guancia. – Ci sentiamo dopo! – sorrise scendendo, dirigendosi verso l’aula, era stranamente in orario.
- A cosa devo l’onore? – chiese Ebony, sorridendo al cugino, seduta dietro al bancone.
- Non posso passare semplicemente a salutarti? – sorrise Louis, le mani nelle tasche del giacchetto di jeans, e lo sguardo stanco.
- Lou, tu non fai mai niente senza secondi fine. – rise la ragazza, tornando a guardare lo schermo del computer davanti a lei.
- Che tu ci creda o no, non ho secondi fine … - sorrise il ragazzo, girando intorno al bancone e andando a sedersi sulla scrivania alle spalle della ragazza.
- Fa come se tu fossi a casa tua. – rise la ragazza, senza nemmeno guardarlo.
- Hai pausa a pranzo? – chiese dondolando i piedi come un bambino.
- No oggi no, ho orario continuo fino alle due e mezza, poi stacco. -
- Io devo scappare a lezione alle due, sennò potevamo andare a pranzo insieme. – Fra Louis e Ebony ci correva poco meno di cinque mesi, nonostante fossero nati in due anni differenti. Erano cresciuti insieme, fino a quando i genitori di Ebony furono costretti a trasferirsi da Doncaster a Liverpool per il lavoro del padre della ragazza, insegnante di lettere. Erano comunque rimasti in contatto, vedendosi spesso durante le riunioni di famiglia, ai compleanni e alle varie cene di famiglia durante le festività. E quando Louis si era trasferito a Londra, dopo essere stato ammesso alla facoltà di lettere moderne dell’università di Westminster, la ragazza aveva deciso di fare lo stesso. Era stato difficile convincere i genitori, ma quando era riuscita ad entrare alla facoltà di lingue si erano dichiarati d’accordo che la ragazza si trasferisse, a patto che andasse a vivere nel dormitorio del campus. Cosa che inizialmente Ebony aveva fatto, ma quando aveva deciso di lasciare l’università si era data da fare per cercare un’appartamento o una camera a prezzo accettabile e un lavoro. Era arrivato prima il lavoro e poi con un colpo di fortuna nella sua vita era entrata quella pazza di Skye. Vivevano insieme da quasi nove mesi e avevano imparato a convivere, rispettando l’una i bisogni dell’altra.
- Comunque sono venuto per … -
- Vedi che allora un secondo fine c’è. – rise lei, girando su se stessa, in modo da guardare il ragazzo.
- Ero in zona e invece di chiamarti, ho pensato di passare per dirti di una festa di una delle confraternite della mia università, è questo giovedì e si vocifera che sarà una delle migliori feste mai viste, è a tema anni ottanta … non potete perdervela. –
- Giovedì? – chiese, socchiudendo gli occhi per fare mente locale. – Per me non ci sono problemi … - si voltò di nuovo verso lo schermo del computer, guardandosi intorno, era una mattina calma, a parte i soliti clienti non c’era molta gente e Ebony poteva permettere di distrarsi qualche minuto.
- Ci sarà anche i due ragazzi che vi ho presentato ieri … -
- E questo cosa vorrebbe dire? – sorrise guardandolo.
- Niente. – alzò le spalle, scendendo dalla scrivania, e sistemandosi i jeans che gli erano leggermente saliti sulle caviglie.
- Lou … -
- Diciamo che uno dei due potrebbe essere interessato ad una di voi due … -
- Chi è interessato a chi? – chiese alzando un sopracciglio.
- Non dirò niente. -
- Louis Williams Tomlinson, sputa il rospo. – lo guardò seriamente. Curiosa più che mai.
- Skye ha fatto colpo … - sorrise in modo malizioso. – E lo avresti fatto anche tu, se Liam non ti avesse dato per impegnata con Harry. – si appoggiò alla scrivania accanto alla cugina. – A proposito, mi spieghi cosa c’è fra te e quel ragazzo? – chiese curioso.
- Non lo so nemmeno io … - ammise guardandolo. – Siamo in una situazione strana e non so nemmeno cosa voglia che succeda fra di noi … a volte penso che la sua amicizia mi basti, ma poi ci sono serate come quella di ieri, e vorrei qualcosa di più, ma siamo bloccati nella storia amicizia e non so cosa voglia lui. –
- Beh, forse dovreste parlarne fra di voi non credi? -
- Si forse, si! – ammise, senza guardare il ragazzo. Non voleva che vedesse quanto quella situazione la distruggesse. Non sapeva bene cosa provasse per Harry, non era sicura, ma doveva ammettere che qualcosa c’era, qualcosa più di semplice amicizia. Avrebbe tanto voluto poter provare a dare una possibilità ad una loro possibile relazione, ma il pensiero di poter rovinare la loro amicizia la terrorizzava.
- Skye, tesoro, ciao. – la madre l’abbracciò aprendole la porta, sorpresa di trovarsela davanti. – Cosa ci fai qua?– chiese andando in cucina, con la figlia al seguito.
- Sono venuta a recuperare la mia macchina. – sorrise entrando in cucina, dove un forte profumo di biscotti le invase le narici.
- Tuo fratello è in camera sua, pensavo che te la sarebbe venuta a riportare lui più tardi. – si lavò le mani, per poi asciugarle ad uno dei canovacci appoggiati sul bancone.
- L’ho chiamato prima, e siamo rimasti che sarei passata a prenderla io. – si mise a sedere al bancone, sbadigliando.
- Tutto bene tesoro? – chiese la madre con il solito tono preoccupato.
- Oh si si, sono solo un po’ stanca. – ammise lei guardando la donna. Per la madre Skye, non mangiava e non dormiva mai abbastanza, cosa forse vera solo sul dormire.
- Sicura hai un’aria … un po’ … sciupata. -
- Mamma tranquilla davvero sto bene, sono solo stanca per via dell’università, siamo in periodo di consegne e mi sembra sempre che un giorno non abbia abbastanza ore.– sorrise guardando la donna. Era sempre stata apprensiva, ed era anche comprensibili visto i problemi che la ragazza aveva avuto durante l’infanzia. Da bambina era spesso malata e i dottori non riuscivano a capirne il motivo, ma per fortuna con il crescere e con il rafforzarsi del sistema immunitario era diventata più forte e si ammalava molto raramente. La madre però continuava a preoccuparsi come se avesse ancora cinque anni, e fosse quella bambina fragile che aveva bisogno delle sue attenzioni ventiquattro ore su ventiquattro. Non aiutava il fatto che vivesse da sola, quasi dall’altra parte della città e che secondo la madre conduceva una vita poco salutare. Cosa per niente vera. Nonostante l’università Skye andava in palestra almeno tre volte a settimana, e quando il tempo lo permetteva andava a correre con Harry. Stava attenta a cosa mangiava, anche per via della celiachia, non aveva mai fumato una sigaretta e nemmeno altro. L’unica cosa che si concedeva era bere, che forse non era la cosa più sana da concedersi.
- Se sapevo che venivi ti avrei fatto qualche biscotto. -
- Tranquilla mamma, nessun problema. – sorrise alzandosi dal panchetto sul quale si era seduta. –Sarà meglio che vada, che devo finire una tesina da consegnare venerdì, e non vorrei rimanere bloccata nel traffico. –
- Ti chiamo tuo fratello. -
- Tranquilla salgo io. –
- No aspetta lo faccio scendere, devo prima parlarti di una cosa. – Skye, la guardò, immaginandosi di cosa volesse parlare. Uscì dalla cucina, e Skye la sentì urlare qualcosa al fratello, che rispose urlando qualcos’altro, dopo di che la madre tornò in cucina sorridendo. – Due minuti e scende. –
- Si tratta di papà vero? – chiese guardandola, tagliando corto. I genitori di Skye erano separati da cinque anni, e il padre era risposato con una che secondo Skye e il fratello era fatta per l’ottanta cinque percento di silicone.
- Vuole sapere perché non rispondi alle sue chiamate. -
- Perché chiama sempre, quelle poche volte che chiama, quando io non posso rispondere. – alzò le spalle, dicendo la verità.
- Potresti richiamarlo. -
- Per sentirmi dire cosa? Di andare a pranzo con lui e con la Barbie? – alzò gli occhi al cielo, odiava quando la madre cercava di far apparire il padre per quello che non era. – Non esco a pranzo in un ristorante di lusso con papà e quella lì, mamma ha pochi anni più di me, ci scambiano sempre per sorelle è umiliante. – ammise alzandosi. – E non ho voglia di parlarne, scusami, ma devo andare. – tagliò corto uscendo dalla cucina. Il fratello, che non era ancora sceso, apparve in cima alle scale, le chiavi della macchina in mano. – Spero per te che sia ancora tutta intera. – disse afferrandole.
- Ciao anche a te. –
- Ciao. -
- Chiamalo Skye. – la madre sulla porta della cucina li guardava entrambi.
- Sta parlando di papà? – chiese il ragazzo. Skye si limitò ad annuire. – Ti ha detto che partirà per le Hawaii con la Barbie? – chiese Ross guardando la sorella.
- Non ci parlo, da quasi tre settimane, non mi stupisce che io non sappia certe cose. – Skye era sincera, e nemmeno troppo interessata. – Vieni a cena venerdì allora? – chiese poi guardando il fratello, decidendo di ignorare la madre.
- Si, mi posso fermare a dormire? – chiese guardandola.
- Si, divideremo il mio letto. – lo guardò, sperando che il fratello capisse cosa significava quello sguardo.
- E’ tornata in cucina. – bisbigliò Ross, andando in salotto, seguito dalla sorella.
- Vieni per le sette, ceniamo e poi usciamo con i ragazzi. – Ross andava d’accordo con gli amici della sorella, ci correva appena un anno e mezzo fra lei e il fratello e
ogni tanto lo faceva uscire con lei e i ragazzi.
- Allora a venerdì. -
- A venerdì. – sorrise, uscendo dal salotto e urlando un saluto alla madre, prima di uscire di casa, e andare verso la sua macchina, parcheggiata poco lontana.
Ebony, era appena uscita di casa, direzione casa del cugino, dove la madre del ragazzo gli stava aspettando. Johanna era in città per qualche giorno, e quando aveva chiamato la nipote quel pomeriggio non aveva accettato un no come risposta all’invito a cena. Lasciando così Skye sola in casa, che si era preparata svogliatamente delle uova e aveva cenato sul divano davanti alla televisione, guardando per l’ennesima volta la stessa puntata di Big Bang Theory. Era nervosa, la madre non contenta, l’aveva chiamata poco prima cercando di convincerla a parlare con il padre, e lei si era chiusa a guscio dicendole che lo avrebbe fatto, solo per farla contenta. Guardò l’orologio appeso sopra la televisione per scoprire che erano le dieci e mezzo, e che lei non aveva fatto niente di produttivo in tutta la serata. Una volta tornata a casa si era fatta una doccia velocemente e si era messa il pigiama, aveva cenato davanti alla tv ed era rimasta sul divano a non fare niente fino a quel momento. Si alzò, accorgendosi di quanto la casa fosse silenziosa, e di quanto lei avesse il bisogno di parlare con qualcuno. Così senza pensarci due volte, prese le chiavi di casa, uscì, chiudendosi la porta alle spalle, attraversò il pianerottolo e bussò alla porta dei ragazzi.
Harry le aprì dopo pochi secondi, indosso un paio di pantaloni della tuta grigia, e il petto, ricoperto di tatuaggi, in bella vista.
- Posso aiutarla? – sorrise guardandola.
- Niall? – chiese lei impassibile, abituata ormai a vederlo mezzo nudo.
- In camera sua. – si spostò leggermente in modo da farla entrare e la guardò. – Sai se per una volta volessi cambiare, camera mia è sempre a disposizione. –sorrise maliziosamente.
- Oh dirò a Niall che ci hai proposto di farlo nel tuo letto.– sorrise lei cercando di provocarlo.
- Non era quello che intendevo. – alzò gli occhi al cielo, chiudendo la porta e tornando in cucina, finto offeso.
Skye rise, sapeva sempre tenere testa alle battute di Harry, facendolo rimanere spesso male. Andò verso la camera del biondo, trovando la porta accostata, dall’interno proveniva una musica leggera, e bussò prima di entrare. Niall era seduto sul letto, indosso un paio di pantaloncini di calcio che gli arrivavano al ginocchio e il torso nudo.
- Posso? – chiese affacciandosi.
- Ehi, non ti avevo sentito. – alzò lo sguardo dal pc, abbassando la musica. – Vieni entra pure. – sorrise guardandola.
- Scusa, non volevo disturbare, è stata una giornataccia e … -
- Sei sempre la benvenuta lo sai! – sorrise guardando entrare, e chiudersi la porta alle spalle.
- Ho discusso con mia madre, e no non mi va di parlarne. – aggiunse sapendo ce glielo avrebbe chiesto. – Ebony non c’è, che è con Louis e sua zia stasera, e io non volevo stare sola. -
Niall non disse niente, si sistemò a sedere sul letto a due piazze, la testa appoggiata alla testiera, e guardò il posto vuoto accanto a lui. Skye sorrise, accentando l’invito e si andò a stendere accanto a lui, appoggiando la testa al petto del ragazzo, che la strinse a se con un braccio, lasciandole un bacio leggero tra i capelli.
- Grazie. – disse lei chiudendo gli occhi.
- Sempre a disposizione. – sorrise lui, spegnendo la luce sul comodino.
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Maybe Tonight
RandomSkye ha una storia legata puramente al sesso con il suo migliore amico, Niall. Il rapporto contorto con il padre e precedenti relazioni l'hanno portata a non credere nell'amore e a non affezionarsi troppo ai ragazzi. Almeno fino a quando non entrerà...