Capitolo 3

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Sentivo il cellulare squillare dalla cucina, a fatica mi alzai dal pavimento e iniziai a correre alla ricerca di quel rumore assordante.
-"Pronto?" Dissi.
-"Signorina Kete? Sono Valter. La chiamo dall'agenzia. Buone notizie: è stata presa. Venga domani mattina alle 9 in punto." Disse quel ragazzone con serietà.
Il mio corpo si riempii di felicità, esprimendo quasi un piccolo gemito. -"Non mancherò. Arrivederci." E riattaccai.
Chiamai subito Ilaria e le dissi tutto, anche del vestito. Ne rimase molto soddisfatta e lodandomi si mise a parlare per circa un'ora.
Tutto sommato devo dire che era iniziato un bel giorno.
I miei occhi erano tutti rossi, per uscire dovevo indossare un paio di occhiali da sole; ma ne valeva la pena per la giornata che c'era lì fuori. Appena scesi in strada senti un'ebrezza, ero felice, il cielo mi sorrideva e il mondo sembrava piacermi sempre di più. Quel giorno sembrava tutto rosa, sentivo nuovi profumi ovunque, sembrava più un giorno di primavere che d'inverno. Un fruscio mi accarezzava i capelli,chi sentivo libera, per la prima volta nel mondo, io ero libera di vivere in serenità, come in un'eterna favola. Le strade si riempivano sempre più di persone che al mio passaggio mi sorridevano in segno di saluto, la mia io interiore ballava di felicità. Mi sedetti in un bar e presi un cappuccino accompagnato da una sigaretta, osservavo i comportamenti delle persone intorno a me con curiosità: sorrisi, sorrisi e ancora sorrisi, la felicità aveva colpito tutti quel giorno. Forse io mi sentivo felice perché lo erano gli altri, lo pensai perché comunque non c'era una vera ragioni per cui io fossi felice quel giorno.
Presi la mia borsa e mi diressi verso il mio appartamento; arrivata presi dell'erba, la misi sul tavolo e iniziai a rollare: iniziai a sentirmi veramente viva, la vita a poco più di 4 tiri.
"La tua è solamente uno stanza di lutto", sentii dire, mi girai per cercare quella voce, ma non c'era nessuno. Mi alzai in piedi facendo cadere la sedia, "chi sei?" Urlavo a squarcia gola, "chi sei? Fatti vedere" continuavo. Sentivo come se qualcuno mi controllasse dall'esterno, "questa è la tua stanza di lutto e ci sei solo tu" sentivo dire ancora una volta. Mi svegliai e caddi dalla sedia, sul pavimento iniziai a tremare guardandomi in torno, non c'era nessuno, era solo la mia immaginazione. La notte è arrivata: di nero si è velato il sole, fumai ancora, restanti in un cupo silenzio lasciandomi inghiottire dalla noia. Piano piano i miei occhi si chiusero come segno d'arresa da parte del mio corpo. Sogni d'oro disse la mia io interiore.
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Sento la sveglia suonare più forte che mai, alzai il mio corpo dal pavimento e mi ricordai dell'appuntamento all'agenzia. Raccolsi i capelli in un elastico e iniziai a frugare nell'armadio alla ricerca di qualcosa da mettermi. Perfetto: una gonna che arrivava sopra l'ombelico, con dentro una camicia bianca e di sopra un cappotto nero, accompagnato da dei tacchi molto vertiginosi. Ora ho abbastanza l'aria da persona seria, tanto l'importante è apparire in questi casi.
Mi ritrovai davanti l'immenso palazzo con davanti Elvis che mi faceva segno di andare verso di lui.
-"Buongiorno Signorina. " Mi disse con un tono molto affettuoso.
-"Puoi chiamarmi benissimo Kate. " Dissi con sguardo minaccioso.
-"Okay Kate. Allora seguimi che ti faccio fare un giro dell'azienda e mentre ti informo dei prossimi lavori che verranno attribuiti a te."
Entrata nel palazzo rimasi stupefatta della bellezza che lo costituiva: muri bianchi circondati di splendide foto scattate in svariati posti diversi, il pavimento era tutto in marmo lucido e nero accompagnato da svariati vasi di fiori di ogni tipo. Salimmo nell'ascensore ed arrivati a secondo piano passammo una porta fatta in vetro che conteneva una stanza immensa tappezzata di altre foto, al centro, invece, c'era un grandissimo tavolo nero con un signore che aspettava impaziente.
-"Buongiorno Signorina. Mio figlio Valter mi ha parlato molto bene di lei, spero che non mi deluda. Spero anche che si troverà molto bene nella nostra azienda." Disse con in mano dei fascicoli.
-"Buongiorno a lei Signore. Sono onorata di lavorare per voi. Devo anche dire che sembra davvero un bell'ambiente." Dissi con un sorriso.
-"Qua ci sono tutte le informazioni che le potrebbero interessare su quanto la pagheremo e curiosità varie." Disse porgendomi dei fogli.
Mi sedetti in una delle poltrone che circondavano il tavolo e lessi tutto i foglio, ne ero molto soddisfatta. Per ora dovevo solamente sistemare dei fascicoli per tutto il fine settimana. Lavoravo solo di pomeriggio in queste settimane, e a me andava più che bene.

La morte con gli occhialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora