Capitolo 13

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Iniziai con bere una bottiglia di whisky. Non desideravo di più: volevo solo bere, bere fino a perdere la testa. Il locale si riempiva sempre di più e la folla mi dava un po' fastidio, ma non avevo intenzione di andar via; Io ero li per uscire dal mio baratro, per iniziare a vivere. Andai in un altro locale benché nel precedente non mi davano più alcool. Le bottiglie di birra aumentavano a dismisura sul mio tavolo, mentre la gente parlava, ballava, si divertiva, io stavo seduta in un angolo, non volevo mischiarmi alla massa. Senti una forte fitta allo stomaco, mi piegai e urlai forte; tutti si girarono verso di me sconcertati, sentivo delle voci, delle mani sulle mie spalle. Mi alzai facendomi spazio fra la folla con la consapevolezze del fatto che il mio corpo non reggesse in piedi. Caddi, non avevo più le forze per rialzarmi.
Quando gli apri gli occhi ero in un letto che non era il mio. Tutto bianco, delle flebo attaccate ad un braccio e un medico difronte a me.
-"Signorina, tutti abbiamo dei limiti." Abbasso lo sguardo verso un fascicolo per proseguire subito dopo "non bisogna superarli." Mi guardò severo il dottore. Io annui, un po' scoppiavo di vergogna, un po' mi scoppiava la testa.
-"si sente bene?" Disse.
-"solo un leggero mal di testa." Risposi.
-"bene, appena si sentirà meglio è libera di tornare a casa." Disse rivolgendosi verso la porta. Io annuii.
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Feci il numero di Valter
-"dove sei?." Dissi.
-"girati." Rispose.
Gli saltai a dosso e lo baciai, come se era la cosa più normale al mondo. Avevo bisogno di lui, la sua lontananza mi faceva star male, ma quando era vicino a me avevo paura; non sapevo neppure io cosa volevo.
Quel pomeriggio passeggiammo per ore, senza una direzione precisa, parlavamo e ridevano senza sosta, ma il tempo non era al nostro favore. Si fece notte, lo portai nel mio appartamento e lo buttai nel letto, quasi fosse un giocattolo. Adoravo stare abbracciata a lui e carezzagli i capelli, lo guardavo come se io fossi una bambina e lui un sacchetto di caramelle; lo desideravo così tanto, ma preferisco stare con i piedi a terra.

La morte con gli occhialiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora