La morte con gli occhiali

Capitolo 14

Valter mi aspettava perciò mi sentivo travolta da una grande ansia e fretta di esser pronta. Ero in ritardo, ormai capitava così spesso, la ragazza perfettamente in linea di tempo che viveva a me aveva deciso di suicidarsi.
Mi misi davanti allo specchio cercando di domare le ciocche ribelli, ma la cosa sembrava così tremendamente impossibile ogni volta. Ero tutta scompigliata e poi gli occhi, oddio, non riuscivo più a guardarmi allo spaccio: erano rossi, avvolti da grandi occhiaie. Cercavo la mia salvezza nella borsa, finché non visti gli occhiali da sole sul tavolo della cucina, corsi a prenderli e come un filmine uscii di casa.
-"aspetti da molto?." Chiesi un po' imbarazzata.
Valer si girò -"no, tranquilla." Rispose toccandomi i capelli e guardandomi con il suo solito sorriso gentile.
Con lui sembrava un continuo ritorno alla vita: le passeggiate in giro per la città, le chiacchiere, i sorrisi, tutto pareva un sogno. Non volevo più uscirne.
Non sentivo più il bisogno di parlare male dell'amore adesso che lo provavo sulla mia palle. Non sentivo più quella voglia di solitudine che la mia mente mi ordinava di crearmi; adesso ero libera di amarlo, il suo tocco era il mio primo bisogno fisiologico ormai. Gli anni passati lontani dall'amore davano i loro frutti, in quel momento potevo veramente amare qualcuno senza chiedere nulla in cambio. Ed io lo amavo, ogni giorno che passava, sempre di più.
Facemmo l'amore nel bagno di un pub: le mia gambe incrociate alla sua vita, lui che sussurrava il mio nome così dolcemente. Lo stringevo forte e non volevo lasciarlo andare. Il sudore scendeva dai nostri corpi affamati d'amore, affamati l'una dell'altro. Quando finimmo ci sedemmo sul pavimento, con le schiene appoggiate al muro; il silenzio era interdetto dai nostri sguardi luminosi, le follie che vivevo al suo fianco davano senso al mio mondo.