CAPITOLO 25

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Una pozzanghera di sangue si riversava lentamente sulla superficie compatta e scomoda della strada. Il corpo di Taehyung era interamente circondato dal fluido rossastro. Ogni goccia batteva contro il suolo e non cessava di colare dalla sua ferita. Taehyung era stanco.
Molto stanco.
Il suo corpo si ammorbidì. Il suo viso perse il colore rosaceo e divenne pallido. Aveva sonno e desiderava addormentarsi, non voleva più avvertire quel dolore aguzzo che stava facendo soffrire ogni parte di sé. Però Taehyung era contento. Perché d’ora in poi sarebbero stati tutti al sicuro e avrebbe potuto riposare in pace e senza rimpianti.
Pian piano i suoi profondi e sfavillanti occhi si spensero e vide un’infinita oscurità.
Jungkook era chinato al fianco del suo corpo e lo scrollava disperatamente. Il suo volto era un disastro di lacrime ed era rovinato dalla più impetuosa sofferenza che avesse mai provato in tutta la sua vita.
“Ti prego Taehyung svegliati. Non posso vivere senza di te.”  singhiozzò istericamente mentre miserabilmente si accasciò sul corpo del marito.

La mattina stessa. Prima che tutto ciò accadesse.

Tutti i possibili notiziari esistenti annunciarono l’accaduto del tentato omicidio di Hayoon. Ed i colpevoli non potettero essere se non Jo-Wo e Taehyung che furono colti in fragrante al cospetto del corpo della donna. Le accuse nei loro confronti non furono ancora ben chiare. Perché entrambi i ragazzi decisero di non aprire bocca e la sigillarono come se l’avessero cucita con ago e filo. Tutto ciò portò un bestiale scompiglio all’interno della società. Tutti i soci si rivoltarono e molti dipendenti protestarono fuori l’azienda con dei cartelloni in mano. Innalzarono una sollevazione per condannare le cattive azioni del loro presidente. Quel frastuono e quel subbuglio che furono creati dai dipendenti vennero ignorati da Jungkook che fece la sua entrata all’interno della struttura oltrepassandoli con sdegno. Non si curò di instaurare un dialogo con loro. Gli avrebbe licenziati e ne avrebbe assunti altri. Si aggiustò la cravatta ed entrò seguito dalla sua segretaria nella sala in cui si stava tenendo l’assemblea dei soci. Molti di essi si aggredivano a vicenda, alcuni urlavano e altri invece se ne infischiavano mentre sorseggiavano delle tazze di caffè bollente. Jungkook si mise dinnanzi a tutti i presenti che non lo notarono.
“State zitti!” il corvino sbatté furiosamente la mano sul tavolo e restò in quella posizione, trasmettendo un’aura fredda ed impassibile che raggelò tutto l’ambiente. Il rumore secco riecheggiò sino ad ogni socio che smisero all’istante di parlare.
Un socio si alzò spavaldamente e la sedia cadde all’indietro.
“Tuo marito ha rovinato tutto! Per colpa sua ci saranno degli scompensi! Nessuno sarà interessato ad investire nella società. Ci saranno delle colossali perdite. Questo perché? Perché l’amministratore delegato non è nient’altro che un assassino.” sbraitò, puntando il dito contro il corvino.
Jungkook con un’andatura accelerata e pesante s’indirizzò verso il socio che espresse la propria opinione. Lo strattonò con violenza e lo sbatté contro la vetrata. Lo sguardo aggressivo del corvino lo immobilizzò.
“Se hai il coraggio ripeti ciò che hai appena detto!” lo minacciò, urlandogli in faccia. Il socio si azzittì e non fu in grado di emettere una singola parola.
“Non hai il coraggio, vero?” riparlò, indietreggiando.
“La società non è più intestata a Taehyung, bensì a me. A partire da oggi sarò a tutti gli effetti il vostro amministratore delegato. Sebbene mi occupassi sempre io del suo lavoro, questa non potrà che essere un’ufficialità. Penserò a tutti gli scompensi e perdite che vi saranno. L’unica cosa di cui dovreste preoccuparvi è di ritornare al vostro lavoro.” proferì e fu solo grazie a Taehyung che intestò tutti i suoi beni al marito che Jungkook poté prendere letteralmente le redini della società del moro.
Il corvino s’incamminò nel suo ufficio e si sedette sulla sedia girevole, abbandonando la testa sullo schienale. Non aveva avuto un attimo di tregua. Jieun raggiunse il ragazzo e si mise sopra le gambe del corvino. Jungkook la spostò da sopra di sé.
“Taehyung è in carcere! Non capisco perché ti ostini ad evitarmi. Potremmo crescere nostro figlio insieme.” la ragazza si toccò la pancia per impietosirlo.
“Ne abbiamo già parlato. Lo cresceremo insieme e lo manterrò con i miei soldi. Ma tra di noi non ci potrà essere nulla se non un’amicizia o un rapporto civile.” replicò, preparandosi per andare a trovare la nonna in ospedale.
“Non te ne andare!” lo trattene dal polso.
“Devo andare in ospedale. Ci vediamo domani al lavoro.” si scostò dalla ragazza ed uscì dall’ufficio.
Fortunatamente Hayoon stava bene. Non aveva avuto nulla di grave se non un lieve trauma cranico. Era solo un po' confusa e aveva il mal di testa.
Non era passata neanche qualche ora che già si era creata delle amicizie con altre signore della sua stessa età.
Jungkook aprì con esitazione la porta della stanza della nonna e la ritrovò drizzata a sedere sul letto mentre giocava vivacemente a briscola con altre due donne che non facevano altro che imprecare.
“Datemi i soldi che mi spettano.” disse Hayoon trionfante mentre si stiracchiava.
Jungkook la guardò e roteò gli occhi.
“A cosa ti servono i loro soldi se sei ricca sino al midollo?” s’intromise il corvino per poi salutare con un cenno del capo anche le altre due signore.
“Ohh, Jungkook! Non pensavo che saresti venuto.” la nonna si alzò e li andò incontro.
“Sono solo passato per accertarmi se stessi bene. Ma noto che stai alla grande. Perciò adesso posso pure andarmene” le riferì mentre stava per voltarsi ed uscire dalla stanza. Tuttavia il suo piede rimase in sospeso quando Hayoon li pose una domanda. Una domanda che incupì il nipote in un battibaleno.
“Sei andato a trovare Taehyung?”
“No.” diede una risposta salda senza titubare un secondo e darle delle spiegazioni. Voleva andare dal marito, però c’era qualcosa che lo bloccava. Prima di tutto era occupato a sistemare il disordine che si era creato all’interno dell’azienda e poi era confuso.
Era confuso e non sapeva cosa fare. Quando non ritrovò Taehyung nella sua stanza e degli infermieri lo informarono che l’avessero visto in compagnia di un altro ragazzo scappare dall’ospedale s’insospettì. Quello ancora più destabilizzante fu vederlo in ginocchio accanto del corpo della nonna affiancato da Jo-Wo. Perché Jo-Wo era con lui?
Era scontato che Taehyung li stesse nascondendo qualcosa o che lo stesse mentendo.
“E quando andrai!?” Hayoon si espresse con un velo quasi trasparente di rimprovero. Non voleva che il nipote pensasse che Taehyung fosse realmente capace di commettere qualcosa del genere. Aveva un animo troppo buono e lo conosceva bene come anche Jungkook stesso. Perché Jungkook avrebbe potuto raccontare frottole a chiunque, ma non alla nonna. Hayoon vide in quei 5 anni come il nipote teneva sottocchio il marito, nonostante il corvino continuava a negare il suo interesse.
“Non credo andrò.” affermò.

THE SECRET OF MY LAST LIFE - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora