La porta era semi aperta, come era d'abitudine per la signora Iolanda. Il commissario, fermo sullo zerbino urlò:

<< Ciao, mamma, sono io, ci sei? >>

Da dentro giunse la risposta anch'essa

<< Vengo subito, Nico. Entra, accomodati. >>

Il commissario entrò in casa e raggiunse la cucina. Pochi istanti dopo arrivò anche la signora Iolanda.

<< Ciao, Nico. Scusami ma ero di là in camera mia a fare un po' di ordine: ogni giorno salta fuori qualcosa che non ricordavo nemmeno più di avere...È da stamattina che cerco di distrarmi frugando negli armadi perché quel morto lì non ci voleva proprio... >>

 Il piglio della signora era quello disinvolto di sempre, ma il suo gesticolare nervoso la tradiva. Pannogallo cinse le spalle della madre e le diede un bacio sui capelli.

<< Adesso ti siedi un attimo con me e ti rilassi. Ti sei presa un bello spavento e si vede. È inutile che cerchi di fare la dura, ti conosco troppo bene. >>

<< Nico, sta tranquillo, è tutto a posto. È passato anche il tuo ispettore che non la finiva più di chiedermi se stessi bene. Proprio tanto gentile e educato! Pensa che per farmi sentire ancora di più a mio agio ha bevuto anche lui un po' della mia camomilla... >>

 Il commissario inorridì al pensiero e si ripropose di tornare sull'argomento con Motta.

<< Peccato che non si è potuto trattenere molto perché a un certo punto la signora Redaelli che abita qui al portone dopo il mio ha cominciato a urlare - purtroppo non c'è con la testa, poverina – e l'ispettore è andato da lei a vedere cosa stesse succedendo. >>

 << Beh, mamma adesso ci sono qui io. Se vuoi puoi raccontarmi cosa è successo così ti sfoghi e insieme chissà che non mi dai qualche informazione utile. Abiti qui da poco tempo e mi rendo conto che magari non conosci ancora tutti... Ma tu parla che io ti ascolto. >>

 Il commissario sapeva di aver toccato i tasti giusti con sua madre e il vaso di Pandora si sarebbe inesorabilmente aperto. La signora Iolanda, seduta sul divano accanto al figlio, fece un lungo respiro come se dovesse andare in apnea per i successivi cinque minuti e iniziò

<< In questo periodo i Bonfanti fanno un gran rumore...Certo è che hanno il loro bel da fare con la campagna e al mattino presto sono già tutti fuori, chi alle serre, chi nei campi insieme con i lavoranti e poi hanno l'allevamento di galline e le mucche... Stamattina, potevano essere le otto e un quarto, ho sentito il Martino che urlava come un matto: "C'è un morto, c'è un morto, aiuto, aiuto..." Era tornato dai campi per prendere qualcosa nel locale degli attrezzi e così ha trovato quell'uomo. Sentendolo gridare in quel modo sono uscita e lo stesso hanno fatto un po' tutti: Giovanni e la Dora e anche Giacomo e Clara Brambilla e la Francesca. Sono usciti anche l'Albino e l'Agostina e, di là, uno dei due uomini che abitano insieme, mi sembra che si chiami Rocco. Gli uomini sono andati a vedere cosa avesse il Martino da urlare... Non so se fosse entrato a vedere da vicino il morto, ma il Giovanni quando l'ho visto era stravolto e non riusciva quasi a parlare. È stato lui a dirmi che quell'uomo era stato accoltellato. Poi qualcuno ha chiamato la polizia e il Martino ha chiamato con il telefonino la moglie che era rimasta in campagna con gli altri. Quando siete arrivati erano già ritornati tutti qui ed era arrivata da casa sua anche la Luisa Bonfanti con il figlio Giorgio. >

> Il commissario si sentì travolto dal fiume di parole di sua madre. Non aveva capito quasi nulla del suo racconto.

<< Mamma dimmi una cosa, il nome Dylan Maggioni ti dice qualcosa? >>

L'ultima rosa dell'estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora