UNO DI LORO

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La pioggia si era trasferita nei miei occhi.
Mi piaceva la pioggia. Mi portava pace.
Ora, l'avrei associata a una persona che aveva portato la tempesta dentro me.

«Aspetta... aspetta... calmati.»

Ero in piedi, davanti al camino, a guardare quella persona che credevo di conoscere.
Quest'ultima, dopo essersi alzato all'improvviso per raggiungermi, avvolse la sua mano tra i miei capelli, e con l'altra mi portò vicino a lui, abbracciandomi.

Io, come una stupida, nascosi il mio viso sul suo petto, piangendo. Vicina a lui perché sapevo che dovevo lasciarlo andare.
Piangevo perché mi preparavo a lasciarlo. Perché è questo che fai quando devi lasciare una persona che ami e che ti ha ferito:
devi, ma non vuoi. 

La mente sa che è giusto,
il cuore però affoga.
Io stavo affogando nelle verità che lui aveva deciso di non darmi.

«Helena... ti prego. Respira.»

Stavo singhiozzando. Sentivo che lui stesso aveva avvolto una corda sul mio piede per poi buttarmi nel mare. Una corda che aveva un peso. E io andavo giù, sempre più giù, fino a riempirmi i polmoni di acqua - di menzogne.

Lui voleva trascinarmi giù con lui.

Arrabbiata, decisi di tagliare quella corda dal mio piede e di... salvarmi.

Le mie mani gli toccarono il petto e lo scostai da me «Quando avevi intenzione di dirmelo?»
Passò le sue mani tra i capelli, come se quello frustato fosse lui «Volevo aspettare il momento giusto.»
«Il momento giusto? Hai pensato che io non avrei voluto essere qui se lo avessi saputo?» alzai di sicuro la voce, senza preoccuparmi che qualcuno in casa potesse sentirmi «Siamo...» abbassai i toni «Sono andata a letto con te, Regulus. Sei stata la mia prima cazzo di volta! E sei...» mi bloccai non sapendo come chiamarlo «Uno di quelli.» feci un lungo respiro per cercare di calmarmi, senza però successo «Il momento giusto era dirmelo prima di avere quel coso!»

Regulus apriva la bocca e poi la richiudeva. Voleva dire qualcosa, ma qualsiasi cosa essa fosse, alla fine, non uscì mai dalla sua bocca, mentre le mie lacrime continuavano a uscire, eccome.

«Perché? Dimmi perché. Ma che cazzo hai nel cervello?» mi sembrava un brutto sogno «Quando è successo? Perché?»

Rispose al quando ma non al perché «È successo con gli altri. Barty, Evan...»
«Barty, Evan...» ripetei, interrompendolo «Anche loro lo hanno?»
Lui annuì.

Pensai alle parole di Sirius. Al suo interesse nel mettermi in guardia da quei ragazzi, da suo fratello stesso. Mi chiesi se avesse paura che prima o poi avrebbe preso scelte sbagliate circondandosi da persone sbagliate.

Ma... c'ero io. Io ero giusta. Giusta per lui.
Non gli bastavo?

«Quando? Da quanto lo porti?»
«Quando...» deglutì «Quando mi sono arrabbiato con te. Quando sei uscita, sola. Scusami ero solo... nervoso, forse, da questa nuova situazione. Io...»
Lo interruppi «Tu mi hai fatto controllare perché eri già un tirapiedi di quel pazzo e io ero con persone che a voi non piacciono! Non eri geloso, ti... ti vergognavi di me!»
«Sei la mia ragazza. Non puoi stare con i mezzosangue, Helena. La gente parla.» spiegò. Una spiegazione della sua visione di vita.

Sogghignai «La tua ragazza...» ripetei, a bassa voce, ma lui sentì. Ed ebbe anche il coraggio di replicare «Cosa?» gli bastarono due passi per raggiungermi e parlami vicino «Cosa vuoi dire con questo?»

Più lui si avvicinava e più mettevo a fuoco verità nascoste.

«Quelle feste a cui venni invitata, da Evan, da te, feste per purosangue, cosa erano?»

Deatheater ~ Regulus BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora