14. Tramonto

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Erano ormai quasi le cinque e avevamo finito di fare i compiti. Il pomeriggio lo avevamo passato da normali amici, ma si sa che quando il sole inizia a calare e il cielo si tinge di calde sfumature, tutto cambia.

Alla visione del cielo mi soffermai ad osservarlo dalla finestra, che si trovava sopra al letto dove eravamo seduti. Lui stava finendo di sistemare dei libri sulla scrivania e sentivo i suoi movimenti e li seguivo furtivamente facendo vagare la mia immaginazione sulle sue azioni. Ritornò sul letto di fianco a me, ma io continuavo a guardare fisso davanti a me.

Lo sentii avvicinarsi e poi non sentii più una ciocca dei miei capelli sfiorarmi il viso, ma essere riposta delicatamente dietro l'orecchio. Mi sarebbe servita la ciocca, per coprire il rossore che stava apparendo sulle mie guance.

"Ti piace il tramonto?" mi chiese con voce roca, strozzata.

"Più il contrario" feci una pausa per prendere fiato, mi sarei confessata con lui, avrei cercato di esporgli i miei problemi in modo implicito, sperando che sarebbe riuscito a catturare il significato di quello che stavo per dirgli.

"Ho sempre preferito l'alba, penso che sia molto più raro trovare un'alba che ti rapisca il cuore che un tramonto. Poi per vedere l'alba sul mare, per esempio, bisogna fare uno sforzo, bisogna essere intenzionati a vederla, non basta passare di lì alle sette e vedere il cielo cambiare colore. Non so se abbia senso oggettivamente, ma l'ho sempre pensata così" dissi facendo una risatina stridula alla fine

"E tu?" e mi girai a guardarlo. Appoggiai la testa sulle ginocchia e osservai il suo profilo prefetto, il suo naso dritto, le sue sopracciglia marcate e la curva delle sue labbra.

Ora era lui a guardare la finestra, e io quella ad osservare la persona accanto.

"Se devo scegliere, direi il tramonto, perchè segna la fine di un giorno, ti da la speranza di sognare che domani sarà migliore"

"Ti illude" lo interruppi

"No, ti da la forza di andare avanti, di aggrapparti all'unica cosa che ti è rimasta, la speranza"

"è come il gioco d'azzardo, speri sempre di poter vincere e intanto ti rovini. Speri in una cosa che non si può avverare"

Da quella piccola discussione, compresi che eravamo gli opposti. Una ragazza che è una luna, ma che preferisce il sole e un ragazzo che è un sole ma che preferisce la luna.

"Quindi tu preferisci il giorno?" mi chiese con aria di sfida e di disapprovazione.

"Non è che lo preferisco, amo stare sveglia la notte ad osservare le stelle, ma quando c'è il sole, i miei pensieri, i miei problemi vengono offuscati dalla luce, riaffiorano solo quando il cielo si scurisce" "Tu preferisci la notte" era più un'affermazione la mia, volevo essere sicura che quello che mi ero sempre immaginata fosse vero.

Lui annuì e tenne il capo chino. "è il momento dove i miei smettono di litigare, dove sono finalmente solo, dove non sono circondato da persone che mi assillano continuamente. Al contrario di te, la notte per me rappresenta la tranquillità, la pace, dove tutto tace e tutto è sereno" mi sentii presa in causa, anche se speravo di riferisse agli altri e non a me, ma era improbabile. Ma fui contenta, perchè aveva rivelato una cosa che molti non sapevano a mio parere. Mi aveva parlato dei suoi. Certo non potevo capirlo del tutto, perchè i miei erano più alleati che si scagliavano contro di me, ma capitava anche a me, come credo in tutte le famiglie.

Non gli avrei mai detto che lo capivo, io stavo sempre peggio quando me lo dicevano, perchè l'attenzione passava direttamente sull'altra persona e non su di te, come dovrebbe essere, che eri finalmente riuscito ad aprirti. Preferivo un mi dispiace a un ti capisco, e sarebbe sempre stato così.

Volevo stargli più vicino, volevo trovare un modo per ringraziarlo. Feci cadere la mia testa sulle sue ginocchia e feci scontrare il mare con il cielo. Gli sorrisi come una bambina quando le donano della cioccolata. Lui mi fissò un po' confuso, ma senza l'aria cupa che aveva prima; e scomparve anche la confusione quando le nostre labbra si scontrarono.

Lo osservai, ora eravamo due bambini felici. Mi rimisi in una posizione decente, di fronte a lui. Ma ci rimasi poco, perchè mi gettai tra le sue braccia circondandogli il collo. Lui allacciò le sue mani intorno ai miei fianchi conficcando la testa nel mio incavo. Penso che sembrassimo due drogati che sniffano il profumo dell'altro.

Ma ne avevo bisogno, avevo bisogno di sentire una persona vicino a me, senza muri di ghiaccio, senza barriere. Quelle barriere così difficili da rompere, ma lui c'era riuscito e forse solo lui.

Una volta separati andammo in cucina a magiare la mia torta al cioccolato a cui aggiungemmo della nutella  e io la inzuppai nel latte freddo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era abbastanza stopposa e si faceva fatica a mandare giù, ma lui la mangiò sorridendomi.

Infine si impose di accompagnarmi a casa, perchè il sole era sparito e stava per comparire la luna.


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Altro capitolo che io ritengo bellissimo, però ovviamente aspetto il vostro parere

Cosa ne pensate di questi due astronomi? io li adoro

Sinceramente non ho niente da dire, quindi vi lascio

Giu 💕


𝙸 𝚗𝚎𝚎𝚍 𝚓𝚞𝚜𝚝 𝚊 𝚕𝚒𝚝𝚝𝚕𝚎 𝚘𝚏 𝚕𝚘𝚟𝚎 - - -  𝚍𝚒4𝚛𝚒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora