Capitolo 6

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Ci mettiamo diverso tempo ad arrivare alla nostra destinazione. E quello che vedo appena arriviamo è il nulla. È la devastazione.
Questo posto è stato distrutto.
«Questo posto era l'albero casa, tempo prima della mia nascita» inizia a raccontare Neteyam, staccandosi dolcemente dalla mia mano si piega verso il suolo, nero e grigio, pieno di cenere e bruciato
«Il popolo del cielo ha distrutto questo posto. Era la casa di tutto il mio clan. Mia madre e mio padre hanno lottato contro gli umani e poi li hanno rimandati a casa» spiega «Qui è morto mio nonno, il padre di Neytiri» aggiunge Neteyam. Questo posto è solo distruzione
«Mi dispiace che siano tornati, se è vero che se ne sono mai andati» mi guarda negli occhi Neteyam, gli faccio un sorriso triste.
«Gli umani dovrebbero stare sul loro mondo» dico con rabbia. Quello che fanno è venire qui e distruggere la nostra casa
«Chiedo a mio padre spesso di raccontarmi della sua vita prima. Gli umani hanno distrutto il loro pianeta, l'hanno consumato e quasi ucciso, ecco perché vengono qui» spiega Neteyam. Noi non dovremmo permetterglielo, per tutto il nostro popolo e per la vita stessa della nostra casa.
Neteyam mi fa cenno che è ora di ritornare, così lo seguo e camminiamo silenziosamente fino si monti Hallelujah.
Arrivati in cima, c'è un panorama spettacoloso, con il tramonto che illumina il cielo di rosso.
Restiamo a guardarlo per alcuni minuti, poi ci dirigiamo all'interno per cenare.
Come al solito parliamo tra noi, Kiri, Tuk e Lo'ak ci raccontano cosa hanno fatto con Spider e Neteyam dice che mi ha fatto vedere l'albero casa.
«Dovresti seriamente prendere in considerazione il tuo futuro, Neteyam» dico ad un certo punto, attirando l'attenzione di tutti, compresi Jake e Neytiri
«Se vuoi diventare un guerriero ti devi impegnare e so che ci puoi riuscire» lo guardo negli occhi, lui mi guarda in rimando. Capisco che non è contento che io abbia tirato fuori questo argomento, ma risponde lo stesso
«Inizierò domani» Neytiri e Jake sorridono
«Ad una condizione» Neteyam mi guarda, so che non mi piacerà quello che proporrà, tutti aspettano «Devi fare l'addestramento con me» è una sfida? Mi sta stuzzicando?
«Come desideri» faccio un cenno con la testa, Lo'ak passa uno sguardo da me a Neteyam e scoppia a ridere, beccandosi una gomitata nelle costole dal fratello.

Non riuscivo a dormire prima di sapere di dovere iniziare a fare l'addestramento con Neteyam, e non riesco a dormire nemmeno ora.
Infatti, dopo essermi assicurata che siano tutti addormentati, mi alzo e mi dirigo silenziosamente verso l'uscita.
Presto sento dei passi dietro di me
«Dovresti dormire, domani iniziamo l'addestramento, ragazzino» lo prendo in giro sottovoce
«Beh, non ho sonno. Allora, dove andiamo?» domanda Neteyam, precedendomi e iniziando a scendere verso la foresta
«Non lo so, volevo camminare un po'» rispondo quando siamo nella foresta, Neteyam annuisce senza aggiungere altro.
Porto sempre con me il mio pugnale e noto che Neteyam fa lo stesso, non si sa mai cosa c'è nella foresta.
Dopo alcuni minuti che camminiamo mi fermo di scatto e ascolto, Neteyam sta in silenzio osservandomi.
Tiro fuori il pugnale e lo lancio, Neteyam si sposta appena in tempo, gli avrei solo lasciato un piccolo graffio sull'orecchia.
Il pugnale si ficca nel tronco dell'albero dietro di noi, prendendo a pieno il bersaglio
«Ma che...?» Neteyam è confuso ma mi segue.
Ci avviciniamo al tronco e vedo esattamente cosa avevo temuto.
È un piccolo animaletto volatile simile ad un Tetrapteron, che sembra avere una piccola telecamera legata alla vita.
Gliela tolgo dal collo e la schiaccio con il piede, non è la prima volta che succede, ma non ho mai voluto saperlo.
«Dobbiamo andare» dico a Neteyam prendendogli il braccio e tirandolo
«Il rifugio è dall'altra parte» fa resistenza
«Se quella telecamera trasmette in tempo reale, potrebbero essere già sulle nostre tracce, non possiamo condurli al rifugio, dobbiamo seminarli e provare a nasconderci» lo incoraggio spaventata. Neteyam annuisce dandomi ascolto e finalmente iniziamo a muoverci.
Corriamo per diverso tempo, silenziosi, arriviamo alle cascate di Pandora e sono veramente meravigliose. Il tronco che unisce le due sponde è sottile, ma lo passiamo senza nessun problema.
Faccio cenno a Neteyam di seguirmi e lui senza fiatare mi segue.
Scendiamo verso l'acqua e finalmente mi fermo sulla sponda, dove c'è una piccola rientranza nella roccia, qui dovrebbe essere sicuro.
Neteyam si siede al mio fianco, riusciamo a stendere le gambe e riprendere fiato.
«Qui dovrebbe essere sicuro» sussurro. Forse li abbiamo seminati, ma non voglio rischiare di farci trovare per il mio tono di voce.
Neteyam annuisce, poi nota le cascate. Sono blu zaffiro e danno luce alla foresta, sembrano magiche.
«Che c'è? Non dirmi che non le avevi mai viste di notte» dico sottovoce, Neteyam si gira verso di me guardandomi con la bocca semiaperta
«Sono stupende» non risponde alla mia domanda, ma capisco lo stesso.
Abita nella foresta eppure non ha mai visto certe meraviglie della foresta di notte.
«Dovresti seriamente conoscere il territorio in cui abiti» affermo  «Per qualsiasi emergenza» lo guardo, ma i suoi occhi sono già su di me. Ha smesso di guardare le cascate da un po'.
«Dovremmo ritornare» dico
«Non è passato abbastanza tempo. Aspettiamo ancora un po', potrebbero essere ancora nei paraggi» annuisco senza replicare nulla.
Entrambi restiamo in silenzio guardando il cielo e le cascate.

Mi sveglio con la schiena che mi fa male, mi sono decisamente addormentata in una posizione scomoda.
Apro gli occhi e noto che ormai è giorno e sono ancora alla cascata, o meglio, siamo.
Neteyam dorme al mio fianco, mi sono addormentata con la mia testa sulla sua spalla, non so nemmeno che ore potrebbero essere, molto probabilmente siamo in ritardo per il nostro primo giorno di addestramento
«Neteyam» lo scrollo leggermente con la mano, niente, dorme come un sasso.
Riprovo è ancora nulla, così passo alle maniere forti
«Neteyam!» grido, lui si sveglia di scatto alzandosi in piedi e per poco non cade in acqua.
Mi guarda confuso, poi realizza dove siamo e si stropiccia gli occhi sbadigliando
«Non c'era bisogno di gridare» biascica con la voce ancora assonnata, lo guardo male, recuperando il mio pugnale
«Ho provato due volte gentilmente ma non ti svegliavi, dunque ho provato un nuovo approccio. Siamo molto probabilmente in ritardo per il nostro primo giorno di addestramento» dico avviandomi.
«Cazzo» dice venendomi dietro, poi si ferma.
«Cosa stai facendo? Siamo in ritardo» gli dico arrabbiata, lui mi guarda, sorride e fischia.
So cosa vuole fare, ma perdiamo comunque tempo, potremmo già muoverci.
Pochi minuti dopo l'Ikran di Neteyam atterra tra un albero e l'altro ruggendo.
Neteyam sale sopra e mi porge una mano
«Anch'io ho un Ikran» dico
«Beh, ora è troppo tardi per chiamarlo, faremo prima così» guarda me e poi la sua mano, così sospiro e salgo sull'Ikran dietro a Neteyam.
Presto ci alziamo in volo e sono costretta a stringermi al suo corpo per non cadere.

*****
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Al prossimo capitolo

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