♤ Chapter two ♤

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L'odore di tutto quel vino che aveva consumato nella notte era rimasto aggrappato ai suoi vestiti con insistenza, rifiutandosi di lasciarla andare anche dopo che si fosse cambiata di nascosto nella stanza provvisoria dove lei, la sorella e l'amica erano rimaste a dormire per la notte.

Dopo qualche difficoltà nel riuscire a uscire dalle proprie vesti, vacillando nell'oscurità della camera tra i due letti in legno duro e gli ostacoli sul suo percorso, si infilò una delle tante camicie bianche di lino che aveva di riserva nella sua borsa da viaggio, che le cadeva larga lungo la sua figura fino a sopra le braghe ,sempre di lino, e le calze, le quali finivano confinate nei stivali alti di pelle.

Alla luce di una sola candela ancora resiliente dallo spengersi in quella fredda notte e le prime luci del giorno che si infiltravano nella finestra attraverso i rami degli alberi nel giardino di fuori, strinse in vita la lunga camicia con una cintura alta in pelle, legandola stretta fino a sentirla aderente alla sua pelle e prima di uscire silenziosamente dalla stanza, si posò sulle spalle un mantello azzurro in lana, legandolo con la fibbia alla spalla sinistra per lasciare il braccio destro libero di muoversi e afferrare facilmente la spada che pendeva dal suo fianco in caso di bisogno.

Uscita dall'edificio fu accolta dalla temperatura bassa del giorno che ancora timidamente baciava con la sua luce il paesaggio innevato all'orizzonte, facendo risplendere quel bianco che ricopriva le prateria e abbelliva i pini dei boschi.

Il freddo non era mai stato un suo nemico, anzi, molte volte era stato il suo più fidato alleato, nella vita e in battaglia. Perciò non le dava per niente fastidio il vento leggero che le accarezzava la pelle delle braccia scoperte o l'alone bianco che fuoriusciva dalle sue labbra chiare, quando espirava respiri veloci a causa della sua camminata affrettata verso il palazzo principale della città.

I suoi stivali affondavano nelle strade miste di fango e neve, facendola sentire come se camminasse sulle nuvole bianche e soffici del vasto cielo sopra il suo capo, ma con un colorito decisamente più contaminato.

Dopo essere entrata nel palazzo, sentì tutto il freddo venire lavato via dal suo corpo a causa dell'ondata di calore che la travolse, portando il suo sguardo ai due grandi camini ai lati della sala. Il suo sorriso vacillò leggermente sotto quel cambio drastico della temperatura. Certo il caldo era confortevole, caloroso e rallegrava gli animi, ma il freddo era testardo, svegliava tutti i sensi come una secchiata di acqua gelida, teneva sull'allerta chiunque con il suo piacevolmente pungente bruciore sulla loro pelle e inoltre affidava alla natura verde una bellezza in più, dipingendo con lei un quadro che non si poteva vedere come l'originale su nessuno dei muri dei palazzi dei nobili della Capitale.

<< Le temperature si tengono a stento sopra la soglia minima... >> Addentrandosi nel profondo della sala, sentì l'eco di una voce rimbalzare tra le mura di quel corridoio nel quale aveva appena svoltato il suo percorso. << Se l'inverno continua così imperterrito potremmo dire addio alle nostre piantagioni. >>

<< Che cosa da pazzi, erano cento anni che non nevica a sud! >> Commentò un uomo dalla barba grigia per l'età, seduto su una sedia alla destra del generale Kim. << Quest'anno sta risultando più duro del previsto. >>

<< Dobbiamo subito allestire le piantagioni di protezioni al più presto e coltivare quelle più resistenti al freddo, potremmo provare le carote e gli asparagi, forse la lattuga potrà resistere. >> Suggerì il generale, passandosi le dita sul mento, grattandosi pensosamente la pelle marcata da un lunga cicatrice. << Sicuramente avremmo bisogno di molta legna, non possiamo far morire di freddo questa gente, reclutate una squadra di boscaioli per andare nei boschi, recuperiamo più legna possibile prima della prossima pesante nevicata. >> Ordinò a qualche tipo sulla sua sinistra, proprio accanto alla grande finestra dalla quale la vista della città si espandeva.

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