♤ Chapter nineteen ♤

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La notte già da qualche ora aveva deciso di scivolare via, la luna intimorita dall'imponente energia del sole si era ritirata e là dove prima la neve aveva ricoperto la terra, i raggi del sole l'avevano sciolta, per lasciare il verde della natura brillare sotto la propria luce.

Il generale non aveva chiuso occhio dalla loro ultima battaglia, sempre in allerta in caso altri soldati del nord fossero giunti a minacciare quella momentanea tregua. Ma non era stato l'unico a non aver dormito.

<< Hey >> Chris richiamò così l'attenzione del castano seduto su una roccia, al lato di un ruscello.

<< Hey... >> La risposta di Felix però fu vaga, i suoi occhi che fissavano l'acqua agilmente scorrere tra i sassi non smisero di farlo e le sue mani posate sulle ginocchia che stringevano il tessuto dei pantaloni non si rilassarono.

<< Hai fame? >> Provò nuovamente a richiamare la sua attenzione. << Tieni, devi mangiare un po'. >> Gli propose, allungandogli un pezzo di pane dalla propria razione che il signor Pan aveva preparato il giorno prima con tanta cura prima di-

<< Non ho fame. >> Ancora un'altra risposta vuota.

<< Senti... >> Esordì allora, prendendosi qualche secondo per continuare. Per la prima volta stava avendo difficoltà a parlare, ma non perché non sapeva cosa dirgli, ma perché sembrava come non ci fosse abbastanza aria nei suoi polmoni per farlo. << Io volevo dirti che mi dispiace, davvero, per tuo padre. >> Riuscì a dire una volta preso un respiro profondo.

E quando Felix girò finalmente il volto verso di lui, i sensi di colpa si amplificarono per mille. Soprattutto di fronte a quello sguardo triste, i suoi occhi ancora rossi per le lacrime versate, le labbra secche dopo il lungo pianto e poi quelle lentiggini, sembravano non essere abbastanza forti per illuminare quel viso stanco e cupo.

<< E'-E' tutta colpa mia... >> Parlò seguendo le tracce di quel senso di colpa. << Non avrei dovuto decidere di sostare nel vostro villaggio, nella vostra locanda... avrei dovuto prevedere che i nordici avrebbero potuto seguirci, che vi avremmo messo in pericolo- >>

<< Non ti devi scusare. Non è colpa tua. >> Gli rispose dopo momenti di puro silenzio. Il rimorso sembrava afferrare e strizzare il cuore del generale senza pietà, eppure in quei occhi sfiniti, nel loro verde non vedeva odio, né tantomeno rancore, ma solo stanchezza e dolore... e la presa si allentò.

<< E' già successo troppe volte negli scorsi sette anni. I nordici arrivano, si prendono tutto quello che voglio e se ne vanno. E non si preoccupano se uccidono qualcuno nel frattempo. >> Felix abbassò gli occhi sulle sue mani, osservando là dove la sera prima c'era sangue, lo stesso che correva nelle sue vene, come fossero state le artefici della sua rovina. << Non sono mai stato in grado di proteggere nessuno... né mio padre, né mia sorella. >>

<< Tua sorella? >> Chris non riuscì a trattenere la domanda, lo stupore era troppo forte.

<< A-Avevo una sorella maggiore. >> E per un'istante le sue sottile labbra accennarono un sorriso, forse, al ricordo. << Si è rifiutata di passare la notte con un soldato ubriaco... e lui ha deciso di u-ucciderla. >> Quando quella voce che si era abituato a sentire profonda nel petto, si indebolì e fragile per un attimo vacillò, Chris d'istinto coprì una delle sue mani con la propria. << Quando mio padre lo ha scoperto, è impazzito, voleva ucciderlo... ma era vecchio e solo contro cinque soldati nordici. Lo hanno massacrato, uno gli ha schiacciato il ginocchio sotto il proprio peso, ecco perché non riesce- non riusciva a camminare più bene. >>

Le dita della mano di Chris scivolarono lungo le nocche arrosate per il freddo di Felix per abbracciare la sua mano e confortarlo, per quanto fosse stato possibile.

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