♧ Chapter three ♧

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YEJI

Il cinguettio degli uccelli accompagnava quella silenziosa mattinata.

Con i piedi scalzi accarezza con passo elegante il pavimento in legno di quercia e con le dita sfiorava le copertine dei libri impolverati, mentre passeggiava per quella vecchia biblioteca.

Quel luogo, così antico, coperto dalla polvere dei ricordi dei secoli passati, era diventato il luogo in assoluto preferito per la principessa Yeji, soprattutto durante quei lunghi sette anni confinata in quella reggia estiva.

Sette anni di assoluto silenzio e solitudine.

Certamente vi ero le cameriere che aiutavano a mantenere quell'immensa reggia vivibile e ovviamente quei simpaticoni delle guardie che la seguivano ovunque lei si dirigesse, o come dimenticarsi della madre che con le sue parole di rimprovero la seguiva anche persino nei suoi sogni.

Ma la verità era che per tutti quei anni era rimasta sola, allontanata dalla sua città, la Capitale, dalla sua vita nella corte e i suoi studi di astronomia nella Scuola Delle Stelle... chissà se esisteva ancora, erano passati così tanti anni e così tante cose brutte erano successe...

Ancora si svegliava nel bel mezzo della notte, quando la luna era ancora visibile dalla finestra del suo talamo, splendente nel cielo, con il sudore che le colava lungo la fronte e il respiro accelerato al ricordo della morte del padre.

Il grande Frederick Hwang, re e discendente della dinastia Hwang che ormai da duecento anni governava lungo le vallate e le catene montuose del sud.

Il suo più grande eroe, che fin da bambina aveva sempre guardato con occhi grandi di ammirazione e amore, ma che sette anni fa era stata costretta a vedere morire davanti ai lei, trafitto dalla spada che un tempo era ritenuta alleata.

Aveva sempre voluto diventare come lui, forte e coraggiosa in battaglia, responsabile e giusta sul trono, clemente e generosa con il suo popolo. Per questo fin da piccola aveva imparato ad osservare il padre, seguendolo ovunque, per il palazzo durante i suoi incontri con l'assemblea dei prefetti o con le ambascerie, per poter apprendere da lui l'arte del governare.

E proprio per questo motivo quel giorno si trova nella Sala delle Dieci Radici, la sala principale dove tutti gli incontri più importanti erano tenuti e dove quel giorno il padre aveva ricevuto una ambasceria dal Regno del nord per firmare un nuovo progetto, che avrebbe riaperto finalmente i contatti tra i due regni.
Un nuovo passo che avrebbe rafforzato l'Antica Pace stipolata tra i due popoli, duecento anni prima dai suoi stessi antenati.

Le immagini di cosa fosse successo si presentavano offuscate negli incubi della principessa, ma il ricordo dell'espressione del padre quando fu trafitto da quella spada, sarebbe rimasto per sempre inciso nella sua mente.

I suoi occhi spalancati, traditi da una mano amica, che guardavano sbalorditi negli occhi del proprio assassino e poi un tonfo, il suo corpo atterra ricoperto dal suo stesso sangue, che ormai scivolava come veleno sul pavimento, macchiando di peccato le lame dei nordici.

Il resto era solo un ricordo lontano e sfocato, che continuava a venire a trovarla durante la notte, per perseguitarla.

Ma sapeva che era stata fortuna, perché se non fosse stato per il Generale delle Guardie Reali, che l'aveva presa da un braccio e trascinata a forza via da lì per salvarla, quel giorno anche il suo corpo si sarebbe accasciato in quella sala, privo di vita, insieme a quello del padre.

E mentre i ricordi scendevano lungo la sua guancia come una sola e triste lacrima, il suo sguardo si fermò su un libro tra i tanti sultavolo rotondo al centro della biblioteca

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