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Ferma sulla banchina della stazione Lina cominciava a pentirsi di aver accettato la richiesta di Giulia di ospitare per qualche settimana la figlia, Margherita.
Aveva detto di sì senza riflettere; lo aveva fatto come se lei e Giulia non avessero smesso improvvisamente di essere migliori amiche più di vent'anni prima e come se, dopo un tentativo goffo di riavvicinamento, il loro rapporto non si limitasse, ora, a scambi fugaci di auguri e banalità sui social media. Essendo stata presa alla sprovvista, però, non era riuscita a dirle di no.
Lina, adesso, se ne pentiva non solo perché stava per accogliere una sconosciuta a casa sua. Lei era, infatti, una persona riservata e non amava avere gente per casa. Tuttavia credeva che la sua riluttanza avesse radici più profonde e che fosse in in realtà causata dall'aver acconsentito senza riserve, come spesso aveva fatto in gioventù, alla richiesta di Giulia e si domandava se quella donna esercitasse ancora qualche potere su di lei. Qualunque fosse la risposta, era ormai troppo tardi per tirarsi indietro, e Lina si consolò dicendo sé stessa che si trattava di una situazione temporanea. 

Quando vide Margherita scendere dal treno, non poté fare a meno di notare quanto somigliasse a sua madre. Come sua madre, la ragazza era attraente, forse a guardarla bene era addirittura più bella di quanto lo fosse Giulia alla sua età. La figura slanciata era quella di sua madre, aveva perfino le stesse curve delicate. Condividevano anche lo stesso colore di biondo di capelli, solo che quelli della ragazza, al contrario di quelli lisci di Giulia, erano mossi.
Mentre la ragazza avanzava verso di lei, Lina, però, cominciava a notare qualche differenza. Il sorriso di Margherita era molto più dolce di quello della madre e i suoi occhi grandi erano blu e non marroni. In questo doveva aver preso dal padre e
le foto di Margherita che Lina aveva visto nei giorni precedenti, non rendevano giustizia alla bellezza effettiva della ragazza.
"Grazie per essere venuta, non era necessario, avrei preso un taxi." disse Margherita appena la raggiunse.
"Figurati, mi hai dato una scusa per  uscire mezz'ora prima dall'ufficio."
Lina si offrì di portare una delle borse di Margherita, e la ragazza accettò.
Mentre percorrevano una di fianco all'altra la banchina, Lina chiese a Margherita notizie di Giulia e dal canto suo la ragazza le disse che la madre le aveva raccontato tutto di quando erano giovani.
Lina sorrise tra sé a questa affermazione, non poteva essere esattamente così. C'erano certe cose di cui era certa Giulia non aveva parlato, perché erano quel tipo di cose che una figlia non avrebbe mai voluto sentire dalla madre.
"Mi sembra di conoscerti già" aveva concluso Margherita.
"Anche per me è la stessa cosa," rispose Lina "mi sembra di vedere tua madre quando aveva la tua età."
Arrivate a casa, Lina mostrò subito a Margherita la sua stanza e il suo bagno, immaginando che avesse bisogno la lavarsi via di dosso le ore di treno. La ragazza, infatti, disse che aveva bisogno di fare una doccia e di cambiarsi e Lina si offrì di prepararle un caffè nel frattempo.
Passarono una decina di minuti, prima che Margherita oltrepassasse la soglia della cucina e per poco Lina non ebbe un colpo. La ragazza, infatti,  aveva indossato un paio di shorts e una T shirt nera  dei Ramones.  Le sembrava la stessa maglietta che quando erano ventenni, Giulia aveva preso in prestito da lei, fan del  gruppo, e che non aveva mai più restituito, tant'è che a un certo punto aveva smesso di chiederla indietro. E adesso con addosso quella maglietta e con i  i capelli bagnati raccolti in uno chignon disordinato, Margherita aveva portato Lina indietro nel tempo  di decenni.
"Non sei un po' troppo giovane per i Ramones?" disse cercando di mascherare il turbamento che la vista di quella maglietta le aveva provocato.
"Parli della maglietta? Era di mamma, era tra i vestiti da dare via, ma a me piaceva e me la sono presa." 
Ahiapensò Lina, all'idea che la sua maglietta fosse finita tra le cose da disfarsi.
"Sai almeno chi sono i Ramones?"
"Un gruppo di quando tu e mamma andavate ai concerti nel periodo giurassico?"
"Ehi! Piano con le parole."
Margherita rise.
"Innanzitutto, ci tengo a precisare che quando i Ramones cantavano in giro per il mondo io ero troppo piccola per andare ai concerti. Secondo, lo sai che quella maglietta era mia? A tua madre neanche piacevano."
"Sul serio?" chiese la ragazza sorridendo "E allora perché ce l'aveva lei?"
"Una volta stavamo studiando assieme a casa mia e Giulia si è  buttata addosso il succo che stava bevendo. Aveva bisogno di una maglietta e le ho dato quella che stai indossando. Solo che non me l'ha più restituita."
Lina mise le tazzine e lo zucchero sul tavolo e fece segno a Margherita di sedersi.
"Tu e mamma frequentavate la stessa università, giusto?
Lina annuì.
"Due anni diversi però. Tua madre è  un anno più grande. L'ho conosciuta quando lei frequentava già il secondo anno."
"Solo un anno?" chiese Margherita piuttosto sorpresa. "Pensavo che mia madre fosse molto più vecchia in realtà."
"Avrei preferito che avessi detto che ero io a sembrare più giovane, ma fa niente...." disse Lina fingendosi risentita.
La ragazza rise e tentò di rimediare.
"No, è che tu hai un aspetto molto più giovanile. Mentre mamma sembra... come dire? Una mamma!"
Era ovvio che la pensasse così, ma Lina credeva ancora che Giulia fosse una  donna attraente che  portava benissimo i suoi quarantasette anni.
"Forse la vedi così perché è tua madre, ma è una bella donna."
Margherita alzò le spalle.
"Mi sa che hai ragione."
"E magari," aggiunse Lina, "tra un po' di tempo, quando ti ricorderò di mettere a posto le cose o di lavare i piatti, comincerai a vedere anche me come una mamma."
"Stai tranquilla, non sono una ragazzina che lascia le cose in giro per casa." disse alzandosi e mettendo la propria tazzina vuota nel lavello.
"E poi..."
Margherita si inumidì le labbra e rivolse uno sguardo a Lina vagamente malizioso
"...non credo che riuscirei mai a vederti come una mamma, soprattutto se ti vesti così."
Lina non ebbe il tempo di elaborare una risposta, perché  la ragazza aggiunse subito dopo con un sorriso innocente:
"Grazie per il caffè. Sarà meglio che vada a sistemare la mia roba."
Lina rimase di sasso. Era quasi certa che il tono di Margherita era stato piuttosto ammiccante. Inoltre, non sapeva come interpretare il commento al suo outfit. Non indossava niente di eccessivamente provocante. Quella mattina, come la maggior parte delle mattine, aveva messo una camicetta e una gonna a tubino che le arrivava quasi al ginocchio per andare a lavoro. E le solite decoltè con il tacco. 
Cercò di convincersi di aver frainteso e che, più che provocare, l'intenzione di Margherita era di farle un complimento gentile.
A lasciare stranita Lina, però, non era questo, ma piuttosto l'essersi resa conto che avere una  bella ragazza, che tra l'altro assomigliava a Giulia, che girava in t shirt e in pantaloncini in giro per casa le faceva un certo effetto. Cominciava a sentire una strana eccitazione, che non provava da molto tempo.
Si rifugiò nella sua camera e si sedette sull'enorme letto al centro della stanza.  Incrociò il suo stesso sguardo nell'enorme specchio a figura intera accanto al comò in fondo alla stanza. Si alzò e si mise di fronte a esso. Guardò il suo riflesso dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolare sulla curva dei suoi fianchi. Aveva un punto vita stretto che accentuava il bacino e il seno, una terza abbondante che non era più alta e soda come un tempo, ma comunque piacente.  Era  consapevole di essere una bella donna e di fare un certo effetto alle persone  quando faceva il suo ingresso da qualche parte.
Lina, sempre concentrata sulla propria figura, lentamente si passò le mani sul petto e, via via, le fece scivolare in basso, carezzando il ventre fino ad arrivare con la mano destra sul pube.
Cominciava a sentire l'impulso di toccarsi e l'idea che Margherita fosse a qualche metro di distanza da lei non aiutava a reprimerlo.
Le tornò in mente la figura della ragazza che indossava la sua maglietta dei Ramones e che adesso in  camera sua riponeva nei cassetti la biancheria.
Lina si domandava che biancheria Margherita preferiva, se indossava slip o perizoma,  se aveva delle bralette o dei reggiseni con le coppe, o se, meglio ancora, lasciava liberi quei seni perfetti che adesso  stava immaginando di toccare. Questo pensiero le fece distogliere imbarazzata lo sguardo dalla proprio riflesso e quando improvvisamente sentì bussare alla porta della sua camera, sussultò come se fosse stata sorpresa a fare qualcosa di sbagliato.
"Avanti." disse dopo aver controllato allo specchio che il colore delle sue gote non tradisse i pensieri che stava facendo.
La testa di Margherita spuntò dalla porta.
"Scusa, ti disturbo?"
"No, entra pure."
La ragazza avanzò di qualche passo.
"So che manca ancora un po' all'ora di cena. Però, è la mia prima sera in città e mi andrebbe di mangiare una pizza e fare un giro. Ti va di venire con me? Sempre che tu non abbia altri programmi."
"Nessun programma, cara. Perciò, vada per la pizza. Conosco un posto che ne fa una ottima."
"C'è una condizione, però, Lina."
"Quale?"
"La cena la pago io."
"Non è necessario."
"Invece sì. Ti ho invaso casa, il minimo che possa fare è pagarti una pizza."
Lina annuì, sorridendo.
"Ok, " si arrese "va bene. Mi faccio una doccia, mi cambio e poi possiamo andare. Se usciamo presto potremmo fare una passeggiata."
Margherita annuì con entusiasmo e lasciò la stanza.
Lina si nascose il viso nelle mani e sospirò rumorosamente.
La presenza di Margherita nella sua camera da letto, non aveva certo aiutato ad assopire i suoi istinti. Non sapeva che diamine le stava succedendo, ma se quelle erano le premesse, per tutto il tempo che Margherita sarebbe rimasta a casa sua, si sarebbe dovuta rassegnare a fare delle docce fredde.
































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