La giornata di lavoro di Lina era stata particolarmente intensa e la donna pensava di essersi guadagnata, a mani basse, una serata rilassante. Non vedeva l'ora di tornare a casa da Margherita e farsi coccolare un po', magari sul divano, con la testa appoggiata sulla ragazza, mentre questa la accarezzava dolcemente.
Giorgio, però aveva altri piani; la intercettò mentre stava per uscire finalmente dallo studio e l'aveva trascinata nel proprio ufficio, dove ad attenderli seduta davanti alla scrivania c'era Paola.
Lina, perplessa, prese posto affianco alla segretaria, la quale con espressione mortificata, le comunicò che era al corrente di tutta la storia delle foto e che aveva importanti informazioni da darle.
L'avvocato decise di soprassedere sul fatto che l'amico le avesse mentito quando aveva le aveva detto che Paola era all'oscuro di tutto e che il suo aiuto sarebbe stato marginale. Si limitò a lanciargli un'occhiata torva, mentre Giorgio,dal canto suo, era imperscrutabile, come se stesse aspettando il suo turno per parlare.
La mente di Lina, quindi, venne attraversata dal dubbio che quei due si fossero divisi le cose da dire. Considerato l'entusiasmo di Paola, che adesso stava parlando, e l'espressione seria di Giorgio, la donna aveva concluso che la parte più difficile fosse toccata proprio all'amico.
Solo che la marea di informazioni che la segretaria le stava riversando addosso, non sembravano affatto la parte facile della vicenda, e Lina adesso si sentiva frastornata.
"Mi stai dicendo che se all'ultima riunione non mi fossi opposta alla proposta di accettare Morelli come cliente, tutto questo non sarebbe successo?" chiese confusa.
"Gino Morelli non è un cliente qualsiasi." rispose Paola.
"Lo so che non è un cliente qualsiasi, ed è per questo che io e altre cinque persone abbiamo votato no. Quell'uomo negli ultimi tre anni è entrato e uscito dal tribunale almeno dieci volte per altrettanti diversi motivi legali. Qui dentro non abbiamo bisogno di gente così e capisco che porterebbe un sacco di lavoro, ma ho sempre creduto che non valesse la pena di svendere l'etica dello studio per un soggetto del genere. E ad essere sincera non comprendo perché Santa possa essere tanto interessata ad averlo come cliente, da volermi fuori dallo studio."
Giorgio, a questo punto, si intromise nella conversazione.
"Tu non hai la minima idea di chi sei scopata tre anni fa, giusto Lina?"
La schiettezza di quella domanda colse le due donne di sorpresa, Lina vide Paola guardare Giorgio con gli occhi spalancati, mentre le sue stesse guance andarono a fuoco al ricordo di quella sera. Non ne andava fiera, non c'era bisogno che glielo si ricordasse, soprattutto davanti a una persona con la quale non aveva molta confidenza.
"Adesso so che era il marito di un'altra." rispose un po' stizzita.
"E ti sei chiesta perché non te ne sei resa conto finché qualcuno non te l'ha fatto notare tre anni dopo?"
Il tono dell'amico l'aveva infastidita e Paola, molto probabilmente, se ne accorse, la donna infatti riprese le redini della conversazione nel tentativo di mediare.
"Quello che Giorgio sta cercando di dire è che il marito dell'avvocato Anselmini è un imprenditore edile abbastanza famoso nel settore, tuttavia Santa, nonostante il suo atteggiamento borioso, non parla mai di lui o di quello che fa, anche se una persona importante. In questo studio pochi collegherebbero subito il suo nome a quello del marito."
"Mi stai dicendo che non vuole che si sappia in giro che sono sposati? Mi sembra una cosa un po' difficile da tenere nascosta."
"Non è una cosa che tiene nascosta, ma non è neanche una cosa che sbandiera ai quattro venti, tant'è che alla festa di Natale di tre anni fa, quasi nessuno sapeva chi lui fosse. Il ragazzo con cui ho parlato me l'ha confermato. La Anselmini tiene separato il suo lavoro da quello dal marito e lo fa per ragioni pratiche. Come in questo caso: se il signor Morelli, imprenditore meno noto ma abbastanza importante, venisse allo studio, nessuno si accorgerebbe del conflitto d'interessi e solleverebbe obiezioni al fatto che uno degli avvocati che assumerebbe, sia in realtà la moglie di uno dei suoi principali concorrenti."
"E se fosse cliente di questo studio, Santa, come avvocato, avrebbe accesso a progetti, contratti, vita, morte e miracoli di Morelli." disse Lina che cominciava a capirci qualcosa.
Come motivazione aveva senso, molto di più di quella fornitale da Santa e alla quale però aveva creduto, non perché fosse ingenua, ma perché durante la sua carriera in tutt'altro campo aveva visto fare cose meschine alla gente che aveva scoperto un tradimento del coniuge e non si era affatto stupita del fatto che la collega si volesse vendicare.
"Continuo a pensare che non sia una motivazione sufficiente a mettere su un ricatto del genere. Voglio dire, questa storia è pericolosa anche per lei, se viene fuori."
"Se mi permette, avvocato Neri...."
"Chiamami Lina, dopo tutto quello che sai di me, non ha senso darmi del lei."
"Ok, se mi permetti, Lina, credo che la Anselmini contasse sul fatto che tu più di tutti non volessi vedere i fatti tuoi spiattellati sulla pubblica piazza, credeva ti saresti fatta subito da parte. Una specie di bluff. A quel punto, alla prossima riunione, non ci saresti stata tu a metterle i bastoni tra le ruote. È talmente arrogante e presuntuosa, però, che non ha mai preso in considerazione l'eventualità che tu chiedessi aiuto a qualcuno. È questo è stato un errore."
"Ha senso, ma continuo a pensare che sia da psicopatici sfruttare la vita degli altri per un proprio tornaconto."
"Io avrei usato il termine manipolare." disse Giorgio enigmatico.
Lina vide Giorgio e Paola scambiarsi un'occhiata.
"Manipolare, mi sembra eccessivo. Ha visto un'occasione per fare la stronza e la colta." disse, sapendo di non essere stata convincente alle orecchie dell'amico.
Paola a questo punto si alzò e dopo aver sorriso a entrambi gli avvocati, disse:
"Io ho detto tutto quello che so, adesso, vi lascio parlare da soli."
Lina capì di aver avuto ragione all'inizio, la parte difficile doveva ancora venire.
Appena Paola chiuse la porta dietro di sé, Lina si rivolse a Giorgio e disse:
"Immagino ci sia dell'altro."
Era chiaro dalla sua espressione, che se avesse potuto, l'amico avrebbe evitato quella conversazione. Aveva, infatti,cominciato a mordersi il labbro superiore e, lei sapeva bene, era un gesto che faceva quando era nervoso.
"Sputa il rospo." lo incoraggiò.
"Ho riflettuto a lungo, Lina, e se non fossi sicuro non te ne starei parlando, ma arrivati a questo punto della vicenda, dopo tutto quello che ho scoperto, io credo, anzi sono sicuro, che Margherita c'entri qualcosa in questa storia."
Lina aggrottò la fronte e scrutò l'amico.
"Non so come e quando sia entrata in questa storia, so solo che ci sono troppe coincidenze."
"Giorgio, di che diamine parli? Come potrebbe c'entrare in questa storia?"
"Ho parlato con Clara, la tirocinante, ed ha confessato che è stata lei a fare le foto."
"Già sospettavamo che era stato qualcuno dei tirocinanti a fare le foto."
"Sì, ma non si trovava per caso nella stessa discoteca dove ti trovavi anche tu. È stata mandata con lo scopo di fotografare te e Margherita in atteggiamenti intimi. E come faceva a sapere Santa che eravate lì?"
"Stai insinuando che sia stata Margherita a dirglielo? Non è possibile, Giorgio! C'eri anche tu a cena quando le ho detto delle foto, era arrabbiata quanto noi."
"Innanzitutto la sua reazione è stata sospetta. Si è arrabbiata e ha chiesto perché e non chi, come sarebbe stato logico fare."
"Si basa su questo la tua tesi? Sulla scelta delle parole?"
"No, Lina, si basa sul fatto che Margherita ti ha inviato all'ultimo momento a unirti a lei. Santa non avrebbe avuto il tempo di scoprirlo da qualcun altro."
A questo Lina non sapeva come obiettare, un nodo alla gola cominciò a formarsi in gola. Doveva esserci un'altra spiegazione però. Forse Clara mentiva.
"Quanto ti fidi di Clara?"
"Andiamo Lina, " protestò Giorgio, "quella ragazza era a sconvolta! Ed è per il senso di colpa che ha lasciato lo studio."
" Questo non prova che sia stata Margherita."
"È una prova però che Margherita conosce la nipote di Santa, sono molto amiche a quanto pare. E non mi dire che anche questa è una coincidenza."
A Lina venne in mente la conversazione che aveva avuto con Giulia quando erano state a cena assieme; le aveva detto che Elena aveva una zia che faceva il suo stesso mestiere. Non ci aveva fatto caso all'inizio perché era concentrata su altro e, inoltre, di studi di avvocati ce n'erano a decine in città.
Ora però sembrava ci fossero molte probabilità che l'amica di cui stava parlando Giorgio, fosse proprio lei.
"Ti riferisci a Elena?"
"Sì. La conosci?"
"Non l'ho mai vista, ho solo sentito parlare di lei da Margherita e da sua madre."
Giorgio smanettò con il cellulare e le
mostrò una foto.
"Ho trovato questa sul profilo di Santa."
Era una foto recente, Margherita era abbracciata a una ragazza, mentre facevano un smorfia verso l'obiettivo.
"Quella è Elena." spiegò "Era la festa di compleanno di Santa. Tu non c'eri."
"Ricordo, avevo l'influenza."
"Non credi che sia strano che Margherita non ti abbia mai detto che è amica della nipote di qualcuno dello studio?"
"Magari non ha prestato molta attenzione e non ha mai realizzato che io e la zia della sua amica lavoriamo nello stesso studio. Voglio dire, tu sapevi dove lavoravano gli zii dei tuoi amici? Io no."
"Lina, era alla festa di compleanno, si conoscono molto bene, non è un dettaglio che può esserle sfuggito."
Cominciava a sentirsi esasperata dal tono saccente di Giorgio.
"Se c'è qualcuno di sospetto qui è Elena. Margherita mi ha detto che la sera della discoteca era stata invitata anche lei, ma aveva era a una serata di famiglia. Può essere stata lei a riferirlo alla zia."
"E che motivo avrebbe avuto per fare una cosa del genere?"
"Non saprei, però ultimamente si è comportata in modo freddo con Margherita. Qualcosa è successo tra le due. Elena è una delle poche persone a sapere di me e Margherita, forse ha riferito questa informazione alla zia."
Giorgio non rispose e Lina si illuse di aver avuto una piccola vittoria. L'uomo, però, si alzò, girò intorno alla scrivania e prese posto dove era prima seduta Paola.
"Lina, ascolta," disse prendendo le mani dell'amica tra le sue "so che è difficile crederci, però ci sono troppe coincidenze perché l'intervento di Margherita possa essere considerato casuale. E sono sicura che se mi trovassi al tuo posto, mi staresti dicendo le stesse cose."
"No," rispose secca Lina, liberandosi dalla presa "se tu fossi al mio posto, ti crederei se mi dicessi che la persona di cui sei innamorato non può averti fatto del male."
Giorgio la stava guardando con compassione e la cosa le dava sui nervi. Anche il gesto di prenderle le mani, le era sembrato troppo enfatico, eccessivo.
Lina tornò all'attacco.
"So di che cosa si tratta Giorgio. Trovi impossibile che una ragazza di ventitré anni come Margherita sia innamorata di una donna più grande."
"Ti ricordo che sono stato io a spingerti tra le sue braccia, Lina, perciò, non ho mai considerato l'età un problema."
"Fin quando si trattava di scopare, sì, ma, adesso, stiamo insieme. Ammetti che la cosa ti sembra strana a tal punto da mettere in dubbio quello che Margherita prova per me."
"Qualsiasi persona, uomo o donna, di qualunque età sarebbe fortunata a stare assieme a te, lo sai che non si tratta di questo. I tuoi sentimenti, però, ti stanno impedendo di guardare le cose con obiettività."
Lina scattò in piedi. Non ne poteva più di quella conversazione. Giorgio aveva chiarito il suo punto di vista e non aveva senso continuare, non si sarebbero trovati d'accordo facilmente.
Prima di lasciare la stanza disse:
"Credo che sia tu a non vedere le cose come stanno. Sei talmente cinico da non renderti conto che sei cotto di Paola, e il vostro non sarà un rapporto esclusivo, però c'è da chiedersi se è a causa sua se non sei riuscito a far funzionare nessuna delle tue relazioni."
Uscì dalla stanza come una furia e con altrettanta fretta lasciò lo studio.
Lina aveva difeso Margherita con fermezza, ma sarebbe stata poco onesta se non avesse ammesso a sé stessa che l'amico anche se di poco, aveva scalfito la sua sicurezza. Forse per questo, aveva mirato alla giugulare, tirando in ballo la relazione che aveva con Paola.
Quando entrò a casa, fu delusa di trovarla vuota; avrebbe voluto che Margherita fosse lì per stringerla a sé. Ne aveva bisogno. Fortunatamente, non dovette aspettare molto; era tornata da dieci minuti quando sentì, finalmente, la porta di ingresso che si apriva.
Mossa da un impulso istintivo, Lina le andò incontro e strinse tra le braccia la ragazza, la quale intuendo che la donna aveva bisogno di contatto più che di parole, ricambiò l'abbraccio senza fiatare.
Dopo un paio di minuti Lina lasciò la presa, mise le mani sulle guance della ragazza, la guardò dritta negli occhi e le disse:
"Ti amo."
Margherita sorrise e rispose:
"Anche io ti amo."
E in quel momento, nonostante Giorgio, Lina le credette.
Non si erano mai dette ti amo prima di allora. Si erano dette innamorate l'una dell'altra, ma pronunciare quelle due paroline si trovava a un livello successivo e suggellavano l'importanza di quel rapporto.
Margherita doveva aver intuito che qualcosa non andava e, mentre mano per la mano si dirigevano in cucina, chiese:
" È successo qualcosa a lavoro?"
Lina scosse leggermente la testa.
"Niente di grave. Ho avuto una discussione con Giorgio."
"Riguardo cosa?"
"Divergenze di opinioni."
Margherita non indagò oltre e, sebbene inconsapevole del proposito di Lina di farsi coccolare, decise che si sarebbe occupata da sola della cena quella sera.
"Tu va a fare una doccia e poi mettiti comoda sul divano." disse alla donna.
Né la doccia calda, né le premure di Margherita, però, riuscirono a rasserenare Lina. Il tarlo messole in testa dal suo migliore amico, stava divorando, lento ma inesorabile, le sue sicurezze.
Durante la cena, parlò a malapena e rispose a monosillabi o con mezzi sorrisi ai discorsi di Margherita, che dal canto suo sembrava voler rispettare il suo desiderio di non condividere nulla e spostò la conversazione sulla propria giornata.
Lina, proprio a causa del tarlo, si chiese se la ragazza stesse onorando genuinamente il suo volere o se, piuttosto, si rifiutasse di indagare per paura di quello di scoprire che sapeva più di quello che doveva. Scacciò quel pensiero, era assurdo fare una considerazione del genere dopo aver detto ti amo a qualcuno per la prima volta.
Dopo cena Margherita spedì Lina sul divano, si sarebbe occupata da sola di rassettare la cucina. Lina accettò volentieri, ma quando la raggiunse si accucciò subito addosso alla ragazza.
Più spesso, accadeva il contrario, ma adesso, aveva le braccia intorno alla vita di Margherita e la testa appoggiata sul suo petto.
Erano a metà di una commedia romantica sulla quale la ragazza aveva trovato molto da ridire, quando Lina, in maniera del tutto inaspettata disse:
"Non mi avevi mai detto che la zia di Elena lavora nel mio stesso studio."
Lina ebbe l'impressione che il cuore di Margherita avesse cominciato a battere più forte.
"Zia Satana lavora con te?"
Lina ridacchiò.
"Zia Satana?"
"È così che la chiama Elena, ovviamente non in sua presenza."
"Non posso dire che non sia un nome appropriato. Comunque sì, è uno degli avvocati dello studio, non lo sapevi?"
"No. Sapevo che faceva l'avvocato, ma non immaginavo che foste voi i mal capitati."
"Sai che tipo è dunque...."
"Non la conosco bene, l'ho vista in poche occasioni. Quello che so di lei è grazie a Elena, che ad essere onesti, non ne parla molto bene."
"Quindi se ti dicessi che è stata lei a far scattare le foto in discoteca e a ricattarmi con quelle, non ne saresti stupita..."
Margherita fece spostare Lina, per guardarla in faccia.
"Oddio!" esclamò "Sapevo che era una stronza ma non fino a questo punto."
"E invece è stronza fino a questo punto." rispose Lina senza dare nessuna accezione particolare nella voce.
"Sai perché lo fa? Tu e Giorgio avevate delle teorie...."
"In poche parole, ho recentemente ostacolato l'acquisizione di un cliente importante per lo studio e la zia di Elena, ha pensato di farmi fuori, in modo tale che non ci sia nessuno a metterle i bastoni tra le ruote la prossima volta che si voterà."
"È per questa storia che hai litigato con Giorgio?"
"Più o meno. Lui ha questa teoria, crede che Santa sapesse da tempo quello che c'era tra me e te perché qualcuno gliel'ha riferito. Perciò, Margherita, ti voglio chiedere una cosa."
Lina fece una pausa, non era ancora pronta a domandare a Margherita se le teorie di Giorgio fossero azzeccate, perciò virò all'ultimo.
"Credi che Elena possa averle detto qualcosa?"
Era una teoria plausibile e, prima di scartarla del tutto, doveva indagare.
Margherita alzò le spalle con aria innocente e rispose:
"Non saprei, voglio dire le ho detto di noi, ma non credo che avesse motivo per dirglielo, però..."
Margherita si interruppe e assunse un aria pensierosa, quasi forzata.
"Però, cosa?"
"Potrebbe esserselo fatto sfuggire. Potrebbe aver fatto il mio e il tuo nome in presenza della zia e questa avrà fatto due più due. E poi, non dimenticarti che Elena mi ha scritto quella sera che si trovava con la famiglia."
Suonava ragionevole.
"Se glielo chiedessi, credi che te lo direbbe?"
"Non lo so, Lina. Elena non mi parla."
"E non credi che magari abbia a che fare con questa storia?"
Margherita si passò la mano sulla fronte, piuttosto a disagio.
"Credo che arrivata a questo punto sia costretta ad ammettere a me stessa che a Elena non è mai andata a genio la mia storia con te."
Lina si abbandonò allo schienale del divano.
"Dici sul serio?" domandò incredula.
"Sì, diceva che era una storia assurda; non ha mai detto niente contro di te, ma era palese che non era contenta."
"Avevo anche io un'amica così...." commentò enigmatica, lasciando Margherita un po' perplessa.
"Comunque," disse la ragazza "credo che non abbia importanza come Santa abbia saputo di noi; adesso che hai scoperto le sue intenzioni, non può fare più nulla, giusto?"
"Forse," rispose dubbiosa " ma credo che a questo punto le convenga lasciar perdere."
Margherita sorrise e prese posto tra le braccia di Lina, la stessa posizione di prima solo a parti invertite e le due donne ripresero a guardare la TV.
"Scommetto cinquanta euro che questi due si sposano alla fine." disse Margherita a un certo punto.
"Certo che si sposano, è un film romantico."
"È un film stupido." continuò seria "E poi che problema ha lui? Si fa fare la colazione dalla sua fidanzata. Se non è patriarcato questo...."
"E quando te la preparo io la colazione, che cos'è?" la prese in giro Lina.
"Punto primo, è successo qualche volta, e punto secondo, la macchinetta del caffè che hai, io non la so usare."
Lina rise di gusto.
"Che cos'ha che non va la mia macchinetta del caffè?"
"Non ha le cialde."
"Le cialde inquinano."
"Ci sono quelle biodegradali, però."
"Non è la stessa cosa. È stato Filippo a regalarmela. Ci tiene a queste cose."
"Quindi immagino che sia stato Filippo a scegliere la macchinetta che avete in ufficio."
Il cuore di Lina si fermò per un attimo. Fu come se qualcosa dentro il petto glielo avesse stretto.
Erano mesi, infatti, che lo studio era sprovvisto della macchina del caffè e nessuno, probabilmente per pigrizia o perché si aspettava che lo facesse qualcun altro, si era curato di rimpiazzare quella mancante, che si era rotta. Quindi Margherita, che era andata a trovare Lina una volta soltanto, quando già l'oggetto in questione era bello che andato, avrebbe potuto conoscerne l'esistenza solo a patto che fosse stata allo studio prima di allora, e se ci era stata era perché, al contrario di quanto aveva affermato con convinzione, conosceva benissimo Santa Anselmini.
Margherita aveva mentito e Giorgio aveva ragione.
Lina osservò con la coda dell'occhio la ragazza e vide che stava trattenendo il fiato. Si era probabilmente accorta di essersi tradita.
Si attardò a ribattere, indecisa sul da farsi. Dopo un silenzio, che a Margherita doveva essere sembrato interminabile, rispose mantenendo il sangue freddo:
"Sì, è stato lui. Ha anche chiesto a tutti di non usare cose di plastica usa e getta, all'inizio gli hanno dato del rompipalle, ma devo dire che adesso lo ascoltano quasi tutti."
Margherita sospirò, molto probabilmente sollevata, perché credeva di averla fatta franca, e continuò a guardare il film in silenzio.
Come in un puzzle i cui pezzi finalmente sono stati messi in ordine, Lina cominciava a vederci chiaro. Adesso capiva il motivo che stava dietro alla reticenza di Margherita nel parlare dell'amica, e comprendeva il suo atteggiamento scostante nei confronti di Giulia: aveva temuto che la madre potesse lasciarsi sfuggire qualcosa durante la sua visita. E, a pensarci bene, lo aveva fatto, solo che Lina non era stata in grado di capire in quel momento. Le venne in mente la reazione che la ragazza aveva avuto quando aveva scoperto delle foto. Giorgio ci aveva visto giusto, si era arrabbiata, ma sorprendentemente, ma non aveva mostrato sgomento perché come aveva detto l'amico, non aveva bisogno di chiedere chi ci fosse dietro il ricatto.
Mancava solo un pezzettino del puzzle, quello fondamentale, ossia il motivo per cui Margherita aveva assecondato quella follia e aveva il sospetto che il litigio con l'amica fosse la chiave e decise che, prima di affrontarla, doveva saperne di più.
Non fu facile andare a dormire quella sera. Lina dovette lottare contro l'impulso di scansarsi da Margherita,
quando quest'ultima a letto l'aveva abbracciata da dietro. Le braccia della ragazza, la cui presa quella sera era insolitamente stretta, non erano più un confortevole rifugio, ma una trappola in cui lei era caduta come una stupida. Si era sottratta a quell'abbraccio, più tardi, quando finalmente i respiri di Margherita si erano fatti profondi e la ragazza aveva allentato la presa.
Lina, allora, si era alzata ed era andata sul divano, tanto di prendere sonno non se ne parlava e sospettava che sarebbe stato così per molto tempo.
STAI LEGGENDO
Il mio giorno luminoso
Roman d'amourLa vita di Lina, quarantasei anni e divorziata dal marito, subirà una scossa grazie a Margherita, una giovane ragazza che Lina ospiterà per qualche tempo a casa sua. La presenza di Margherita permetterà a Lina di realizzare che non si possono metter...