VI

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La richiesta un po' troppo esplicita di Margherita sortì l'effetto opposto a quello desiderato.
Lina ritirò a sé la mano e dopo aver dato una rapida occhiata allo specchietto retrovisore accostò sul ciglio della strada. La corsia non era ampia, ma non era una strada trafficata, non avrebbero corso nessun pericolo se si fossero fermate per qualche secondo.
Lina nascose il viso tra le mani e fece un profondo sospiro.
"Tutto bene?" chiese Margherita, posandole una mano sulla spalla.
Lina si sottrasse a quel tocco in modo brusco, rimise le mani sul volante e, senza voltarsi, disse fredda:
"Abbottonati la camicia."
Guardava dritta di fronte a sé, ma percepiva lo sguardo confuso di Margherita.
"Lina pensavo che..."
"Abbottonati la camicia, Margherita!"
Stavolta le sue parole suonarono come un ordine. La ragazza ubbidì, ma il suo orgoglio era palesemente ferito.
Lina non mise subito a moto, ma si prese qualche secondo per pensare a cosa dire.
"Sarebbe uno sbaglio." disse infine, prima di girare la chiave nel quadro.
Non era né una frase originale, né molto esplicativa, ma non aveva saputo fare di meglio. Non era sicura che sbaglio fosse la parola corretta; c'erano, sì, più di vent'anni di differenza tra loro, ma erano entrambe adulte e consenzienti. Tuttavia, Lina non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che cedere alla tentazione sarebbe stato poco etico. Era una donna matura e una professionista affermata, non poteva abbandonarsi alla lussuria.
Trascorsero il resto del viaggio in silenzio, Lina concentrata sulla strada e Margherita accanto a lei con le braccia conserte che guardava fuori dal finestrino.
Arrivate a casa, la donna si precipitò in camera sua; si tolse velocemente il vestito e indosso jeans e t-shirt, subito dopo,  tirò fuori dall'armadio una borsone e  mise dentro un paio di cambi.  Aveva intenzione di allontanarsi da casa per un po'.
Quando uscì dalla stanza,  trovò Margherita sul divano, aveva un' espressione spaesata ed era seduta con le ginocchia al petto.
La ragazza alzò la testa e sorrise, ma  appena notò il borsone, si accigliò.
"Margherita, le cose sono sfuggite di mano," disse Lina in piedi accanto al divano " per cui penso sia il caso che tu ti trovi un'altra sistemazione. Oggi e domani puoi stare qui, io vado a dormire da un amico. Lunedì, però, sarebbe il caso che andassi via. Penso che sia meglio per tutte e due."
L'espressione confusa di Margherita lasciò il posto a una più delusa; la ragazza aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse subito e fece solo cenno di sì con la testa, prima di abbassare lo sguardo. Lina gliene fu  grata, perché non era sicura che sarebbe rimasta nella sua posizione se Margherita avesse obbiettato.
Lasciò l'appartamento così come ci era entrata, di fretta; salì in auto e  guidò verso la sua destinazione.
C'era una sola persona da cui poteva andare senza subire il terzo grado, e questa persona era Giorgio, cinquantacinque anni, scapolo, avvocato come Lina e praticamente suo migliore amico. Lavoravano nello stesso studio da dieci anni, cioè da quanto ci lavorava lei. All'inizio non lo sopportava, ma dopo aver lavorato ad un caso assieme, i due erano diventati inseparabili.
Giorgio non aveva niente a che fare con le poche amiche che Lina aveva e che si ostinava a frequentare;  l'uomo era la persona che avrebbe sempre voluto nei momenti di crisi, sempre calmo, con il sangue freddo; non ti chiedeva mai come stessi, ma era sempre in grado di intuirlo in qualche modo, dote che tornava utile nel loro lavoro. Schietto e diretto, agli occhi dei più risultava  freddo e distaccato, Lina però sapeva che semplicemente non era un tipo cerimonioso, caratteristica che non risultava sempre vincente con i clienti, ma a lei piaceva che Giorgio fosse così.
Lina aveva scelto lui quando era giunto il momento di divorziare; non l'aveva coccolata come avevano fatto tutti, e non l'aveva riempita con frasi di circostanza, semplicemente l'aveva trattata come qualsiasi cliente, e lei lo aveva apprezzato. Come aveva apprezzato il fatto che quando, una volta firmate le carte del divorzio e rimasti soli nella sala, Giorgio, ai suoi singhiozzi aveva risposto con un abbraccio, mentre  le diceva all'orecchio: "Ora puoi ricominciare".
Quindi, quando aveva sentito il bisogno di allontanarsi da casa, Lina non aveva avuto dubbi su chi doveva chiamare.  Laconica aveva scritto all'amico: Ho un problema, posso stare a casa tua fino a lunedì?
Giorgio non aveva fatto alcun tipo di domanda ma aveva risposto con un semplice pollice in su e quando la donna arrivò a casa sua l'accolse con una bottiglia di vino nelle mani.
"Ho pensato che potesse essere utile." disse mostrando la bottiglia all'amica.
L'uomo la fece accomodare nel salotto e continuò la sua ricerca di un cavatappi.
Seduta sul divano, Lina non poté fare a meno di sentire che c'era un profumo insolito nell'aria.
Si guardò attorno, non c'erano né candele né diffusori di profumi, sarebbe stato strano trovarne, Giorgio non ne usava, ne dedusse, perciò, che doveva trattarsi di un profumo femminile.
Ebbe un intuizione.
"O mio Dio!" esclamò appena Giorgio tornò in salotto.
"Cosa?" chiese Giorgio distrattamente, mentre apriva il vino.
"C'era una donna qui!"
"Anche fosse?"
"Come anche fosse? Non mi dire che ti ho rovinato il Sabato?!"
Giorgio sorrise. Porse all'amica un bicchiere di vino e si sedette vicino a lei.
"Avevo un appuntamento con una donna, ma è stata molto comprensiva quando le ho detto che c'era un amica che aveva bisogno di me."
"E tu hai cacciato di casa una donna per un'altra?"
"Tu non sei un'altra, Lina. Sei un'amica, anzi la mia amica."
"Sì, ma la tipa non lo sa."
"E invece lo sa, gliel'ho spiegato. Era un po' gelosa all'inizio, ma poi ha capito. Ad ogni modo non si tratta di niente di serio, ci vediamo ogni tanto, perciò, spara. Che ti succede?"
Lina fece un sospiro, non sapeva da dove iniziare.
"Non avrai fatto qualcosa di illegale, Lina, perché se è così credo che dovresti pagarmi, altrimenti non sono tenuto al segreto professionale."
Lina guardò Giorgio con le sopracciglia aggrottate.
"Tranquilla," continuò l'amico "basta una cifra simbolica. Non ti addebiterò la parcella piena."
A questo punto finalmente rise e abbandonatasi allo schienale del divano, finalmente disse:
"A casa mia c'è una ragazza con cui voglio fare sesso e che vuole fare sesso con me."
Giorgio non si scompose per quella rivelazione e domandò:
"Stai parlando della ragazzina che ospiti a casa tua? Non mi sembra un gran problema."
"Invece lo è Giorgio," disse Lina issandosi a sedere e girando il busto verso l'amico "lo hai detto anche tu, è una ragazzina."
"Ho cinquantacinque anni, per me sono tutti dei ragazzini, persino tu. Ma la ragazza se non sbaglio ha più vent'anni."
"Ventitré" precisò Lina, più per sé stessa che per l'amico.
"Fammi capire, sei scappata da casa tua perché stava per succedere qualcosa tra voi due?"
"Sì. Pensavo che mi fossi immaginata il fatto che mi stesse provocando, ma poi oggi dopo delle avance piuttosto esplicite ho capito di avere ragione, anzi mi ha addirittura detto di essere attratta da me."
Nella mia auto mentre  leccava le dita della mia mano, ricordò, ma lo tenne per sé, certi dettagli non era necessari. Giorgio si versò un altro bicchiere di vino e accavallò le gambe. Poi disse calmo:
"Cos'è che ti ha mandato fuori di testa, il fatto che Margherita è una donna, che è molto più giovane di te o il fatto che sia la figlia di qualcuno che conosci?"
La donna rifletté per qualche secondo, decisamente era una combinazione di tutte e tre, ma finì per dire a Giorgio quello che la preoccupava di più.
"Io e sua madre siamo state grandi amiche, non credo sia giusto."
"Solo amiche, Lina, niente di più?"
Giorgio la guardava con sguardo scrutatore.
"C'era dell'attrazione, ma non è mai successo niente tra noi."
Il tono rammaricato di Lina non lasciava dubbi sul fatto che avesse sperato il contrario.
"Questo non fa molta differenza."
Lina alzò le spalle, senza sapere cosa ribattere.
Giorgio, allora, le si avvicinò e mise la mano sulla sua.
"Lina, " disse "se tu rappresentassi per la ragazza, una specie di figura autorevole di riferimento, ti direi di lasciare perdere; ma non è così. Fino a una settimana fa tu non la conoscevi e lei non conosceva te. Inoltre, mi hai detto che tu e sua madre siete state grandi amiche, passato, e quando ti ha chiamata per chiederti un favore, eri piuttosto stupita, e questo mi porta a pensare che adesso lei non sia per te più di una conoscente, quindi non so perché credi di doverle tutta questa lealtà, dato che la ragazza è abbastanza adulta da fare le proprie scelte."
"Mi stai dicendo che devo farlo?"
"Questo devi deciderlo tu, io ti sto solo dicendo che una cosa è sbagliata solo se fa male a qualcuno, e non credo che sia questo il caso."
Finito di parlare Giorgio lasciò la mano di Lina e si alzò dal divano.
"Comunque sia, rimani quanto vuoi. Anzi, adesso vedo un po' cosa ho nel frigo e vediamo di mettere su una bella cenetta per stasera. Ti va di aiutarmi?"
Lina annuì e afferrò la mano che Giorgio aveva teso verso di lei.
Più tardi quella sera, sdraiata in un letto che non era il suo, Lina non riusciva a prendere sonno. Giorgio non aveva avuto torto nel dire che non doveva niente a Giulia e che ormai era una semplice conoscente. E a dirla tutta, anche come amica, Giulia non aveva dimostrato di valere granché, l'aveva allontanata per i suoi sentimenti.
Lina, però,  si rese conto che non era molto diverso da quello che lei stessa aveva fatto quel pomeriggio.
Si sentiva in colpa per come aveva trattato Margherita prima di uscire di casa e non poteva sopportare il pensiero di averla in qualche modo ferita.
Allungò la mano verso il cellulare, appoggiato sopra il comodino e aprì la chat con Margherita.
Mi dispiace per quello che ti ho detto, non devi andare via di casa se non vuoi, le scrisse.
Lina posò di nuovo il cellulare sul comodino, convinta che la ragazza non lo avrebbe letto, ma la risposta arrivò tempestiva e quando sentì il cellulare vibrare  quasi le prese un colpo.
Il messaggio di Margherita diceva:
Non devi scusarti, è stata colpa mia, però, ti prego, torna presto, così ne possiamo parlare.
Lina senza accorgersene cominciò a sorridere. Leggere che Margherita le aveva scritto di tornare a casa l'aveva resa felice e, in quel preciso istante, decise che l'avrebbe accontentata. Decise che avrebbe lasciato casa di Giorgio l'indomani mattina appena sveglia e se tra lei e Margherita doveva succedere qualcosa, non avrebbe opposto resistenza.



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