XLI

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I raggi del sole abbracciavano per intero il terrazzo addobbato a festa. Composizioni di fiori erano posizionate rispettivamente e all'inizio, a metà e alla fine del tappeto bianco che le spose andrebbero dovuto percorrere per raggiungere l'arco in legno, verniciato anche esso di bianco, sotto il quale l'officinante attendeva paziente. Gli invitati, perlopiù composti dalla famiglia e pochi amici, chiacchieravano allegramente per ingannare l'attesa.
Lina al contrario era ansiosa, mentre in compagnia di Giorgio attendeva l'arrivo di Margherita. Si trovava nella sala dove si sarebbe svolto parte del pranzo e da lì si accedeva al terrazzo che avrebbero attraversato insieme mano nella mano, ma la ragazza era in ritardo.
Le due donne non si vedevano dal pomeriggio precedente, cioè da quando la ragazza era andata a casa di Elena dove avrebbe trascorso la notte. Margherita, infatti, aveva deciso di onorare la tradizione di passare la notte prima del grande giorno separate, non per scaramanzia, ma perché ci teneva che i loro rispettivi vestiti rimassero una sorpresa fino all'ultimo.
Lina gliel'aveva lasciato fare perché voleva che la ragazza facesse le cose a modo suo. Lei aveva già avuto il suo matrimonio in grande stile, perciò  aveva lasciato a Margherita carta bianca affinché avesse la cerimonia che desiderava.
Era sempre Margherita che aveva fissato la data ad appena tre mesi dalla sera della proposta. Aveva ritenuto infatti che non avevano nessun motivo valido per aspettare, tanto più che nessuna delle due voleva un matrimonio che richiedesse grandi preparativi. Avevano così scelto una sala ricevimenti sobria ed elegante che avrebbe accolto sia il rito civile che il ricevimento. A colpire Margherita di quel posto era stato l'ampio roof garden, adesso leggermente modificato per l'occasione.
L'unica scelta che aveva fatto un po' storcere il naso a Lina era che la ragazza aveva sostituito la classica torta nunziale con una torre di cupcake. Aveva detto che dato che il loro non era sulla carta un vero matrimonio, si sarebbero potute permettere il lusso di servire dei cupcake.
Lina sulle prime aveva pensato di protestare, ma poi aveva realizzato che se anche la ragazza le avesse proposto di consegnare barrette di cioccolata a tutti a fine pranzo, avrebbe acconsentito, perché l'unica cosa che le importava era che fosse felice. E i cupcake insieme alla piccola band che avevano ingaggiato per la festa, che ora attendeva in un angolo, sembravano farla contenta.
In quel giorno speciale le spose avrebbero avuto accanto rispettivamente Giorgio e Elena come testimoni. Se Giorgio però era stata la prima scelta di Lina, Elena era stata per Margherita la seconda. La ragazza, infatti, avrebbe voluto che ci fosse la madre a farle da testimone, come viceversa era accaduto al matrimonio di Giulia; quest'ultima però, non ne aveva voluto sapere. Nonostante avesse imparato a tollerare la relazione della figlia, si era dimostrata contraria all'idea dell'unione civile.
Lina era convinta che Giulia in cuor suo avesse accettato la loro relazione solo perché credeva che prima o poi sarebbe finita. Non aveva mentito quando aveva detto alla figlia che la voleva vedere felice, perché credeva che la felicità di Margherita sarebbe stata lasciare Lina un giorno non molto lontano.
Perciò, quando Giulia aveva scoperto non solo che avrebbero ufficializzato la loro unione, ma che addirittura era stata la figlia a proporlo, era rimasta spiazzata. Lina ricordava la sua espressione il giorno in cui gliel'avevano comunicato ed era passato un minuto buono prima che Giulia fosse in grado di dire qualcosa.
La donna aveva provato a far cambiare idea a Margherita e quando la ragazza si era dimostrata ferma nelle sue decisioni, aveva detto che non avrebbe più aperto bocca in proposito, ma che non doveva aspettarsi la sua partecipazione.
Margherita da parte sua, si era arresa al rifiuto della madre e aveva detto a Lina che era disposta a perderla per la loro relazione, questa fermezza però non le aveva impedito di avere ogni tanto delle crisi di pianto a causa della situazione.
"Sai che questo vestito ti fa un culo da favola." disse Giorgio probabilmente per smorzare l'ansia dell'amica che aveva sbuffato per l'ennesima volta.
Quella, però, non era una frase originale.
Il vestito che Lina aveva scelto e comprato in presenza di Erica e Paola era un abito bianco, ricoperto di pizzo. La parte superiore aveva il corpetto con lo scollo a cuore e avrebbe lasciato metà della schiena nuda, ma il pizzo di cui erano composte le maniche ricoprivano anche la schiena in un effetto vedo non vedo. Il modello a sirena,poi, le fasciava perfettamente il corpo fino alle ginocchia e il capo anche a detta di Erica, le faceva un culo da favola, commento che l'amica si era permessa di fare perché Manuela non era presente. Si chiese se per Giorgio fosse la stessa cosa.
"Hai il coraggio di ripeterlo davanti a Paola?" gli chiese.
"Adesso sì, prima non di certo."
La donna guardò l'amico incuriosita. "Non ti ho mai detto che Paola era gelosa di te, mi sa." spiegò Giorgio ridacchiando.
"Gelosa?"
"Quando abbiamo cominciato ad andare a letto assieme, era gelosa della mia amicizia con te."
"Alla faccia del rapporto libero che dicevate di avere! Se era gelosa delle altre donne, così libero non era."
"Non era gelosa delle altre donne, ma solo di te. Era in qualche modo convinta che provassi qualcosa."
Lina rise perché si ricordò di aver avuto una conversazione simile con la sua fidanzata la sera che la ragazza aveva conosciuto Giorgio.
"Anche Margherita ha pensato una cosa del genere. Si domandava se fossimo mai stati più che amici."
"In effetti a un certo punto sei diventata più di una amica." disse l'uomo talmente serio da fare irrigidire Lina.
Giorgio capì l'equivoco e scoppiò a ridere.
"Lina, non mi sto dichiarando il giorno del tuo matrimonio."
Poi, tornò serio.
"Tesoro, non ho una famiglia. Mio padre non c'è mai stato e mia madre è morta presto. Ho un fratello, una cognata e dei nipoti con i quali ho però un rapporto di circostanza, perché vivono dall'altra parte del mondo. Non sono mai riuscito a costruire niente di duraturo con nessuna donna, lo sai, e a dire la verità non ci ho neanche mai pensato prima di incontrare Paola. Tu , invece, sei il mio punto di riferimento. Resti quando tutto passa, e non mi è mai passato per la mente di provarci con te Lina, perché ti considero come una sorella. Questo intendo quando dico che sei più di un amica, sei la mia famiglia."
Lina amava Giorgio ma in quel momento sentì di odiarlo. Fu infatti costretta a coprirsi il viso con le mani per rifuggire lo sguardo dell'uomo e dovette concentrarsi parecchio per non piangere.
"Vorrei abbracciarti, ma non posso. Se lo facessi infatti comincerei a piangere e butterei nel cesso un ora e mezza di lavoro del truccatore."
Giorgio rise di nuovo prima di dire:
"Ok, allora facciamo che mi devi un abbraccio più tardi."
"Giorgio?"
"Dimmi."
"Vale lo stesso per me. Anche tu sei la mia famiglia."
Quella conversazione aveva distratto Lina dal ritardo di Margherita, ma adesso cominciava a preoccuparsi sul serio.
A Giorgio come sempre non sfuggì quello che passava nella mente dell'amica.
"Non è successo niente, " disse pacato "lei e Elena saranno semplicemente in ritardo, sai com'è quando ci si prepara per queste cose. Basta che il parrucchiere ci metta più del dovuto e salta tutta la tabella di marcia."
Aveva ragione, pensò Lina, lei stessa aveva rischiato di fare ritardo perché per indossare il vestito c'era voluta una vita, tuttavia mentre guardava Paola avvicinarsi verso di loro seria, si disse che forse aveva ragione di essere preoccupata.
"Giorgio, vieni un attimo di là?"
C'erano due modi in cui  Paola si rivolgeva al compagno: avvocato, quando voleva prenderlo in giro o risultare provocante, oppure Giò per il resto del tempo.
Quando lo chiamava per intero o era arrabbiata o doveva dirgli qualcosa di grave e Lina sospettava che si trattasse del secondo caso.
"Che succede?" chiese allarmata.
Paola esitò e rivolse lo sguardo verso Giorgio.
"Non guardare lui, guarda me e parla, per favore."
Paola ubbidì, con riluttanza.
"Lina, non riusciamo a rintracciare né Margherita né Elena. Il telefono di Elena squilla, ma quello di Margherita addirittura è staccato."
Forse perché l'amica aveva cambiato espressione, Giorgio si affrettò a dire:
"Non vuol dire che sia successo qualcosa. Saranno in ritardo per un contrattempo qualsiasi e non staranno bandando al telefono."
Quello che Lina pensò, ed era certa che lo avesse pensato anche Paola che aveva distolto lo sguardo dal suo, era che se le ragazze avessero avuto un contrattempo la prima cosa che avrebbero fatto sarebbe stata quella di avvertire per telefono.
"Francesca era con loro, no. Chiedi a lei."
"Ho già parlato con lei, Lina. La tipa, la sua amica,  che doveva fare loro i capelli ha dato forfait,  Francesca e Margherita hanno discusso e alla fine non si è preparata con le ragazze.  Ha sentito Elena, però, dire che sarebbero dovute andare a casa vostra."
"A casa mia però non ci sono mai arrivate, o sbaglio?"
Paola alzò le spalle.
"Non so che dirti. Ha detto che Elena e Margherita si trovavano in auto quando ha parlato con loro."
Lina e Giorgio guardarono Paola con la stessa espressione perplessa.
"Aspetta un momento, Paola, che ci facevano in auto prima di sapere che la parrucchiera non sarebbe arrivata?  Dove stavano andando?"
Non guardatemi così!" disse Paola alzando le mani "Vi sto riferendo solo quello che mi è stato detto."
"Ok, questo è strano." disse Giorgio dando voce ai pensieri di Lina. Solo che quello che Giorgio aveva detto con leggerezza nella mente di Lina aveva un tono diverso; la donna stava infatti passando in rassegna tutte gli scenari possibili, non ultimo quello assurdo in cui veniva abbandonata. Cominciò ad insinuarsi in lei il pensiero, sebbene non supportato da nessuna prova, che i dubbi di Giulia avessero fatto piantato un seme nella mente della figlia e se la ragazza era in ritardo era perché da quel seme stava nascendo una piantina. Improvvisamente fu come se qualcuno le avesse dato un pugno allo stomaco.
Lina si avvicinò a uno dei tavoli e si abbandonò su una sedia.
"Lina," disse Giorgio accucciandosi davanti a lei "non preoccuparti ci sarà una spiegazione a tutto questo."
"Qualsiasi sia, però, Margherita non è ancora arrivata e tutte le opzioni che mi vengono in mente sono tutte tragiche, in un modo o in un altro."
"Senti, comincia a preoccuparti se e quando sarà il momento. Adesso concentrati su quello che sai cioè che Margherita ha avuto un imprevisto e che è in ritardo."
Lina annuì.
"E poi, pensa che potrai rinfacciarle di essere arrivata in ritardo per tutto il resto della vita."
Stavolta la donna rise.
"Comincerei la vita matrimoniale con un discreto vantaggio, in effetti." Quarantacinque minuti dopo le parole di Giorgio avevano perso il loro effetto benefico.
Margherita non era ancora arrivata e nonostante le numerose telefonate non erano riuscite a rintracciare le ragazze.
Paola, visto che gli ospiti erano in fermento, con il benestare dell'unica sposa presente, aveva chiesto allo staff di spostare gli ospiti dentro e di offrire loro qualcosa da bere e qualche stuzzichino, poi si aveva convinto la donna che doveva celebrare il rito a rimanere ancora un po' e questa per compassione o per la curiosità di sapere come sarebbe andata a finire, aveva accettato.
Lina, invece, si era rintanata in una stanzetta, minuta di un paio di sedie e un tavolo, e stava ora facendo avanti indietro, provando ora rabbia, ora preoccupazione.
Erica arrivò con un drink nelle mani seguita da Giorgio che portava un piattino.
"Ti abbiamo portato qualcosa." disse l'uomo appoggiando il piattino sul tavolo
"Non ho fame."
"Almeno bevi. È alcolico." disse Erica porgendole il bicchiere.
Lina lo afferrò, quasi strappandolo dalle mani dell'amica e mandò giù il contenuto tutto d'un fiato.
"Giuro che appena la vedo la strozzo con le mie mani." esclamò Erica.
"Così non aiuti." la rimproverò Giorgio.
"Andiamo! Se fosse successo qualcosa a quest'ora l'avremmo saputo. Invece mancano all'appello tre persone che non rispondono al cellulare. Non mi sembra che ci siano molte interpretazioni che si possono dare."
"Che diamine stai insinuando?"
" Non dirmi che non l'hai pensato anche tu, Giorgio!"
"Margherita non è il tipo da fare una cosa del genere."
"Eppure Margherita non è qui a dimostrare il contrario."
"Erica, non credo che..."
Lina ne aveva abbastanza.
"Fate silenzio!" esclamò.
Gli amici si zittirono.
"E lasciatemi sola, per favore."
Nessuno dei due osò ribattere e lasciarono la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasta sola, Lina pensò che era rimasta una persona che non era stata interpellata. La persona che presumibilmente sarebbe stata la prima ad essere avvisata in caso di incidente e, allo stesso tempo, la persona che Margherita avrebbe chiamato in caso di fuga.
Giulia rispose al terzo squillo.
"Lina, che succede?" chiese.
C'era un po' di preoccupazione nella sua domanda e questo voleva dire che non sapeva nulla della figlia.
Lina, tuttavia, fece un tentativo.
"Senti, so che non sono la tua persona preferita, ma ti prego di rispondere senza alcun commento o allusione. Hai sentito Margherita oggi?"
"No, Lina, non dovreste essere insieme?"
"Non si è presentata e non risponde al telefono."
"Ah..."
"Ti prego, non gongolare."
"Sei scema? Se mi dici che non riesci a rintracciare mia figlia io non gongolo, mi preoccupo."
Touchè, pensò Lina.
"Se mi hai chiamata perché pensi che io centri qualcosa, ti sbagli." disse Giulia, con una punta di rimprovero nella voce.
"Ho pensato che magari le avevi detto qualcosa che l'aveva convinta a...."
Lina non terminò la frase, non ce la faceva.
"Non la conosci molto bene se pensi che io sia in grado di convincerla a fare o non fare una cosa, Lina."
Touchè di nuovo.
"Non so che pensare doveva essere qua circa cinquanta minuti fa. Non rispondono al cellulare, ne lei ne Elena."
"E il fidanzato?"
"Non ho il suo numero, ma suppongo sia con loro, perché altrimenti sarebbe qui. Non ce l' hai tu per caso?"
"No, Lina. Non chiedo il numero ai fidanzati delle amiche di mia figlia. Inoltre, mi interesso a uomini della mia età."
Colpo basso quello. In fondo, però, Giulia non aveva promesso che non avrebbe fatto allusioni.
"Giulia, ti prego..."
"Ok, lo ammetto, era una battutaccia. Ma mettiti nei miei panni:  non solo trovo che questa cosa sia una follia, ma mi chiami pure per dirmi che non trovi mia figlia! Come dovrei sentirmi?"
Stava per dire che innanzitutto doveva sentirsi felice perché la figlia era innamorata, ma venne interrotta dalla stessa Giulia.
"Aspetta, Lina, ho un avviso di chiamata da un numero che non conosco...magari è lei, ti richiamo tra poco."
Giulia avrebbe mantenuto la parola data e richiamato dopo pochi minuti, ma per Lina, sola in una stanzetta, vestita da sposa per un matrimonio che sarebbe dovuto iniziare quasi un'ora prima, quei minuti furono una tortura.

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