XXVIII

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Margherita sbuffò rumorosamente, mentre la signora Maria, la quale era stata ingaggiata da Giulia per occuparsi dei fiori del matrimonio, stava sfogliando un enorme registro logoro alla ricerca dell'ordine.
Mancava poco più di una settimana al matrimonio e la ragazza aveva una lista di cose da fare.  Passare dal negozio di fiori era una di quelle, ma  la signora Maria, anni settantacinque, le stava facendo perdere tempo. La donna, che non era mai stata una scheggia, con l'età si era ulteriormente rimbambita, con l'aggravante, però, che, nonostante sembrasse una tenera e innocua anziana signora, in realtà, era una grandissima stronza.
Margherita la conosceva bene; aveva lavorato nel negozio della signora insieme ad Elena, durante le vacanze estive del secondo liceo, e  aveva avuto modo di constatare che la proprietaria non solo era esigente all'inverosimile, ma anche una persona immotivatamente presuntuosa. Come se non bastasse, per tutto il mese che le ragazze avevano lavorato lì, non aveva fatto altro che sfruttarle. Ed era anche in ricordo dei vecchi tempi che Margherita stava perdendo la pazienza.
"Ma dov'è?" si stava lamentando la donna.
"Signora Maria, le ho detto che non c'è bisogno di rintracciare l'ordine. Conosco mia madre e sono sicura che non ha mai chiesto le rose. Nessuno ordina delle rose per il proprio matrimonio e poi non le piacciono!"
Aveva alzato la voce, ma non le importava.
"Eccolo!" esclamò la donna tamburellando sul registro.
L'entusiasmo della donna mutò in imbarazzo appena realizzò che nell'ordine, così come le era stato più volte ripetuto, non c'era alcuna rosa.
"Oh!" esclamò delusa.
Non c'era niente in grado di  rallegrare Margherita ultimamente, ma vedere la faccia della signora Maria che realizzava di avere torto, fu uno dei momenti più belli degli ultimi mesi perché, adesso che aveva trovato la prova scritta che aveva ragione, non aveva nessuna intenzione di lasciare che la vecchietta la facesse franca.
"Beh c'è stato un malinteso, me ne scuso, ma sai sono da sola in questo periodo e il lavoro è tanto." cominciò a dire la donna. "Ormai, però, le rose le ho ordinate e sono pure parecchie. Non è che tua madre  potrebbe fare un'eccezione? In fondo sono belle, le rose piacciono a tutti."
Margherita socchiuse gli occhi e la scrutò per qualche secondo. Le venne in mente quella volta che  la signora  l'aveva rimproverata dicendole che era una scansafatiche e  che non avrebbe mai combinato nulla nella vita. Perciò, con una pacatezza che aveva il solo scopo di trarre in inganno la sua interlocutrice, disse:
"Si risparmi pure la parte dell'anziana signora distratta; le ricordo, infatti, che ho avuto la sfortuna  di lavorare per lei in passato, perciò so che dietro questa facciata di donna stralunata ma affabile, c'è in realtà una donna che è costretta a gestire un'attività da sola perché nessuno è disposto a lavorare per una vecchia dispotica poco rispettosa degli altri. Lo prova il fatto che nessuno qui è durato più di due mesi. Ad ogni modo, mia madre, non pagherà per le sue mancanze, e se il giorno del suo matrimonio non vuole le rose, non avrà le rose. Risolva, quindi, il problema in fretta, altrimenti, così come lei, facendomi perdere tempo, ha reso la mia giornata un incubo, io diventerò il suo. Chiaro?"
La signora, attonita, fece cenno di sì con la testa e Margherita, senza neanche salutare, lasciò infuriata il piccolo negozietto.
Quell'atteggiamento non aveva a che fare, però, solo con la signora Maria.
Quando, quattro mesi prima, aveva visto Lina al bar con un'altra donna, Margherita aveva preso consapevolezza del fatto che non non voleva lasciare andare la Lina. Era innamorata di lei ed era pronta a lottare per riaverla. Il suo ottimismo, però, aveva funzionato ad intermittenza, il ricordo della loro ultima conversazione era ancora vivido e la ragazza aveva finito per tergiversare perché non era sicura di poter tollerare un altro rifiuto.
Una mattina, però, da Lina ci era andata sul serio: era accaduto poco più di un mese prima e, dopo aver passato una nottata tra i dubbi, aveva convinto Elena ad accompagnarla sotto casa della donna.
Quando era arrivata, però, aveva avuto una brutta sorpresa. Dal palazzo,  vide uscire Lina in compagnia della stessa donna che aveva visto pochi mesi prima con lei al bar e che, grazie a Elena, aveva scoperto si chiamava Serena. Le due donne avevano un paio di valigie con loro e stavano salendo su un auto che, quando la ragazza aveva aguzzato la vista, aveva visto essere guidata da Giorgio.
Sotto lo sguardo mortificato di Elena, era risalita in auto con la coda tra le gambe. Era chiaro che Lina era andata avanti con la sua vita e lei, dopo il modo in cui l'aveva ferita, non credeva di avere il diritto intromettersi di nuovo nella sua vita; così, aveva lasciato perdere.
Era più facile a dirsi che a farsi perché, nel frattempo, quando una volta finito il corso si era precipitata in aiuto alla madre che stava organizzando un matrimonio, aveva scoperto che Lina, non solo era stata invitata al ricevimento, ma il suo invito prevedeva un più uno.
Elena aveva detto a Margherita che, a parer suo, la donna non si sarebbe presentata per via di dei loro trascorsi e, se l'avesse fatto, avrebbe avuto abbastanza tatto da non portarsi dietro qualcuno. Margherita, però, temeva l'eventualità che la nuova relazione di Lina aveva eclissato quella che aveva provato per lei e che, per questo, la donna non le avrebbe riservato alcuna premura.
Margherita non aveva osato chiedere alla madre delucidazioni in proposito. Giulia, infatti, era già sul chi va là perché aveva notato che la figlia aveva qualcosa per la testa e la ragazza temeva che le sue domande su Lina avrebbero rivelato più del dovuto e insospettire la madre.
Quindi, aveva dovuto aspettare fino a qualche giorno prima per saperne di più, quando, sbirciando  tra gli appunti della madre, lasciati incustoditi, e aveva tirato un sospiro di sollievo:  Lina sarebbe venuta al matrimonio, ma, fortunatamente, da sola. La notizia, dall'effetto duplice,  le aveva provocato una serie di emozioni piuttosto intense e a farne le spese era chi le stava intorno, come la signora Maria.
A causa dell'ordine sbagliato, Margherita tornò indietro con un problema in più da risolvere e rientrò a casa con un diavolo per capello. Ma non era l'unica.
"Margherita!" sentì sua madre urlare alle sue spalle.
Giulia era arrivata di soppiatto in cucina e per poco la ragazza non si affogò con l'acqua che stava bevendo.
A farle capire che la madre era arrabbiata, non era tanto il volume della voce, quanto  il modo in cui  aveva pronunciato il suo nome. Quando era arrabbiata con la figlia, infatti, Giulia marcava ogni singola lettera del nome.
"Che hai combinato al negozio di fiori? La signora Maria mi ha chiamato quasi piangendo!"
La parte sadica, non tanto nascosta ormai, di Margherita fu contenta di ricevere quella informazione.
"La signora Maria ha ordinato i fiori sbagliati."
"E c'era bisogno di dirle quelle cattiverie?"
"Non sono cattiverie se è la verità!"
Giulia giunse le mani e se le portò sul volto mentre aveva chiuso gli occhi. Stava cercando di non sbottare contro la figlia.
"Tesoro," disse dopo una pausa di qualche secondo "non è un gran matrimonio, come vedi ho voluto che tutto fosse più semplice possibile, ma comunque ci sono molte cose da fare, sarebbe di aiuto quindi che tu non indispettissi le persone che devono lavorare per noi."
"Sarebbe di aiuto se tu non scegliessi degli incompetenti! Non mi scuserò con la signora Maria, anzi ho tutte le intenzioni di renderle la vita difficile se non ti procura i fiori che le hai chiesto."
"Si può sapere che ti prende? È da quando sei tornata a casa che sei intrattabile."
C'era un misto di apprensione e  irritazione in quella domanda e, perché no, anche della esasperazione.
Margherita abbassò lo sguardo e incrociò le braccia, ma questo atteggiamento di chiusura diede a sua madre una ragione in più per continuare a indagare.
"Tesoro, sono tua madre, non credere che abbia notato che c'è qualcosa che non va. Quindi, ti prego, parla con me. So che sono presa da altre cose in questo momento, ma non vuol dire che non ho tempo per mia figlia."
La ragazza posò il bicchiere ormai vuoto nel lavandino e si appoggiò con i fianchi al piano della cucina.
"Non succede niente, mamma, solo che ci sono tante cose da fare e sono un po' stanca."
"So che si tratta di Lina." disse Giulia la quale, era palese, non aveva creduto alla scusa della figlia.
Margherita guardò la madre indecisa se parlare o meno. Prima o poi, la sua storia con Lina sarebbe venuta fuori, ma si chiedeva se fosse il caso di lanciare una bomba del genere a pochi giorni dalle nozze. Solo che Giulia non sembrava voler lasciar perdere.
"Pensavi che non lo notassi? Margherita, sei andata improvvisamente via da casa sua e l'hai tagliata fuori dalla tua vita.  E quando la nomino sembra che qualcuno ti dia la scossa. Se ti sei presa una cotta va bene, tesoro. Già sapevo che ti interessavano le ragazze."
"Come potevi saperlo?" chiese Margherita stupita e scettica allo stesso tempo.
"Alice, primo superiore." spiegò la madre "Quando lei cambiò scuola piangesti per mesi. Dobbiamo fare finta che tra voi non c'era...chiamiamola un'amicizia speciale?"
Margherita rimase spiazzata, aveva dimenticato Alice. Però ora che ci pensava, sua madre  aveva torto su una cosa, a provare qualcosa di speciale era stata solo Margherita.
"L'avevo rimosso!" disse tra sé.
"Tu forse, ma io no. Per quanto riguarda Lina, è palese che provi attrazione per lei e va bene, è una bella donna. Vorrei solo che me ne avessi parlato. E qualsiasi cosa tu le abbia detto,  vedrai che Lina è comprensiva."
Margherita guardò la madre, confusa. La donna non aveva la minima idea che l'attrazione della figlia per l'amica fosse ricambiata e, dopo aver valutato velocemente i vari possibili scenari che sarebbero conseguiti se avesse detto la verità, la ragazza decise di mentire.
"Lina non sa niente, mamma. Ho tenuto questa cosa per me e gradirei se facessi altrettanto."
"Oh tesoro," disse Giulia avvicinandosi alla figlia e prendendole le mani "se avessi immaginato che saresti stata così, non l'avrei invitata al matrimonio."
"Non c'è problema, mamma, è il tuo matrimonio e poi mi fa piacere vederla."
Quest'ultima frase, perlomeno, era vera.
"E non ti preoccupare, Margherita, terrò la bocca chiusa, tu, però, cerca di non pensarci troppo. Sei giovane e là fuori c'è un mare di persone adatte a te, uomini o donne che siano, non mi importa."
Si chiese se qualcuno fosse mai riuscito con la mera forza di volontà a togliersi qualcosa dalla mente. Credeva di no.  Sorrise cercando di essere più convincente possibile e quando la madre ricambiò capì di essere stata creduta.
Appena, però, la la donna fu fuori portata, Margherita si rifugiò in camera e buttatasi sul letto, lasciò andare le lacrime che aveva accumulato per tutta quella giornata stressante. Avesse avuto a disposizione un interruttore per spegnere tutto quello che provava, l'avrebbe usato volentieri. Ma non c'era nessun interruttore e sarebbe stata costretta a subire, se così si poteva dire, la presenza di Lina al matrimonio e non avrebbe potuto fare altro che ammirarla e amarla  da lontano e, per il bene della madre, fingere che andava tutto bene.






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