Nonostante il dopo sbronza, Margherita fu pronta per uscire in appena mezz'ora. La ragazza era vestita con una gonna lunga nera non troppo aderente e una camicetta bordeaux piuttosto larga che si annodava allo stomaco, lasciando scoperto un parte di addome. Il trucco era leggero e i capelli legati una treccia laterale. Un look che non aveva niente a che fare con quello della sera prima, eppure Lina pensò che fosse comunque molto sexy.
Decise di portarla in un agriturismo fuori città. Arrivarci avrebbe richiesto una quarantina di minuti in auto, ma ne valeva la pena. Era un bel posto immerso nella natura, c'era anche una vista mozzafiato sul lago e soprattutto la cucina era ottima.
Si domandò se inconsciamente non avesse scelto un posto così lontano solo per trascorrere quanto più tempo possibile da sola con la ragazza.
Ad ogni modo, Margherita sembrava contenta di quella scelta e non protestò per il lungo viaggio in auto.
Anzi, era piuttosto entusiasta e sul sedile del passeggero continuava a fare uscire pazza Lina, passando da una stazione radio all' altra.
"Ma almeno una canzone per intero riusciamo a sentirla?" disse Lina leggermente spazientita.
"Sarebbe più facile se, per un motivo non precisato, non mi avessi impedito di collegare il telefono alla macchina ." rispose Margherita mentre spingeva per l'ennesima volta il pulsante della radio.
Lina rise.
"Perché ridi?" chiese la ragazza sorridendo a sua volta.
"Il motivo non precisato, Margherita, è che per collegare il tuo telefono dovresti scollegare il mio e poi io non sono in grado di collegarlo di nuovo all'auto."
"Vuoi dire che non sai usare il bluetooth?"
"Non è che non lo usare, è con questa auto ho avuto un po' di difficoltà."
Lina guardava la strada ma con la coda dell'occhio vedeva Margherita che tentava di non ridere.
"Fai pure," le disse fingendosi risentita "ridi di me apertamente se ti va."
"Ma non sto ridendo di te," disse Margherita posando la mano sul braccio di Lina "solo non capisco perché una donna intelligente come te non sappia usare il bluetooth della macchina."
Quel tocco provocò a Lina un certo disagio. Si mosse, infatti, nervosamente sul sedile e fortunatamente la ragazza ritirò la mano. Non sembrava, però, essersi accorta del suo imbarazzo .
Arrivarono a destinazione secondo la tabella di marcia. Lasciarono l'auto nel parcheggio e si diressero verso l'entrata del ristorante.
Qualche metro prima della porta di ingresso, Margherita domandò:
"Non è uno di quei posti frequentato da gente ricca con la puzza sotto il naso, vero? Perché non credo di essere abbastanza elegante per un posto del genere."
"Niente di pretenzioso, tranquilla. Ci viene gente di tutti i tipi qui: famiglie, coppie, amici che vogliono fare una passeggiata nel verde, cose così."
Margherita era visibilmente rincuorata, ma aggiunse comunque:
"Dress code o no, mi sento comunque inadeguata."
Lina la guardò con sguardo interrogativo.
"Vicino a te, Lina, faccio decisamente cattiva figura."
Indossava un vestitino con le manichette bianco a fiori che le arrivava a metà coscia e un paio di zeppe coordinate.
"Non sono così elegante."
"Sì lo sei e stai anche molto bene. Scommetto che appena entreremo tutti gli sguardi saranno puntati su di te."
Lina sperò di non essere arrossita e seguì Margherita mentre entrava nel locale come se nulla fosse.
Il cameriere che le fece accomodare al tavolo era piuttosto scontroso, ma non immune al fascino della giovane donna. Lina lo beccò a squadrarla dalla testa ai piedi, smentendo l'affermazione fatta poco prima. Appena il ragazzo si accorse che Lina lo stava fulminando con lo sguardo, girò lo sguardo altrove, e quando, una volta fatte accomodare le signore, tornò con il cestino del pane, badò bene a tenere lo sguardo basso. Molto probabilmente il giovane era convinto che si fosse beccato un'occhiataccia dalla madre di Margherita, ma almeno aveva smesso di guardarla e Lina la considerava una vittoria.
Le due donne ordinarono un antipasto e un primo a testa. E poco dopo, il ragazzo tornò con le loro bibite. Lina aveva preso un calice di vino e Margherita per ovvi motivi aveva preso una coca cola.
"Questo sì che mi fa sentire davvero matura." disse la ragazza alzando il bicchiere di coca cola a mo' di brindisi.
"Se stanotte non avessi esagerato adesso staresti bevendo del vino."
"Guarda che mamma mi ha raccontato che quando eravate giovani facevate festa tutte le sere."
"Che cosa ti ha raccontato esattamente?" chiese Lina con un pizzico di apprensione. Era, infatti, la seconda volta che la ragazza tirava fuori volta il fatto che la madre le avesse raccontato della loro amicizia.
"Niente di compromettente, stai tranquilla. Mi ha detto solo che andavate a ballare spesso. E' logico pensare quindi, che qualche volta vi abbiate esagerato con l'alcol o addirittura abbiate fumato."
"E non sarò certo io a smentire o confermare."
"Dai!" supplicò ridendo Margherita "Ci sarà qualche cosa che mi potrai raccontare, qualcosa che potrò usare contro mia madre quando ne avrò bisogno!"
Lina rifletté qualche secondo. Doveva scegliere un aneddoto sicuro, qualcosa che Giulia stessa avrebbe raccontato alla figlia.
"Ti ha detto come ci siamo conosciute?" disse dopo una rapida riflessione.
Margherita scosse la testa.
"Mi ha detto solo che frequentavate entrambe giurisprudenza."
"Era il primissimo mese del primissimo anno di università e io non l'avevo ancora mai incontrata. Ad ogni modo, una sera ci fu una festa grandissima per le matricole in un locale famoso, e io ci andai con due compagne di corso. Non le conoscevo molto bene, mi avevano invitato una sera nell'appartamento che dividevano, ma e sembravano delle figlie di papà piuttosto viziate, ma all'epoca non conoscevo praticamente nessuno e mi ero aggregata solo per andare alla festa. Arrivate al locale, però, ci separiamo e, dopo essermi guardata un po' in giro, ho incontrato un ragazzo."
"Uuuuuh!" esclamò Margherita maliziosa.
"No, niente uh. Abbiamo semplicemente parlato, lui mi ha offerto da bere ed è finita lì. Forse flirtavamo un po', ma non è successo niente e a fine serata mi ricongiungo di nuovo le mie colleghe snob fuori dal locale. Una delle due, però, comincia a urlarmi contro appena mi vede, dicendo che sono una poco di buono, anche se lei ha usato un'altra parola. Il ragazzo con cui avevo parlato fino a poco prima era il suo ragazzo, o così pareva."
"Lui ti aveva detto di avere una ragazza?"
"No, ma non l'aveva fatto neanche lei. Lo stavo scoprendo in quel momento ed è quello che le ho detto. Lei e la sua amica non mi hanno creduta e dopo avermi urlato contro mi hanno lasciato lì davanti al locale. A piedi."
"E mamma era lì?"
"Esatto, Giulia ha assistito a tutta la scena e mi ha riaccompagnata a casa quella sera."
"Non proprio una storia avvincente." disse Margherita delusa.
"Non è finita. Mentre mi riaccompagnava a casa, io e tua madre abbiamo cominciato a parlare. Giulia mi disse che mi credeva, e che si vedeva che quelle erano due stronze. Poi improvvisamente mi viene in mente che ho lasciato la giacca nell'auto della mia compagna di corso, un vero peccato perché era una delle mie giacche preferite. Tua madre allora smette di parlare e mi chiede dove abita, cito testualmente, quella stronza con un palo ficcato su per il culo."
A Margherita, che stava bevendo, andò di traverso la Coca e cominciò a tossire, facendo ridere Lina.
"Descrizione poco fine, ma azzeccata; comunque io, senza sapere dove stesse andando a parare, le do l'indirizzo. Fa inversione di marcia e dieci minuti dopo siamo sotto casa della stronza, davanti alla sua auto. A quanto pare, non si era accorta che avevo lasciato qualcosa sul sedile posteriore e Giulia senza pensarci due volte, rompe il vetro dell'auto e recupera la giacca. Dopo di che prende una matita per gli occhi dalla sua borsa e scrive su uno dei vetri SCUSA E' STATO UN INCIDENTE. Siamo salite in auto e ce ne siamo andate più in fretta possibile."
"Aspetta un momento! E se la giacca non fosse stata in auto?"
"È quello che le ho domandato anche io, all'epoca. Giulia mi disse che, in realtà, il piano era quello di piombarle a casa e tirarla per i capelli se non mi avesse restituito ciò che era mio. E che la ragazza era stata fortunata che la giacca fosse ancora in auto."
Margherita era incredula e Lina la guardava con espressione divertita.
"Ammettilo, non te l'aspettavi."
Il cameriere arrivò con i loro piatti e la conversazione si spostò su altro. Per quanto raccontare quell'episodio fosse stato divertente, a Lina non andava di parlare per tutto il tempo di Giulia. Voleva concentrarsi piuttosto su Margherita; le chiese allora del corso che stava seguendo e rispose alle domande curiose della ragazza sul proprio lavoro e sulla propria vita privata.
Una volta finito di pranzare, il cameriere mentre sparecchiava, chiese loro se volevano il dolce, ma Lina rifiutò a nome di tutte e due e chiese il conto. Guardando Margherita, si accorse che era rimasta male per non essere stata interpellata. Sebbene fosse tenero vederla così, con l'espressione delusa, Lina sporgendosi verso di lei, disse sottovoce:
"C'è un chioschetto qui vicino che fa un gelato buonissimo. Ho pensato che potremmo mangiare il gelato sedute davanti al lago."
Margherita si illuminò a quella proposta e si disse che evidentemente non era l'unica a non avere fretta di tornare a casa.
Lina pagò il conto e uscirono dirette verso il lago. La donna non se ne accorse subito, ma Margherita le camminava qualche passo indietro.
"Indossi mai scarpe basse?" le chiese a un certo punto.
"Qualche volta, perché?"
"Mi sarei immaginata che per una passeggiata intorno il lago avresti messo delle scarpe più comode."
"Ma queste sono comode."
"Non sembrerebbe, ma comunque hai fatto bene a metterle. I tacchi ti fanno un culo ancora più bello." disse con un tono casuale che fece dubitare a Lina di aver sentito bene.
La ragazza poi, però, scorse il chioschetto e accelerò il passo verso di esso.
Margherita insistette per pagare il gelato , Lina glielo lasciò fare e poi si sedettero su una panchina.
"E' un bel posto qui" disse la ragazza.
"Ci porti i tuoi fidanzati?" aggiunse poi in tono ammiccante.
Lina rise per il plurale di quella domanda.
"No, in realtà non ci ho mai portato nessuno."
"Questo mi fa sentire molto speciale."
"Lo sei." le sfuggì di dire e presa com'era non si accorse troppo tardi che il gelato le era colato sulla gonna del vestito.
"Diamine!" esclamò allontanando il gelato dal vestito per non fare altri danni.
"Devi essere più veloce con la lingua." disse Margherita con lo stesso tono casuale di prima.
"Reggi questo," aggiunse poi.
Porse il suo cono a Lina e poi tirò fuori una salvietta dalla borsa.
"Non farà miracoli, ma meglio di niente." stava dicendo Margherita, mentre aveva ficcato una mano sotto il vestito per sollevare la stoffa e con l'altra stava strofinando via la macchia.
Inevitabilmente, quando la ragazza aveva messo la mano sotto il vestito, aveva sfiorato la coscia di Lina, la quale ebbe un lieve sussulto a quel tocco.
"E rimasto l'alone, ma non dovresti avere problemi a smacchiarlo, a patto però di farlo subito, quindi appena arriviamo a casa la prima cosa che devi fare è togliere questo vestitino. " disse Margherita riprendendosi il suo cono.
Lina pensò che con tutte quelle frasi ambigue dette qua e là come se nulla fosse, quella benedetta ragazza la stava uccidendo.
Perciò, appena finirono di mangiare il gelato, propose di riprendere la passeggiata intorno al lago. In movimento sperava di sentirsi meno a disagio.
Si misere in marcia verso casa intorno alle quattro; così come all'andata, avrebbero trascorso quaranta minuti in auto, e Lina non sapeva se sperare che Margherita continuasse con i suoi commenti allusivi o che la smettesse. La testa propendeva per quest'ultima opzione, ma il suo corpo, che riceveva una piccola scarica ogni volta che lo faceva, era di tutt'altro avviso.
Margherita, dopo aver acceso la radio, aveva appoggiato la testa al finestrino dell'auto e guardava fuori pensando a chissà cosa. Quel silenzio suonava strano, visto che durante il viaggio di andata aveva parlato o canticchiato tutto il tempo.
"Tutto bene?" le domandò Lina a un certo punto.
La ragazza si limitò ad annuire, ma
dopo pochi minuti domandò:
"Dopo il divorzio, dopo quanto non hai provato più niente per il tuo ex marito?"
Lina rimase per qualche secondo interdetta da quella improvvisa domanda.
"Non saprei quanto tempo è passato, non molto, direi. Comunque sia, non è una cosa che accade in un giorno, non è come spegnere un interruttore. Credo sia un processo graduale, pian piano la sofferenza e il risentimento scemano, e quello che rimane sono i bei ricordi."
Lina aveva gli occhi fissi sulla strada, ma sentiva lo sguardo di Margherita fisso su di lei.
"Un po' vaga come risposta." commentò scettica la ragazza.
"Scusami, se avessi saputo che un giorno qualcuno mi avrebbe fatto una domanda del genere mi sarei preparata meglio, non so, contando i giorni, per esempio." rispose con una punta di sarcasmo.
"Non intendevo questo, solo che mi aspettavo che mi dicessi che un giorno è arrivato un uomo che ti ha sorriso da lontano e che ti ha fatto dimenticare il tuo ex."
Lina evitò di puntualizzare che quella sarebbe stata la risposta alla domanda come hai fatto a superare il divorzio, piuttosto che a quanto tempo ci hai messo; ma aveva capito cosa intendeva e disse invece:
"Non c'è stato nessuno."
"Non hai frequentato nessuno dopo il divorzio?" chiese Margherita stupita.
"Non esattamente."
Dopo aver divorziato da Giacomo, Lina aveva avuto un'avventura di una notte con un uomo e, da allora, non era stata con nessun altro. Non ne andava molto fiera, in realtà; temeva di passare per una di quelle donne che rimangono attaccate al passato e passano tutto il tempo a parlare di quanto era stronzo l'ex marito, ma la verità era che non aveva mai provato interesse per nessuno. E anche quell'unica volta che era andata a letto con un uomo, l'aveva fatto per colpa dell'alcol e della tristezza.
"Stamattina hai detto che per te non ha funzionato andare a letto con qualcuno per dimenticare qualcun altro. Ho pensato che parlassi del tuo ex." disse Margherita
Lina scosse leggermente la testa.
"Mi riferivo a una cosa successa prima di incontrare il mio ex marito, quando avevo più o meno la tua età."
Margherita si era messa a sedere rigida sul sedile e guardava Lina in attesa di sentire di più. La donna, però, non dava segno di voler parlare e perciò la ragazza la sollecitò con tono impaziente:
"Racconta!"
"Non c'è nulla da raccontare" minimizzò Lina, "provavo qualcosa per qualcuno che pensavo ricambiasse. Ma non era così, e una sera, per superare quella cotta, sono andata a letto con una persona appena conosciuta."
Era rimasta sul vago perché non le andava di inventarsi una storia e mentire; d'altro canto non poteva essere completamente sincera, rivelando alla ragazza che la persona che aveva cercato di dimenticare era sua madre.
Come previsto, Margherita non sembrava molto soddisfatta della risposta, e per evitare che le rivolgesse altre domande, Lina cercò di sviare l'attenzione da sé.
"Perché tutto questo interesse?"
"Mi chiedevo se fosse possibile non provare più nulla per una persona all'improvviso."
"Stai parlando del tuo ex?"
Margherita annuì, tenendo gli occhi bassi.
"Vedi, lui per me era il mondo e se qualche giorno fa mi avesse chiesto di ritornare da lui, credimi gli avrei detto di sì. Ma adesso è diverso."
"Perché?"
"Ho incontrato qualcuno."
Il buon senso suggeriva a Lina di lasciar cadere l'argomento. Di dire qualcosa di vagamente saggio che potesse andare bene per l'occasione e poi cambiare discorso. Credeva, infatti, di sapere chi era quel qualcuno di cui la ragazza parlava. I commenti allusivi quel pomeriggio erano chiaramente stati fatti con l'intento di provocarla. Come quelli fatti nei giorni precedenti. Allo stesso tempo, però, le sembrava impossibile, aveva praticamente il doppio dei suoi anni.
Margherita, da parte sua, sembrava molto nervosa; non aveva smesso per un attimo di tormentarsi il nodo della camicia con le dita, come se volesse dire qualcosa ma allo stesso tempo ne avesse timore.
Queste elucubrazioni mentali richiesero più tempo del previsto, Margherita infatti chiese con tono vagamente impaziente.
"Non dici niente?"
"Scusa, sono un po' confusa, pensavo che il tizio di stanotte non ti piacesse più di tanto." mentì Lina.
Margherita rise nervosamente.
"Infatti è così."
Poi aggiunse seria:
"Ti ho mentito stamattina. L'alcol e quel ragazzo non servivano solo a farmi dimenticare del mio ex. Sto provando tutte queste cose da quando sono arrivata a casa tua e mi stanno confondendo. Ho pensato che facendo sesso con un bel ragazzo sarebbero andate via, ma non è successo. Non so se perché lui è stato un incapace o se quello che provo è troppo forte da poter essere spazzato via con una scopata."
Lina sentiva gli occhi di Margherita fissi su di lei, come se si aspettasse una reazione alle sue parole, quando questa non arrivò, la ragazza continuò:
"Non mi hai chiesto chi, Lina. Chi fosse quel qualcuno di cui ho parlato, perché credo che in fondo tu l'abbia capito. E' tutto il pomeriggio che ti provoco. E te ne sei accorta, arrossivi ogni volta."
Margherita adesso non sembrava più agitata, anzi, aveva parlato con tono fermo. Tra le due quella agitata adesso era Lina che stringeva talmente forte il volante , che le nocche delle dita erano diventate bianche.
"Margherita..." tentò di protestare, ma le si formò un nodo in gola e non riusci a continuare.
La ragazza prese ad accarezzarle il braccio destro con la punta delle dita. Lina avrebbe voluto sottrarsi a quel tocco, ma era paralizzata . Inoltre stava guidando, non aveva molta scelta su dove mettere le mani.
"Ieri sera per tutto il tempo ho immaginato che ci fossi tu con me."
Margherita disfece il nodo della camicetta e cominciò a sbottonarla, mentre parlava:
"Mentre mi spogliava e mi toccava, immaginavo che fossi tu a farlo."
Lina gettò lo sguardo verso la ragazza che aveva adesso la biancheria in bellavista e si morse il labbro inferiore. Si ricordò del primo giorno, quando si era domandata che tipo di biancheria indossasse. Adesso lo stava scoprendo, Margherita aveva addosso una bralette di pizzo verde scuro. Come poteva essere altrimenti? Pensò Lina; quei seni piccoli e perfetti non avevano bisogno di essere sostenuti da un reggiseno normale, ma avevano semplicemente bisogno di essere valorizzati.
A Margherita non doveva essere sfuggita la sua l'espressione di desiderio e le prese quindi la mano destra e se la portò sul seno.
Lina, che ormai si sentiva come fosse di pongo, non oppose resistenza.
"Immaginavo fossero le tue mani a toccarmi il seno, le tue dita a stuzzicarmi i capezzoli e la tua bocca a succhiarmeli."
Margherita adesso teneva nella mano sinistra la destra di Lina e la stava usando per massaggiarsi. Il suo respiro stava diventando sempre più veloce mentre Lina, che inerme si stava facendo manovrare dalla ragazza, quando sentì i suoi capezzoli turgidi premere contro il proprio palmo, emise un suono gutturale. Margherita sorrise soddisfatta.
"Vuoi che mi fermi?" domandò.
Lina non sapeva che cosa voleva. Toccare il seno di Margherita attraverso la biancheria, la stava facendo uscire fuori di testa; non osava immaginare come doveva essere trovarsi quel seno completamente nudo davanti e afferrarlo con entrambe le mani.
Eccitata da questa immagine, Lina strinse, di sua iniziativa stavolta, uno dei seni della ragazza.
"Lo prendo come un no." disse Margherita mentre la donna era mentalmente grata a suo ex marito per aver insistito a farle comprare un'automobile automatica; non essere costretta a cambiare marcia le permetteva adesso di non dover staccare la mano dal corpo della ragazza.
Margherita con entrambe le mani prese la mano di Lina e se la portò alla bocca. Cominciò lentamente a baciare il palmo e poi le dita una ad una, e quando inaspettatamente si mise a succhiare l'indice e il medio, Lina emise un gemito vero e proprio.
"Lina?" disse la ragazza mentre ancora stava leccando le sue dita.
"Sì..."
"Ti prego smetti di guidare e scopami."
STAI LEGGENDO
Il mio giorno luminoso
RomanceLa vita di Lina, quarantasei anni e divorziata dal marito, subirà una scossa grazie a Margherita, una giovane ragazza che Lina ospiterà per qualche tempo a casa sua. La presenza di Margherita permetterà a Lina di realizzare che non si possono metter...