XXV

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Erano passati circa sei mesi dall'ultima volta dall'incontro tra Lina e Margherita alla tavola calda e, da allora, erano cambiate un po' di cose.
La donna lavorava adesso in uno studio più piccolo che non aveva né la fama né il prestigio di quello precedente, ma dopo che le foto erano venute fuori, i soci le avevano fatto capire che sarebbe stato un problema averla lì. Non l'avevano mandata via, almeno non direttamente, tuttavia le avevano fatto capire che avrebbero trovato il modo per metterle i bastoni tra le ruote. Anche se avessero mostrato empatia, Lina aveva comunque deciso che non ci sarebbe tornata nemmeno per uno stipendio a sei zeri, non se Santa se ne andava ancora in giro impunita.
Nel frattempo, l'amicizia con Giorgio aveva subito una battuta d'arresto. Inconsciamente, la donna aveva incolpava l'amico per come erano andate le cose, perché c'era una parte di lei che si era convinta che se Giorgio non avesse indagato, a quest'ora sarebbe stata felice con la ragazza. Era un pensiero assurdo e, infatti, la separazione tra i due, durò giusto un mese, il tempo affinché Lina raggiungesse la fase dell'accettazione. E quando si era presentata alla porta dell'uomo con una bottiglia di vino, lui l'aveva accolta a braccia aperte. Era stato strano, però, non lavorare nello stesso posto e, perciò, si incontravano ogni volta che potevano e alle loro uscite da qualche tempo partecipava anche Paola. Lei e l'amico facevano coppia fissa e anche se si ostinavano negarlo, Lina sapeva che erano impegnati in una relazione monogama a tutti gli effetti.
All'inizio dell'anno nuovo, anche Erica era tornata nella sua vita. Lina l'aveva ricontattata senza altro fine che instaurare un'amicizia e la donna aveva accettato il ruolo volentieri. Qualche tempo prima, infatti, aveva cominciato una relazione con una collega, Manuela, che aveva conosciuto ad un convegno e, così, Lina di amiche ne aveva guadagnate due. Manuela, inoltre, aveva presentato a Lina un'infermiera del suo reparto e aveva cominciato ad uscirci. All'inizio l'aveva fatto per accontentare le amiche, ma dopo qualche uscita aveva scoperto che la compagnia di Serena, che era una donna molto attraente, non le dispiaceva e da tre mesi stavano assieme.
Le cose non andavano male, tuttavia Lina non poteva dire di essere felice e, allo stesso tempo, non pretendeva di esserlo. Si faceva bastare quello che aveva: sebbene avesse fatto un passo indietro nel lavoro, la storia delle foto non le aveva impedito di esercitare ancora e anche se non era pazza di Serena, la relazione con lei procedeva senza intoppi. Stava bene con lei, ma era consapevole che i sentimenti che provava non erano altrettanto profondi di quelli che Serena provava per lei. Si illudeva, però, che con il tempo le cose sarebbero cambiate e che il bene che provava per lei, si sarebbe trasformato via via in amore.
L'estate era ormai alle porte quando Erica, un giorno, insistette per passare il week end nella sua casa in campagna. La donna, oltre Lina e Serena, aveva invitato anche Giorgio, che aveva conosciuto durante una cena a casa di una amica e con il quale ormai faceva comunella. I due erano diventati pappa e ciccia, tant'è che Lina si era scoperta un po' gelosa della relazione che avevano instaurato. Ovviamente Erica aveva detto al nuovo amico che poteva portarsi dietro Paola, ma considerato il fascino che l'uomo esercitava su di lei, Lina non si sarebbe stupita se la padrona di casa non avesse battuto ciglio anche se il suo ospite fosse arrivato in campagna accompagnato da Ted Bundy.
La prospettiva di quella piccola vacanza aveva messo tutti di buon umore tranne Lina, la quale era soprattutto infastidita dall'entusiasmo di Serena. La donna, infatti, infatti pensava a quel fine settimana come alla fuga romantica che non avevano mai avuto occasione di fare e Lina, la cui intenzione era quelle di passare un week end tra amici, non voleva che Serena si aspettasse più attenzioni di quelle che era disposta a darle. C'era dell'altro, però. Il giorno prima della partenza, infatti, l'avvocato aveva trovato nella cassetta della posta un invito per un evento inaspettato e, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a toglierselo dalla mente.
Giorgio, ambientalista in incognito, offrì all'amica di raggiungere Erica e Manuela, che si trovavano in campagna già dalla notte prima, con un auto sola. Così il venerdì previsto per la partenza, insieme a Paola andò a prendere Serena e Lina, sotto casa di quest'ultima.
"Buongiorno a tutti!" disse Serena con allegria spropositata, mentre insieme salivano sul SUV di Giorgio.
L'uomo le rivolse un cenno distratto dallo specchietto retrovisore, mentre Paola, cortese come sempre, ricambiò il saluto con un sorriso.
Giorgio non stravedeva per la nuova fiamma dell'amica, a dirla tutta, neanche Erica era una sua fan, nonostante fosse parzialmente responsabile di quella relazione, ma i due avevano imparato a sopportarla.
"Fa un caldo tremendo oggi." si lamentò Paola tirandosi su la chioma riccia.
"Buon per me..." rispose Giorgio.
"Perché sarebbe buon per te?" chiese curiosa Paola.
"Perché se non facesse caldo, non avresti messo questo vestitino a fiori che, devo dire, ti sta molto bene."
"Scemo!"
Lina sul sedile del passeggero rise. Sospettava che quando l'amico aveva detto a Paola che il vestito le stava molto bene, intendesse che era abbastanza corto e scollato affinché potesse godere abbastanza della vista del suo corpo. Del resto, persino Lina stessa aveva buttato un occhio sulla scollatura dell'amica.
"Siete proprio carini insieme!" commentò Serena, da inguaribile romantica quale era.
Giorgio, per evitare di sentire la solite domande sul perché lui e Paola non si definissero una coppia, cambiò argomento.
"Come va il lavoro?" domandò alla collega.
Lina sospirò e disse:
"Mi manca Filippo."
"Manchi anche a lui, parla in continuazione di te." si intromise Paola.
"Ci scriviamo ogni tanto, ma mi manca lavorarci. Ho una ragazzina in ufficio che non sa fare niente. Invece di aiutarmi, mi complica la vita."
"Filippo era il tuo segretario?" chiese Serena stupita.
"Sì. Anche se dire segretario è riduttivo, quel ragazzo sapeva cosa fare prima che lo sapessi io."
"Hai ragione." disse Giorgio, in tono casuale.
"Lavora con te?" chiese Lina risentita, come se l'amico gli avesse preso qualcosa di suo.
"Sì, ha preso il posto di Paola, perché il tizio che è arrivato dopo di te è uno stronzo, parole sue."
"Ed è sul serio uno stronzo?"
"È un rompipalle," rispose Paola "ma non credo che il problema di Filippo sia questo. Il problema è che quel tizio non sei tu, Lina."
La donna sorrise intenerita e compiaciuta allo stesso tempo, e Giorgio, che non era mai stato d'accordo con la sua decisione di lasciare lo studio in maniera così arrendevole, scrutandola dallo specchietto retrovisore, le rimproverò:
"Piantala di sorridere."
"Fatemi capire, ognuno ha la sua segretaria personale?" chiese Serena, seguendo il filo del qualsivoglia ragionamento che stava avvenendo nella sua testa.
A Lina non era sfuggito che la donna aveva usato il femminile e cominciava a capire il motivo del suo stupore, poco prima.
"Certo che no! È uno studio grande ma sarebbe impensabile."
"E anche dispendioso" aggiunse Giorgio ridendo"ti immagini avere tanti addetti alla segreteria quanti avvocati!"
"E chi ha assunto Filippo?" tornò all'attacco Serena.
"Lo studio." rispose entrambi gli avvocati all'unisono.
"E nessuno ha trovato strano che fosse un uomo?"
Due teste su tre si girarono verso Serena, e ce ne sarebbe stata una terza, se Giorgio non fosse stato impegnato a guidare.
"Quanti infermieri ci sono nel tuo reparto?" chiese Paola con un tono che decisamente era preludio di una polemica.
"Dodici."
"E quanti uomini?"
"Cinque."
"E chi li ha assunti?"
Era chiaro dove stesse andando a parare e Lina sorprese, attraverso lo specchietto, l'amico a trattenere un sorrisetto divertito.
"Come chi li ha assunti? C'è un concorso pubblico per gli infermieri."
"Quello che voglio dire, è che anche il tuo, nell'immaginario, collettivo è un mestiere da donna, quindi tu più di chiunque altro dovresti renderti conto quanto siano problematiche certe domande che insinuano che Filippo si sia abbassato, per così dire, a fare un lavoro da donna e che io che al contrario faccio un lavoro adatto al mio genere, non avrei potuto aspirare a nulla di meglio."
"Non intendevo questo." protesto timidamente Serena.
"Non intendevi questo, ma è quello che hai lasciato intendere. E ti dirò di più, è già difficile sentirsi dire certe cose dagli uomini, ma quando sono le donne a farlo è peggio."
In auto piombò il silenzio. Giorgio non sorrideva più e Lina realizzò che, molto probabilmente ora, le persone che non stravedevano per la sua partner erano arrivate a tre.
Serena si girò verso di lei, forse in cerca di sostegno, poi, mormorò una scusa, non troppo convinta, e mise il broncio.
Lina, sebbene d'accordo con Paola, sentì di odiarla un po' perché sapeva che sarebbe stata ripresa più tardi.
La conversazione si spostò su altro, senza però che Serena desse il suo contributo, addirittura aveva passato tutto il resto delle due ore di viaggio a guardare fuori dal finestrino e quando arrivarono a destinazione, la donna schizzò via dal SUV, come se fosse stato in fiamme.
Paola appena scesa si avvicinò a Lina
"Senti, mi dispiace per come ho reagito in auto, non volevo aggredire Serena."
Opinabile; credeva, infatti, che se avesse potuto, Paola se la sarebbe mangiata in un boccone.
"Sei stata brusca, in effetti, ma avevi ragione."
Il quartetto fu accolto da Erica e Manuela che avevano fretta di portarli fuori in giardino.
"Lasciate tutto nell'ingresso, vi sistemerete poi. Prendiamoci il caffè fuori." disse la padrona di casa.
La seguirono nell'ampio giardino, arredato con cura. A dominare era un grande albero che offriva riparo dal sole, compito però che era stato affidato anche a un grazioso gazebo sotto il quale si trovavano in tavolino, un divanetto e due poltroncine tutti in vimini. Se l'ombra non fosse stata abbastanza, poi, c'era una piscina di modeste dimensioni. Piccola, ma funzionale.
"Hai una piscina?" chiese Giorgio storcendo il naso.
"Sì, bella vero?" rispose Erica fraintendendo il tono dell'uomo.
"A Giorgio non piacciono le piscine." disse Lina.
"Cos'hai contro le piscine?"
Giorgio aprì la bocca per rispondere ma l'amica e la fidanzata all'unisono, con una punta di esasperazione nella voce, dissero:
"Le piscine sono uno spreco di acqua."
"Cazzo, sono cosi prevedibile?" disse Giorgio, provocando l'ilarità generale. Lina vide che, persino Serena, seduta in disparte su una delle poltroncine,  aveva sorriso. Ne approfittò quindi per avvicinarsi. Si accucciò davanti a lei e le mise le mani sulle cosce.
"La tua amica mi ha trattato di merda." disse Serena mettendo di nuovo il muso.
"E tu hai fatto delle domande un po' da stronza."
Serena sgranò gli occhi. Sperava forse di avere Lina totalmente dalla sua parte, ma ormai doveva aver imparato che non le avrebbe mai avuto il suo supporto in maniera cieca.
"Non volevo insinuare niente, lo sai che non faccio differenze di genere. Cazzo, Lina, sono una donna lesbica di quarant'anni e so cosa vuol dire il pregiudizio. Mi era solo sembrato strano che, in un ambiente lavorativo pieno di borghesi ipocriti come il vostro, qualcuno fosse stato talmente progressista da assumere un uomo come segretario, tutto qui."
"Se l'avessi detta così, sarebbe stato diverso."
"Se Paola mi avesse dato modo di parlare, l'avrei fatto, ma è partita in quarta e, onestamente Lina, mi domando perché." disse Serena, in tono allusivo.
"Che vorresti dire?"
Non ebbe modo di rispondere, però, Manuela si stava avvicinando con i caffè seguita dal resto del gruppo.
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo. Erica aveva convinto tutti, tranne Giorgio, a fare un tuffo in piscina e Serena, che adesso sguazzava sorridente nell'acqua sembrava aver dimenticato discussione di prima.
Lina seduta a bordo piscina, osservava gli altri divertirsi. Le amiche stavano giocando in piscina con un pallone da volley, e mentre, Erica si stava lamentando per una pallonata ricevuta in faccia, Manuela e Serena ridevano a crepapelle; fuori dall'acqua Paola, ancora gocciolante aveva raggiunto Giorgio e si era seduta addosso a lui, e l'uomo adesso stava protestando, ma si vedeva chiaramente che le proteste erano finte e che gli piaceva avere la ragazza in costume, addosso.
All'improvviso, quella spensieratezza fu troppo per lei, si sentì sopraffatta e, repentina, dopo essersi avvolta in un telo, scappò dentro casa, rifugiandosi nel silenzio della cucina.
Mentre sorseggiava un bicchiere d'acqua dando le spalle alla porta, sentì parlare l'unica voce maschile.
"Che succede?"
Lina poggiò il bicchiere sul tavolo e disse prima di lasciare la stanza.
"Aspetta, te lo mostro."
Tornò in cucina con una busta da lettere nelle mani che porse all'amico.
"Che cos'è?"
"Un invito per un matrimonio."
Giorgio sgranò gli occhi ed esclamò quasi urlando:
"Margherita si sposa?!"
Se non fosse stata turbata per la situazione avrebbe riso sicuramente per la faccia buffa di Giorgio.
"Leggi bene."
"In effetti," disse l'uomo dopo aver aperto la busta "ha più senso che sia sua madre a sposarsi. Non era possibile che in così poco tempo, avesse trovato un uomo e che avesse organizzato un matrimonio."
"Perché no? Avrebbe potuto trovare un pollo da sposare solo per i soldi."
"Sai che non lo farebbe, inoltre, sarà stata anche stronza, ma non penso ti inviterebbe al suo matrimonio."
"Perché la difendi sempre?"
"Non la difendo, cerco di essere ragionevole."
Lina fece un'espressione di disappunto.
"Ci andrai?" chiese Giorgio.
"Non lo so. Giulia mi ha scritto che ci tiene ad avermi il giorno del suo matrimonio, visto che non ho partecipato al primo. Però non ho molta voglia di andarci."
"Perché rivedresti Margherita?"
"Questo è il motivo principale, ma non è l'unico. Dovrei guardare in faccia Giulia, facendo finta che con sua figlia non ci sia stato niente, mentre è lì presente. Inoltre, nel mio invito c'è un più uno, ma io non so come dire a Serena che non è il caso che venga con me."
"Digli che l'invito è riservato solo a te."
"E se lo scopre?"
"Non lo scopre se non glielo dici, quindi non usarla come scusa. Anche se non capisco se stai usando Serena per non andare al matrimonio o Margherita per non portarcela."
"Stai scherzando? Come faccio a portare la donna con cui esco da tre mesi al matrimonio dove c'è una mia ex?"
"Quindi questo è l'unico motivo per cui non la vorresti con te?"
"Certo che è l'unico motivo! Non proiettare le tue antipatie per Serena su di me."
"Ti sei mai fermata a riflettere che se non mi piace la persona con cui stai è perché a te non piace la persona con cui stai?"
"Di che diamine parli?!"
"Non stai bene con lei. Lo so io, lo sa Erica e lo sai anche tu in fondo."
"È per questo che andate così d'accordo, tu e Erica? Avete un nemico comune?"
"Non sviare il discorso Il punto è cosa provi tu per Serena. Perché credimi, Lina, vista da fuori non sembri molto coinvolta, anzi."
"Non è che non sono coinvolta, è che lei va un po' troppo di fretta e io voglio fare con calma tutto qui."
Giorgio sospirò e disse:
"Ti direi come la penso, ma temo che poi non mi rivolgeresti la parola per tutto il week end."
Lina, che lo conosceva da una vita, poteva immaginare che cosa gli passava per la testa e rispose:
"Allora taci, perché oggi non sono nello stato d'animo giusto per sentirmelo dire."
"In realtà sono mesi che non sei nello stato d'animo per sentirti dire niente, Lina, ma limiterò a dirti che raccontarsi cazzate non è una strategia vincente a lungo termine."
Così come era entrato, Giorgio lasciò la cucina.
Lina rimase turbata dalla conversazione con l'amico, soprattutto dai non detti, ma per dimostrare il contrario, più a sé stessa che a lui , che tanto non se la sarebbe bevuta,  ritornò fuori in giardino con un sorriso stampato sulla faccia e raggiunse la piscina.
Entrata in acqua, si avvicinò a Serena, che era in disparte, le cinse la vita e appoggiò il mento sulla sua spalla.
"Wow!" disse la donna "A cosa devo questo gesto?"
"Che vuoi dire?"
"Di solito non sei così affettuosa in mezzo alla gente."
"Non è vero."
Serena si girò verso di lei e la guardò con le sopracciglia alzate.
"Ok, un po' è vero," ammise Lina "solo che sei proprio sexy con questo costume."
"Dici?"
Lina non rispose ma le diede un tenero bacio sull'incavo del collo.
"Se fai così mi metti in testa strane idee e sarebbe una tortura ad aspettare fino a stasera per stare sola con te."
"Chi ti dice che dobbiamo aspettare fino a stasera?" disse con tono malizioso, mentre continuava a darle piccoli baci sul collo.
"Lina!" esclamò Serena a tono contenuto quando senti una mano sul suo pube. Fortunatamente, c'era l'acqua a coprirle e nessuno se n'era accorto.
"Saliamo in camera." sussurrò Lina.
"E che diciamo agli altri?"
"Che siamo stanche e dobbiamo riposare."
"Non ci crederebbero."
"Certo che no, ma che importa?"
Serena era combattuta, ma Lina la conosceva e sapeva che se avesse insistito un'altra volta, avrebbe ceduto. Si avvicino quindi di nuovo al suo orecchio, prese delicatamente il lobo tra i denti e lo mordicchiò fin quando non la sentì emettere un sospiro.
"Ti voglio troppo." disse soffiandole delicatamente l'aria sul collo per farle il solletico e a quel punto Serena si arrese.
Nessuno si era accorto di quella scenetta, tuttavia il modo in cui le due donne uscirono dall'acqua tradì una certa impazienza, e quando Lina disse: "signori, noi andiamo a riposare", come era prevedibile, nessuno le credette.
"Sono sicura che riposerete benissimo..." commentò Manuela allusiva, guadagnandosi una gomitata da Erica, che più pudica, avrebbe fatto finta di niente, se fosse stato per lei.
Il gesto provocò una risata generale, mentre Serena, che era diventata rossa, si stava coprendo il volto con le mani. Lina però non rideva, era impegnata a ricambiare l'occhiata severa di Giorgio, e tenne gli occhi incollati ai suoi, fin quando l'amico, con rassegnazione, distolse lo sguardo.
In camera da letto, Lina non diede  tempo a Serena di chiudersi la porta alle spalle. Le fu subito addosso e, senza alcuna gentilezza e sembrava non volerle concedere neanche un attimo di respiro. Quella rudezza, piuttosto insolita, sembrava fosse gradita alla donna, che però stava facendo fatica a mantenere basso il volume dei suoi gemiti, e temeva che al piano di sotto potessero sentirla. A Lina però non importava, e continuò con lo stesso ritmo, fin quando Serena, pienamente soddisfatta si sdraiò accanto a lei ansimante.
"Wow!" disse mentre riprendeva fiato "Che ti è preso?"
"Ti stai lamentando?"
"No, affatto, ma di solito non sei così..."
"Così animalesca?"
Serena rise.
"Avrei detto passionale."
Serena, quando il respiro tornò regolare, si stese sopra Lina, la baciò appassionatamente mentre con le mani le strozzava il seno.
"Serena..." cominciò a dire Lina quando la bocca della donna fu su uno dei suoi capezzoli.
"Sssh, adesso tocca a te."
Lina, però, fece resistenza e Serena fallì ogni tentativo di infilarsi tra le sue gambe.
"Cosa c'è?"
C'era frustrazione nel tono della sua voce, Lina non sapeva come spiegare, però, che adesso aveva una gran voglia di scappare da quel letto. Cercò quindi di sorridere in un modo che fosse rassicurante e convincente allo stesso momento.
"Sul serio, sono apposto così."disse.
Serena non era convinta, ma sorrise di rimando. Poteva leggerle negli occhi la delusione, che la donna cerco di nascondere, nascondendo la faccia sul suo petto.
Tutto il desiderio che aveva sentito fino a quel momento era scemato, per qualche motivo, insieme agli orgasmi dell'altra donna. Forse perché chi aveva goduto grazie ai suoi tocchi, chi aveva sussurrato il suo nome con voce spezzata preda del piacere, chi adesso le stava accarezzando dolcemente il braccio con la testa appoggiata sul suo petto, non era la persona che realmente desiderava. E Lina si rese conto in quel momento che, anche se si fosse sforzata per i successivi cento anni, Serena non sarebbe mai stata quella persona.

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