XXIII

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Giorgio non sentiva e vedeva Lina da giorni. L'ultima volta era stata quando, insospettito dalla sua richiesta di prendersi dei giorni liberi dal lavoro e dalle mancate risposte al cellulare, era andato a casa sua l'aveva trovata vuota. La lettera che Margherita aveva lasciato gli aveva suggerito che tra le due era successo qualcosa perciò Giorgio, dopo una breve indagine, aveva rintracciato Lina nella casa in campagna dell'ex marito. L'amica era a pezzi e Giorgio aveva fatto del suo meglio per consolarla, ma lei aveva detto di voler rimanere sola. Neanche sapere della lettera di Margherita l'aveva smossa.  "Leggila, buttala, bruciala," aveva detto mentre sorseggiava l'ennesimo bicchiere di vino"fanne quello che vuoi."
Giorgio aveva così deciso di leggerla. Non era stato molto etico da parte sua, tuttavia, credeva che se Margherita si era presa la briga di scrivere una lettera così lunga, evidentemente aveva qualcosa da dire. La lettera conteneva tutto quello che, immaginava, la ragazza avrebbe detto se solo gliene fosse stata data la possibilità e gli era sembrata sincera a tal punto da pensare che forse in quella storia le cose non fossero necessariamente bianche o nere. E questo era il motivo che lo aveva spinto a parlare con Margherita e a  promettere di aiutarla. Non era però, una promessa facile da mantenere. L'amica, infatti, continuava a rimanere barricata nella fortezza della solitudine e non dare notizie di sé.
Era passata circa una settimana dal loro  incontro e Giorgio quella mattina era arrivato allo studio che erano ormai le dieci.
Prima infatti, aveva dovuto vedere  un cliente nell'ufficio di quest'ultimo, solo che si era presentato in ritardo all'appuntamento a causa di Paola.
Le parole che Lina gli aveva detto parecchi giorni prima riguardo la sua relazione con la donna non gli erano scivolato addosso. Anzi, aveva cominciato a guardare Paola con occhi diversi e il loro rapporto stava cambiando. Erano usciti a cena un paio di volte e adesso, Paola sempre più spesso passava la notte da lui. Nessuno dei due però aveva aperto l'argomento sul significato della cosa.
Arrivato a lavoro, Giorgio non fece caso all'insolito brusio che c'era nello studio e si fiondò dritto nel suo ufficio dove fu raggiunto da Paola dopo appena qualche secondo.
"La prossima volta che ti propongo di scopare la mattina di un giorno feriale, ti prego dimmi di no. Ho fatto tardissimo all'appuntamento."
La segretaria, però, non rispose, sembrava in difficoltà.
"Tutto bene?"
"Suppongo tu non abbia ancora letto la posta."
"No, perché?"
"Guarda le mail, Giorgio".
Il tono di Paola era allarmante, ma appena aperta la posta elettronica, Giorgio lo ritenne più che giustificato e finalmente gli fu chiaro il motivo del vociare che c'era in studio.
La mail, inoltrata a tutto lo studio, conteneva le foto di Lina e Margherita la sera della discoteca, quelle che Santa aveva usato per ricattarla. Il mittente era sconosciuto, ma Giorgio si era fatto un'idea su chi le avesse mandate.
Si alzò di scatto e si diresse verso l'ufficio di Santa e senza prendersi la briga di chiedere permesso, entrò nella stanza, sbattendo la porta alle spalle.
Serafica, Santa disse:
"Non ti scaldare, non sono stata io."
Giorgio fu colto di sorpresa. Era preparato all'attacco, ma la calma della collega lo aveva spiazzato.
"Se non sei stata tu, chi è stato?"chiese diffidente.
Santa alzò le spalle.
"Non ho idea, Giorgio, ma sei furbo abbastanza da capire che non avrei avuto ragione di farlo. Se Lina ti ha spiegato il nostro accordo, allora saprai che ho ottenuto quello che volevo."
Accordo era un eufemismo, tuttavia la donna diceva il vero, non avrebbe avuto motivo di diffondere le foto. Non era conveniente, ora che le foto erano di dominio pubblico non aveva più potere sulla collega. Inoltre, qualcuno, indagando sull'origine delle foto, avrebbe potuto scoprire la storia del ricatto.
"Ci sono altre due donzelle che hanno avuto accesso a queste foto." continuò Santa con indifferenza.
"Chi di loro avrebbe avuto motivo di farlo?"
"Forse la tirocinante piagnona, oppure la ragazzina dalla dubbia moralità che crede di essersi innamorata. A te la scelta, Giorgio, a me non importa, onestamente."
Non c'era nessuna scelta, né Clara né Margherita avrebbero guadagnato nulla da quelle foto, ma Giorgio venne in mente una terza donzella che avrebbe potuto diffonderle, anche se non ne capiva il motivo. L'uomo si portò la mano sul volto e mormorò tra sé.
"Come cazzo le è venuto in mente?"
Santa, forse credendo che il collega si riferisse a Margherita, disse:
"Non credo sia stata lei, inoltre quella ragazza ha la tendenza al melodramma, l'ultima volta che l'ho sentita ci ha tenuto a dirmi che sono una pessima persona e che Lina non merita che le succeda nulla di male. Io punterei più sulla ragazza che lavorava qui, è in qualche modo convinta che sia stata sfruttata. Ma ripeto non è una questione che mi riguarda."
Giorgio in astinenza dall'attacco che non aveva potuto sferrare quando era entrato nella stanza, esclamò:
"Ti riguarda eccome, Santa!"
"In che modo?"
"Quello che tu hai prudentemente chiamato accordo, Santa, è un ricatto. Ricatto che hai messo in piedi perché hai convinto, non so come, una ragazza ad aiutarti e hai costretto una tirocinante di questo studio a spiare un suo superiore."
Con un'ingenuità che, in realtà, non si stava sforzando di rendere credibile, Santa disse:
"Io non ho chiesto di fare niente a nessuno, Giorgio. Clara è venuta nel mio ufficio di sua spontanea volontà e mi ha mostrato le foto di Lina mentre era impegnata in un rapporto sessuale con una donna più giovane in un luogo pubblico. Sarai d'accordo con me, se dico che si tratta di un comportamento indecoroso per una professionista e che non poteva essere tollerato, Giorgio. Ragion per cui, ho invitato Lina a pensare seriamente di prendersi una pausa dal lavoro, e sono lieta che abbia accettato il mio consiglio. Per quanto riguarda la ragazza che è nelle foto insieme a lei, la conosco per pura coincidenza. Sono rimasta sorpresa di sapere che si trattava di Margherita, ma è una ragazza giovane, qualche atto sconsiderato glielo si può perdonare; se, però, dà la colpa delle sue azioni a qualcun altro, evidentemente si vergogna di quello che ha fatto."
Giorgio guardò la collega con disprezzo.
"È questa la versione dei fatti che darai se qualcuno tirerà fuori questa storia?"
"Sì, perché è l'unica versione."
"E come la metti con il possibile nuovo cliente dello studio?"
Santa con calma, rispose:
"Non vedo cosa c'entri con la storia, ma ti ricordò, Giorgio, sebbene io mi sia mostrata favorevole, che non sono stata io a candidarlo come cliente; qualsiasi collegamento tu possa trovare con il mio privato, risulterà essere solo una coincidenza."
Giorgio fece un risolino sprezzante.
"Cazzo, ti dovrebbero dare un oscar. All'ultimo sei sembrata quasi convincente. Però, Santa, la verità può essere alterata fino a un certo punto. Perciò non dormirei sonni tranquilli se fossi in te."
"Perché non dovrei? Non ho fatto nulla di male!"
Giorgio credette a quell'ultima frase; perché, era probabile, che quella psicopatica senza empatia, ritenesse di avere ragione.
Lasciò l'ufficio della collega e tornò nel proprio dove cominciò a raccogliere le proprie cose. Paola, forse allarmata dalla fretta, lo raggiunse e si chiuse la porta alle spalle.
"Ehi, tutto bene?"
"No, ho una amica idiota."
La donna colse subito il significato di quella frase e, stupita, si portò le mani alla bocca.
"Oddio è stata lei!"
"Esatto, e ho intenzione di farla ragionare."
"Va da lei e non preoccuparti di tornare presto. Mi inventerò qualche scusa con i clienti."
Giorgio gettò uno sguardo oltre la spalla della donna, per assicurarsi che la porta fosse chiusa, la tirò a sé e la baciò.
"Avvocato, avevamo detto durante l'orario di lavoro no, sono una donna a modo." lo prese in giro Paola.
Giorgio rise e disse:
"Vieni da me stasera?"
"Sì, certo."
Frugò nella tasca della giacca e tirò fuori un mazzo di chiavi.
"Tieni. Sono le chiavi di casa. Nel caso con Lina impieghi più tempo del previsto, tu puoi entrare tranquillamente."
La segretaria prese le chiavi senza molta convinzione e l'uomo si chiese se per caso non avesse fatto il passo più lungo della gamba. Dare le chiavi di casa propria a qualcuno era un gesto intimo, ma Paola non era una persona qualunque, era tre anni che frequentava casa sua e gli era sembrato naturale.
Alla fine però, la donna sorrise e disse:
"Posso preparare la cena?"
"Quello che vuoi, amore."
Giorgio si morse la lingua. La parola amore gli era sfuggita, ma Paola sembrava non averci fatto caso e dopo avergli dato un bacio a stampo sull'angolo della bocca tornò alla sua postazione.
L'avvocato impiegò dieci minuti in meno del previsto per arrivare a destinazione, questo perché aveva violato un paio di limiti di velocità; di solito non lo faceva, ma era impaziente di vedere Lina.
L'amica doveva averlo visto imboccare il vialetto con l'auto perché quando arrivò alla porta di ingresso la trovò socchiusa e da dentro sentì gridare.
"Entra."
Giorgio seguì la voce e trovò Lina seduta sul divano che guardava  Uma Thurman combattere contro una ragazzina in divisa scolastica.
"Non sapevo che ti piacesse Tarantino." disse.
"Neanche io, l'ho appena scoperto."
Giorgio si sedette vicino a lei e mise in pausa il film; nonostante ciò, l'amica continuava a guardare lo schermo davanti a sé.
"Mi spieghi perché hai mandato le foto a tutto lo studio?"
"Come sai che sono stata io?"
"Per esclusione. Perché l'hai fatto?"
Lina non rispose e Giorgio le mise la mano sul mento per costringerla a girarsi verso di lui. Il tocco fu delicato, ma le parole che seguirono, no.
"Cazzo, Lina, che ti è preso? Le foto di te che scopi in un parcheggio, possono compromettere la tua posizione allo studio. Un conto e se qualcuno le diffonde a tua insaputa, un altro è fare la cazzona e farlo tu stessa, solo perché hai deciso di autodistruggerti."
"Non mi importa."
"Non è vero."
La donna si alzò dal divano e si diresse verso la cucina, aprì una bottiglia di vino e riempì due bicchieri.
Giorgio che l'aveva seguita si domandò se non fosse il caso di controllare se dalla sua ultima  visita il numero delle bottiglie di vino presenti in casa fosse aumentato.
Lina si sedette e con tono leggermente sarcastico disse:
"Mi serviva un promemoria per ricordarmi di non essere tanto cogliona, la prossima volta, da innamorarmi della persona sbagliata. C'è un lato positivo, però, se ci pensi, Giorgio; ora che le ho diffuse non devo vivere con l'ansia che Santa possa farlo da un momento all'altro."
"Lina non potevi prevedere quello che sarebbe successo."
"Sì invece, avrei dovuto capirlo."
"Come? Margherita è stata brava all'inizio, ma poi le cose sono cambiate e ha dato forfait perché cominciava a provare qualcosa per te."
"Di che stai parlando?"
Lina aveva posato il bicchiere sul marmo con un tonfo.
Giorgio sospirò e ammise:
"Ho letto la lettera che ti ha scritto."
"Non posso biasimarti, ti dato il permesso di farlo."
"Non solo."
La donna tornò a guardare l'amico accigliata.
"Ho parlato con lei."
"Quando?!"
"Il giorno dopo che ti sono venuta a trovare."
"Perché?!"
"Perché eri a pezzi e io volevo capire. Perciò, ho letto la lettera e, Lina, le sue parole sono sembrate sincere. Pensaci bene. Ha iniziato questa storia quando ancora non ti conosceva, ma poi si è innamorata della persona che sei...."
"Stronzate, Giorgio. Le persone innamorate non mentono."
"No, le persone innamorate fanno delle cose stupide a volte."
Lina, dopo aver bevuto tutto d'un fiato, si versò ancora del vino, ma Giorgio fece il giro dell'isola e la fermò.
"Basta bere." disse togliendole il bicchiere dalle mani.
"Perché? Non devo guidare."
Giorgio ignorò la battuta e allontanò la bottiglia di vino dall'amica.
"Non ti sto dicendo di perdonarla, Lina, ma credo che sentire quello che ha da dire possa aiutarti ad andare avanti."
Lina si era appoggiata all'isola con le braccia conserte e guardando fisso di fronte a sé sussurrò:
"Non ci riesco."
Tirò su col naso e aggiunse:
"Non so cosa dice la lettera e cosa ti ha detto, ma il pensiero che io sia stata per lei un modo per ripagare un debito, mi tormenta. E mentre io ero assalita dai dubbi perché quello che sentivo mi sembrava inappropriato, lei stava mettendo su una trappola per attirarmi nella sua rete. E ci è riuscita, ci sono cascata, mi sono lasciata sedurre. E adesso, se penso alla prima volta che siamo state a letto insieme, mi si accappona la pelle, perché per lei ero solo un fottuto compito da portare a termine."
Lina si interruppe, la voce le si era incrinata e Giorgio di istinto la prese tra le braccia. Si ricordò di quello che aveva detto all'amica quando, per sfuggire alle provocazioni Margherita, si era rifugiata a casa sua in cerca di consigli. Le aveva detto "una cosa è sbagliata solo se fa male a qualcuno", solo che a farsi male era stata proprio lei.
"Andiamo." disse prendendola per mano.
"Dove?"
"Di là." disse andando verso il salotto "Rimango qua a vedere il film con te."
"Non devi tornare allo studio?"
"No."
Giorgio si levò la giacca e la cravatta e, dopo aver sistemato i cuscini del divano, ci si mise sopra permettendo a Lina di prendere posto in mezzo alle sue gambe e sdraiarsi sul suo petto.
"Lo hai visto Jackie Brown?" le chiese Giorgio mentre spingeva play.
"No."
"È uno dei miei film preferiti di Tarantino. Appena finisce questo vediamo quello, ti va?"
Giorgio era disposto guardare film tutta il giorno in quella posizione se fosse servito ad aiutare l'amica a raccogliere tutti i pezzi. Ed è quello che fecero fino a quando si accorse che Lina si era addormentata. Dormiva, ma non aveva un'espressione serena e, forse era perché quello che sentiva per Paola l'aveva rammollito, ma avrebbe voluto avere il potere di alleviare il suo dolore. Non c'era nulla che potesse fare, se non lasciarla dormire tra le sue braccia.
Quando fu ora di pranzo, si divincolò e si rifugiò in cucina a preparare il pranzo e fu lì che Lina lo trovò più tardi.
"Non dovevi, Giorgio." disse ancora assonnata.
"Mi andava. Ammetto, però, che non è stato facile.  Ci sono solo schifezze in questa casa."
"Posso aiutarti?"
"Sì, apparecchia in sala da pranzo."
Lina ubbidì e qualche minuto dopo Giorgio arrivò a tavola con un risotto ai funghi.
"Come hai fatto?" chiese la donna sopresa.
"Ringrazia che il freezer di Giacomo è pieno di verdure, altrimenti, saremmo stati costretti a mangiare marshmallow e biscotti."
"A me sarebbe andato bene comunque."
"Ti credo, ma io non ho l'appetito di un bambino, perciò, ho cucinato un pasto decente."
"Non eri costretto a restare. Cioè, mi fa piacere, ma immagino che avrai avuto da fare allo studio."
"Niente che Paola non possa risolvere."
"Paola..." ripeté Lina con tono vagamente allusivo.
Giorgio poggiò la forchetta sul piatto e disse all'amica:
"Avanti, chiedi pure tutto quello che vuoi."
"Che succede tra voi due?"
"Succede che siamo usciti insieme un paio di volte e quando viene a casa mia, ci rimane per tutta la notte."
"Si tratta di un'allusione alle tue doti di stallone o intendi dire che si ferma a dormire?"
Giorgio rise, in parte perché era sollevato perché l'umore di Lina sembrava migliorato.
"Si ferma a dormire. Per quanto riguarda le mie doti, però, Lina, nessuno si è mai lamentato."
Stavolta fu Lina a ridere.
"Avevi ragione." disse Giorgio serio
"Su cosa?"
"Mi piace sul serio e credo che inconsciamente abbia sabotato altre possibili storie per lei. Bisogna vedere se per lei è lo stesso."
Giorgio notò che l'amica lo fissava con la fronte aggrottata.
"Giorgio, il fatto che in questi tre anni lei non abbia trovato nessuno per cui valga la pena interrompere la vostra relazione casuale, la dice lunga."
Sorrise senza che riuscisse ad impedirlo.
"Ma guardalo," commentò Lina ironica "sembra un adolescente."
"Finiscila!"
Poi aggiunse:
"Oggi le ho affidato le chiavi di casa mia, così può aspettarmi a casa. Ho creduto di essere stato troppo frettoloso, ma lei le ha prese senza dire niente. Ha detto che mi prepara la cena."
"Fammi capire, quindi oggi avrai la possibilità di mangiare, non con una, bensì con due donne bellissime? Sei fortunato."
"Sì, ma solo con una di loro ci farò sesso."
"OK, come vuoi, però prima finiamo di mangiare." disse Lina seria e per poco Giorgio non si affogò con l'acqua che stava bevendo.
L'uomo decise di approfittare dell'atmosfera distesa per chiedere:
"Allora che hai deciso di fare con Margherita?"
Lina lo guardò in un modo che lo fece sentire un verme. E forse un po' lo era, aveva approfittato e fatto quella domanda quando lei aveva abbassato la guardia.
"Mi dispiace, Lina, ma è una cosa su cui devi riflettere."
La donna continuava a guardarlo in maniera severa, ma Giorgio sosteneva il suo sguardo.
"Ok." si arrese infine "la vedrò, se ritieni sia il caso. Però, sarò io a decidere quando."
"Certo, solo quando sei pronta."
"E poi c'è un'altra condizione."
"Quale?"
Lina incrociò le braccia e guardò l'amico con espressione sorniona.
"Ammetti che sei innamorato di Paola."
"Ok lo ammetto," ridacchiò alzando le braccia "sono innamorato di lei."
I due ripresero a mangiare in silenzio e Giorgio si rese conto con una lieve sorpresa, che ammettere i suoi sentimenti a voce alta era stato più facile di quello che aveva sempre pensato.

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