Capitolo 9

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«Erik, è meraviglioso» le mie braccia lo stringono involontariamente ma sono così contenta in questo momento. Non avrei mai pensato che la sua sorpresa fosse così grande. Dopo qualche ora di macchina siamo arrivati su questa spiaggia stupenda. Non potevo crederci, adoro l'oceano e sembra che lui mi abbia letto nel pensiero. L'oceano calmo di giugno, il sole che scalda i nostri corpi, e io che mi sento così bene. La cosa che mi stupisce è che non c'è nessuno. Molto strano, a meno che questa... 

«Questa è la tua spiaggia privata, vero?» chiedo. Non ottengo risposta, ma un semplice sorriso sornione.

Mi accorgo solo ora di essere ancora aggrappata al suo collo; presa dall'imbarazzo arrossisco, ritraendo le braccia. Quanto vorrei fare un bagno! Ma c'è un problema fondamentale: non ho il costume.

«Dovremmo fare un bagno, fa troppo caldo» afferma togliendosi la giacca. Adesso mi legge pure nel pensiero, ne sono convinta.

«Sarebbe bello, ma non ho il costume» faccio spallucce.

«E che problema c'è? Ti vergogni a farti vedere in intimo?».

Ma va? No, guarda, nel tempo libero vado con il mio capo in una spiaggia privata e mi faccio vedere in intimo, che per giunta è molto sexy. Come fa a essere così disinvolto? Ne parla come se niente fosse. Allora non ha capito proprio niente di me, non sono così spigliata come posso sembrare.

«Non credo che sia il caso» rispondo timidamente.

«E dai, Elisa, lasciati andare. Non immaginavo fossi una suora di clausura. Ho visto milioni di ragazze, non è una novità per me». Lasciarmi andare, eh? Lo sta facendo apposta, mi sta sfidando, vuole vedere se ho coraggio, ci scommetto. So che me ne pentirò, specialmente per il tanga di pizzo nero. Ma, a quanto pare, ho deciso di diventare un po' sfacciata, così mi butto nella mischia.

Contemporaneamente ci togliamo i vestiti. Oh, se sono in imbarazzo! Ma ormai il danno è fatto. I suoi occhi sono fissi sul mio corpo, devo avere qualcosa che non va, mi do un'occhiata veloce ma sembra tutto a posto.

«Che c'è?». Alzo le mani per cercare di coprire il più possibile il mio corpo. Si morde il labbro inferiore e continua a fissarmi.

La mia attenzione viene attirata dal suo membro. Oh, mio Dio, si è eccitato. Devo correre in acqua e coprirmi il prima possibile. È stata una pessima idea spogliarsi ma mi fa piacere sapere che non gli sono indifferente.

«Chi ultimo arriva è un codardo!».

Corro verso l'acqua il più veloce possibile. Ecco adesso ha anche una visuale del mio didietro. Bel lavoro, Elisa, menomale che dovevi coprirti. Sto quasi per toccare l'acqua quando le sue braccia mi afferrano la vita sollevandomi. Urlo leggermente per lo spavento.

«Mi dispiace, piccola, io vinco sempre». Mi appoggia sulla sabbia e si tuffa in acqua.

«Così non vale» protesto ad alta voce andando verso di lui. Un attimo, come mi ha chiamato? Piccola? Di nuovo? Calma, magari chiama tutte così. Perché mai io dovrei essere un'eccezione? Mi devo dare una controllata.

Nuoto per alcuni minuti in totale silenzio finché non sento la sua presenza accanto a me.

«Perché mi hai baciato sabato sera?» mi domanda.

Forse perché sembri un dio greco? Mi rifiuto di rispondere a questa domanda. Lo ignoro cercando di andarmene ma la sua mano mi attira a sé.

«Non puoi scappare, adesso risponderai alla mia domanda». Ma perché vuole saperlo? Avanti, lui è Erik Truston! Non gli interessa cosa pensano le ragazze.

«Così, mi andava». Che risposta intelligente, sto migliorando di giorno in giorno.

«Bene, vuol dire che quando vuoi fare qualcosa, lo fai e basta. Giusto?». Questa cosa non porterà a niente di buono, lo so già. Si avvicina sempre di più, è terribilmente vicino. Vorrei ribattere ma mi mancano le parole, il suo corpo mi attira terribilmente. Sono fregata.

BELLO MA DANNATO AttrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora