Capitolo 23

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Non dovrebbe interessargli. Giusto? Non so cosa rispondere, così decido di correre in ritirata. Mi allontano velocemente, lasciando i due bambini a litigare. Sento la voce di Erik chiamare il mio nome ma non mi volto. Sono una stupida, non dovevo venire stasera, non dovevo. Perché quella domanda? Perché? 

«Fermati» ordina afferrandomi il polso. Tutto questo mi riporta in mente tanti ricordi.

«Cosa vuoi?» chiedo liberandomi dalla sua presa. «Voglio che rispondi alla mia domanda».

«Tu non sei nessuno per farmi questa domanda» ribadisco voltandomi verso di lui. «Mi devi lasciare in pace. Sei stato fuori dalla mia vita per un anno, pretendo che continui a essere così» dico in preda alla rabbia.

«Non posso». Fa un passo avanti. Automaticamente ne faccio uno indietro. «Non posso starti lontano. Non passa giorno che non pensi a te. Mi manchi come l'aria, non vivo più da quando te ne sei andata». Continua avvicinandosi sempre più. Le sue parole scuotono bruscamente il mio cuore.

«Hai avuto un anno per dimostrarlo» sussurro. Ho voglia di piangere, dovevo essere fredda, invece non ci riesco. La sua mano si posa dolcemente sulla mia, non riesco a fare niente.

«Non me l'hai permesso» ribatte. Questa è solo una scusa. Se ci teneva veramente a me, avrebbe mosso mari e monti.

«Mi dispiace ma non ti credo. Tu non hai la minima idea di quanto sia stata male per te». Un fiume di lacrime incontrollabili scende sul mio viso. Sento nuovamente il dolore, fa male. Devo scappare da questa situazione. Cammino verso l'entrata finché la sua voce non mi blocca nuovamente.

«Credi di essere stata assegnata alla mia azienda per caso? Credi che non sappia cos'hai fatto in tutto questo tempo?» urla.

Non posso crederci, ha manipolato tutto. Sono scioccata. «Ho sempre saputo cosa fai, sempre». Perché mi sta raccontando queste cose? Perché adesso?

«Perché fai tutto questo? Cosa vuoi da me, Erik?» domando.

«Voglio te» risponde.

«Puoi condizionare il mio lavoro ma non me» ribatto. Non ho la minima idea del perché si comporti in questo modo. Non può uscirsene così, dopo tutto questo tempo. Ma chi si crede di essere? Non può dirmi: "Voglio te". Certo, sono le parole che ho sognato di sentire per mesi, ma non gli credo. Non è possibile. Rientro nella villa senza fermarmi. Che vada a quel paese, lui e le sue parole. Non mi farò abbindolare di nuovo.

Da quel momento non vedo più Erik, e questo mi dà un po' di sollievo. Non vedo l'ora che la serata finisca.

Clara ricompare alle mie spalle con due bicchieri di champagne in mano.

«Tieni, tesoro» dice sorridendo. Non ci casco, cara, so per certo che c'entri anche tu.

«Sei diabolica. Questa me la paghi» borbotto. «Non so di cosa parli».

«Lui ti ha chiesto di portarmi qui, non negare» affermo. Il suo sorriso si trasforma in una piccola smorfia.

«Guarda, è il momento dell'asta» cerca di cambiare discorso. Dovevo immaginarlo, lei è totalmente di parte. Mai avrei immaginato che Erik avesse tutta questo controllo sulla situazione.

Un uomo di mezza età comincia a parlare dell'importanza di questa serata. Illustra i progetti che saranno realizzati e ringrazia Erik per il suo impegno. L'uomo prende il sacchetto con i dieci numeri da estrarre e inizia a chiamarne uno. Il primo numero appartiene a un ragazzo, credo, della mia età. Una signora offre mille dollari per una serata con lui ma la cifra continua a salire vertiginosamente. Se lo contendono in tre. Tutto questo è divertente, oltre a essere una buona azione.

La serata continua con altri numeri e altre offerte molto alte. Sorseggio un po' di champagne mentre mi guardo intorno.

«85!».

Quasi mi strozzo a sentir chiamare il mio numero. Mi giro di scatto verso Clara. Il terrore invade i miei occhi, lei mi guarda divertita. Perché sorride come un'ebete? Ma che diavolo... Aspetta. Lei... lui... loro... Oh, mio Dio! Era una trappola, era tutto organizzato. Lui voleva arrivare a questo. La fulmino con gli occhi e vado verso il palco. Mentre cammino vedo Jason.

«Il minimo che puoi fare per farti perdonare è non permettere a Erik di vincere quest'asta. Chiaro?» gli sussurro all'orecchio. Ci giriamo a guardare Erik, il quale sorride a 32 denti. Spero vivamente che Jason riesca a fare qualcosa, non voglio neanche pensare alla possibilità di passare una serata con Erik. Proprio no, mi rifiuto.

«Cominciamo con una base di mille dollari per questa dolce fanciulla» comunica la voce al microfono.

Che imbarazzo, sono sotto gli occhi di tutti! "Pensa che è per una buona causa e presto finirà" mi dico.

«Cinquemila». La voce di Erik interrompe i miei pensieri. Sono in trappola, spero che qualcuno faccia qualcosa. Non voglio neanche pensarci all'idea di una cena con lui. Lo guardo acida ma lui non sembra preoccuparsene. Anzi, si sta divertendo, direi.

«Diecimila» stavolta è Jason. Dio, ti ringrazio. «Ventimila» ribatte lo stronzo.

«Trentamila» dice una voce fuoricampo. Non la riconosco. Mi volto per guardare chi sia. Non credo di conoscerlo. Una maschera copre il suo viso. Peccato, vorrei dare un volto al mio salvatore.

«Quarantamila» ribatte Erik. Sembra si stia innervosendo. Che c'è, Mr. Truston, le cose non vanno secondo i tuoi piani?

«Cinquantamila» controbatte l'uomo misterioso. Chi diavolo spende tutti quei soldi per una cena? Ma poi, dico, neanche mi conosce! Spero solo che Erik si rassegni.

«Duecentomila». La mia bocca si spalanca incredula. Erik è disposto a spendere tutti quei soldi pur di vincere? Ma perché non si rassegna? Ti prego, dimmi che c'è qualcuno più pazzo di lui. Una qualsiasi persona ma non lui. La sala diventa improvvisamente silenziosa. Erik e l'uomo misterioso si lanciano occhiate di sfida. Erik sembra molto infastidito dalla sua presenza. Lo conosce? L'uomo alza le mani in segno di resa, si gira verso di me mandandomi un bacio volante. Ma cos'è? La serata dei baci? Vorrei tanto sapere chi è. Nessuno sconosciuto spenderebbe tutti quei soldi per niente. Ma la mia preoccupazione maggiore in questo momento è Erik, ha vinto l'asta e io sono obbligata a passare una serata con lui. Non ci posso credere, ci sono cascata. Senza perdere tempo si avvicina a passo deciso.

«Vengo a prenderti domani sera alle 18:00» dice con aria vittoriosa. Vorrei tanto cancellare quel sorriso che gli è spuntato sulla faccia. Spero di morire prima. Non credo che uscirei viva dalla serata. Sì, ok, lo odio. Ma mica ho detto che ho smesso di amarlo. Annuisco leggermente e me ne vado. Basta, per stasera ho fatto il pieno di sorprese e complotti. Non posso incolpare nessuno se non me stessa. Sono stata stupida, dovevo immaginare che c'era qualcosa sotto. Adesso che ci penso, ecco con chi posso prendermela: Clara. Non doveva farmi questo, sa quello che provo e cosa ho passato. A quanto pare non le interessa.

Prevedo scintille. Lasciate un commento e stellina se la storia vi piace. Baci

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