II

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"No no no. Se colpisci in questo modo Tobias, l'avversario avrà il tempo di contrattaccare, e tu ci rimetti le penne. Devi essere deciso, non colpire a caso"
Il ragazzo annuì, e si rimise in posizione davanti al suo compagno d'armi. All'accenno dell'insegnante, i due iniziarono di nuovo a combattere.
"Bravo Nick, continua a difendere mentre avanzi. Tobias, cerca di non farti mettere alle strette dall'avversario...così, esatto" incitò, mentre osservava i due giovani.
Nick continuava a parare tutti gli affondi del compagno mentre avanzava per chiuderlo in un angolo. Tobias era sostanzialmente in trappola, e non voleva deludere il suo maestro, non di nuovo. Gli venne così un idea. Fermò la spada, e lasciò che Nick lo colpisse al braccio, ferendolo. Utilizzò però il momento per contrattaccare, mirando al cuore del compagno. Fermò la spada prima di colpire, rimanendo con lo sguardo penetrante su quello sconcertato di Nick.
"Ottimo! Bravissimi tutte e due, vi siete meritati un congedo per oggi. Ci vediamo dopodomani per continuare le lezioni in merito al combattimento in esercito" disse loro battendo le mani. "Prima di andare Tobias, vorrei parlarti"
Nick si allontanò, mentre Tobias rimase in ascolto "È stato molto coraggioso ciò che hai fatto oggi, ma devo chiederti di fare più attenzione la prossima volta. È stata una mossa azzardata, in guerra saresti potuto morire" gli disse. Il giovane non rimase scosso da tale frase, come invece ci si poteva aspettare da Nick.
"Noi soldati siamo fatti per morire. Siamo i sacrifici necessari per mantenere in vita il nostro popolo. Non ho paura, farò solo quello per cui sono nato" gli rispose. Il suo maestro sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. "Sai, mi ricordi moltissimo me stesso alla tua età. Diventerai non solo un gran soldato, ma un gran comandante. Ricorda, però: combatti per te stesso e per la tua patria, mai per il tuo re"
"Come? Ma noi abbiamo--"
"Prestato giuramento? Si, ma un buon sovrano fa le veci del suo popolo. E tu combatti per loro, non per un uomo solo" disse. Tobias rimase ad osservarlo, poi annuì.
"Bene. Ora vai a farti fasciare la ferita, e riposa per oggi" finì, e rimase ad osservare il ragazzo allontanarsi.

Dopo la lezione, quel giorno in programma aveva solo da perlustrare le aree confinanti del castello. Si stava visibilmente annoiando, facendo roteare la sua spada tra le mani e fischiettando.
"Perché a me questi compiti così noiosi" si disse tra sé e sé. Continuò a camminare, quando sentì uno strano fruscio tra gli alberi. Si fermò, e impugnò bene la spada, avvicinandosi con cautela alla fonte del rumore. Guardò tra i rami, e vide qualcuno a lui ormai noto. Era il principe, il secondo genito del re. Sospirò e se ne andò alzando gli occhi al cielo, conoscendo ormai la solita routine del principe di sgattaiolare fuori di nascosto.

Stava finendo il suo giro e preparandosi per andare alla solita locanda a bere, quando vide in lontananza qulcuno corrergli incontro.
"Vedo già il mio lavoro aumentare, diamine" disse fra sé e sé.
"Uriel, Uriel!" Disse l'uomo ora fermo di fronte a lui, piegato in due per la corsa. "Capitano Uriel Garcia a rapporto"
"Abbiamo avuto ordine dal re di fare anche un giro di perlustrazione per la città. Vuole che i soldi delle tasse vengano riscossi prima" gli disse il generale.
"Come? Prima? Ma è pazzo, la gente non riuscirà mai a pagare tutto entro sta sera! Manca ancora un mese alla scadenza" si lamentò. In risposta, il generale gli diede una pergamena arrotolata. "Non di tutti. A rimetterci sarà la tua testa o il tuo braccio destro, lo sai" concluse. Una volta finito, si allontanò, tornando alla sua posizione all'interno del castello.
Uriel sbuffò sommessamente. Aprì la pergamena, e vide 5 nomi scritti sopra, a fianco i numeri delle abitazioni. La richiuse e si avviò a malincuore verso il villaggio.

Era ormai tardi, il sole era calato da un pezzo e pub e locandieri stavano aprendo. Era riuscito a passare solo per due abitazioni, sarebbe passato domani dagli altri tre. Ora era troppo stanco. Si avviò verso la solita locanda dove passava le serate, la 'Lisca di Sarah'. Era una locanda aperta ormai da anni, dai tempi di suo padre, anche se il nome cambiò radicalmente nel tempo: era nota come La Lisca, ma la proprietaria ebbe una figlia che crebbe letteralmente nel bar, tra uomini che gli facevano da padre e le giovani cameriere da sorelle, gli altri bambini come amici. La piccola Sarah era ormai diventata l'emblema della locanda, e molti passavano di lì anche solo per farle un saluto. Così un paio d'anni fa il locale cambiò nome, da La Lisca, a La Lisca di Sarah.
Quella bambina oggi ha 15 anni, e presta lavoro alla locanda con sua madre. Conosce tutti i clienti del bar, riconoscendo subito i novellini.
Ormai Uriel era un cliente abituale, e questo Sarah lo sapeva. Era come un fratello maggiore per lei, e una sorellina per lui. La madre sperava sempre nella loro unione, ma per Uriel 7 anni di differenza erano troppi, e Sarah stessa era troppo giovane per qualsiasi vincolo matrimoniale. Non l'avrebbe mai permesso.

Entrò nella locanda, e subito si ritrovò le braccia di Sarah intorno alla vita. Lui la salutò, e le baciò la testa affettuosamente.
"Ti porto subito il solito! Intanto guarda, Mike, Jeremy e Jo sono seduti lì" disse, indicando un tavolo in fondo. Uriel la ringraziò, e si diresse verso i suoi amici.
"Guarda chi è arrivato" disse Jo, un uomo robusto dalle spalle larghe, con lunga e folta barba nera.
"Sta zitto, parli come se ci fosse astio fra noi" gli diede una gomitata Mike, facendogli rovesciare la birra che stava sorseggiando.
"Idioti. Siediti Uriel, ti stavamo aspettando. Finito per oggi?" Chiese più cordiale Jeremy, sorseggiando il suo alcolico dal boccale. Prima che Uriel potesse rispondere, Sarah arrivò con un vassoio. "Ecco qua, arancia e limone" disse, e si allontanò. Gli altri lo guardarono storto, non capendo come mai non si prendesse una semplice birra classica, invece che la solita all'arancia e limone. Sorseggiò velocemente il contenuto, poi parlò: "Non ancora. Lo stronzo ha chiesto di mandarmi a ritirare le tasse di alcune persone in particolare, ancora prima della scadenza. Avranno qualche torto con lui, non lo so, ma la trovo un'ingiustizia bella e buona" disse infastidito. Gli altri tre annuirono concordanti.
"Il piano sta andando. Tra meno di un mese saremo pronti" disse poi Jo.
"Benissimo. Se avete bisogno di altre informazioni non trattenetevi. Tutto ciò è per la povera gente" disse guardandoli uno ad uno.
"Per il resto invece? Mike, so che ti sei sposato, congratulazioni!" Si complimentò con l'amico. "Come farai con l'esercito? Non riuscirai a prestare servizio attivo se hai moglie, oppure la lascerai da sola tutto il giorno?" Chiese curioso.
"Ho abbandonato l'esercito. Non voglio più sottostare ad un tiranno. Dopo la riuscita del nostro piano, Cambee potrà finalmente rinascere. Ma prima di allora, starò con mia moglie, e l'aiuterò con i nostri futuri figli"
"È onorevole da parte tua, Mike" disse Jeremy. "Bene, signori, basta con le questioni serie, direi che è arrivato il momento di dimenticare e buttarci tuuutto alle spalle! SALUTE!" Disse Jo, alzando il boccale.
"SALUTE!!" Gridarono in coro gli altri tre, e passarono la nottata a bere e divertirsi alla locanda.

Soldier, Poet, KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora