V

7 0 0
                                    

I tre arrivarono al castello ormai a pomeriggio inoltrato. Rey era sfinito, non aveva mai camminato fino al castello, e sicuramente non l'aveva mai fatto a passo di cavallo. Il gendarme smontò, staccò la fune dalla sella tenendola in mano.
L'affidò ad Uriel, mentre lui andava a parlare coi cavalieri all'entrata.
"Devo parlare col re" disse in tono minaccioso. Una delle guardie annuì, e ritrasse la lancia per farli passare.
"Gustav!!" Urlò a squarcia gola Koo, e subito un ragazzetto piccolo e magro, sbucò da dietro Rey ed Uriel.
"Si signore!"
Portava abiti da straccione, probabilmente era il servo. "Porta via i cavalli e lucida l'attrezzatura. Guai a te se non mi ci posso specchiare dopo" gli ordinò, e tremante il servo li portò via. Uriel notò come il biondo sembrasse traballante.
"Hey. Tutto ok?" Gli chiese. Lui annuì, e sorrise stanco. "Muoviti, non abbiamo tutto il giorno!" si intromise Koo, riprendendosi la fune.
Lo tirò violentemente, e lo trascinò per i corridoi del castello, fino alla sala del trono. Bussò, ma una guardia si intromise. "Non avete chiesto udienza"
"Oh, io invece credo proprio di sì" minacciò Koo, e la guardia gli puntò contro la lancia.
"Si, vorremo chiedere udienza al re. Capitano Uriel Garcia. Lei è Lojo de Ritso, corretto? Fanteria se non erro" gli disse Uriel. Conosceva bene i nomi di tutti i soldati sotto il suo comando e le loro posizioni. Ciò gli tornò stranamente utile. Il soldato abbassò la lancia, ed entrò nella sala del trono, lasciandoli fuori. Dopo un paio di minuti uscì. "Il re vi attende" disse, e i tre entrarono.

La sala del trono era enorme, spaziosa ed elegante. Il pavimento in marmo era coperto in parte da un lungo tappeto rosso e dorato che portava fino all'altare del trono. Qui vi erano tre poltrone, e il re sedeva in quella centrale, mentre analizzava una serie di pergamene, tenute su un vassoio in argento da un servo. Alzò gli occhi dalla pergamena e li osservò.
"Gendarme Koo Ru'! Che piacere rivederti"
"L'onore è mio maestà" disse con un profondo inchino. Il re spostò lo sguardo su Uriel, e anche lui si inchinò. 'Devo solo aspettare. Solo un altro po'', si disse fra sé e sé.
"Allora. Il mio prode gendarme e il mio Capitano, cosa vi porta qui?" Disse, posando la pergamena sul vassoio d'argento e cacciando con un gesto della mano il servo, che si inchinò e andò via.
"Maestà. Abbiamo scovato un traditore tra i cinque della lista che ci avevate affidato" spiegò Koo. Tirò in avanti la corda troppo velocemente, prendendo alla sprovvista Rey, che cadde ai loro piedi.
"Hai trovato l'ideatore dei libri proibiti?!" Disse il re in estasi, alzandosi. Koo non seppe cosa rispondere, così Uriel si intromise per evitare che il gendarme mentisse.
"No maestà. Abbiamo avuto solo qualche disguido con la raccolta della tassa. Non riusciva a pagare, tutto qui" disse. Il re allora si risiedette sul trono, deluso.
"Ah. Non mi importa, se non riesce a pagare allora impiccatelo. Sarà una bocca in meno da sfamare" disse apatico.
"Si, sire" "No!" Dissero contemporaneamente Koo e Uriel. I due si guardarono, un'aria di sfida vagava tra loro. Rey giaceva immobile sul pavimento, sapendo di non avere un briciolo di potere per intervenire in questa situazione. "È troppo maestà. Piuttosto possiamo rinchiuderlo o costringerlo ai lavori forzati" intervenne Uriel.
"Sua maestà ha ordinato l'impiccagione immediata. È quello che si merita" continuò a controbattere Koo.
"Sei senza onore, Ru'"
"Prova a ripeterlo, Garcia"
Continuarono discutere, il re impassibile che ascoltava. Ad un certo punto le porte della sala si aprirono.
Due giovani uomini, uno più dell'altro, entrarono, attraversando con sicurezza tutta la sala. I due soldati si zittirono, e Rey ebbe il tempo di rialzarsi. Avevano entrambi capelli rossi, uno mossi non troppo corti, e l'altro lunghi, legati insieme in una lunga treccia. Quest'ultimo aveva un po' di peluria a circondargli il viso, mostrando quanto più grande fosse dell'altro ragazzo. Avevano entrambi abiti regali, e nonostante le differenze di età, si somigliavano molto.
"Che accade padre?" Disse il maggiore.
"Figli miei. È ora di cena non è vero? Ottimo allora, impiccate quest'uomo e andiamo tutti a mangiare!" Disse con una risata finale. Il maggiore non disse nulla, guardò semplicemente Rey con occhi schivi e disgustati.
"Benissimo, allora" disse soltanto.
"Aspetta fratello. Non sappiamo nemmeno che crimine abbia commesso per meritare la morte!" Intervenne il minore. Il re, stanco di questa storia, rispose lui stesso alla domanda posta:"Oh, semplicemente non ha i soldi per pagare le tasse".
Il minore si accigliò. "Ma le tasse dovrebbero essere riscosse fra un mese, padre. Ovviamente non ha i soldi" protestò. Il re lo guardò severo, non trovando appropriato che il suo secondo genito gli rispondesse a tono.
"Non mi importa. Io sono il re, le leggi le faccio io" disse severo.
Il giovane principe sospirò, e guardò il fratello maggiore. Anche a lui non importava nulla. Abbassò il capo, e si voltò a guardare il condannato.
"Avrei una proposta migliore" disse poi, ritornando con lo sguardo su suo padre e il fratello maggiore.
"La morte sarà anche una bocca in meno da sfamare, ma non recupereresti mai i soldi persi da una tassa in meno" disse, e notò l'espressione del re cambiare. Si avvicinò una mano alla lunga e folta barba rossa, e l'accarezzò annuendo.
Poi continuò:"Propongo, invece, di fargli pagare il doppio a fine mese. Anziché i 200 iniziali, ne pagherai 400, essendo che non sei riuscito a pagare la...tassa speciale imposta da mio padre".
Il re annuì, sembrando soddisfatto della soluzione finale. "Ottimo! Arthur, prendi nota per quando il tuo regno sarà glorioso! Far pagare una tassazione il doppio ti porterà tanta più fortuna!" disse ancora ridendo.
"Si, padre" e si diressero entrambi verso la sala da pranzo. Una volta usciti, nella sala del trono rimasero loro quattro.
"Non abbiamo più bisogno dei tuoi servigi Koo. Puoi andare"
"Ma, il re ha detto--"
"Il re non è più qui. E io sono il principe. Non credo che tu voglia sperimentare la punizione per chi ignora i miei ordini" disse severo, con le mani giunte dietro la schiena e la testa alta. Koo non protestò più, ed uscì dalla sala del trono.
Calò il silenzio fra i tre. Si osservavano attentamente, fin quando il principe non si mosse per liberare le mani del biondo.
"Mi di spiace. Penso che resterà il segno per un po'" disse soltanto. Rey si allontanò di scatto. Conosceva la famiglia reale, erano dei bruti per quanto ne sapesse. E anche se costui sembrava diverso, non voleva rischiare.
"Grazie altezza" gli disse schivo.
"Ti prego, chiamami Martin. Non ho tutto questo potere in realtà, quello spetta a mio fratello. Io ho solo il titolo haha" disse solare.
"Voi siete?" Chiese poi.
"Rey. Rey Larou" rispose, e Martin annuì. Si rivolse poi al soldato.
"Uriel Garcia. Capitano delle truppe armate" disse, e il principe annuì anche a lui. A Rey, Martin ricordava tanto un viso familiare, ma non capiva chi esattamente.
"Bene, volete fare un giro? Già che siete qui, e mio padre e mio fratello sono a pranzo" disse e gli altri annuirono. Girarono per i corridoi del castello, chiacchierando del più e del meno. Rey parlò dei suoi due lavori, Uriel dei suoi allievi. E sotto sotto, Martin invidiava le loro vite, tranquille e piene di impegni ogni giorno. Arrivarono al portone, e dovettero salutarsi.
"Rifacciamolo eh" disse loro Martin.
"Si, magari senza che rischi di essere impiccato" rispose Rey, e i 3 risero.
"Bene. Arrivederci allora"
"Arrivederci"
I tre si separarono.
Martin rientrò, e si rinchiuse nella sua stanza, e inevitabilmente richiamò l'attenzione del suo amico.
"Che c'è sta volta, Vito?"
"Chi erano quei due, sire?"
"Erano...amici"
"Amci? Un gendarme e uno straccione?" Rispose Vito stranito.
"Intendevi un Capitano e un tipografo, forse"
"Si, si certo...un soldato e un poeta"

Soldier, Poet, KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora