XVI

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La notte era ormai inoltrata a Baco. Il dolce sole d'inizio Maggio aveva lasciato spazio al buio, permettendo all'immensità di stelle presenti di illuminare il cielo, in compagnia della languida luna piena che illuminava il suolo di una luce lattea. Ma proprio sotto questa luce, il mondo abbassa le sue difese. I misfatti più eclatanti sono avvenuti sotto il tiepido cielo stellato, con la sola luna come testimone.
Al castello non una sola voce, non un solo rumore riempivano le candide pareti; solo una tiepido lume di candela circolava indisturbato.
Rey con tutto sé stesso tentava di non perdersi con la sola illuminazione di quella fioca candela, ma riuscì fortunatamente ad arrivare a destinazione. Riuscì a non imbattersi in Say lungo il tragitto, sperando vivamente che stesse dormendo.
Alzò la luce della candela verso la targa in ottene sul fianco della porta.
"Eccola...la biblioteca reale" disse sussurrando a sé stesso.
Entrò silenziosamente, impedendo ai cardini della porta di cigolare. Una volta dentro, iniziò subito la sua ricerca tra gli scaffali. Innanzitutto ispezionò la sezione "Storia".
Rey non riusciva a darsi pace da quando Say aveva nominato dei certi 'Abner e Doyel'. Cercò tra i libri dedicati ad imponenti personaggi, generali, principi sovrani e altri...ma di loro non trovò nulla. Say aveva parlato anche di uno sterminio. Rey allora cercò tra i cataloghi delle varie guerre, ma non trovò nulla riguardante loro. Decise di cambiare sezione. Provò in Letteratura, Storia Moderna, Arte e persino nella sezione scientifica. Ma nulla. Di questi Abner e Doyel nessuna traccia. Si stava facendo tardi, e Rey decise che fosse meglio tornate. La mattina dopo dovevano partire, e non poteva presentarsi esausto. Riprese la candela dal tavolo su cui l'aveva poggiata, e si avviò verso l'uscita. Ma prima di questo, notò una sezione che prima aveva totalmente ignorato.
"Mitologia" lesse a voce alta, le sue parole che rimbalzavano da una parete all'altra. Lesse i titoli sul magro scaffale, un po' alla rinfusa, senza un vero ordine. Trovò poi una raccolta di libri interessante.
"Mitologia di Cielo, di Terra e di Mare" diceva la raccolta, che conteneva tre libri. Ne prese alla rinfusa uno, e sfogliò le pagine e l'indice. Nulla di interessante. Prese allora il terzo volume, 'Mitologia di Mare'. Sfogliò velocemente anche questo, ma oltre a disegni vari, nulla di davvero importante. Lo richiuse pesantemente per metterlo a posto, quando vide dei fogli cadere da esso. Posò il libro, e si piegò per raccogliere due fogli piegati in quattro parti. Erano malconci e vecchi, la carta ingiallita e macchiata di muffa e inchiostro. Si avvicinò alla candela per leggere meglio: "C'erano una volta due fratelli. Uno amava il trambusto, l'altro amava la quiete..." si fermò a metà.
"Ma è una storiella per bambini" si lamentò perplesso il biondo. Non era troppo lunga quindi continuò la lettura:"...Erano diversi come il giorno e la notte, ma la loro somiglianza era stupefacente. Erano in grado di ingannare chiunque col loro aspetto, divertendosi a scambiarsi in più occasioni. Tuttavia l'inganno non era visto di buon occhio nel regno, e presero la nomea di 'Figli del Diavolo Ingannatore', credendo che i due fossero venuti al mondo per portare disgrazie. Vennero così esiliati, lasciati su un'isola sconosciuta. I giovani fratelli, Abner e Doyel, non avevano idea di che guaio avessero colpa per ricevere tale punizione, e il loro rancore verso il regno crebbe in maniera esponenziale, tanto che------" si fermò a leggere. La pagina era strappata, e mancava la parte finale della storia. Però aveva scoperto chi erano i due nomi misteriosi. "Gemelli..." pensò ad alta voce Rey, chiedendosi dove mai potesse essere la pagina mancante. Sfogliò nuovamente il libro di Mitologia del Mare, ma trovò solo i segni delle pagine strappate con forza.
Ripiegò il foglio e lo intascò, per poi dirigersi velocemente verso l'uscita.

La mattina dopo, Rey, Martin ed Uriel erano al porto di Baco, pronti a salpare verso Soleya. Re Florer e la Regina Major erano presenti per salutarli, e augurargli buon viaggio.
"Sei il più forte e il più nobile. Ricorda, proteggere i tuoi amici ha la priorità per te" disse Re Florer stringendo la mano ad Uriel.
"La tua vita è cosparsa di misteri, misteri che un giorno torneranno a galla, portando scompiglio nel tuo cuore. Ricorda sempre chi sei veramente" disse poi stringendo la mano a Rey. Infine passò a Martin. Gli afferrò una spalla e lo osservò con fierezza:"Sei giovane, ma hai la stoffa per diventare un grande sovrano. Scova la verità e salva il tuo popolo"
"Si maestà" rispose a testa alta Martin.
Poi una forte campana risuonò dalla nave, e i tre ragazzi salirono velocemente. Voltarono a Baco un ultimo sguardo, un ultimo saluto, non sapendo quando o se mai, avrebbero fatto ritorno.
Passarono pochi minuti quando la terra scomparì totalmente dalla loro vista, rimanendo circondati solo dall'acqua marina. Era una nave mercantile, e solitamente non poteva ospitare profughi o viandanti, ma il capitano aveva approvato l'eccezione.
Rey rimase sul ponte diverse ore, a scarabocchiare sul suo quadernino, ogni tanto fermandosi ad osservare l'infinito intorno a lui. Venne poi raggiunto da Uriel, che si posò al suo fianco.
"Stai ancora annotando il nostro viaggio?" Chiese curioso.
"Non esattamente. Sto svolgendo delle ricerche" disse pensieroso. "Dove sei stato finora?" Chiese lo scrittore, non vedendo Martin ed Uriel da un po'.
"Sua Altezza si è sentito male. A quanto pare non è mai salito su una barca! Davvero esilarante, dovevi vederlo mentre mi pregava di farlo scendere in mezzo al nulla!" Disse ridendo.
"Nemmeno io sono mai salito si una barca" disse poi Rey. Uriel divenne dubbioso, notando la forte resistenza che aveva il suo amico dai capelli dorati. "Non ti credo. Non puoi essere nato con tale talento se sei di Cambee. Per caso vieni dal nord?" Chiese divertito, ma se ne pentì subito, notando l'aria afflitta di Rey.
"Io...non lo so". Uriel tentò di rimediare, ma vennero interrotti da un grido soffocato. Si girarono, e videro una pallida mano uscire dalla porta di sotto coperta. Si trascinò in avanti strisciando, scoprendo la pallida e verdognola faccia del principe. Rey ed Uriel corsero ad aiutarlo, prendendolo da ambi i lati e portandolo a confine col mare per farlo rimettere. Tuttavia Uriel non riusciva a rimanere serio, continuando a contenere le risate in strane espressioni.
"Dai, smettila Uriel...non è carino" gli sussurrò Rey, trattenendo anche lui una risata.
"Non--non siete---divertenti. S--stronzi" intervenne Martin, che continuava a rimettere anche l'anima.
"Dai, ti portiamo a letto Altezza"
"Non chiamarmi---Al--Altezza" ribatté stanco, prima di addormentarsi di colpo.
"NO MARTIN NON QUI!! CAZZO, PESI!!" Iniziò a gridare Uriel, sorreggendo insieme a Rey tutto il peso del principe ormai dormiente.
"Questa è colpa tua, è il karma!" Gli gettò la colpa Rey, faticando a sorreggere ancora l'amico. Dopo svariati battibecchi riuscirono finalmente a stenderlo su un'amaca, pregando che dormisse per tutto il viaggio.
"Se continua così ci lascia le penne prima di arrivare"
"E chi glielo dice che mancano ancora 5 giorni?" Discutevano silenziosamente Uriel e Rey, mentre tornavano sul ponte della nave.
Il capitano aveva fatto distribuire la cena, riservando ai due ospiti una pagnotta di pane a testa e una mela.
"Accontentavi, questo è quello che si mangerà per i prossimi giorni" disse loro burbero. Uriel addentò la pagnotta e la masticò con gusto.
"Sempre meglio del pane che mangiammo da te, Rey" gli disse scherzosamente.
"Bei tempi. Ancora non riesco a credere che sia passato quasi un mese" disse affacciato al mare. Il sole era calato e aveva lasciato di nuovo spazio all'oscurità. Ma per Rey ed Uriel il tempo sembrava essersi fermato.
"Voglio mandare una lettera Uriel" disse improvvisamente il biondo.
"A chi, Rey? I tuoi amici scrittori sono stati arrestati. Moira sarà nascosta, e sarebbe troppo rischioso" gli disse.
"Ho ancora un amico. Uno non interessato alla politica. Voglio solo sapere com'è la situazione tra il popolo" disse Rey, e si voltò a guardare il suo amico. Uriel rimase quasi impressionato dai suoi occhi, che al buio avevano una tonalità di giallo brillante, quasi soprannaturali.
"Non guardarmi così, ti prego" sussurrò tra sé e sé Uriel, abbassando lo sguardo e allontanandosi dal ponte.
"Dove vai?" Chiese Rey, vedendo il suo amico allontanandosi all'improvviso.
"Notte Rey" disse soltanto il soldato, chiudendosi la porta del sotto coperta alle spalle.

Quella notte Uriel non sentì mai Rey scendere sotto coperta a dormire. Si agitò nella sua amaca non riuscendo a prendere sonno, avendo per la testa un solo e unico pensiero.
Aveva provato a chiedere consiglio a Martin, ma era davvero lento a capire, e in questo momento era stato messo fuori gioco dal mare. Cercò di ricordare ciò che gli era stato detto quando erano ancora a Baco, ma questo lo metteva solo ancora più sotto pressione. Davvero provava qualcosa per il suo amico? O era solo affetto fraterno? Ma se fosse stato così, perché non provava lo stesso anche per Martin?
Uriel non ci capiva più nulla, e tirò un grido per la frustrazione, ottenendo tuttavia diversi urli e insulti da parte degli altri marinai.
Tornò a guardare l'oscurità, quando una mano si appoggiò sulla sua spalla.
Martin, in piedi davanti a lui, aveva l'indice premuto sulle labbra, indicandogli di fare silenzio, e con l'altra mano fece cenno di seguirlo.
Si alzò, e seguì il suo amico in una parte abbastanza nascosta della nave: era una stanzetta, tanto piccola che potevano starci solo due persone. Era talmente bassa che non si poteva restare in piedi, e si poteva raggiungere solo con lo spostamento di due assi.
"Dove siamo?" Chiese Uriel.
"Quando hanno costruito la nave hanno sbagliato a calcolare gli spazi, e hanno murato questo piccolo errore con due assi" gli disse Martin. Sulla parete opposta era presente un piccolo buco, su cui si affacciava il ponte, ora completamente vuoto ad eccezione di Rey, steso sui gradini a guardare le stelle e disegnare costellazioni sul suo quadernino.
Uriel rimase a guardarlo a lungo, per poi osservare il suo amico che lo fissava in modo strano.
"Vedo come lo guardi" gli disse poi Martin. Gli occhi di Uriel si spalancarono.
"Martin. Perché siamo qui?" Chiese il soldato, anche se conosceva già la risposta. Martin sospirò, e si circondò le gambe con le braccia.
"Volevo parlarti. Sembravi così strano a Baco quando mi feci quella domanda. E poi ti ho visto irrequieto in questi ultimi giorni. Che ti succede Uriel?" Domandò. Uriel sembrò in contrasto se rivelare quello che stava provando in quel momento o ignorare tutto, mentire e aspettare semplicemente che passasse. Ma in fondo, lui non voleva davvero questo.
"Martin, io...non so cosa mi succede. Ho sempre Rey per la testa, e mi sento così strano quando sono vicino a lui. Voglio continuare a guardarlo, ma mi sento pieno di vergogna ogni volta che incrocio un suo sguardo e...ed è tutto così sbagliato, perché a Cambee ci toglierebbero la testa se si venisse a sapere" buttò fuori velocemente.
Martin sorrise, e tirò un pugno abbastanza forte sulla spalla dell'amico.
"AHI! E ora che ho fatto?" Chiese Uriel stranito.
"Sei solo innamorato. Pensavo che fosse successo qualcosa di grave! E invece..."
"Solo innamorato? Martin, ti rendi conto che razza di situazione è la mia? Se si venisse a sapere---"
"Se si venisse a sapere, tu saresti al sicuro. Non sei più a Cambee. E quando torneremo, sarò io a regnare, e non permetterò a nessuno di toccare te o Rey. Inoltre, Soleya è un regno libero. Non dovrai preoccuparti davvero di nulla" lo rassicurò Martin.
Uriel sorrise e annuì.
"Beh, questo non risolve ancora il mio problema. Che faccio?" Chiese poi consiglio.
"Ah...non so, non sono esperto in queste cose" ribatté Martin, e Uriel stentò a credergli.
"Tu? Quello che ha tutte le donzelle di Cambee a sbavargli dietro non sa cosa fare in questa situazione?" Chiese ancora più dubbioso, e Martin annuì innocentemente con la testa.
"Prova semplicemente a dirglielo. O dimostraglielo o...ma che ne so! Fai semplicemente qualcosa, io ora vado a letto" disse soltanto, e si dileguò velocemente fuori dalla stanzetta, tra i lamenti vari di Uriel che insisteva perché restasse. Rimase solo. Non sapeva minimamente cosa fare, ma almeno aveva un'idea chiara dei suoi sentimenti per il suo amico. Certo, non era stata l'unica persona a piacergli in 22 anni, era stato anche con delle ragazze. Ma ora gli sembrava tutto così diverso.
Rimase da solo a pensare per tutta la notte, guardando dalla fessura della nave la notte che si trasformava in giorno, restando nascosto agli occhi di tutti.

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