Capitolo 32

550 44 12
                                    

Mi precipitai lungo il corridoio dell'ospedale, senza nemmeno preoccuparmi di fermarmi alla reception per chiedere in quale stanza era la madre di Harry.

Continuavo a sentire la sua voce nella mia testa quando mi chiamò 30 minuti fa, all'una di notte; piangendo:
"Avery,"

Sembrava stesse piangendo così forte da non riuscire a respirare. Non riuscivo nemmeno a capirlo mentre parlava al telefono.

"Cosa-cosa è successo?"

Cercai di eliminare il ricordo dalla mia testa ma continuava a ripetersi più e più volte, mentre mi mi precipitavo per il corridoio.

"È mia madre... Lei-" esitò dall'altra linea, non parlando per pochi minuti. Potei sentirlo provare a parlare ma stava piangendo così tanto che non ci riusciva. Non l'ho mai visto o sentito mostrare le sue emozioni così prima d'ora.

"Cosa, Harry? Cosa è successo con tua madre?"

Presi un respiro e rimasi in mezzo al corridoio; in mezzo a tutto il trambusto mentre premetti entrambe le mani alla testa e tirai i capelli. Avrei voluto urlare e cadere a terra, rannicchiarmi in una palla e morire perché mi sono resa conto che Harry non si meritava tutto questo nella sua vita. Era ancora così giovane aveva bisogno ancora di un adulto che lo portasse verso la direzione giusta. Per quanto lo odiassi per quello che mi aveva fatto un paio di settimane fa, mi sentivo malissimo.

Sentii qualcuno appoggiare la mano sulla mia spalla. Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con Harry. I suoi occhi erano gonfi e rossi come le labbra. Le sue ciglia erano impregnate di lacrime e il cappellino in testa segnalava che non aveva avuto abbastanza tempo prima di venire qui.

"Harry..." Era tutto quello che riuscii a dire.

Mi racchiuse in un abbraccio e cominciò a piangere sulla mia spalla. Avvolsi le mie braccia al suo collo, e lui strofinò la faccia nell'incavo del mio mentre le sue braccia erano strette intorno alla mia vita. Mi sentivo strana nel toccarlo di nuovo. Qualche settimana fa non volevo avere niente a che fare con lui, ma il fatto era che ero l'unica persona che chiamava quando aveva bisogno di aiuto e questo mi aveva fatto capire che lui aveva fatto un errore e aveva bisogno di me.

"Lei è-?" Non sapevo come finire la mia frase ... Sta bene? È morta? Sta per tornare a casa?

"Dicono che non ha molto tempo. Stanno andando a metterla in ospizio." Si asciugò gli occhi e si tirò il berretto ulteriormente verso il basso per la frustrazione.

Cercò di dire di più, ma con le mani gesticolava come se stesse pensando o cercando più tempo per comprendere. "L-Lei..." si fermò, sapevo che le prossime cose che avrebbe detto non sarebbero state piacevoli, "Ha tutti questi tubi e-e fili collegati," una lacrima cadde sulla guancia e il labbro inferiore tremò ma continuò, "Sembra così.. pallida e fragile." Non riusciva a smettere di piangere, gli occhi chiusi e le ciglia erano rivestiti da lacrime, "Sembra morta, Ave."

Lo abbracciai ancora una volta e gridò sulla mia spalla. Sentivo le lacrime gonfiare i miei occhi.

"Penso che dovresti andare lì e parlare con lei, Harry. Prendile le mani. Lasciarla con l'unica persona che abbia amato di più." Lo spinsi gentilmente verso la porta.

"No, no, no." Iniziò a piangere e dal momento che non c'era tempo di pensare a questo, sembrava un bambino di tre anni che piangeva perchè gli si era scoppiato il palloncino o perchè gli era caduto a terra il cono gelato.

"Harry... parla con lei. Lasciala andare in pace." Esortai.

Alzò le maniche del suo maglione e si strofinò le lacrime dalle guance. "Se vado," iniziò, cercando di trovare le parole, "voglio che vieni con me."

Frat Boy h.s. (italian traslation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora