Carola non si aspettava una tale iniziativa da parte di quella ragazza che sembrava tanto riservata, ma per qualche misterioso motivo, lei aveva deciso di rivolgere un saluto. E Carola non si era lasciata sfuggire l'occasione di risponderle. Anzi, non aveva nemmeno avuto il tempo di pensarci, che la sua bocca si era mossa in totale autonomia.
Per le seguenti ore di lezione, Carola aveva vissuto una battaglia interiore, travagliata dalla voglia di continuare quella conversazione e la consapevolezza di doverla interrompere sul nascere.
Ma i suoi occhi continuavano a viaggiare verso il banco di Cecilia, la sua concentrazione vacillava tornando a quel timido ciao, il desiderio di conoscerla meglio si faceva sempre più prepotente.
Così, quando suonò la campanella che annunciava l'inizio dell'intervallo, la testa di Carola si sollevò istintivamente verso Cecilia, ma ciò che i suoi occhi videro, oltre il profilo della compagna di scuola, fu l'avvicinasi di una minaccia.
Emma e le sue amiche si stavano incamminando tra una risata e l'altra, ma la cattiveria che trapelava dai loro occhi, non lasciava alcun dubbio su quali fossero le loro intenzioni. Ed erano totalmente indirizzate verso Cecilia.
La ragazza era china a prendere qualcosa dal suo zaino, le mani si muovevano in maniera repentina, come se fosse a conoscenza dell'imminente pericolo e, quando alzò lo sguardo dal pavimento, si rese conto che era troppo tardi per scappare. La sua aguzzina aveva raggiunto il suo banco e stava per attuare il suo piano, quando la bocca di Carola, ancora una volta, decise di agire senza alcun comando.
"Emma" disse con tono deciso, richiamando così la sua attenzione "potresti aiutarmi?"
Gli occhi della bionda si illuminarono non appena riconobbe la proprietaria di quella voce, sul suo volto spuntò un sorriso cordiale, e la sua attenzione si focalizzò su Carola, dimenticandosi di Cecilia.
In pochi passi raggiunse il banco di Carola, seguita sempre dalle sue fedeli compagnie e rispose: "Ciao Carola, dimmi tutto"
La sua voce squillante fece sorgerete una smorfia spontanea sulle labbra di Carola ma, quando intravide Cecilia allontanarsi dalla classe con un sospiro di sollievo, anche la sua espressione si fece più distesa.
"Avevi bisogno di qualcosa?" tornò a chiedere Emma con aria interrogativa, notando che la ragazza non le stava prestando la minima attenzione.
"Ah" esclamò Carola, rendendosi conto solo in quel momento che non aveva una buona scusa per averla chiamata "sì..." si guardò intorno alla ricerca di un'idea e vide la tabella degli elementi appesa sul muro ".... potresti prestarmi i tuoi appunti di chimica?"
"Ovviamente sì" replicò subito Emma, spostando i suoi lunghi capelli biondi dietro una spalla "possiamo anche studiare insieme qualche volta"
Il falso sorriso radioso sul volto di Emma era in contrasto con l'espressione sconcertata e fin troppo sincera di Carola. "Si potrebbe fare" si ritrovò a dire la ragazza, non trovando una buona via di fuga.
"Potresti chiedere anche a tuo fratello di studiare con noi, così..." provò a convincerla Emma, sbattendo gli occhi più del dovuto.
"Ah" mormorò Carola con poco entusiasmo. E adesso, come usciva da quella situazione? Era forse un incubo studiare con suo fratello mentre una ragazza flirtava con lui?
No... era peggio.
Gli ingranaggi nella mente di Carola lavoravano a una velocità sconcertante ma non erano in grado di improvvisare qualcosa di sensato, perciò la ragazza si alzò improvvisamente dalla sua sedia, facendo leva con la mani sul banco e concluse: "Devo andare"
"Ma..." tentò di trattenerla Emma, tuttavia Carola non le prestò attenzione, attraversò l'aula con passo deciso e lasciò l'aula con un sospiro di sollievo. Il profumo che aleggiava intorno a quella ragazza era tanto dolce quanto nauseabondo. Non si respirava.
Carola si guardò intorno lungo il corridoio che ospitava le varie aule, alla ricerca del volto di Cecilia, ma la ragazza si era volatilizzata, allora decise di scendere le scale e raggiungere il cortile, ma tutto ciò che vide, fu suo fratello contornato da un gruppo di ragazze che ridevano eccitate.
Sbuffo e tornò sui suoi passi, percorse nuovamente le scale e svoltò l'angolo, ma prima di raggiungere il suo corridoio, qualcosa, o meglio qualcuno, la incuriosì.
Fabio era davanti a una macchinetta per le merendina, una mano poggiata contro il bordo di essa, l'ampia schiena leggermente incurvata, la testa abbandonata in avanti.
Carola rimase qualche secondo a osservarlo, era stato divertente parlare con lui alla festa e lo trovava una ragazzo carino, non voleva illuderlo, ma aveva un disperato bisogno un amico. E aveva la strana impressione che per lui fosse lo stesso.
Fabio sospirò affranto e si portò la mano libera sullo stomaco "Non puoi farmi questo" disse con voce lamentosa, lanciando un'occhiata risentita al vetro dietro al quale erano intrappolate tante cibarie.
Carola lo stava ancora osservando poco distante e non potè trattenere una leggera risata. Doveva aveva davvero fame.
"Avanti" pregò Fabio, schiacciando un bottone sul tastierino "ridammi i miei centesimi... o almeno dammi una merendina"
"Ti consiglio qualcosa alla ciliegia" intervenne Carola, che si era avvicinata silenziosamente e gli stava porgendo una moneta da cinquanta centesimi.
Fabio sollevò lo sguardo sorpreso e, quando vide la ragazza che gli stava di fronte, tutto il suo sconforto scomparve all'istante.
"Carola" esclamò, raddrizzandosi per darsi un contegno "ciao" aggiunse, passandosi una mano sulla testa per sistemare i capelli rossi.
"Allora" domandò la ragazza con un sorriso "non volevi una merendina?" allungò ulteriormente la mano verso di lui per invitarlo a prendere la moneta che gli stava offrendo.
"No" iniziò a dire lui, un po' imbarazzato per la scena alla quale lei aveva assistito "non ne ho così tanta voglia" i suoi occhi si abbassarono verso il pavimento, non riuscendo a mascherare quella bugia.
Carola si lasciò sfuggire una nuova risata e si sorprese a sorridere così facilmente in sua presenza "non si direbbe" commentò, sollevando le sopracciglia sospettosa.
Fabio la guardò combattuto, spostò la sua attenzione dagli occhi della ragazza alla sua mano con la moneta, poi tornò sul viso di lei e lentamente un'espressione riconoscente si fece strada tra i suoi lineamenti: "Se proprio insisti"
Carola annuì debolmente e Fabio prese la moneta che aleggiava ancora tra loro due, inserendola poi nella macchinetta. Selezionò una delle merendina dietro al vetro e, mentre aspettava che gli ingranaggi facessero il loro lavoro, si rivolse alla sua interlocutrice: "Ti devo cinquanta centesimi"
"Non è necessario che tu..." iniziò a dire Carola, scuotendo la testa, ma Fabio la ignorò e sovrastò le sue parole: "Ti offro una merendina domani"
"Ma non serve che..." riprovò lei, mettendo le mani davanti a sé in segno di rifiuto, ma ancora una volta, Fabio la ignorò.
"Alla ciliegia, promesso" disse il ragazzo, sfoderando un sorriso disarmante che lasciò Carola destabilizzata per qualche secondo.
"Sono soltanto cinquanta centesimi, davvero non..." cominciò lei, certa di non voler avere debiti o appuntamenti con nessuno, ma la campanella che decreta la fine dell'intervallo bloccò la sua farse a metà.
Fabio si chinò velocemente per afferrare la sua merendina che era atterrata nell'apposito contenitore, poi mosse qualche passo lungo il corridoio per raggiungere la sua classe, ma mentre si allontana, si girò nella direzione di Carola e le disse, a voce sempre più alta: "Ci vediamo domani all'intervallo, a questa macchinetta"
La salutò con un cenno della testa e poi scomparve oltre la porta della sua aula, lasciando la ragazza sola nel corridoio quasi silenzioso, in ritardo per la prossima lezione e con una strana sensazione nello stomaco.
Era fame, forse?

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Sapone alla vaniglia
RomancePer Fabio è stato un colpo di fulmine, nell'esatto momento in cui ha posato i suoi occhi su Carola. Carola ha iniziato a provare sentimenti confusi quando ha parlato alla sua compagnia di classe Cecilia, durante la sua prima settimana nel nuovo lic...