Bruno si cambiò velocemente allo spogliatoio, mise una fascia sui capelli per impedire che gli finissero negli occhi durante l'allenamento, infilò una maglietta nera e dei pantaloncini bianchi, con scarpe dello stesso colore. Mise delle fasce bianche sulle mani per proteggerle maggiormente, durante il suo scontro con il sacco.
Uscì dallo spogliatoio e raggiunse la sua postazione, attirando lo sguardo di qualche ragazza nella stanza a fianco, dove si trovano gli attrezzi.
Si infilò i guantoni e puntò i suoi occhi sul suo bersaglio, respirando profondamente per caricarsi di energia. Come sempre lo sguardo beffardo del padre apparve davanti a lui e, ogni motivazione per prendere a pugni il sacco nella maniera più brutale possibile, fu improvvisamente chiara.
Sferrò il primo colpo con rabbia, poi il secondo e il terzo, sentendo i muscoli della braccia e delle spalle tendersi, la mascella contrarsi, la fronte imperlarsi.
Lo odiava. Odiava il modo in cui l'aveva sempre fatto sentire e, ancora di più, odiava il fatto che lui gli permetteva di avere tutto quel controllo sul suo umore.
Ma non sapeva come uscirne, anche se lui non era presente, la rabbia che provava verso suo padre era fin troppo opprimente.
"Ciao" un saluto malinconico giunse al suo orecchio e, per poco, Bruno non provò l'istinto di prendere a pugni anche il malcapitato. Quando era così immerso nello stato d'animo attuale, era come se ogni cosa intorno a lui scomparisse.
Con un grande sforzo riuscì a reprimere quell'istinto, smise di prendere a pugni il sacco e si voltò verso Fabio che era sopraggiunto al suo fianco.
"Non lo sai che non si arriva di soppiatto?" gli domandò contrariato, asciugandosi il sudore dal viso con una salvietta che aveva poggiato poco distante.
"Se vuoi" continuò Fabio, con aria depressa "puoi anche prendermi a pugni"
Bruno corrugò le sopracciglia e lo osservò confuso. I capelli rossi erano arruffati, gli occhi stanchi e lo sguardo spento, la sua solita allegria sembrava essere sparita.
"È successo qualcosa?" domandò allora Bruno, non che fosse davvero interessato, insomma non capiva nemmeno per quale motivo fosse venuto a parlare proprio con lui, tuttavia non provava certo antipatia verso quel ragazzo.
"Tua sorella mi ha rifiutato" spiegò Fabio con voce addolorata, passandosi una mano sul viso.
"Ah" mormorò Bruno, non poteva certo definirsi sorpreso "quindi ti sei dichiarato alla fine"
Fabio sollevò gli occhi su di lui, poi verso il cielo e, debolmente, replicò: "No"
"No?" ripetè scettico Bruno, sollevando un solo sopracciglio, questa volta, e rivolgendo maggiore attenzione al compagno.
"Mi ha rifiutato prima ancora che mi dichiarassi" un sussurro uscì dalla bocca di Fabio, si rendeva conto da solo che era una situazione patetica, ma aveva comunque bisogno di parlarne con qualcuno.
"Però" esclamò Bruno, un po' divertito "bella mossa"
Fabio gli lanciò un'occhiataccia, ma quel commento, sembrò smuovere qualcosa in lui, una scintilla si accese nel suo sguardo: "Credi forse che mi arrenda così facilmente?"
"Come, scusa?" ribatté Bruno, stavolta davvero confuso, non voleva certo aumentare le convinzioni di quel ragazzo, non se erano rivolte a sua sorella.
Era una battaglia più che persa. Era un suicidio emotivo.
"Non ho certo rinunciato a lei" dichiarò convinto Fabio, acquistando sicurezza man mano che pronunciava quella frasi.
"Ma ti ha rifiutato" commentò Bruno, come se quel singolo fatto fosse un'ovvia motivazione per rinunciare a qualcuno. Per lui era sicuramente così.
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Sapone alla vaniglia
RomancePer Fabio è stato un colpo di fulmine, nell'esatto momento in cui ha posato i suoi occhi su Carola. Carola ha iniziato a provare sentimenti confusi quando ha parlato alla sua compagnia di classe Cecilia, durante la sua prima settimana nel nuovo lic...