56 - Buonanotte

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Cecilia salì i gradini che portavano al terrazzo con affanno, ma ad ogni piano si fermava, un po' per riprendere fiato, un po' perché non era ancora sicura che non fosse tutto frutto della sua immaginazione. Perciò prendeva il cellulare e ricontrollava il messaggio. Poi riprendeva a salire.

Quando giunse davanti alla porta, esitò. Prese profondi respiri per regolarizzare il ritmo del suo cuore e per ritrovare la calma. Tuttavia fu impossibile concludere entrambe le cose.

Poteva anche girarsi e andarsene, tornare in camera sua e far finta che nulla di tutto ciò fosse mai accaduto. Sarebbe stato semplice. Sarebbe stato indolore.

Oppure poteva aprire quella porta e scoprire cosa aveva da dirle Bruno, che fossero buone o cattive notizie, poteva decidere di affrontarle e superarle come avrebbe fatto sua madre.

Non le servì il profumo di vaniglia per prendere una decisone, aveva già fatto la sua scelta.

Bruno era su quel terrazzo di una decina di minuti. Quando le aveva scritto, non era tardata la risposta e poco dopo si era incamminato nel luogo dell'incontro. Era arrivato prima e, per svagarsi, si era acceso una sigaretta e l'aveva fumata godendosi la vista della cittadina dall'alto.

C'era un leggero vento freddo che lo obbligò a chiudersi la giacca fin sotto al mento e infilare le mani nelle tasche.

Aveva smesso di porsi tante domande, non era mai stato una persona particolarmente riflessiva, solitamente faceva solamente ciò che gli andava di fare, senza curarsi troppo di ciò che provavano gli altri. Senza curarsi troppo nemmeno di ciò che provava lui.

Non che avesse mai provato qualcosa di impegnativo. Non negli ultimi tempi almeno. Non da quando aveva deciso di tagliare suo padre fuori dalla sua vita e così anche tutti i suoi sensi di colpa, i suoi rimpianti, i suoi pensieri più profondi.

La vita andava affrontata con leggerezza, secondo lui. Perciò non aveva senso aver passato tra mattinata a rimuginare sdraiato sul letto. Questo non era lui.

Eppure, quando Carola gli aveva detto che era il compleanno di Cecilia, si era ritrovato a scriverle quel messaggio.

Aveva deciso di non dare troppo peso a questo suo comportamento impulsivo. Voleva solamente essere carino con Cecilia perché lei sembrava tanto sola.

Quando sentì il rumore della porta che si apriva, si girò verso essa e vide una massa di capelli ricci fare la sua comparsa oltre l'uscio.

Questi si mossero subito in maniera selvaggia a causa del vento e la ragazza, con gesti impacciati, tentò di liberarsi il viso, facendo sorgere un sorriso spontaneo sulle labbra di Bruno. Poi Cecilia sollevò gli occhi e lo vide.

Il suo cuore sprofondò nel vuoto per poi risalirle verso la gola, c'era veramente.

Era lì.

Ed era bello. Più bello di quanto ricordasse, con i capelli scuri scompigliati, le labbra sollevate in un sorriso divertito, gli occhi illuminati dalla luna alta ne cielo.

Bruno la osservò avanzare verso di lui con passo incerto, era chiaro quanto fosse a disagio in quella situazione, eppure non si era tirata indietro. Questo ammirava di quella ragazza, non si nascondeva mai, nonostante tutto, non scappava.

"Ciao" e disse con voce profonda, aumentando i battiti di Cecilia e colorando le sue guance di rosa.

"Ciao" rispose con un sussurro lei, stringendosi nella giacca a causa del freddo.

"Come stai?" continuò lui, lasciando che lei arrivasse più vicino, ma Cecilia si fermò, voleva mantenere la giusta distanza, voleva evitare altri fraintendimenti.

Sapone alla vanigliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora