capitolo 14. incidente

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Percorro la strada verso Bologna come in trance, la pioggia batte sui vetri, le gocce sono come le mie lacrime.

Come ho potuto essere arrivato fino a questo punto mentre avevo detto di proteggerla, di prendermene cura. Ecco il risultato! Spero solo che sia lei quella che si è buttata dallo sportello, anche se mi dispiacerebbe per Marco. Ma lei è lei.

Arrivato sul posto, lo scenario è apocalittico. Non riesco a vedere molto, ci sono mezzi di soccorso, polizia, pompieri e tante auto ferme. Provo a muovermi a piedi, cerco di farmi spazio anche tra i curiosi; intravedo Marco in una barella sull'asfalto con i medici che stanno prestandogli soccorso.

Non occorrono parole, ha già capito. Anche se in questi momenti si capisce poco, l'auto di Eli è nella scarpata. Sicuramente lei è dentro, non posso credere ai miei occhi. Lì, in fondo, c'è lei, sola tra quelle lamiere, la donna che amo, il figlio che per colpa della mia rabbia non ho difeso, parte di me. Vorrei essere al loro posto, non mi perdonerò mai per quanto è successo. Piango ma non serve, prego anche se non credo.

Solo in questi momenti capisci quanto la vita possa essere un attimo, una distrazione. Un secondo e tutto è perso per sempre, non si può tornare indietro.

Provo ad avvicinarmi a Marco ma vengo subito allontanato, hanno bisogno di spazio, stanno lavorando per salvare vite. Vorrei chiedere informazioni ma capisco che per il medico è una corsa contro il tempo:

"Signore, non si può stare qui, dobbiamo lavorare! Lei è un parente?"

"No, sono un amico. Lui e la mia fidanzata dovevano andare a Trieste per lavoro. È un mio dipendente, vorrei solo sapere come sta. "dico con voce spezzata da un nodo nella gola.

"Solitamente le notizie del paziente si danno ai parenti. Faccio un'eccezione in questo caso, vista la situazione. Il ragazzo è grave, ha riportato contusioni ovunque gettandosi dall'auto in corsa. Lo abbiamo sedato per evitargli il dolore ma dobbiamo trasportarlo all'ospedale per fare accertamenti, capire se ci sono lesioni interne ed intervenire quanto prima. Spero vivamente che non sia in pericolo di vita."

Alex tira un sospiro di sollievo, almeno Marco è vivo.

"Grazie dottore per tutto quello che sta facendo! Posso farle un'ultima domanda?"

"Mi dica, anche se non ho molto tempo!"

"La ragazza che guidava, quella nell'auto, si sa niente? "ho paura della risposta.

"Mi dispiace, immagino sia la sua fidanzata ma non so niente. Speriamo riescano a tirarla fuori viva, estrarla dalle lamiere. Le condizioni di salute non sappiamo quali possano essere. Hanno paura che l'auto si incendi. Per lei, davvero, serve solo un miracolo!"

"Grazie ancora!" Mi allontano con la testa china, devo solo aspettare, pregare per un miracolo. Non posso fare altro. Mai mi sono sentito così impotente nella vita come adesso.

Marco viene caricato in ambulanza, lo portano in ospedale a Bologna. Dopo lo raggiungerò, non posso lasciarlo solo. È colpa mia se anche lui si trova così. Per Elisa ancora silenzio. Si sente in lontananza rumore di lamiere tagliate, odore acre, ma nessuno dice una parola. È una corsa contro il tempo. Io continuo a pregare.

Poi, in un attimo, tutto cambia, tutti corrono, arriva un'altra ambulanza. I pompieri sono agitati, prendono teli, corde. Il mio cuore perde ogni un secondo un battito. Sento voci concitate, sempre più persone affollano il posto e non riesco a vedere niente.

"Daiiii ragazzi, forza! Non c'è tempo da perdere, forse è ancora viva!"

Passano ore. Dopo queste parole è calato di nuovo il silenzio. Non mi ero mai trovato a vivere una situazione così! Finalmente vedo una lettiga, un lenzuolo. È tutta coperta, penso al peggio. Ho bisogno di sapere che è lei, che Eli è ancora fra noi. Mi spintonano, cercano di allontanarmi ma non mi faccio indietro, lei è la mia vita. Vedo in lontananza il dottore di prima, cerco di avvicinarlo. Mi bastano poche parole:

Una Passione Maledetta  pubblicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora