capitolo 15 Il calvario di Alex

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Scortato da tre agenti nella loro auto come fossi un vero assassino, con tanto di manette, arrivo a Roma con le prime luci dell'alba, la città è già nel suo frenetico movimento. Gente che lavora, gente che vive, progetta, sogna. Per me l'orologio si è fermato.

Arrivato in caserma, riconosco l'uomo che avevo chiamato ma ora il suo sguardo è diverso. Ora c'è disprezzo ed io non posso biasimarlo. Farei come lui se davvero pensassi una persona capace di fare quanto è accaduto.

Chiedo come mio diritto di fare una telefonata. Me la concedono. Potrei telefonare all'avvocato, cosa che tutti fanno ma io telefono a mia madre, ho bisogno di sentire una voce che mi rassicuri, che mi ami. Penserà lei a chiamare, se vuole, un avvocato. A me non interessa più niente. Ho perso tutto, ho rinunciato a tutto, il prezzo è stato alto, troppo alto da pagare. So che con Vanessa non c'è scampo e spero solo che la mia agonia sia il più breve possibile.

"Ciao mamma, come stai?" la mia voce è incrinata ma non voglio che mi senta piangere.

"Alex, finalmente, ho provato a chiamarti ma eri sempre irraggiungibile. Dove sei? Come sta Eli?"

"Mamma non posso dilungarmi molto al telefono. Eli è stazionaria, non ci sono novità, lotta sempre tra la vita e la morte. Io invece sono a Roma, mi hanno arrestato."

"Alex, ma cosa dici? Sei impazzito?"

"No, potrei farlo comunque! Vanessa mi ha accusato di essere suo complice, di volere la morte di Eli. Un paradosso! Sono in stato di fermo, devono interrogarmi, subirò un processo. Intanto aspetterò il mio giudizio in carcere. Puoi chiamare tu per favore un avvocato?"

"Certo Alex, lo chiamo subito! Ma dove sei? Vengo a trovarti? Quella maledetta, ancora non ha finito di rovinarti la vita!"

"Mamma, devo chiudere la telefonata, non posso parlare a lungo. M hanno sequestrato tutto, anche il mio cellulare. Sto chiamando dalla caserma, sono vicino all'agenzia. È quella che abbiamo chiamato dopo aver scoperto tutto ma non so dove mi porteranno. Chiama l'avvocato, sarà lui a dirti tutto. Ti voglio bene mamma!"

Queste le ultime parole, prima di riagganciare. Il tempo con il mondo fuori per me è scaduto. Credo di impazzire.

Emily, in ufficio, piange, è distrutta. Telefona all'avvocato spiegandogli la situazione. Sarà lì a breve. Lei continua a camminare per le stanze, come un animale in gabbia, il suo cuore ha smesso di battere.

I suoi pensieri non si fermano, Alex in carcere, Eli che lotta per vivere, tutto è stato distrutto da quella donna che lei un tempo voleva per suo figlio, che ha difeso. Una donna malvagia che non ha avuto pietà per nessuno. Come vorrebbe poter tornare indietro nel tempo, mandarla via dal primo giorno in cui si è presentata ma purtroppo la vita non fa sconti.

Alex, ormai freddo come ghiaccio, si siede in ufficio. Prendono i suoi dati, qualche domanda di rito, gli sequestrano anche gli altri effetti personali. Lo informano che sarà trasferito in carcere. Se non subito, al massimo domani mattina.

"Signor Morgan, lo so che le ho già fatto queste domande, ma deve rispondere lo stesso."

"Non si preoccupi, Maresciallo, non mi stanco di ripetere che sono innocente, soprattutto non mi stanco di ripetere che io amo Elisa. L'amo, non avrei mai potuto farle del male!"

"La capisco ma secondo altre testimonianze, le cose non sono proprio così. La Signora Vanessa e il suo avvocato Diego, per altro anche lui indagato, hanno detto che lei era suo complice, voleva far sparire la donna e quel figlio che diceva non essere suo!"

"Senta quel figlio è MIO! Ripeto io amo Elisa, amo il nostro bambino, non avrei mai potuto far loro del male, mentre le persone che lei ha citato sono false, meschine. Sanno perfettamente cosa hanno commesso e la giustizia farà il suo corso. Non ho paura, so di essere innocente. Le dico però che se non rivedrò la mia fidanzata viva, qualcuno la pagherà cara! Allora sì che potrò farmi trent'anni di galera!"

Una Passione Maledetta  pubblicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora