21 capitolo. Inno alla vita

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Alex ha passato cinque giorni difficili. Per la mamma di Eli è stato fatto tutto da Marco che è stato fantastico, non avrebbe potuto fare di meglio. Va tutti i giorni in ospedale anche più volte, Eli sta piano piano riprendendosi e anche la piccolina sembra stare bene. Oggi parlerà con i medici e spero davvero che la dimetteranno.

Alex entra in stanza, la trova seduta davanti alla finestra, la vede tesa:

"Eli cosa succede? Ci sono problemi?"

Lei si volta a guardarlo, sta piangendo. Piccole lacrime le scorrono sul suo viso.

"Tesoro, ti prego dimmi cosa hai. È per la bambina?" È teso, nervoso, non riesce a capire cosa stia succedendo.

Eli muove la testa in segno di diniego, poi fa un grosso respiro e con voce tremante inizia a parlare anche se in modo confusionale:

"Alex, sto ricordando tutto! Sto soffrendo a rivivere certi momenti. Mi manca mia madre, non ho potuto nemmeno dirle addio. Sono una figlia pessima e sarò una madre pessima. Ora ricordo anche ogni tua parola, ogni tua lacrima. Cosa ti ho fatto pagare? Perché non mi hai ricordato tu cosa mi avevi detto quando ero in coma? Perché? Sarebbe bastato così poco! Ora cosa ne sarà di noi? Di Vittoria? Della mia vita?"

"Eli, calmati, non riesco a seguirti! Hai sofferto tanto tesoro, non devi affaticarti così, non ha senso. Ormai è passato, lascia andare tutto quel peso e viviti il momento!"

"Sembra facile per te Alex! Per te è tutto facile. Hai sempre deciso quando andare, quando tornare, quando amarmi, quando era meglio stare lontani, ma non è così. La vita non va così!"

"Tesoro, basta portarmi rancore! Ho sbagliato, lo so. Ho già tanti rimorsi per tutto l'accaduto che la notte non riesco a prendere sonno. Ti prego, se puoi, non condannarmi più!"

"Non voglio condannarti ma ho un dolore terribile dentro. Il mio cuore si è fatto piccolo che potrebbe entrare in una scatolina. Voglio che tu capisca che soffro, che se mi ferisci sento male. Non è facile niente ora, forse non lo sarà mai per noi!"

"Ti capisco Eli. Non ti chiedo niente. Nulla è cambiato nelle mie aspettative da quando sei in ospedale. So cosa provi, cosa vuoi e lo rispetto. Lo prometto. Permettimi solo di starti vicino ancora un po' in questi momenti non facili, niente di più"

Entra il medico mentre Eli continua a singhiozzare. Cerca di ricomporsi perché pensa che il dottore sicuramente vorrà parlarle.

"Signora Browen, posso parlare con lei o preferisce con suo marito?"

Eli si volta volto fulminando Alex con lo sguardo. Perché ha detto ai medici di essere suo marito? Si vede che anche lui è rimasto basito dalle parole del medico e ricambia lo sguardo con la stessa domanda. Si capisce che non sa niente.

"Parli con me, dottore! Sono io l'interessata. Per chiarire lui non è mio marito!"

"Mi scusi, signorina Browen, forse ho frainteso. Ha detto di essere la sua famiglia, di essere il padre della bambina; quindi, ho dedotto che..."

"Dottore, va bene, andiamo al dunque! Quali sono le mie condizioni? Come sta la piccola? Soprattutto posso andare a casa?"

"Ecco, proprio di questo volevo parlare. Purtroppo, le sue condizioni non sono ancora ottimali, deve essere ancora seguita se vuole arrivare al termine della gravidanza. Qualcuno vive con lei?"

"No, sto aspettando che arrivi Vittoria per avere compagnia" Sorrido felice mentre lo dico.

"Non può tornare a casa allora, deve restare in ospedale deve stare a riposo e prendere i farmaci, mangiare correttamente. Manca poco alla nascita e non possiamo rischiare di farla tornare a casa su un'isola da sola. Potrebbe essere pericoloso!"

Una Passione Maledetta  pubblicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora