prologo

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Roma è una città bellissima per vivere, costellata di storia e di bellezza, ma spesso il caos e la vita frenetica non aiutano a ritrovare la serenità". Penso questo mentre, sempre di corsa, prendo la metro per raggiungere gli studi televisivi e iniziare un'altra giornata di lavoro.

Qualche anno fa, dopo tanto studio, laureata in scienze delle comunicazioni, avevo accettato questo lavoro: ero orgogliosa di aiutare, ascoltare gli altri, era come sentirsi in un meccanismo che, pur essendo televisivo, era pur sempre vita reale.

Mentre la metro viaggia chiudo gli occhi e mi lascio trasportare. Ripenso al passato che poi così passato non è, al giorno in cui la mia vita quasi perfetta si è infranta in pochi secondi, come un bellissimo cristallo.

Un padre, una madre, una famiglia felice, normale come tante, un pezzo della mia storia, e Mauro, il ragazzo dai tempi dell'adolescenza.

Forse non il grande amore, quello che toglie il fiato, quello dei romanzi ma insieme abbiamo vissuto tante vicissitudini, costellate anche da tante emozioni, progetti, lavoro, viaggi.

Poi d'improvviso il cielo cambia colore, la tempesta si abbatte e quando passa, si sa, non siamo più gli stessi, siamo solo dei sopravvissuti.

Uno squillo di telefono in piena notte, mia madre concitata dice che mio padre sta male, non è la prima volta ma dalla sua voce capisco che sta succedendo qualcosa di grave.

La corsa in ospedale, la paura che paralizza, il pianto di mia madre, le parole del dottore, cinico ma professionale, parole che arrivano come un macigno:

"Mi dispiace signorina, purtroppo suo padre è molto grave, è già in metastasi, possiamo solo alleviare la sua sofferenza con cure palliative, restano solo due mesi o poco più e possiamo pensare soltanto ad alleviare il dolore, a dargli un trapasso sereno."

Quelle parole arrivano come stilettate al cuore. Mio padre, il mio principe azzurro di bambina, se ne sta andando senza preavviso.

I nostri giochi, le nostre risate, i nostri abbracci presto sarebbero diventati solo un ricordo che il tempo ingiallirà come delle foto.

Devo essere forte, mi dico, ma non è facile essere forti quando tutto crolla.

Entro nella sua stanza, forse hanno già parlato anche con lui, perché come mi vede piange. Ha capito che il tempo sta per finire. Lo abbraccio rassicurandolo che andremo a casa presto, che tutto andrà bene. Nell'angolo della stanza mia madre crolla in un pianto disperato, un lago dove forse si è persa per sempre.

Così dopo due mesi precisi di dolore, in un pomeriggio di piena estate, se n'è andato per sempre. Un semplice funerale, pochi amici, qualche parente, il dolore di un addio che non trova spazio da nessuna parte.

Mia madre non ragiona più, non riesce a vedere né a sentire nessuno, ha perso il compagno di vita, cinquanta anni insieme.

Ora tutto si è fermato per lei il giorno che il cuore di mio padre ha smesso di battere.

Non demordo, provo a portarla a vivere con me, cerco di coinvolgerla nella mia vita tenendo congelato il dolore che provo per la perdita ma il nervosismo, le continue guerre anche con Mauro che non trova più la ragazza spensierata di un tempo.

Con lui non parliamo più, la noia è ormai compagna del nostro rapporto e con un abbraccio e qualche banale spiegazione tutto finisce.

Non è questo l'amore vero, mi dico, l'amore è una spalla su cui piangere, un conforto quando tutto crolla, un sorriso quando non c'è niente da dire, un abbraccio quando non si ha altro da dare. Non si può amare solo quando tutto è perfetto e la vita è leggera, non è questo l'amore che cerco, così anche Mauro rientra nel diario degli errori.

Una Passione Maledetta  pubblicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora